Per voi è morto per caso. Per noi è morto per mano del padrone
La posizione e le indicazioni dello slai cobas sc Dalmine-Bergamo per il sindacato di classe
a tutti gli operai e per conoscenza alla stampa
COMUNICATO A TUTTI I LAVORATORI
Tenaris Dalmine muore un operaio di 44 anni per Coronavirus: non è una fatalità,
ma il risultato di un mese di lavoro senza controlli che comincia a dare i suoi amari frutti nelle fabbriche.
La produzione non deve essere messa sopra la salute operaia.
Le morti operaie non sono mai tragiche fatalità, ma il frutto di un sistema di produzione capitalista che mette al primo posto il profitto delle aziende a scapito della salute e sicurezza degli operai.
La strage quotidiana dei lavoratori che non si ferma con 3/4 morti al giorno dimostra che dietro ogni infortunio o malattia sui posti di lavoro vi sono cause ben precise tra cui la mancanza di misure adeguate, controlli sulla sicurezza, un’organizzazione del lavoro funzionale al profitto per spingere sulla produttività, aumentando ritmi, tagliando gli operai, aumentando lo stress psico-fisico e il ricatto del posto di lavoro.
Oggi alla “normale” guerra sui posti di lavoro si aggiunge anche la condizione della produzione ai
tempi del Coronavirus, con gli operai che hanno dovuto continuare a lavorare nelle settimane scorse nelle fabbriche con il rischio di ammalarsi: risultato, non casuale, oggi si sta estendendo la diffusione del contagio nei pazienti con età più bassa e diversi sono sicuramente operai.
Un rischio che i padroni, governo, istituzioni hanno messo in conto, basti ricordare il mancato provvedimento di un mese fa sulla zona rossa nel focolaio della Val Seriana, una scelta che, per salvaguardare i fatturati (680 milioni) delle aziende di Confindustria, non ha esitato a mettere potenzialmente a rischio la vita di migliaia di lavoratori e popolazione.
Ma la situazione nelle fabbriche è stata gestita con la stessa logica “prima gli ordini e i clienti, poi la salute degli operai”, per cui buona parte di uffici chiusi con il lavoro da casa, e gli operai cavia che hanno continuato a lavorare nei reparti di produzione senza obbligo di mascherine, senza modificare l’organizzazione del lavoro per permettere il rispetto della distanza di sicurezza, non essere ammassati negli spogliatoi e nelle mense, non informare i lavoratori dei contagi che avvenivano al loro fianco nei reparti;
e alla Dalmine parliamo di oltre 1000 operai.
Ma se c’è un’emergenza sanitaria perché la produzione è andata avanti normalmente? La risposta sta nelle dichiarazione dell’azienda Tenaris Dalmine:
A febbraio il responsabile risorse umane conferma che “tutte le operazioni produttive proseguiranno regolarmente… non sono previsti cambi nelle previsioni di consegna ai clienti”, mentre il CEO Paolo Rocca ribadiva che: “l’emergere del Coronavirus come minaccia globale ha contribuito ad un deterioramento delle aspettative relative alla crescita economica globale e alla domanda di petrolio e gas... per cui “in un mercato così stagnante, la sfida per Tenaris è far crescere la nostra quota di mercato attraverso prezzi inferiori… migliorando il livello di utilizzo della capacità produttiva installata… efficienza operativa… garantire una maggior presenza sulla linea”.
Perchè l’azienda multinazionale, che già da gennaio era a conoscenza e stava affrontando in Cina nell’impianto di Tenaris Qingdao, la drammatica emergenza Covid-19,
NON HA MESSO IN CAMPO UN PIANO STRAORDINARIO DI SICUREZZA?
PERCHE’ ANCORA OGGI AZIENDE, ENTI PREPOSTI E SINDACATI CONFEDERALI CONTINUANO A TENERE NASCOSTI GLI OPERAI CONTAGIATI E MORTI A CAUSA DEL VIRUS NELLE FABBRICHE DI BERGAMO?
Ora con il decreto del governo Conte si da la possibilità alle aziende di ripartire con le produzioni, anche non indispensabili, con i sindacati confederali che, a fronte di 1800 richieste pervenute al Prefetto di Bergamo, chiedono l’istituzione di inutili tavoli di concertazione, invece che indire scioperi per imporre solo produzioni di emergenza in fabbrica.
MENTRE LA TENARIS DALMINE, GRAZIE AGLI ACCORDI SINDACALI, IN QUESTE SETTIMANE HA CONTINUATO A PORTARE AVANTI ANCHE COMMESSE DI TUBI PER IL GAS E PETROLIO CHE NON SONO CERTO PRODOTTI ESSENZIALI PER L’EMERGENZA SANITARIA, ALTRO CHE CHIUSURA.
L’AZIENDA STA PREPARANDO LA RIPARTENZA IN FUNZIONE DEI SUOI PROFITTI SULLA PELLE DEGLI OPERAI.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe ha rivendicato sin da subito la produzione massiccia di bombole di ossigeno CHE SCARSEGGIANO A BERGAMO IN LOMBARDIA NEL PAESE.
Ma gli operai non devono essere chiamati a fare i "volontari" per il profitto (riconvertito) dei padroni, senza poter decidere loro sulla massima sicurezza e sull'organizzazione della produzione.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe invita tutti gli operai a non rimanere passivi, vigilare denunciare quello che succede in fabbrica ed essere pronti a riprendere la lotta autorganizzata e lo sciopero per:
- imporre una produzione di emergenza in fabbrica,
- fermare le PRODUZIONI non indispensabili,
- far emergere le responsabilità per gli operai ammalati in fabbrica,
La produzione anche ai tempi del Coronavirus non deve essere fatta sacrificando la salute e sicurezza, le condizioni di lavoro, i diritti e il salario degli operai.
NON SIAMO CARNE DA MACELLO PER LA CONCORRENZA DEI PADRONI!
TUBI PER L'OSSIGENO, NON PER IL PETROLIO
Slai Cobas per il sindacato di classe Dalmine-Bergamo
Sede Via Marconi, 1 Dalmine (BG) - 3355244902 sindacatodiclasse@gmail.com
28 marzo 2020
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