mercoledì 8 ottobre 2025

pc 8 ottobre - 7 ottobre: Viva la Resistenza Palestinese!

da ORE12 del 07.10.25

Innanzitutto noi appoggiamo pienamente le manifestazioni del 7 ottobre che si sono tenute a sostegno della resistenza palestinese, in particolare salutiamo le manifestazioni di Bologna e di Torino che sono state vietate dal governo in maniera del tutto illegittima, anzi, quella di Torino non è giustificato il divieto perché nessun preavviso è stato inviato alla questura di questa manifestazione.

D'altra parte, come sanno i nostri compagni, i nostri lavoratori e chi segue le nostre fonti di informazione, sa bene che lo Slai Cobas per il sindacato di classe aveva proposto agli inizi di settembre uno sciopero generale dei lavoratori di un'ora in occasione proprio del 7 ottobre. Questo perché era del tutto legittimo unire la denuncia del genocidio e del piano di deportazione, portato avanti dallo Stato sionista di Israele con il sostegno dell'imperialismo americano e la complicità di tutti gli Stati e i governi imperialisti nel mondo, compreso l'Italia, al sostegno della resistenza palestinese, “speranza dei senza speranza”. Il popolo palestinese si riconosce nella resistenza, l'ha prodotta e quindi attaccare la resistenza palestinese è attaccare il popolo palestinese, vuol dire essere favorevoli ai piani di genocidio, deportazione, cancellazione dello Stato del popolo palestinese portati avanti dal regime sionista e dai suoi alleati.

Il 7 ottobre è una data storica della resistenza palestinese e chiunque vuole sostenere il popolo palestinese e la sua resistenza non può che sostenere il 7 ottobre, per questo condividiamo totalmente il sostegno e sosteniamo le manifestazioni che si sono tenute in alcune città, rompendo divieti delle Questure.

D'altra parte il 5 ottobre dell'anno scorso la manifestazione nazionale a Roma fu vietata per le stesse ragioni per cui ora si sono vietate le manifestazioni di Bologna e Torino in particolare e ogni altra manifestazione di questo tipo. E anche allora fu necessario respingere il divieto di questa combattiva manifestazione organizzata dalla maggior parte delle realtà palestinesi e da tutte le forze solidali e coerenti, che raggiunsero Roma nonostante i divieti, i blocchi dei pullman, le persecuzioni individuali e collettive, il fatto che anche per entrare nella piazza si dovesse essere identificati, perquisiti. Eppure quella manifestazione si impose, riuscì e si fece e dimostrò che i divieti non potevano fermare né la solidarietà al popolo palestinese e meno che mai poteva essere accettata l'idea che il 5 ottobre non si potesse manifestare, imponendo le ragioni del regime sionista israeliano e dell'imperialismo.

Anche in quella manifestazione una parte dei manifestanti giustamente sviluppò un'attività che ruppe il divieto del corteo, con le conseguenti cariche illegittime della polizia. Anche in quella occasione ci si schierò dalla parte della ragione e dalla parte del diritto di manifestare, delle libertà sancite dal nostro paese dalla Costituzione; libertà ripetutamente attaccate e violate - come lo stesso diritto di sciopero - da parte dei regimi capitalisti, imperialisti, con in prima fila questo governo che è la forma più radicale attuale di questi regimi capitalisti.

Il 7 ottobre è patrimonio della resistenza. Viva il 7 ottobre, viva la resistenza palestinese! Sono due cose che vanno legate perché era giusto ribellarsi all’occupazione e ai massacri che il regime sionista stava perpetrando verso il popolo palestinese e che covava certamente il piano genocida di deportazione. Era già nel programma di Netanyahu, e in particolare di alcuni partiti del governo di Netanyahu, il piano di espulsione dei palestinesi, di distruzione del popolo, di cancellazione di case e terre e l'annessione di tutta la Striscia di Gaza e Cisgiordania in un quadro di "Grande Israele". E’ contro questo piano che già esisteva che il popolo palestinese si è ribellato attraverso la sua resistenza con un'azione eroica innanzitutto, perché attaccare il gigante militare israeliano nelle condizioni date è un'azione eroica, e proprio per questo i combattenti del 7 ottobre sono comunque considerati eroi dal popolo palestinese e tutti coloro che sostengono il popolo palestinese non possono che condividere questa valutazione.

La resistenza doveva alzare la testa, doveva riportare all'attenzione anche del mondo le sue rivendicazioni storiche a fronte dell'ingiustizia assoluta su cui si è costruito lo stato di Israele che si è affermato come gendarme dell'imperialismo e oppressore del popolo palestinese.

Ogni equivalenza tra la resistenza palestinese e il terrore imperialista dispiegato, il terrore sionista, la barbarie sionista perpetuata nei mesi successivi al 7 ottobre e in tutti questi due anni, è sbagliata, anzi, è una vera deformazione della realtà e dei fatti storici

Questi due anni lo hanno dimostrato: l'unico vero terrorismo sono le bombe e i piani del sionismo e dell'imperialismo.

Detto questo è chiaro che il 7 ottobre va approfondito soprattutto dal popolo palestinese che con quell'azione voleva affermare e mettere in luce la vera natura della contraddizione esistente nel Medio Oriente di cui il popolo palestinese è la vittima principale. Bisognava smascherare Israele, smascherare i piani e la natura di questo Stato che, lungi dall'essere uno Stato legittimo. è uno Stato illegittimo per come è nato, per come si è costruito sempre e solo attraverso il terrore vero e proprio, con cui sono state espulse sin dal primo giorno le popolazioni palestinesi e che oggi si vede fin troppo chiaramente nel piano genocida come nell'azione quotidiana e sistematica dei coloni assassini, di stampo fascionazista contro il popolo palestinese in Cisgiordania.

Bisognava smantellare l'idea di Israele come "Stato legittimo", l'immagine di Israele come erede dell'Olocausto e quindi legittimato e protetto; bisognava smascherare l'idea dell'utilizzo dell'antisemitismo per giustificare questo Stato illegittimo, genocida, massacratore, che agisce sempre in violazione di ogni deliberazione dell'ONU, del diritto internazionale.

Tornando alla manifestazione del 4 ottobre, va respinta ogni idea - usando la questione degli scontri avvenuti marginalmente alla grande manifestazione di un milione di persone, un popolo in marcia, una grande gigantesca manifestazione sostenuta dalla pratica di centinaia e centinaia di manifestazioni sui territori con blocchi e con iniziative volte a colpire i sostenitori di Israele e innanzitutto il nostro governo e la sua infame posizione complice del genocidio - che questa manifestazione fosse altra dalle manifestazioni del 7 ottobre.
Certo le manifestazioni del 7 ottobre si sono organizzate il 7 ottobre, ma il 4 la grande manifestazione di Roma era comunque nella sua larga parte solidale con la resistenza palestinese, e non può essere considerata diversamente se non per deformarla, strumentalizzarla secondo idee che vogliono sovrapporsi alla marea montante della solidarietà espressasi in questa grandiosa manifestazione.

Oggi la resistenza è strategicamente e storicamente più forte, ha affermato la sua legittimità e ha dato forza alla rivendicazione della Palestina libera dal fiume al mare, smantellando la narrazione imperialista e sionista che considerava tutto questo un capitolo chiuso; chiuso con una catena infinita di massacri, repressione, distruzioni e occupazioni dei territori che hanno caratterizzato la lunga epopea reazionaria e barbara degli ultimi 75 anni.

Detto questo l'azione del 7 ottobre non è un punto d'arrivo, non lo è ancora e nè poteva essere la vittoria delle legittime aspirazioni del popolo palestinese, è una tappa di questo, una tappa che il popolo palestinese sta pagando con un carico di morte e distruzione che nessuno obiettivamente poteva immaginare di queste dimensioni: 67 mila morti accertati, almeno centinaia di migliaia sono le morti disperse, i feriti invalidati, di cui tantissime donne e bambini, in uno scenario che è anche maggiore di quelli che abbiamo visto durante la prima e la seconda guerra mondiale.

Questo certamente nessuno lo auspicava e meno che mai se lo aspettava. Ma questo avviene non per ragioni innaturali ma per ragioni naturali, perché la marcia reazionaria che la crisi dell'imperialismo ha messo in moto, che porta verso una terza guerra mondiale di ripartizione/rapina e che cammina attraverso la distruzione delle lotte di liberazione dei popoli e naturalmente delle lotte proletarie di natura antagonista e rivoluzionaria nei paesi occidentali, questo piano evidentemente ha prodotto politiche e uomini che lo interpretassero, dalla presidenza Trump alla affermazione della forza più apertamente e dichiaratamente sionista del popolazione che vive in Israele.

Tutto questo meno che mai può spingersi a criticare l'azione della resistenza e la sua legittimità e rappresentanza del popolo, anzi, ci dimostra che colpire lo Stato di Israele, smascherarlo, mettere in luce la sua vera natura era ed è una necessità storica che fa da presupposto, oltre che da primo passo, per affermare la necessità storica della cancellazione dello Stato sionista, delle sue leggi e delle sue istituzioni, perché sono in contrasto non solo con gli interessi dei popoli e dell'umanità ma sono in contrasto perfino con le stesse leggi internazionali esistenti nei limiti dei sistemi sociali oggi esistenti. 

La manifestazione di sabato 4 ottobre chiama a continuare con più forza e continuità la mobilitazione contro il genocidio, contro le persecuzioni della Flottilla, contro i piani di deportazione, contro i pseudo-piani di pace che portano avanti l'imperialismo e il sionismo per ottenere con la pace quello che hanno già ottenuto con la guerra e per consolidare e blindare il piano di genocidio e deportazione attraverso un piano che prevede comunque la volontà di cancellare la resistenza, di costruire un popolo ingabbiato e imprigionato in un regime di apartheid, di discriminazione e sempre sotto la mannaia dello sterminio e della deportazione.

In questo senso la resistenza non solo va ricordata e celebrata in questa data simbolo della sua ultima fase ma va ancor più sostenuta, perché l'idea che il popolo senza la resistenza possa affermare i suoi legittimi diritti e possa tutelarsi dal piano di genocidio e di deportazione è un'idea illusoria che deve essere smantellata.

Il 7 ottobre è una data anche per noi fondamentale, un nuovo inizio, pensiamo, storicamente della marcia che attraverso una guerra di popolo possa portare realmente il popolo palestinese alla vittoria, a una Palestina libera dal fiume al mare, avamposto del mondo che deve cambiare, che deve mettere fine all'imperialismo su scala mondiale, al capitalismo e a ogni barbarie che l'imperialismo ci sta regalando: la guerra, l'oppressione, la repressione, il razzismo, il fascismo.

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