lunedì 23 marzo 2020

pc 22 marzo - Dagli operai della Tenaris Dalmine

In queste ore gli operai della Tenaris Dalmine chiedono: ma la Tenaris la settimana prossima dovrebbe rimanere aperta o chiusa? Perché con il nuovo decreto firmato ieri sera in teoria non dovrebbe aprire, in quanto il codice di riferimento della fabbrica siderurgica non sarebbe contenuta nella lista dei settori produttivi essenziali....

primo
la Dalmine non è mai stata chiusa. Sin dagli inizi di marzo l'azienda con gli RLS fiom fim uilm aveva imposto delle procedure che gli operai dovevano sottoscrivere nei reparti per continuare a lavorare anche in presenza di rischio patogeno, anticipando la sostanza di quanto contenuto nel Protocollo anti COVID-19 nei luoghi di lavoro firmato il 14 marzo da OO.SS/GOVERNO/ASSOCIAZIONI PADRONALI in cui si sancisce di fatto AI LAVORATORI OBBLIGHI E AI PADRONI LA SALVAGUARDIA DELLA PRODUZIONE. (https://proletaricomunisti.blogspot.com/2020/03/pc-14-marzo-tenaris-dalminecoronavirus_14.html)

secondo
fiom fim uilm con l'azienda, visti i malumori in fabbrica e gli oltre 200 operai in malattia, hanno fatto un accordo che punta a conciliare/subordinare l'interesse degli operai con quello dell'azienda; cosi dopo settimane di emergenza virus si prende a pretesto una commessa urgente di bombole per ossigeno che non si facevano da tempo e che saranno pronte tra mesi per continuare a lavorare dal 16 al 22 marzo (poi prolungato fino al 29 marzo) con i "volontari", visto che non era più possibile lavorare a pieno regime produttivo...; Grazie che poi il delegato FIOM Bianchini dichiara: "Non è stato nemmeno necessario minacciare lo sciopero, l’azienda stessa è consapevole che in questo momento non ha senso continuare  a produrre in queste condizioni..". 
Ma quali sarebbero le diverse condizioni della produzione? Basta vedere quello che sta succedendo in questi giorni nel reparto di Sabbio, in cui si sta spingendo sui ritmi e sulla produttività per fare in 1 mese il lavoro di 2 mesi, invece di scaglionare la produzione area per area (a isole), utilizzando solo gli operai che servono e quindi non tutto il turno, ma postazione per postazione, sia per svuotare la linea dal prodotto che era già in ciclo e sia per iniziare quello per ossigeno.
Invece il vecchio prodotto  non è stato  sospeso e si è continuato a produrre fino a giovedì; pertanto solo giovedì le bombole ossigeno sono iniziate ad entrare in ciclo...

Quello che è successo alla Dalmine rispecchia quello che sta succedendo in queste ore anche rispetto al decreto del governo per la chiusura delle attività cosiddette non essenziali, dove i padroni non vogliono chiudere quasi niente o comunque vogliono anteporre sempre la logica del profitto a quella della salute dei lavoratori e della collettività.
Questo impone agli operai di ragionare e non accettare di lavorare comunque e senza la massima sicurezza.
Oggi quello che servirebbe è un decreto per imporre alle aziende di convertire la produzione per quello che serve all'emergenza e che anche questa produzione deve essere fatta con una organizzazione del lavoro modificata e funzionale a garantire la massima sicurezza degli operai,

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