sabato 13 agosto 2016

GUERRA IN LIBIA: 41 BOMBARDAMENTI AEREI DEGLI STATI UNITI DAL 1° DI AGOSTO - SI INTENSIFICA L'INTERVENTO DELL'IMPERIALISMO ITALIANO



Contro l'intervento Usa, contro imperialismo italiano.

Solidarietà con le masse libiche attaccate.


Il governo Renzi ci trascina in guerra. Ci fa pagare la guerra. Alimenta il problema dei migranti in fuga e il problema Isis.


Basta col governo della guerra, della repressione, della disoccupazione e precarietà.


Mobilitazione proletaria e antimperialista.

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Riportiamo la parte finale dell'opuscolo 
"VERTICE NATO - IMPERIALISMO E GUERRA"

L'imperialismo italiano al Vertice Nato


L'Italia è stata rappresentata da Renzi e dai suoi impresentabili ministri, Gentiloni e Pinotti. Ma in qualche misura essi hanno riflesso in maniera quasi fisica l'attuale peso dell'Italia nella Nato: pulci sulle spalle dell'elefante, personaggi che si agitano per darsi aria di contare, quando non hanno altra prospettiva che allinearsi e servire gli interessi generali dell'imperialismo e in primis degli Usa, e fare la loro parte di socio minore nella UE.
Ma la situazione mondiale e nelle aree di interesse Nato portano anche le comparse o i comprimari a dover giocare un ruolo importante che gli è dato non certo dalle loro capacità o peso specifico ma quanto dal posto oggettivo che occupano nella contesa mondiale e la postazione negli scenari più caldi del mondo.
Quindi pulci ma in qualche misura indispensabili, servi sì ma necessari al buon andamento e all'efficienza della 'casa comune'.

Ripercorrendo le decisioni del Vertice Nato vediamo, quindi, l'imperialismo italiano, attraverso Renzi e i suoi Ministri, prendere decisioni assai vincolanti per il nostro paese e in una certa misura strategiche e che ipotecano il presente e il futuro sul piano militare e strategico del nostro paese.
E' inutile dire che nessuno ha dato il consenso a questa decisione, non il parlamento ormai ridotto a
cassa di risonanza delle decisioni del governo e delle trame di condominio dei suoi ministri e dei suoi partiti e allo spettacolo deprimente dei 5stelle, patetici neofiti della democrazia borghese, che strillano, denunciano, ma che sui grandi interessi economici, politici e strategici dell'imperialismo contano nulla e altrettanto nulla conterebbero se andassero al governo.
Certo si può dire: “Non in nostro nome”, parola d'ordine del movimento pacifista nel mondo e anche in Italia, ma è una parola d'ordine che non salva l'anima. Purtroppo l'alternativa alla guerra imperialista e all'azione di coinvolgimento crescente dell'imperialismo italiano non è la pace, perché senza giustizia non c'è pace, e senza rovesciare con le armi i governi della armi e della guerra nessuna aspirazione di pace è realizzabile.
L'esperienza di tutti questi anni, dal G8 2001 in poi, non dovrebbe aver insegnato qualcosa? Quali decisioni dell'imperialismo italiano non hanno avuto realizzazione sulla base dell'opposizione del movimento pacifista, anche quando è riuscito a coinvolgere diverse decine di migliaia di persone? nessuna o quasi. E figuriamoci adesso, in cui il “gioco si fa duro” e la frase, molto cinematografica: “quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare” non ha mai avuto concretezza nel movimento di opposizione alla guerra imperialista in Italia. Ma ora ne dovrà avere se davvero vogliamo evitare che le decisioni dell'imperialismo italiano al Vertice Nato si possano definire “non in nostro nome” e si possano con serietà contrastare.


Tornando ai fatti, basta elencarli.
L'Italia contribuisce con 150 soldati alla truppa di assalto a rotazione disposta dalla Nato in Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia; fa parte del cosiddetto “quint”, insieme ad Usa, Germania, Francia e Gran Bretagna, allargato al presidente filo nazista ucraino, nella fase di pressione sulla Russia per quanto riguarda l'Ucraina – su questo, a dir la verità, Renzi e l'Italia e soprattutto i padroni italiani non sono così contenti, il “No business as usual” con Mosca di Obama costa parecchio in termini di affari, come scrive Dinucci: “l'affossamento del gasdotto South stream Russia-Italia e le sanzioni contro la Russia hanno già fatto perdere all'Italia miliardi di euro”.
L'Italia partecipa attivamente alla cosiddetta “lotta al terrorismo” all'Isis con aerei e truppe in Iraq e Siria, e alla nuova missione navale nel Mediterraneo “Sea Guardian”, a sua volta legata all'operazione “Sophia” della UE per l'immigrazione e lotta al terrorismo. Il nostro paese poi addirittura assume il ruolo di 'paese guida' (?) con mille uomini tra Herat e Kabul, insieme a Germania e Turchia, nel prolungamento della missione in Afghanistan.
Una volta che Renzi ha detto sì a tutto questo può ben dire “l'Italia non è più il malato da curare, è un punto di riferimento importante”.


Circa la nuova missione nel mare libico l'Italia è però davvero importante, anzi decisiva per la missione stessa. I droni a cui si affida la Nato “Global Hawks” (Falchi globali), fabbricati dalla Northrop Grumman, sono schierati nella Base di Sigonella in Sicilia e prenderanno il volo nel '17” - una missione, già descritta in un precedente articolo, che l'Italia domanda da sempre e che ora, per così dire, prende il volo.
Il Ministero della Difesa, con la servetta dei militari e dell'industria bellica, Pinotti, insiste per armare i droni militari e che le armi siano prodotte dall'Italia. Ma l'Italia su questo può solo acquistare e installare la stessa tecnologia Usa.

Per quanto riguarda l'Afghanistan sono i militari italiani che sono contenti. Camporini ex capo di Stato Maggiore è contento: “l'Italia ha visto confermato un ruolo di leadership che ha saputo costruire con il suo lavoro sul campo, sia in termini militari che di assistenza”.
Tutte queste leadership di cartone e di stellette che l'Italia acquisisce servono a giustificare una nuova spettacolare crescita della spesa militare, perché al Vertice Nato Obama è stato chiaro: i piani e le decisioni li prendiamo noi ma gli uomini e i soldi li mettete voi, perché noi abbiamo già dato.
Scrive ancora Dinucci su il manifesto: “Dalle cifre ufficiali pubblicate dalla Nato durante il summit risulta che la spesa militare dell'Italia nel 2015 è stata 17 miliardi e 642 milioni di euro e che quella del 2016 è stimata in 19 miliardi 980 milioni di euro, ossia aumentata di 2,3 miliardi. Tenendo conto delle spese militari extra budget della Difesa (missioni internazionali, navi da guerra, e altro), la spesa in realtà è molto più alta. Stando alla sola cifra della Nato, l'Italia nel 2016 spende in media per il militare circa 55 milioni di euro al giorno”.

Il Vertice Nato non ha aggiunto altro e ha confermato la missione già in corso in Iraq alla diga di Mosul che in realtà viene fatta passare per azione di vigilanza/protezione dell'opera, quando è una vera e propria operazione di supporto sul terreno ai massicci bombardamenti degli Usa e della sua coalizione. Ma l'Italia su questo fa anche di più. Come dichiara la stessa Pinotti, dal giugno 2015 sono 3mila i poliziotti irakeni addestrati da circa 90 carabinieri che, evidentemente, verranno utilizzati nell'operazione militare di recupero del controllo delle zone dell'Isis

A proposito delle missioni all'estero, di cui si parlava, è bene rilevare che quanto dicevamo circa il parlamento e le azioni militari fatte passare per missioni di pace, hanno trovato proprio nei giorni scorsi una verifica. La legge quadro sulle missioni di pace è passata in parlamento con un solo No (di cui non conosciamo il nome), 284 sono stati i Sì: maggioranza, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Alfano, ecc., 94 gli astenuti: 5 stelle, Sinistra italiana e Lega. In essa vi è il Sì alle missioni, il Sì ai soldi da spendere per le missioni e il Sì al meccanismo automatico delle loro autorizzazioni.
A questo si aggiunge un altro dato gravissimo che è l'uso del Codice penale militare nelle missioni stesse che dà via libera alle atrocità belliche da parte dei nostri soldati, con sostanziale impunità.
Vi è stata anche una norma “marò” per chiarire che se qualche soldato uccide “pescatori” e va per sua sfortuna in stato di prigionia o disperso, gli continuano a spettare le indennità, le provvidenze che aveva mentre era operativo.
Vi sono altre norme che meriterebbero una trattazione, ma c'è tempo.
E sempre l'Italia è la gigantesca piattaforma militare per l'azione globale della Nato-Usa, e questo carattere le decisioni del Vertice Nato lo rafforza. Non è un caso che il capo di Stato Maggiore del joint force command dislocato a Napoli è un italiano. Ed è da questo comando che è pianificato il supporto Nato a paesi, che poi vale a dire a Governi, come quelli dell'Egitto, della Tunisia e della Giordania.
La rassegna degli impegni italiani potrebbe continuare, con ulteriori particolari contenuti nel documento finale del Vertice di Varsavia. Ma sarà bene aspettare i fatti dell'azione dell'imperialismo.

Quello che invece non dovrebbe aspettare è la costruzione di un largo fronte anti Nato e antimperialismo che abbia al centro la lotta contro l'imperialismo italiano che colleghi le realtà già sul terreno, come il No muos, e ciò che resta dell'opposizione alla Base Usa di Dal Molin o di Camp Darby.
A farci comprendere l'importanza rinnovata di queste battaglie, più che tronfie dichiarazioni di Renzi o le veline lette dalla valletta dei militari, Pinotti, ci ha pensato recentemente un astioso generale, Marco Bertolini, recentemente non più capo di Stato Maggiore delle missioni all'estero.
In una intervista alla Stampa egli dice chiaro: “preparatevi alla guerra. Non illudiamoci, la realtà non è quella dei talk show, la storia si è rimessa in movimento. Qualcuno pensa che le nostre forze armate siano un oggetto inutile, invece c'è bisogno di investire ancora se vogliamo governare un futuro difficile e drammatico”. E parlando di ciò che avviene nei teatri dove sono schierati i soldati italiani, dall'Afghanistan all'Iraq, ai Balcani, al Mediterraneo, conclude: “In Italia ci ostiniamo a voler credere di vivere nel migliore dei mondi possibili. Non è così”.
Queste dichiarazioni sono state fatte mentre una platea di generali, ammiragli, colonnelli lo applaudivano forsennatamente – secondo quanto scrive La Stampa.

Bertolini ricorda ai suoi, ma dovrebbe servire a ricordarlo ai nostri, che l'imperialismo è guerra. Che l'imperialismo italiano è in guerra nei diversi scacchieri e prepara la partecipazione italiana alla guerra più generale delineata dal Vertice Nato di Varsavia.

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