venerdì 13 giugno 2025

pc 13 giugno - L'attacco all'IRAN - la posizione internazionalista di proletari comunisti - comunicato n. 1

L’attacco israeliano a regia Usa contro l’Iran estende ancor 
più i piani di grande Israele e controllo monopolistico 
dell’imperialismo, Usa in testa, nel Medio Oriente delle 
fonti energetiche e geostrategiche e tassello della guerra 
inter/imperialista mondiale verso cui marciano con la Nato/
Italia compresa.
Sempre più quindi la lotta e la resistenza del popolo 
palestinese è necessaria e al servizio della lotta generale 
delle masse arabe nell’area e dei proletari oppressi del 
mondo.
Fermare il genocidio e la guerra sionista imperialista
Solidarietà all’Iran e alle masse iraniane attaccate
Sostegno alla resistenza palestinese e a tutte le resistenze 
e lotte di liberazione dei proletari e dei popoli
La guerra imperialista si può fermare solo se avanza la 
guerra popolare
Lottiamo nel nostro paese per rovesciare il governo fascio/
imperialista e guerrafondaio, complice di Trump/Netanyahu,
della Meloni
In piazza in tutte le forme possibili e necessarie. 

proletari comunisti info pc.rored@gmail.com giugno 2025

info stampa

Circa 200 aerei militari israeliani, nella notte tra il 12 e il 13 giugno, si sono alzati in volo e sono entrati nello spazio aereo iraniano. Superate con facilità le difese di Teheran, hanno iniziato a bombardare diversi siti nucleari e i luoghi dove risiedevano i vertici delle forze armate iraniane. Tel Aviv gli ha definiti “attacchi preventivi”: secondo il governo Netanyahu, il programma nucleare del Paese rivale aveva raggiunto uno stadio troppo avanzato. Tant’è che il primo ministro Benjamin Netanyahu, in un videomessaggio, ha già anticipato che l’operazione “durerà il numero di giorni necessari per eliminare questa minaccia”.

“Abbiamo colpito il cuore del programma di arricchimento dell’uranio dell’Iran. Abbiamo colpito il cuore del programma nucleare militare dell’Iran. Abbiamo preso di mira il principale impianto di arricchimento dell’Iran a Natanz”, ha aggiunto Netanyahu, spiegando che sono stati eliminati gli “scienziati iraniani” che lavoravano “alla bomba nucleare”. Israele ha dichiarato, nelle stesse ore, lo stato di emergenza per la risposta iraniana, che ha lanciato un centinaio di droni verso Tel Aviv. L’Idf è

al lavoro per intercettarli, ma Netanyahu ha fatto intendere che la guerra potrebbe durare a lungo: “Stiamo ottenendo risultati, ma so, e lo sappiamo tutti, che non esistono guerre facili”, perciò i cittadini potrebbero trascorrere “periodi molto più lunghi nei rifugi rispetto a quelli a cui eravamo abituati fino ad ora”.

L’Agenzia internazionale per l’energia atomica è in contatto con l’Iran per monitorare il livello di radiazioni. Alcuni suoi ispettori si trovano nel Paese. A preoccupare è il sito di Natanz, uno degli obiettivi principali dell’aggressione israeliana. Gli Stati Uniti, tramite Donald Trump, hanno affermato di essere stati messi al corrente dell’attacco, ma di non essere coinvolti. Tuttavia, i jet militari stanziati in Medio Oriente sono pronti a sostenere le forze armate israeliane per difendere il territorio di Tel Aviv da droni e missili. È verosimile che i colloqui sul nucleare, previsti nelle prossime ore in Oman tra iraniani e statunitensi, saltino.

Israele, l’attacco all’Iran è solo l’inizio

Con l’attacco di Israele all’Iran emerge finalmente il vero significato della presidenza Trump e il reale ruolo strategico di Israele nello scacchiere occidentale: quello di punta di lancia, in tutto il Medio Oriente,...

Questo è il punto centrale del nuovo accordo tra Trump e Netanyahu: l’assunzione, da parte di Israele, di un ruolo che va oltre i suoi obiettivi nazionali di risoluzione definitiva — in chiave sionista — della questione palestinese, per assumere esplicitamente una funzione diretta e attiva, di tipo strategico e geopolitico, all’interno del dispositivo di dominio globale del sistema atlantico.

È evidente che un attacco di tale portata non può non essere stato concordato con il Pentagono e con la presidenza USA, data la necessità di una copertura totale di cui Israele avrebbe bisogno in caso di possibili controffensive.

È altresì evidente che questo salto di qualità nel ruolo strategico di Israele implica una garanzia americana a sostegno della sua azione di annessione genocida su Gaza, e — a nord — la garanzia del mantenimento delle sue nuove posizioni militari nelle vicinanze di Damasco, in territorio siriano, occupato in concomitanza con la caduta di Assad.

In questo scenario risulta determinante il formidabile dispositivo militare statunitense che occupa di fatto l’intera Giordania orientale, in prossimità dei tre confini con Siria, Iraq e Arabia Saudita, costituendo una vera e propria trincea avanzata a protezione di Israele contro l’Iran e contro i territori sciiti iracheni.

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