Nel centottesimo anniversario della Rivoluzione d'Ottobre, il titolo generale che potremmo dare a questa giornata è “la Rivoluzione d'Ottobre è la via per mettere fine alla guerra imperialista, allo sfruttamento e all'oppressione dei popoli”. La Rivoluzione d'Ottobre è la via per rovesciare i governi dei padroni e delle classi sfruttatrici per costruire il nuovo potere, il nuovo Stato, fondato sul potere dei soviet, vale a dire i consigli operai e popolari, la democrazia proletaria, la dittatura del proletariato sui padroni, sui fascisti e su tutti i nemici dei proletari e dei popoli oppressi.
La Rivoluzione d'Ottobre è stata preparata attraverso una guerra di classe, una guerra rivoluzionaria e oggi, nella sua attualizzazione, attraverso una guerra popolare.
Il lungo corso della storia che è il titolo generale delle iniziative che facciamo oggi nelle città dove siamo presenti e dove riusciamo a farlo, richiede la ripresa attualizzata della via della Rivoluzione d'Ottobre. Naturalmente la ripresa di questa via contrasta con l'idea presente nei movimenti, sia in quelli sindacali di base sia nei movimenti di massa, dentro cui noi lavoriamo e partecipiamo e che appoggiamo, ma che richiede l'abbandono dell'idea che “il movimento è tutto e fine è nulla”.
Tutti coloro che praticano questa visione della lotta sindacale di classe e dei movimenti in realtà rinunciano al lavoro per finalizzare i sindacati, i movimenti, all'obiettivo della conquista del potere del proletariato che è l'unica soluzione alle rivendicazioni e all'istanze che il sindacalismo di base e di classe lotta e i movimenti di opposizione politica, di solidarietà internazionale, di carattere antifascista, antimperialista, antirazzista, rivendicano.
Noi appoggiamo ogni lotta e cerchiamo di dare un contributo personale di organizzazione fino a dirigerle là dove abbiamo la forza e il consenso e l'appoggio e l'organizzazione dei lavoratori con noi. Però questa lotta la facciamo non a servizio del singolo gruppo di lavoratori che sta lottando insieme a noi ma nell'interesse dei proletari in generale e nell'interesse dei popoli.
Non è il cambiamento di una singola realtà dei lavoratori, il miglioramento che pure perseguiamo con la lotta il nostro unico obiettivo: ma è quello di far crescere la coscienza dei proletari che lottano e indirizzarli verso una lotta superiore, che è la lotta politica per la conquista del potere politico, che è l'unica soluzione che può dare risposte definitive alle istanze su cui i movimenti e le lotte si sviluppano.
Nel movimento presente vogliamo lavorare per il futuro e ricostruire adeguatamente, adeguando alle condizioni odierne gli strumenti di lavoro per questo futuro.
Il Partito, il sindacato di glasse, il fronte unito, la forza militante e militare perché una rivoluzione non è un pranzo di gala ma è una lotta violenta perché il potere proletario prenda il posto del potere della borghesia e richiede una forza militare, un esercito proletario che sia in grado di tradurre l'esito finale di questa battaglia in una vittoria del proletariato, questo l'Ottobre ci ha insegnato.
Nella giornata del 7 novembre è importante andare soprattutto alle fabbriche a parlare alla classe operaia odierna così com’è oggi, con i suoi limiti innanzitutto di coscienza di classe e di coscienza politica ma questo non ci deve impedire di portare tra gli operai la questione della rivoluzione e oggi in particolare la questione della via dell'Ottobre, la questione della via dell'insurrezione come necessaria affinché i lavoratori non solo riescano a liberarsi delle catene dell'imperialismo e del capitalismo ma che lo facciano nell'unico modo possibile: con la conquista del potere proletario, tutto il potere ai soviet di Lenin, tutto il potere agli operai diciamo oggi, agli operai organizzati, ai consigli degli operai organizzati, tutto per il potere operaio.
Fare questo tra le file operaie in questi giorni è molto difficile, lo abbiamo già detto e comunque va fatto, per questo oggi siamo stati ai cancelli dell’ex Ilva di Taranto all’ingresso degli operai dell'appalto dell'Acciaierie che fanno parte comunque - tra operai diretti e operai dell'appalto - della più grande fabbrica di questo paese e abbiamo fatto ai lavoratori, agli operai un discorso breve e conciso che teneva conto delle loro condizioni, dei loro problemi a cui prestano maggiormente attenzione ma ponendo chiaramente l'obiettivo necessario alla lotta attuale degli operai.
E’ stato detto all’Ex Ilva/Appalto:
“Verso lo sciopero generale del 28 novembre: le organizzazioni sindacali di base, compreso lo Slai Cobas per il sindacato di classe, stanno preparando a livello nazionale uno sciopero generale che speriamo abbia il successo ottenuto in altre occasioni, come quello del 22 settembre e del 3 ottobre. Nello stesso tempo si prepara anche una manifestazione nazionale che speriamo grande quanto quella per la Palestina del 4 ottobre.Chiaramente lo sciopero generale è una necessità di fronte ai problemi che gli operai, i lavoratori, i cittadini stanno avendo in questi ultimi mesi: si tagliano le spese sociali, non si mette niente per il salario, il lavoro, la salute, la sanità, la scuola e invece si investono miliardi sulle armi, ormai su tutto il bilancio dello Stato viene indirizzato essenzialmente verso la guerra, e il ministro della guerra -
almeno facciamo come in America dove Trump ha chiamato apertamente quello che si chiamava il ministero della Difesa “ministero della guerra” - nel nostro paese il ministro della Difesa parla di offesa, cioè parla di guerra, parla di riarmo, miliardi e miliardi che vengono sottratti alle spese sociali, al lavoro per inserirci in una contesa interimperialista che ci vuole portare al macello mondiale, di cui la vicenda ucraina è solo un pretesto, perché da sempre l'Ucraina è stata usata come strumento di un confronto generale fra il blocco imperialista rappresentato dagli Stati Uniti e dai governi europei ad essi allineati da un lato e la Russia e la Cina dall'altro; costoro si incontrano, parlano, parlano di pace ma preparano una nuova guerra in cui il bottino sono le risorse energetiche, il controllo mondiale delle rotte commerciali, in cui le vittime non possono che essere i lavoratori, i giovani trasformati in esercito e messi uno contro l'altro.Mettere fine a questa politica domanda qualcosa che vada al di là di un semplice sciopero, però lo sciopero è necessario perché è l'unico strumento che hanno i lavoratori per far sentire la loro forza. Si è visto anche a livello mondiale quanto abbia pesato la gigantesca mobilitazione mondiale e anche in Italia per la Palestina. Certo niente si risolto in Palestina, però perlomeno un freno al massacro e il riconoscimento del diritto strategico del popolo palestinese di avere un suo Stato, un freno al genocidio del popolo è stato messo, e questo è stato il frutto delle grandi manifestazioni nazionali e internazionali che ci sono state di solidarietà di tutti popoli del mondo, compresa la più grande manifestazione che ci sia stata negli ultimi anni, la manifestazione del 4 ottobre con un milione di persone che non si vedevano in piazza da tantissimo tempo e di cui una gran parte sono giovani e una gran parte erano lavoratori.
Questo lo diciamo peraltro in una giornata particolare che il 7 novembre che chiaramente la maggior parte dei lavoratori ormai non sa neanche cosa sia, ma il 7 novembre è l’anniversario della grande Rivoluzione d’Ottobre del 1917 in cui gli operai conquistarono il potere e misero fine alla dittatura dei padroni e delle classi dominanti.
La Rivoluzione d'Ottobre è stata la pagina che ha mostrato che quando gli operai sono organizzati, quando gli operai hanno coscienza di sé, quando hanno un Partito operaio, un Fronte Unito guidato dagli operai e un’arma nelle mani, sono in grado di rovesciare i governi che appaiano potenti e imbattibili.
La Rivoluzione d'Ottobre è stata una pagina che aprì la storia a tutti i proletari di tutto il mondo, che in ogni parte del mondo misero in discussione il potere dei padroni e misero fine alla guerra, perché essa avvenne in un contesto in cui era in corso il grande macello mondiale della prima guerra mondiale.
La Rivoluzione d'Ottobre mise fine alla guerra, consegnò il potere agli operai, consegnò la terra ai contadini, mise fine allo Stato cosiddetto “democratico” - che democratico non era - per affermare che l'unica democrazia è quella con il potere nelle mani dei lavoratori.
Oggi più che mai la questione è di chi detiene il potere, se i potere deve restare nelle mani dei padroni, qualunque siano i governi o se il potere deve essere nelle mani di chi rappresenta la maggioranza del popolo e in esso innanzitutto il settore che produce tutto in questo paese come in tutti i paesi del mondo e non ottiene niente, che sono gli operai.
Lo sciopero generale del 28 serve a combattere la finanziaria di guerra, serve a chiedere la soluzione delle grandi vertenze che i lavoratori stanno subendo e siamo in una situazione in cui noi siamo l'oggetto di queste grandi vertenze. Per l'Ilva non c'è la cosiddetta “soluzione”; quello che ci propongono sono licenziamenti, cassa integrazione permanente, precarietà e cancellazione progressiva della realtà dei lavoratori dalla nostra città.
Questo non deve passare. Ma siamo all'anno zero in cui questo governo, in continuità con gli altri governi, non ha trovato nessuna soluzione se non quella di regalarci a un fondo finanziario americano che chiaramente ha tutto l’interesse, tranne che alla ripresa effettiva, produttiva, ambientale e sociale dei lavoratori innanzitutto e dell'intera città.
Quindi evidentemente abbiamo bisogno di uno sciopero generale ma vero che blocchi tutte le attività produttive e non solo dia fastidio ai trasporti ma che renda difficili in questo paese tutte le attività, per un braccio di ferro con questo governo come con gli altri - se ce ne saranno altri - e che permetta ai lavoratori di portare a casa dei risultati immediati sul piano del salario, del lavoro, dei diritti e un risultato importante di prospettiva che possa cambiare i rapporti di forza dei lavoratori; rapporti di forza che esigono una soluzione radicale perché ai governi della guerra, dei massacri, ai governi dell'attacco alle condizioni di vita e di lavoro dei proletari, ai governi che non danno niente ai lavoratori e tutto ai padroni e oggi ai signori della guerra non si può che opporre un'alternativa di un governo operaio.
Il governo operaio, oggi lo ricordiamo, fu in Russia il risultato concreto della grande Rivoluzione d'Ottobre del 1917 guidato dal Partito dei lavoratori, dal Partito operaio, dal Partito di Lenin. Quella soluzione resta comunque l'unica soluzione strategica che possa cambiare le cose in questo paese.
Può sembrare che parliamo al vento, ma l'unica soluzione è la rivoluzione proletaria. Ci sono anche nel nostro paese le condizioni per una rivoluzione che cambierà radicalmente le cose.
Chiaramente una rivoluzione non è solo una cosa che si dice al megafono, è una cosa che si organizza attraverso il lavoro di riorganizzazione del sindacato che deve essere un sindacato di classe e non quella cosa che non è né carne né pesce e non porta a casa alcun risultato come quella rappresentata dagli attuali sindacati confederali e a cui però ancora non riusciamo a costruire un'alternativa altrettanto forte e organizzata tra i lavoratori.
Serve il Partito operaio, serve il sindacato operaio, serve il fronte unito di operai, lavoratori, studenti, giovani, donne, cittadini e servono degli scioperi veri, degli scioperi che portino non solo a difendere le condizioni esistenti ma a una vera insurrezione. Uno sciopero per l'insurrezione è la soluzione che dovremo intraprendere, che lo vogliamo o no. Anche se oggi possiamo guardare a questo con estremo scetticismo, sappiate che l'unica soluzione è uno sciopero insurrezionale in questo paese e uno sciopero insurrezionale va costruito attraverso le tappe che sono gli scioperi sui posti di lavoro sulla piattaforma dei lavoratori; perché fino ad ora ci costringono a lottare sì ma per difenderci dalle cose che i padroni decidono. Il potere di decidere i lavoratori non ce l'hanno, nè sul piano sindacale, nè sul piano politico. E’ il potere di decidere che ci dobbiamo riconquistare attraverso la ricostruzione del Sindacato di classe, di base e di massa, attraverso il Partito dei lavoratori e attraverso l'esercizio della forza collettiva dei lavoratori che ci metta in condizioni di “giocarci la partita” perchè finora non c’è partita, stanno vincendo i padroni.
Per cambiare questo serve un nuovo corso, un'altra strada a livello nazionale e internazionale perché in tutti i paesi del mondo i lavoratori, le masse popolari si stanno ribellando e cercano la stessa strada di fronte a un sistema imperialista e capitalista che produce guerra, repressione, miseria, genocidi, massacri e non solo, ma barbarie di ogni genere tipo, dai femminicidi alla grande e piccola criminalità e a tutte quelle cose che vediamo ogni giorno nei telegiornali.
Dobbiamo costruire quindi lo sciopero generale del 28 come parte di una battaglia di lunga durata che ci porti al cambiamento radicale dei rapporti di forza tra operai e padroni, che riporti all'attualità la necessità dell'alternativa del potere operaio. Il potere operaio è l'unica soluzione”.


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