Lo scorso Martedì si è tenuta un'assembla di movimento al CSOA Ex Karcere di Palermo in seguito all'ennesimo atto repressivo contro i militanti No Muos.
Stavolta trattasi di 4 fogli di via emessi dalla Questura di Caltanissetta verso 4 compagni e studenti dell'area Autonomia Contropotere a cui si "vieta" di fare ritorno a Niscemi.
Vi è stato un breve dibattito, a cui abbiamo partecipato, dove in particolare si è discusso su due questioni: la partecipazione al prossimo corteo No Muos dell'8 Agosto e come organizzarsi per rispondere alla repressione dello stato in generale e in particolare contro il movimento No Muos.
Il presente scritto non vuole essere un report dell'assemblea bensì un contributo di riflessione circa alcuni aspetti politici e ideologici emersi dalla stessa.
Diciamo fin da subito che dopo aver fatto un'analisi generale sulla repressione che lo Stato borghese mette in campo contro settori sociali e individui che a differenti livelli vengono colpiti e, raggiungendo una sostanziale convergenza sulla necessità di rispondere a tutto ciò, a nostro avviso il dibattito non è riuscito a dare le risposte adeguate che la situazione attuale richiede.
Ma andiamo per gradi:
- Circa la partecipazione al corteo, le modalità sono state condivise dall'assemblea e come riportato dalla conferenza stampa che i compagni interessati dal provvedimento repressivo hanno tenuto, le anime del movimento No Muos palermitano rimandano al mittente il tentativo di intimidazione e torneranno a Niscemi senza nessun pentimento ma rivendicando ancora una volta tutte le pratiche conflittuali e di lotta attuate in questi anni. Da un punto di vista strategico e di analisi politica circa il movimento No Muos l'assemblea ha registrato delle differenze di non poco conto: Abbiamo sostenuto che a nostro avviso è necessario che il movimento rivoluzionario e le avanguardie diano un contributo al movimento No Muos arricchendo l'analisi politica del movimento stesso e non limitandosi a delle semplici rivendicazioni di tipo "sindacale" quali la questione della nocività per la salute della popolazione causata dal Muos. Ci vuole invece un impegno ulteriore nella denuncia e mobilitazione dicendo innanzitutto che il Muos è uno strumento di guerra di importanza strategica per l'imperialismo, Usa in particolare. Nell'attuale contesto del mediterraneo e del Medio Oriente guardando alla situazione di Siria, Palestina ed Irak in particolare dove si prospetta un possibile nuovo intervento diretto degli USA in chiave anti-ISIS, il Muos è uno strumento fondamentale e funzionale per le attuali e nuove guerre di aggressioni.. I niscemesi e il movimento No Muos devono quindi "accettare la sfida" seriamente opponendosi con tutte le forze che il proprio territorio sia utilizzato a fini bellici dall'Imperialismo. Quindi acquisire una maggiore coscienza che lottare contro la guerra significa indirettamente lottare per la propria salute dato che il problema di leucemie e tumori causato dal Muos non cade dal cielo ma è altamente correlato alla finalità del Muos stesso che è fonte di morti sia "all'esterno" che all'interno".
- Circa a risposta alla repressione, l'Ex Karcere ha proposto la formazione di una cassa di resistenza limitatamente al movimento palermitano e limitatamente alla questione No Muos.
Sulla prima questione il compagno dell' Ex Karcere ha tenuto a ribadire che la loro analisi sul movimento No Muos è differente dalla nostra. Innanzitutto a loro avviso se siamo in presenza di un riflusso del movimento ciò è da addebitare al fatto che troppo poco si è puntato sulla questione salute tema che potrebbe mobilitare più niscemesi. Al contrario puntare sulla questione della guerra e dell'imperialismo essendo tematiche "astratte" e "ideologiche" sarebbe utile solo per mobilitare "un centinaio di militanti" non la popolazione di Niscemi a cui "non gliene frega niente se la guerra non arriva a casa loro" e che invece si mobiliterebbe sicuramente in forme più copiose se fosse meglio a conoscenza dei rischi riguardanti la salute a cui vanno incontro: d'altronde "i siciliani ragionano che se ti toccano un familiare lo difendo a tutti i costi".
Da un punto di vista politico questa posizione è economicista e mostra un approccio alla politica di tipo "sindacalista" e da lotta economica/rivendicativa quando invece la lotta contro il Muos, come detto su e com'è evidente, è una lotta che coinvolge l'imperialismo americano, l'imperialismo italiano colluso con quest'ultimo, il governo regionale e quelli locali. E' una battaglia internazionalista e anti-imperialista, ridurla ad una questione rivendicativa, particolarista e localista denota un ristretta visone politica e strategica. Se i niscemesi non capiscono la loro importanza strategica nel contrastare l'imperialismo e il governo e si limitano a pensare come il compagno dell'Ex Karcere che si tratti solo di una lotta per "difendere la famiglia", difficilmente a nostro avviso si raggiungerà l'obiettivo perchè mancherà la coscienza adeguata per capire l'importanza piena di questa battaglia e di conseguenza la tattica adeguata da mettere in campo da un punto di vista di MASSA.
Rimanendo sulle masse popolari, che è il punto centrale della questione e che come gridiamo spesso negli slogan "scrivono la storia", dalla posizione dei compagni si evince una totale sottovalutazione e disprezzo di fatto per le masse popolari. Perchè i niscemesi non dovrebbero capire che il Muos ha a che fare con la guerra? Perchè escludere a priori che la coscienza media del niscemese/siciliano non possa andare oltre i meri interessi privati/familiari?
O al contrario, forse sono le cosiddette "avanguardie", come in questo caso l'Ex Karcere, che avendo questa visione che sottovaluta il ruolo delle masse popolari, contribuiscono a far rimanere quest'ultime arretrate?
Infine, sentire da un compagno "comunista" che l'anti-imperialismo sia una questione "astratta" lascia un po' perplessi...
Sulla seconda questione, abbiamo detto che a nostro avviso e per tutto quello che era emerso dagli interventi, la lotta alla repressione non può limitarsi alla creazione di una cassa di resistenza. la questione va affrontata su un piano politico superiore e non meramente organizzativo. Abbiamo ribadito ancora una volta (come facciamo ormai da anni) che è necessaria la costituzione di un organismo ad hoc come il Soccorso Rosso Proletario per organizzare iniziative e per meglio rispondere unitariamente alla repressione. Recentemente in Francia vi sono stati tentativi positivi che vanno in questa direzione. Se il nemico è organizzato e attacca sistematicamente chi lotta, nel nostro campo dobbiamo fare lo stesso, puntando ad un maggior livello organizzativo e capacità di mobilitazione su questo terreno nonchè capacità aggregativa dei soggetti colpiti.
Il compagno dell'Ex Karcere ha ribadito ancora una volta che loro non sono interessati a strutture politiche di questo tipo come il Soccorso Rosso Proletario e che la loro proposta della cassa di resistenza ha l'obiettivo pratico di sostenere i compagni colpiti da multe o che devono fronteggiare i costi dei processi senza sentire la necessità di una struttura che si occupa di altro ancora. Per l'ennesima volta sentiamo dire a questi compagni che "chi fa questo tipo di politica deve mettere in conto la repressione e che è normale che ci sia". I compagni dicono questo per dire che non bisogna "stupirsi" se veniamo colpiti dalla repressione quindi, in un certo qual modo non c'è bisogno di "particolari" o "straordinarie" iniziative o organismi politici.
Invece noi diciamo, appunto perchè la repressione "è da mettere in conto", che diventi essa stessa un fronte di lotta in cui serve organizzazione per poterla meglio fronteggiare senza lasciare questa questione al caso o semplicemente ad avvocati e/o casse di resistenza. Anche su questa questione l'approccio di questi compagni è economicista.
Speriamo che questo piccolo contributo critico dia inizio ad un serio confronto e dibattito politico su queste questioni che ci permettano di avanzare tutti a danno del nemico.
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