venerdì 12 luglio 2019

pc 12 luglio - Genova - il CALP denuncia Bahri Jeddah “A bordo elicotteri da guerra ed esplosivo” destinati al regime indiano

Razzi di segnalazione contro la Bahri Jeddah, il Calp: “A bordo elicotteri da guerra ed esplosivo”

Per il collettivo autonomo lavoratori portuali "quella compagnia non deve più attraccare nel nostro porto"
Genova. Alcuni razzi di segnalazione sono stati sparati questa mattina in direzione della Bahri Jeddah, la nave della compagnia saudita attraccata come sempre al terminal Gmt, per imbarcare a Genova questa volta materiale civile. Ma, dopo aver impedito per ben due volte, l’imbarco di gruppi elettrogeni ad uso militare su altre due navi della compagnia, la battaglia dei portuali del Calp prosegue.
In un post sulla pagina del collettivo il Calp pubblica una foto che mostra la stiva della nave dove
sono stati imbarcati fr l’altro elicotteri da guerra destinati all’Indian Air Force. “Apparentemente Boeing Chinook, quindi di produzione statunitense. Su Wikipedia si può facilmente verificare le commesse del 2015 e 2017 dell’aeronautica militare indiana con la Boeing: 21 Apache, 15 Chinook, in consegna a partire dal 2019”.
Secondo i portuali a bordo della Jeddah ci sarebbero anche 12 container di esplosivo.  “Dove sia diretto l’esplosivo non lo sappiamo – scrivono – ma i porti che toccherà la Bahri Jeddah sono i seguenti: Alessandria e Port Said in Egitto, Jeddah in Arabia Saudita, Gibuti (praticamente una sommatoria di basi militari), Jebel Ali e Abu Dhabi negli Emirati, Damman ancora in Arabia, Mundra e Mumbay in India. Arabia Saudita ed Emirati Arabi sono coinvolti nel conflitto in Yemen”.
Per quanto riguarda gli elicotteri destinati all’India i portuali ricordano come “il conflitto nella zona di confine del Kashmir tra India e Pakistan dura da quasi mezzo secolo” e “forse i carri armati partiti anch’essi dal GMT quest’inverno e diretti a Karachi, Pakistan, saranno funzionali alla medesima guerra”.
Per il Calp occorre “lottare perché la compagnia Bahri non attracchi più nel nostro porto, né in altri vicini, come già successo a Bilbao”.
“A chi ci rimprovera di far perdere del lavoro ai nostri stessi colleghi – dicono – rispondiamo che qualche turno in più non può valere morte e distruzione per migliaia di persone. Non possiamo e non vogliamo collaborare e invitiamo tutti ad organizzarsi per costruire le prossime iniziative di lotta contro il passaggio di questa flotta e il traffico di armi nel porto di Genova”.            

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