venerdì 13 agosto 2021

pc 13 agosto - La Lega di Salvini è una cloaca piena di fascisti e delinquenti: il caso Durigon

La Lega del fasciopopulista Salvini, componente del governo Draghi, è pieno zeppo di schifezze umane che di tanto in tanto danno libera voce al loro humus nero, perché in questo partito razzista, omofobo e fascista si sentono a casa loro: questa volta è il caso del leghista Durigon che ha detto in una assemblea pubblica di voler togliere al giardino comunale della sua città il nome “Parco Falcone-Borsellino” per omaggiare il fratello del duce, presente Salvini che non ha battuto ciglio, come riporta la stampa.

Da più parti sono state chieste le dimissioni del porco fascista, sottosegretario all’economia, e sono state ricordate pure alcune delle sue altre “uscite” come quella sul generale della Finanza che indaga sui 49 milioni rubati dalla Lega: “il generale che indaga, Zafarana, l’abbiamo messo noi”, rassicurando tutti i complici della banda. Tipico esempio di corruzione applicata dei peggiori regimi genocidi.

Per questioni tecniche la decisione finale sembra essere nelle mani di Draghi e quindi si attende.

Le frasi di Durigon, e non crediamo sia stato un caso, sono state pronunciate quasi nelle stesse ore in cui si commemoravano le 560 vittime del nazifascismo di Sant’Anna di Stazzema.

Naturalmente le dimissioni o la cacciata come sottosegretario (se ci saranno) sono ben poca cosa per tipi come questi… e ciò solo guardando all’attuale contenuto della Costituzione italiana.

In ogni caso, queste affermazioni, hanno perfino indignato, se così possiamo dire, il quotidiano dei padroni che ha voluto ricordare in un suo articolo al tizio chi era il fratello del duce (legato all’assassinio di Matteotti) e il livello di corruzione che imperava durante il regime che a lui e ai suoi compari tanto piace.

“Uomo di fiducia del duce

“Il fratello minore la cui immagine Benito Mussolini aveva cercato di ‘ripulire’, subito dopo la morte (avvenuta per infarto nel 1931), dalle voci di affarismi e speculazioni economiche che ne avevano accompagnato la carriera sempre al fianco del duce: uomo di fiducia con un ruolo centrale nella riorganizzazione della stampa ma anche nella definizione del rapporto tra il fascismo e la Chiesa cattolica. Un attore nella stabilizzazione del regime di cui incarna anche una caratteristica tenuta ben nascosta dalla dittatura ma ormai portata alla luce da tempo dagli studi storici: la corruzione.

“La «convenzione Sinclair»

“La vicenda più grande fu l’affare Sinclair Oil: dopo lunghe trattative, nel 1924 la compagnia petrolifera americana si assicurò il monopolio di ricerche sul territorio italiano pagando tangenti a membri del governo fascista ma anche ad Arnaldo Mussolini. Qualcuno, però, era riuscito a ottenere le prove di quei finanziamenti occulti ed era pronto a denunciare: si chiamava Giacomo Matteotti. Gli fu impedito. Il 10 giugno 1924, giorno del suo omicidio, il deputato socialista avrebbe dovuto tenere un discorso alla Camera dopo quello celebre (e rimasto suo ultimo) sui brogli elettorali del fascismo. Secondo molti storici (tra questi Emilio Gentile) fu questo il motivo della sua uccisione. Venne ucciso perché non svelasse uno scandalo finanziario che coinvolgeva anche Arnaldo Mussolini. Di cui restano celebri le dichiarazioni a favore del fascismo durante tutta la vicenda Matteotti e ormai accertati i legami con gli esecutori di quel delitto.”

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