Contro l'intervento Usa, contro imperialismo italiano.
Solidarietà con le masse libiche
attaccate.
Il governo
Renzi ci trascina in guerra. Ci fa pagare la guerra. Alimenta il problema dei migranti
in fuga e il problema Isis.
Basta col
governo della guerra, della repressione, della disoccupazione e precarietà.
Mobilitazione
proletaria e antimperialista.
***
Riportiamo la parte finale dell'opuscolo
"VERTICE
NATO - IMPERIALISMO E GUERRA"
L'imperialismo
italiano al Vertice Nato
L'Italia è
stata rappresentata da Renzi e dai suoi impresentabili ministri, Gentiloni e
Pinotti. Ma in qualche misura essi hanno riflesso in maniera quasi fisica
l'attuale peso dell'Italia nella Nato: pulci sulle spalle dell'elefante,
personaggi che si agitano per darsi aria di contare, quando non hanno altra
prospettiva che allinearsi e servire gli interessi generali dell'imperialismo e
in primis degli Usa, e fare la loro parte di socio minore nella UE.
Ma la situazione
mondiale e nelle aree di interesse Nato portano anche le comparse o i
comprimari a dover giocare un ruolo importante che gli è dato non certo dalle
loro capacità o peso specifico ma quanto dal posto oggettivo che occupano nella
contesa mondiale e la postazione negli scenari più caldi del mondo.
Quindi pulci
ma in qualche misura indispensabili, servi sì ma necessari al buon andamento e
all'efficienza della 'casa comune'.
Ripercorrendo
le decisioni del Vertice Nato vediamo, quindi, l'imperialismo italiano,
attraverso Renzi e i suoi Ministri, prendere decisioni assai vincolanti per il
nostro paese e in una certa misura strategiche e che ipotecano il presente e il
futuro sul piano militare e strategico del nostro paese.
E' inutile
dire che nessuno ha dato il consenso a questa decisione, non il parlamento
ormai ridotto a
cassa di risonanza delle decisioni del governo e delle trame di condominio dei suoi ministri e dei suoi partiti e allo spettacolo deprimente dei 5stelle, patetici neofiti della democrazia borghese, che strillano, denunciano, ma che sui grandi interessi economici, politici e strategici dell'imperialismo contano nulla e altrettanto nulla conterebbero se andassero al governo.
cassa di risonanza delle decisioni del governo e delle trame di condominio dei suoi ministri e dei suoi partiti e allo spettacolo deprimente dei 5stelle, patetici neofiti della democrazia borghese, che strillano, denunciano, ma che sui grandi interessi economici, politici e strategici dell'imperialismo contano nulla e altrettanto nulla conterebbero se andassero al governo.
Certo si può
dire: “Non in nostro nome”, parola d'ordine del movimento pacifista nel mondo e
anche in Italia, ma è una parola d'ordine che non salva l'anima. Purtroppo
l'alternativa alla guerra imperialista e all'azione di coinvolgimento crescente
dell'imperialismo italiano non è la pace, perché senza giustizia non c'è pace,
e senza rovesciare con le armi i governi della armi e della guerra nessuna
aspirazione di pace è realizzabile.
L'esperienza
di tutti questi anni, dal G8 2001 in poi, non dovrebbe aver insegnato qualcosa?
Quali decisioni dell'imperialismo italiano non hanno avuto realizzazione sulla
base dell'opposizione del movimento pacifista, anche quando è riuscito a
coinvolgere diverse decine di migliaia di persone? nessuna o quasi. E
figuriamoci adesso, in cui il “gioco si fa duro” e la frase, molto cinematografica:
“quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare” non ha mai avuto
concretezza nel movimento di opposizione alla guerra imperialista in Italia. Ma
ora ne dovrà avere se davvero vogliamo evitare che le decisioni
dell'imperialismo italiano al Vertice Nato si possano definire “non in nostro
nome” e si possano con serietà contrastare.
Tornando ai
fatti, basta elencarli.
L'Italia
contribuisce con 150 soldati alla truppa di assalto a rotazione disposta dalla
Nato in Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia; fa parte del cosiddetto
“quint”, insieme ad Usa, Germania, Francia e Gran Bretagna, allargato al
presidente filo nazista ucraino, nella fase di pressione sulla Russia per
quanto riguarda l'Ucraina – su questo, a dir la verità, Renzi e l'Italia e soprattutto
i padroni italiani non sono così contenti, il “No business as usual” con Mosca
di Obama costa parecchio in termini di affari, come scrive Dinucci:
“l'affossamento del gasdotto South stream Russia-Italia e le sanzioni contro la
Russia hanno già fatto perdere all'Italia miliardi di euro”.
L'Italia
partecipa attivamente alla cosiddetta “lotta al terrorismo” all'Isis con aerei
e truppe in Iraq e Siria, e alla nuova missione navale nel Mediterraneo “Sea
Guardian”, a sua volta legata all'operazione “Sophia” della UE per
l'immigrazione e lotta al terrorismo. Il nostro paese poi addirittura assume il
ruolo di 'paese guida' (?) con mille uomini tra Herat e Kabul, insieme a
Germania e Turchia, nel prolungamento della missione in Afghanistan.
Una volta
che Renzi ha detto sì a tutto questo può ben dire “l'Italia non è più il malato
da curare, è un punto di riferimento importante”.
Circa la
nuova missione nel mare libico l'Italia è però davvero importante, anzi
decisiva per la missione stessa. I droni a cui si affida la Nato “Global Hawks”
(Falchi globali), fabbricati dalla Northrop Grumman, sono schierati nella Base
di Sigonella in Sicilia e prenderanno il volo nel '17” - una missione, già
descritta in un precedente articolo, che l'Italia domanda da sempre e che ora,
per così dire, prende il volo.
Il Ministero
della Difesa, con la servetta dei militari e dell'industria bellica, Pinotti,
insiste per armare i droni militari e che le armi siano prodotte dall'Italia.
Ma l'Italia su questo può solo acquistare e installare la stessa tecnologia
Usa.
Per quanto
riguarda l'Afghanistan sono i militari italiani che sono contenti. Camporini ex
capo di Stato Maggiore è contento: “l'Italia ha visto confermato un ruolo di
leadership che ha saputo costruire con il suo lavoro sul campo, sia in termini
militari che di assistenza”.
Tutte queste
leadership di cartone e di stellette che l'Italia acquisisce servono a
giustificare una nuova spettacolare crescita della spesa militare, perché al
Vertice Nato Obama è stato chiaro: i piani e le decisioni li prendiamo noi ma
gli uomini e i soldi li mettete voi, perché noi abbiamo già dato.
Scrive
ancora Dinucci su il manifesto: “Dalle cifre ufficiali pubblicate dalla Nato
durante il summit risulta che la spesa militare dell'Italia nel 2015 è stata 17
miliardi e 642 milioni di euro e che quella del 2016 è stimata in 19 miliardi
980 milioni di euro, ossia aumentata di 2,3 miliardi. Tenendo conto delle spese
militari extra budget della Difesa (missioni internazionali, navi da guerra, e
altro), la spesa in realtà è molto più alta. Stando alla sola cifra della Nato,
l'Italia nel 2016 spende in media per il militare circa 55 milioni di euro al
giorno”.
Il Vertice
Nato non ha aggiunto altro e ha confermato la missione già in corso in Iraq
alla diga di Mosul che in realtà viene fatta passare per azione di
vigilanza/protezione dell'opera, quando è una vera e propria operazione di
supporto sul terreno ai massicci bombardamenti degli Usa e della sua
coalizione. Ma l'Italia su questo fa anche di più. Come dichiara la stessa
Pinotti, dal giugno 2015 sono 3mila i poliziotti irakeni addestrati da circa 90
carabinieri che, evidentemente, verranno utilizzati nell'operazione militare di
recupero del controllo delle zone dell'Isis
A proposito
delle missioni all'estero, di cui si parlava, è bene rilevare che quanto
dicevamo circa il parlamento e le azioni militari fatte passare per missioni di
pace, hanno trovato proprio nei giorni scorsi una verifica. La legge quadro
sulle missioni di pace è passata in parlamento con un solo No (di cui non
conosciamo il nome), 284 sono stati i Sì: maggioranza, Forza Italia, Fratelli
d'Italia, Alfano, ecc., 94 gli astenuti: 5 stelle, Sinistra italiana e Lega. In
essa vi è il Sì alle missioni, il Sì ai soldi da spendere per le missioni e il
Sì al meccanismo automatico delle loro autorizzazioni.
A questo si
aggiunge un altro dato gravissimo che è l'uso del Codice penale militare nelle
missioni stesse che dà via libera alle atrocità belliche da parte dei nostri
soldati, con sostanziale impunità.
Vi è stata
anche una norma “marò” per chiarire che se qualche soldato uccide “pescatori” e
va per sua sfortuna in stato di prigionia o disperso, gli continuano a spettare
le indennità, le provvidenze che aveva mentre era operativo.
Vi sono
altre norme che meriterebbero una trattazione, ma c'è tempo.
E sempre
l'Italia è la gigantesca piattaforma militare per l'azione globale della
Nato-Usa, e questo carattere le decisioni del Vertice Nato lo rafforza. Non è
un caso che il capo di Stato Maggiore del joint force command dislocato a
Napoli è un italiano. Ed è da questo comando che è pianificato il supporto Nato
a paesi, che poi vale a dire a Governi, come quelli dell'Egitto, della Tunisia
e della Giordania.
La rassegna
degli impegni italiani potrebbe continuare, con ulteriori particolari contenuti
nel documento finale del Vertice di Varsavia. Ma sarà bene aspettare i fatti
dell'azione dell'imperialismo.
Quello che
invece non dovrebbe aspettare è la costruzione di un largo fronte anti Nato e
antimperialismo che abbia al centro la lotta contro l'imperialismo italiano che
colleghi le realtà già sul terreno, come il No muos, e ciò che resta
dell'opposizione alla Base Usa di Dal Molin o di Camp Darby.
A farci
comprendere l'importanza rinnovata di queste battaglie, più che tronfie
dichiarazioni di Renzi o le veline lette dalla valletta dei militari, Pinotti,
ci ha pensato recentemente un astioso generale, Marco Bertolini, recentemente
non più capo di Stato Maggiore delle missioni all'estero.
In una
intervista alla Stampa egli dice chiaro: “preparatevi alla guerra. Non
illudiamoci, la realtà non è quella dei talk show, la storia si è rimessa in
movimento. Qualcuno pensa che le nostre forze armate siano un oggetto inutile,
invece c'è bisogno di investire ancora se vogliamo governare un futuro
difficile e drammatico”. E parlando di ciò che avviene nei teatri dove sono
schierati i soldati italiani, dall'Afghanistan all'Iraq, ai Balcani, al
Mediterraneo, conclude: “In Italia ci ostiniamo a voler credere di vivere nel
migliore dei mondi possibili. Non è così”.
Queste
dichiarazioni sono state fatte mentre una platea di generali, ammiragli,
colonnelli lo applaudivano forsennatamente – secondo quanto scrive La Stampa.
Bertolini
ricorda ai suoi, ma dovrebbe servire a ricordarlo ai nostri, che l'imperialismo
è guerra. Che l'imperialismo italiano è in guerra nei diversi scacchieri e prepara
la partecipazione italiana alla guerra più generale delineata dal Vertice Nato
di Varsavia.
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