giovedì 7 marzo 2024

pc 7 marzo - Chiudere il lager Cpr Roma Ponte Galeria

Orrore Cpr, Ilaria Cucchi: “Sei tentati suicidi in sette giorni. Per i migranti quello è l’unico modo per tornare liberi”

Orrore Cpr, Ilaria Cucchi: “Sei tentati suicidi in sette giorni. Per i migranti quello è l’unico modo per tornare liberi”

Ponte Galeria: la dura denuncia della senatrice in prima linea contro i centri di rimpatrio. Yasmine Accardo ( LasciateCIEntrare): “Non c’è tutela dei diritti e riconoscimento delle persone che si trovano imprigionate in questi lager di Stato. A Roma sta nascendo la rete Stop-Cpr”Sei tentati suicidi in sette giorni. La tensione al Cpr di Ponte Galeria sale di giorno in giorno dopo i disordini dell’ultimo mese. Una lista della disperazione che si allunga dopo le proteste per le condizioni di invivibilità dentro al centro per il rimpatrio di Roma. Un carcere a tutti gli effetti con gabbie chiuse da inferriate alte oltre otto metri, igiene ridotta al lumicino, solitudine e disperazione di chi non viene nemmeno compreso quando parla

Il 27 febbraio il primo caso a poco meno di un mese dal suicidio di Ousmane Sylla che si impiccò. Hamid Chialaamin ha un numero identificativo, il 17166, come tutti gli altri finiti nella lista richiesta e ottenuta dalla senatrice Ilaria Cucchi, del gruppo di Alleanza Verdi-Sinistra. Il migrante è stato trovato esanime

dopo che ha tentato di impiccarsi e trasferito al Sant’Eugenio. “La realtà dei Cpr è una realtà che ormai è al collasso. Negli ultimi giorni si contano a Ponte Galeria una media di un tentato suicidio al giorno, praticamente una strage. Anzi l’ipotesi da brivido è che i migranti tentano il suicidio sperando di tornare in libertà perché non idonei alla vita in comunità. Tutto questo avviene nel disinteresse generale ma invece è ora di raccontarli questi luoghi e pretendere che vengano chiusi – dice la parlamentare Ilaria Cucchi -. Tre ospiti sono stati dichiarati non idonei e ci si chiede per quale motivo erano lì dentro. Farò tutto quello che è nelle mie possibilità a partire da una interrogazione parlamentare. E così come è successo nella città di Ferrara, dove abbiamo sfilato in 1.500 tra associazioni e società civile, continueremo a fare in ogni città per chiedere che i Cpr vengano chiusi”.

Il 29 febbraio sono stati invece in tre a tentare di farla finita sempre legando alle inferriate le lenzuola: Salhi Saber, El Maddahi Othman, Mohamed Alì Eltayahi. Lo scorso 4 febbraio c’era stata una protesta al Cpr per diverse ore in seguito alla morte di Ousmane Sylla, il 22enne originario della Guinea, che è stato trovato impiccato con un lenzuolo a una grata. Il giovane, prima di uccidersi, ha lasciato un messaggio che è un testamento: ha scritto sul muro il suo nome, il suo cognome, il suo villaggio di provenienza. E una preghiera: “Per favore, riportate il mio corpo in Africa, mi manca tantissimo il mio Paese, mi manca tantissimo mia madre. Le forze dell’ordine non capiscono nulla, nemmeno la mia lingua. Non ne posso più, voglio solo che la mia anima riposi in pace”. Nel corso dei disordini sono rimasti feriti due militari e arrestati quattordici migranti.

Il 4 marzo in due sono stati ricoverati d’urgenza all’Aurelia Hospital e al Sant’Eugenio. Si tratta di Barry Abdoulaye e Mohamed ElBikri. Proprio da quest’ultimo ragazzo, 23 anni, è iniziata la conta dei tentati suicidi perché la fidanzata aveva cercato di mettersi in contatto con il Cpr per sapere che fine avesse fatto. “Il mio ragazzo ieri si è impiccato a Ponte Galeria, è stato portato in ospedale ma non abbiamo notizie. Lui si chiama Mohamed ElBikri, aveva chiesto di essere rimpatriato. Nelle ultime due settimane era sempre sotto terapia quasi sedato”, aveva scritto in un messaggio alle associazioni la donna. E è venuto a galla che ElBikri non era l’unico che negli ultimi giorni aveva cercato di uccidersi.

“Lì dove non c’è tutela dei diritti e riconoscimento delle persone che si trovano imprigionate in questo sistema di lager di Stato – dice Yasmine Accardo, di LasciateCIEntrare - . Per rendere evidente quella violenza lo fanno con un atto di violenza verso se stessi, per dare carne a un corpo che viene continuamente disconosciuto in questo Paese. Siamo molto preoccupati perché nonostante anni di denunce, lo Stato continua a proporre nuovi sistemi di detenzione. A Roma si sta creando questa nuova rete contro i Cpr che si chiama “Stop Cpr” e continueremo a batterci”

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