sabato 24 luglio 2021

pc 23 luglio - ANCHE ITALCEMENTI/CEMITALY ATTIVA I LICENZIAMENTI COLLETTIVI A TARANTO - LO SBLOCCO DEI LICENZIAMENTI FATTO DAL GOVERNO DA' IL VIA LIBERA

Sono le grandi aziende, le multinazionali, dalla Whirpool, alla Gkn, all'Italcementi, ecc. che stanno licenziando. Non lo fanno perchè stanno in crisi, ma perchè, per difendere e aumentare i loro profitti, preferiscono delocalizzare, chiudere un sito e concentrare la produzione in un altro o aprire all'estero, tagliare i costi dei lavoratori e intensificare lo sfruttamento, accompagnato sempre da bassi salari, degli operai occupati - e la minaccia/ricatto dei licenziamenti gioca a favore per imporre questi peggioramenti. 

Quindi non si tratta affatto di salvare delle aziende, ma spudoratamente con lo sbocco dei licenziamenti Draghi si è mosso a sostegno delle leggi del grande capitale - rivendicandolo; grandi aziende che escono dalla pandemia facendo elevati utili, mentre i lavoratori sono ridotti a "settori poveri", a cercare aiuti perchè non ce la fanno.

E via via, questi licenziamenti, chiusura di fabbriche quasi in una corsa alla copia/concorrenza sta avvenendo dal nord al sud.

In questo si colloca l'apertura della procedura di licenziamenti di tutti gli operai fatta dalla Cemitaly/Italcementi dell'ex Cementir di Taranto.

Operai Cementir Slai cobas in presidio

DAL COMUNICATO DELLO SLAI COBAS SC DELLA CEMITALY DI TARANTO:
“Anche a Taranto si sta verificando quello che sta succedendo in altre realtà e fabbriche, la Cemitaly del gruppo Italcementi vuole chiudere la fabbrica e andarsene. La motivazione sono i profitti che non arrivano; ma anche qui i padroni non fanno nulla per investire, e non ci pensano due volte a mettere in mezzo ad una strada 51 operai che per anni hanno lavorato, sono stati sfruttati, hanno rischiato la loro salute. Lo Slai cobas – presente tra gli operai ex Cementir – ha chiesto urgenti incontri con la Regione e con l’Arpal per bloccare i licenziamenti. Ma nello stesso tempo fa appello ai lavoratori a mobilitarsi, perchè solo la lotta può salvaguardare lavoro e salario. 

Anni oramai di cassintegrazione stanno mostrando le conseguenze negative: operai a casa, divisi, in attesa/delega di un cambiamento positivo che non poteva arrivare senza che in campo ci fosse la lotta dei lavoratori. Ora, però, si arriva ai licenziamenti; è tempo di cambiare strada!” 

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