«Il rapido sviluppo di una vasta gamma di nuove tecnologie sta cambiando il carattere fondamentale della guerra»
Generale Milley, capo di stato maggiore delle Forze Armate Americane
La guerra che le truppe
imperialiste combattono sul campo si fa sempre più difficile per loro. La ritirata in
seguito alla sconfitta totale, militare e politica, in Afghanistan e il nuovo
interventismo per il dominio mondiale delle aree ricche di gas e petrolio, costringe
i governi imperialisti a dotarsi di nuovi e micidiali strumenti di morte per conservare
le proprie posizioni di dominio ed evitare perdite sul campo. In questo modo l’impatto
della guerra viene scaricato sulle popolazioni civili.
La borghesia
imperialista italiana, con il governo Draghi e il ministro Guerini, è in prima
fila nell’aggiornare il suo armamento bellico per nuove guerre d’aggressione.
La difesa dei profitti del capitalismo monopolista di Stato -Eni/Leonardo/Finmeccanica-
così come quelli dell’industria nazionale della Difesa e, più in generale,
quelli dei capitalisti, portano sempre più a nuovi venti di guerra nelle aree
strategiche per l’imperialismo italiano, dal Caucaso al Mediterraneo Allargato
(Libia, Sahel). Il respingimento dei migranti in fuga da fame e guerre causate
dagli imperialisti è l’altro fronte che rende necessario, per i governi
imperialisti, dotarsi di altri strumenti che possano supportare l’azione
criminale di chi fa “il lavoro sporco” per la fortezza Europa, nell’illusione
di potere fermare le ondate migratorie di massa con gli ingenti finanziamenti
che, per quello che riguarda l’Italia, significa Libia (guardia costiera,
lager) e Tunisia.
Ora la Difesa ha deciso di trasformare gli aerei senza pilota da ricognizione e sorveglianza in bombardieri teleguidati e l’Aeronautica Militare italiana è pronta ad armare gli aeromobili a pilotaggio remoto (Apr) Reaper (“falciatrice”) a disposizione del 32° Stormo di Amendola (Foggia). Anche la base aerea navale di Sigonella in Sicilia è di importanza strategica per le operazioni dei droni statunitensi, in particolare in Nord Africa.
Il massacro a Kabul,
poche ore prima del ritiro delle truppe d’occupazione in Afghanistan, che ha
ucciso anche 6 bambini, è stato fatto con uno di queste “falciatrici”.
Una fabbrica di battelli utilizzati per l’immigrazione illegale è stata distrutta da un attacco aereo per mezzo di un drone a Sabratha (Libia). Nessuno stato o parte in conflitto ha rivendicato l’azione.
Ora di queste armi si
doterà l’Aereonautica militare italiana per la decisione del ministro della
Difesa italiano.
Lo prevede il Documento
Programmatico Pluriennale (Dpp) 2021-2023 del ministero della Difesa e deve
ottenere il via libera del Parlamento. Come si legge nel Dpp, “è in corso
l’iter di approvazione del previsto Dm/Dl ai sensi dell’art. 536 C.O.M.”.
Tra i programmi del Dpp
2021-2023 è incluso infatti “Aggiornamento del payload MQ-9”, dove MQ-9 è la
sigla che indica i droni Reaper costruiti dalla statunitense General Atomics. Ogni esemplare costa oggi intorno ai 30
milioni di dollari, riporta l’Agi.
Come si legge nel
documento: “In particolare, il velivolo garantirà incrementati livelli
sicurezza e protezione nell’ambito di missioni di scorta convogli, rendendo
disponibile una flessibile capacità di difesa esprimibile dall’aria.
Introdurrà, inoltre, una nuova opzione di protezione sia diretta alle forze sul
terreno che a vantaggio di dispositivi aerei durante operazioni ad elevata
intensità/valenza”. Verrà utilizzato sia nella condotta di missioni ISTAR
(Intelligence, Surveillance, Target Acquisition and Reconnaissance) e sia, in
ambito marittimo e terreste, nell’ambito di operazioni di Pattugliamento,
Ricerca e Soccorso, uno degli strumenti migliori per il controllo dei confini,
il monitoraggio ambientale, il supporto alle forze di polizia e l’intervento in
caso di calamità naturali.
Finora i droni ovvero gli
Apr classe Male (Medium Altitude Long Endurance), Mq-1A Predator e Mq-9 Reaper,
in dotazione al 32° stormo dell’Aeronautica Militare erano disarmati. Negli
ultimi anni l’Aeronautica li ha impiegati in Iraq, Afghanistan, Libia e
attualmente in Kuwait per le operazioni contro l’Isis in Iraq.
La decisione del
ministero della Difesa italiano sarebbe correlata, secondo la Rivista italiana
difesa, all’emergere “dei nuovi scenari
– che dal Nagorno Karabah, alla Libia, hanno mostrato la rilevanza sui campi di
battaglia del drone armato – hanno fatto cadere incertezze e resistenze di
natura etica che finora avevano impedito il compimento di tale passo. I nostri
comandanti sul terreno potranno così disporre di una fondamentale opzione per
proteggere le forze a terra e per neutralizzare eventuali minacce prima che
queste possano manifestarsi”.
La politica del ministro della Difesa si muove su 2 assi: il (ri)posizionamento attivo sullo scenario internazionale con i punti di riferimento NATO e UE e il rilancio complessivo dell’industria della Difesa, attraverso l’ammodernamento dello Strumento Militare.
LE RISORSE STANZIATE
Il programma — che
include l’aggiornamento di sensori-spia e apparati di trasmissione — prevede l’investimento di 168 milioni di euro di
cui vede finanziata una tranche di 59 milioni distribuiti in 7 anni.
QUALI ARMI A BORDO DEGLI UAV REAPER?
“La Difesa non ha
fornito ulteriori dettagli e non è nota la tipologia di armi che verrà
integrata sui velivoli. I Reaper verranno anche dotati di nuovi apparati per la
guerra elettronica che consentiranno loro di operare in scenari a più alto contrasto
militare” scrive Rid.
Come si legge in un
approfondimento del Cesi, riguardo all’armamento, “l’Mq-9 Reaper può portare
carichi bellici fino a 1400 kg. Normalmente si tratta di una combinazione di 4
missili aria-terra Agm-114 Hellfire cui si aggiungono alternativamente 2 bombe
a guida laser da 230 kg GBU-12 Paveway II o 2 bombe a guida Gps GPU 38 Jdam
dello stesso peso. Sia nel caso dei missili che delle bombe si tratta di
armamento di estrema precisione idoneo a centrare obiettivi specifici, sia in
movimento (carri armati, blindati, pick-up e veicoli in genere), sia statici
(edifici, bunker, ricoveri di vario tipo)”.
La denuncia contro i
piani bellici dei governi è sempre importante ma è decisiva la ripresa delle lotte di massa
nel nostro paese contro l’imperialismo italiano. In parlamento nessuna forza
rappresenta queste istanze e il pacifismo che fa appelli alle istituzioni e
propone la smilitarizzazione in piena corsa agli armamenti non è in grado di
poter organizzare l’opposizione nelle piazze. Non è in grado perché analizza la
realtà secondo la visione del mondo democratico-borghese e si muove all’interno
di quest’ottica. La guerra imperialista non è il frutto di scelte “sbagliate”
dei governi, di una volontà criminale di elementi delle classi dirigenti. La
guerra imperialista è strettamente legata alle basi economiche del capitalismo.
Per la ripresa di un movimento antimperialista
Questo vuoto è sempre
più necessario colmare da parte dei comunisti con analisi e teorie per una lotta
conseguente, quindi è imprescindibile Lenin e il suo lavoro teorico sull’imperialismo.
I lavoratori, le avanguardie di lotta non possono comprende la realtà, il nesso
imperialismo/crisi/guerra, senza Lenin.
Proletari comunisti ne ha fatto un’arma di combattimento con il quaderno di Formazione Operaia sull’Imperialismo a cui rimandiamo. Richiedilo alla redazione: pcro.red@gmail.com
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