Milano: Daspo urbani, multe e arresti in arrivo per gli abitanti. Istituite zone rosse a “macchia d’olio”
Dal 30 dicembre fino al 31 marzo, la città di Milano sperimenterà per la prima volta un provvedimento che impedirà a una parte degli abitanti della città di poter circolare liberamente per le sue vie. L’estensione delle politiche di controllo sociale continua
Nell’ambito dell’ultima riunione del
Comitato Provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza, infatti, è
stato adottato un pacchetto di misure che istituisce aree che saranno
considerate inattraversabili per chi sarà considerato “un concreto pericolo per la sicurezza pubblica”. A firma del Prefetto di Milano Claudio Sgaraglia, questo provvedimento è stato presentato come “contingibile
ed urgente ai sensi dell’articolo 2 del testo unico delle leggi di
pubblica sicurezza (il Tulps), che dispone il divieto di stazionamento
alle persone che assumono atteggiamenti aggressivi, minacciosi o
molesti, e siano già gravate da precedenti penali per alcuni tipi di
reati“.
Si guarda ai reati in materia di stupefacenti, reati contro la persona
(percosse, lesioni personali, rissa), furto con strappo, rapina,
danneggiamento, invasione di terreni o edifici, porto abusivo di armi o
di oggetti atti ad offendere.
Il provvedimento è un vero e proprio Daspo urbano, con ordine di
allontanamento e divieto di ritorno per un tempo che sarà stabilito dal
questore caso per caso.
Le infrazioni saranno punibili con l’arresto fino a 3 mesi, oppure 250 euro di multa.
L’intenzione chiara è quella di offrire uno strumento ulteriore alle Forze dell’Ordine nel controllo
del territorio e nella gestione di alcuni punti ben specifici della città:Duomo, Navigli e Darsena, Stazione Centrale, Stazione Garibaldi, Stazione di Rogoredo. Queste zone rosse includono piazza San Babila e diverse altre vie fino a piazza Cordusio; via Gola rientra nella zona rossa delimitata nella zona dei navigli.
La zona rossa della Stazione Centrale va invece da piazza Duca d’Aosta a piazza Repubblica. All’interno dell’area dello scalo Garibaldi rientra anche quella piazza Gae Aulenti ai piedi della torre Unicredit (e il vicino parco) e il quadrante delle discoteche tra corso Como e via Tocqueville. Infine, dentro la zona di Rogoredo c’è il quartiere popolare Corvetto.
In queste aree sarà dunque vietato lo stazionamento per chi è considerato molesto o ha precedenti penali. Un ottimo provvedimento riempi-carceri, proprio in un momento in cui la città ha bisogno di tutto tranne che di una spinta repressiva e limitante.
Con un unico provvedimento, centinaia di migliaia di persone non potranno più attraversare tranquillamente la città che abitano; come accade già in altri luoghi, ad esempio a Parigi, queste zone rosse a macchia d’olio renderanno il centro di Milano un’unica grande zona off limits per persone migranti ma anche per i giovani di questa città, e cioè il target preferito delle Forze dell’Ordine per i loro controlli di routine.
Partiamo dal presupposto che questi provvedimenti che limitano le libertà di movimento con carattere discriminatorio sono in atto già da diverso tempo in città: esistono diverse persone – in particolare maschi, giovani e/o di origine migrante – che nell’ultimo anno hanno ricevuto Daspo dalla città (nel caso non avessero la residenza) oppure divieti di stazionare e anche attraversare particolari aree centrali di Milano. Per farlo, hanno bisogno di un permesso scritto da parte della Questura, anche nel caso di emergenza (lavorativa o di vita).
La questione della sicurezza a Milano
continua ad essere trattata come una emergenza urgente da risolvere,
perché il turista in arrivo per le Olimpiadi 2026 ha sicuramente un
valore economico maggiore rispetto all’abitante X appartenente alla classe medio-povera della città. Danno le carote al Centro, e salde bastonate alle Periferie di una città già messa in ginocchio dalle politiche di gentrificazione e dall’aumento esponenziale delle spese familiari.
Quell’esercito di giovani che abitano le case-dormitorio dei quartieri
popolari, sono privati di luoghi di incontro, di opportunità formative
extrascolastiche differenti e gratuite, e di un futuro di sicurezza
economica e di vita. La loro stessa amministrazione li invisibilizza, li
criminalizza con le armi della repressione, li giudica, e oggi li
ghettizza ancora di più.
Nei loro quartieri condividono case libere, panchine nei parchi, campi
sportivi o tavolini di bar da quattro soldi, e nessun ente pubblico si
pone realmente il problema di coinvolgerli nella ri-costruzione di reti
sociali; anzi, contatti e scambi umani vengono sempre più limitati
dall’azione poliziesca, che spesso è anche preventiva e che simboleggia,
con le volanti stazionate nelle vie buie dei quartieri, solo una
presenza bruta e repressiva.
La questione della sicurezza continua a
rimanere lo spauracchio della destra come della sinistra. Milano infatti
è stata appena ingabbiata in questo ennesimo provvedimento liberticida,
ma il governo Meloni non è sicuramente da meno:
Varato dal Consiglio dei Ministri più di un anno fa e in arrivo a gennaio in Senato, il nuovo Decreto sicurezza è stato approvato alla Camera il 18 settembre scorso. Il testo introduce oltre venti tra nuovi reati,
innalzamenti di pena o aggravanti e contiene un pacchetto di misure che
vanno dal reato di blocco stradale o ferroviario attuato con il proprio
corpo, alle norme ‘anti-Ponte’ e ‘anti-Tav’, al contrasto alle
occupazioni abusive, all’autorizzazione agli agenti di pubblica
sicurezza a detenere e a portare senza licenza armi anche quando non
sono in servizio, sino al reato di resistenza passiva nelle carceri e
nei Cpr.
Lo stato di polizia avanza apparentemente indisturbato, accanendosi sui
soggetti marginalizzati e utilizzando la paura delle persone comuni per
mantenere attiva la macchina della repressione. Si baratta l’idea di
“sicurezza” con la libertà, e c’è urgenza sfrenata di cacciare tutte le
persone precarie/povere dalla metropoli.
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