martedì 16 luglio 2019

pc 16 luglio - Imperialismo italiano e corsa agli armamenti - editoriale

L’imperialismo italiano e il governo fascio-populista conducono in silenzio una politica di armamento e rafforzamento militare che sottrae fondi dello Stato alle spese sociali e alimenta militarismo e interventi militari nello scacchiere mondiale e in primis nel Mediterraneo.
Ministri deboli e poco significativi si sono succeduti nei recenti governi dell’imperialismo italiano, figure squalificate di “marionette” dei militari, come è stata la Pinotti dei governi di centrosinistra e l’attuale Trenta.
I portavoce dei militari, però, attraverso articoli di stampa vogliono di più di quello che hanno avuto e perorano un incremento delle spese militari.
Scrive uno di questi, Alessandro Orsini, su Messaggero: “I paesi europei che per popolazione, ricchezza, potrebbero diventare grandi potenze, Francia, Germania, Inghilterra, Italia, non lo sono riusciti a diventare”. E qui gli sfugge che Hitler ci riuscì: “Hitler fu vicino al traguardo dell’egemonia in Europa, ma gli americani si dissanguarono per ostacolarlo, alleandosi perfino con i sovietici”.
Oggi, quindi, mentre gli Stati Uniti sono impegnati a contrastare la nuova Cina imperialista e concentrano gli investimenti maggiori in quell’area, è, secondo questo autore, necessario che gli Stati imperialisti europei crescano e si conquistino questo ruolo di potenza.
Questo scenario internazionale, grossolano, ha lo scopo però a dare valore a ciò che ad Orsini interessa:
“Tutto questo aiuta a comprendere meglio il Documento programmatico pluriennale 2019/2021, presentato alcuni giorni fa dal Ministro Trenta, in cui si legge che l’Italia sta aumentando la spesa per la Difesa: “nel 2019 l’Italia spenderà poco più di 21 miliardi euro, pari a 1,2% del Pil previsionale, rimanendo però ancora lontana dalla spesa minima richiesta ai paesi nato, pari al 2% del Pil”.
Quindi, mentre il governo fascio-populista strilla ai controlli e condizionamenti che gli vengono dalla UE e ne accetta in sostanza i tagli alle spese sociali, agli investimenti per il lavoro e perfino a quelli che ritengono essere i loro ‘cavalli di battaglia’; sul fronte delle spese militari e gli interessi dell’imperialismo Usa, Europa, ecc. fanno giganteschi aumenti e ne annunciano altri ancora più consistenti.

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