In occasione dello sciopero del 12 dicembre, diverse realtà hanno assunto una posizione diversa dalla nostra, alcune per puro movimentismo, altri per opportunismo. Quello che ci dispiace è che anche i compagni di Clash City Workers (CCW) hanno assunto una posizione
per noi non condivisibile.
Ne riportiamo sotto stralci
della parte finale del loro comunicato "Siamo solo all'inizio! Alcune
riflessioni verso (e oltre) lo sciopero generale del 12".
La prima cosa di cui i compagni non tengono conto è che lo sciopero generale fatto il 12 e condiviso con UIL e UGL segnava un il cambio di passo nettamente indietro, di
freno e in contrasto rispetto alla manifestazione del 25 ottobre a Roma, con circa un milione in piazza, che aveva praticamente imposto alla CGIL di andare allo sciopero generale e di annunciarlo per il 5 dicembre con la forte pressione
del movimento dei lavoratori e delle masse popolari di
andare, non ad uno dei soliti e normali "scioperi generali" che, appunto,
normalmente ad ogni nuovo governo o manovra complessiva antipopolare si fa,
ma ad uno sciopero generale vero che facesse cadere i provvedimenti odiosi del jobs act e l'attacco
all'art.18 e non solo.
La Cgil che
indice lo sciopero generale per il 5 dicembre sulla spinta del milione di
lavoratori e studenti del 25 ottobre era "costretta" a proclamarlo, sia pur
temendo che i lavoratori e il movimento di lotta se lo prendessero nelle
proprie mani; la Cgil che invece indice lo sciopero del 12 insieme alla Uil
è la Cgil che rientra nei ranghi.
CCW in tutto il loro lungo testo invece non sollevano vere critiche
ai sindacati confederali, ma sono al massimo appunti, punzecchiature senza una analisi seria. CCW si limita a criticare Cgil, Uil di
"insufficienza" (quasi organizzativa) che i compagni dovrebbero "colmare", delineando per i compagni un ruolo di portatori d'acqua al mulino dei sindacati confederali. Tutto
questo non è stare "nel fuoco della lotta", questo è di fatto codismo che accompagna lo spegnimento di quel "fuoco". Dire
che "sappiamo bene che la Cgil non è certo un'organizzazione
rivoluzionaria", non basta certo. Perchè bisogna pure sapere che lo sciopero generale,
fatto insieme al sindacato, Uil, apertamente
filopadronale, braccio destro
del fascismo padronale alla Marchionne, fatto volutamente dopo
che i provvedimenti sono passati, questo sciopero non va bene comunque e non dà opportunità ai compagni e al sindacalismo di classe... Certo che
i padroni non vogliono mai neanche un'ora di sciopero, ma dov'è tutta la
loro preoccupazione dopo il 12?
Lo sciopero del 12 in realtà
frena, blocca un processo nazionale di crescita e combattività del
movimento di opposizione generale proletaria e popolare; "bruciato" lo sciopero generale - ora è difficile dare credibilità a uno sciopero generale vero che serve ai lavoratori. Non comprendere questo, o è opportunismo, o è
incomprensione concreta o molto superficiale delle dinamiche nel movimento dei lavoratori, o è espressione di un difensivismo che
li fa essere alla coda dei lavoratori comunque si muovano e lottino, e chiamando gli studenti
ad andare alla coda di uno sciopero generale saldamente in mano alle
direzioni di cgil, uil - altro che autonomia!
Anche il fatto di fare
lo sciopero generale prima che il jobs act e cancellazione art. 18 passasse,
o farlo dopo, nel movimento effettivo dei lavoratori non è cosa da poco, ne va del peso e, qui sì, della continuità
dello sciopero generale.
Lasciamo dire alle direzioni di cgil, uil che
comunque la lotta continua sui "decreti attuativi" - è quello che hanno
voluto questi sindacati con lo sciopero del 12, vale a dire: tornare ai
Tavoli di concertazione col governo Renzi; ma noi non possiamo prenderci e
prendere in giro. Questi pesantissimi e, per lo Statuto dei Lavoratori,
storici attacchi sono per ora passati eccome. Nè anche noi dobbiamo metterci
ad illudere i lavoratori che questo non pesi negativamente o, peggio, che
dobbiamo cercare di strappare qualche misero risultato.
Chi viene incoraggiato dallo sciopero del 12 è certo
Renzi che può passare ad altri nuovi pesantissimi
attacchi (le voci padronali su marciare contro lo stesso diritto di sciopero
cominciano ad essere più insistenti...), e possiamo dire (facendoci male)
che purtroppo attualmente il nostro "migliore alleato" è lo stesso Renzi...
Ma non è che dobbiamo sempre agire nella situazione più difficile, con la
logica del tanto peggio tanto meglio; non è che non sarebbe stato utile per
dare spinta e fiducia nella lotta al movimento proletario e popolare che
quei provvedimenti fossero stati ostacolati da un vero sciopero generale.
I compagni del CCW parlano
ad un certo punto di "vincere", ma seguendo questa strada, di cui lo sciopero del 12 è espressione i lavoratori per ora perdono
sempre...
Nè si può giustificare la posizione sul 12 con propositi detti dal CCW nel finale del documento: "far fruttare i contatti presi,
mantenerli, creare ulteriori momenti di discussione, ragionare insieme su
cosa resta della giornata e come si può continuare, proponendo piccole
azioni volte a intercettare il malcontento che una sola giornata non può
spegnere...". E' una logica francamente 'gruppettara'.
Il movimento dei lavoratori ha bisogno di ben altro.
(Dal comunicato del CCW)
12 dicembre
- "...tale data diventa - anche oltre chi l'ha convocata - l'occasione per
dire che non ci hanno abbattuto con un voto, per cogliere quel sentimento di
opposizione al Governo che finalmente si sta diffondendo nella
società... Alcuni dicono che questo sciopero viene troppo tardi e che
è ormai inutile: abbiamo visto nel merito perché non è così. Rispetto al
decreto attuativo sul contratto a tutele crescenti, ad esempio, lo sciopero
è quasi preventivo! Certo, tutti vorremmo sempre uno sciopero generale a
ogni nuovo Governo... Ma sappiamo anche che la CGIL non è certo
un'organizzazione rivoluzionaria. Insomma, ai fini della lotta, che durerà
mesi, lo sciopero non arriva in ritardo, né tantomeno è inutile!Lo
dimostra il fatto che sarebbero tutti più contenti - Governo, Confindustria,
giornalisti prezzolati - se non si scioperasse... i padroni avrebbero
preferito che questo sciopero non ci fosse...l'arma dello sciopero,
soprattutto se generale, è ancora potentissima... Ovviamente anche qui siamo
di fronte a un'insufficienza della CGIL e della UIL, ma siamo noi a doverla
colmare, creando le condizioni per far cioperare altri lavoratori o non far
"funzionare" regolarmente le città etc. non possiamo avere
un'impostazione settaria, che non ci fa fare un passo in avanti. Se milioni
di lavoratori, in un contesto di attacco così forte ai diritti, reagiscono e
strappano uno sciopero, non si può rimanere a guardare e sperare magari che
fallisca: è interesse di tutti che la giornata riesca... il 12 dicembre
deve essere solo un inizio.
1. Renzi ormai deve andare fino in fondo...;
2. l'attenzione della base dei lavoratori c'è, e pesa... Insomma,
anche dopo il 12 dicembre il problema "conservazione della propria struttura" resta per la stessa CGIL. Che sarà costretta a fare qualcosa.
Perché se si ritirano ora, perderebbero certo iscritti... E se i lavoratori non si iscrivono e non partecipano non si possono fare le RSA, l'organico
diminuisce velocemente etc. Un vero dramma per una burocrazia
sindacale..Ok, ma la nostra autonomia? Di sicuro la prima opportunità
è rappresentata dal fatto che le dirigenze sindacali affrontano con enorme
paura questi momenti di mobilitazione... La seconda opportunità è
rappresentata dal fatto che le dirigenze sindacali non godono in questi anni
di particolare stima da parte dei lavoratori. Noi dobbiamo essere quella
forza, quell'immaginazione, dare e darci gli strumenti necessari,
innestandoci in quella diffusa insoddisfazione rispetto a "capi" che hanno
ampiamente provato la loro inconseguenza.
La terza opportunità è
rappresentata dal fatto che uno sciopero non è fatto solo da una giornata:
c'è un prima, un durante e un dopo. C'è una preparazione, c'è uno
svolgimento e c'è una "coda"... Nella preparazione è importante avviare
momenti di confronto fra lavoratori e con i lavoratori...
E ancora, il
giorno stesso dello sciopero: si può partecipare ai picchetti, aiutare a
bloccare la produzione. E durante i cortei ci teniamo le mani
libere...
Infine c'è il "dopo". Nel dopo è importante far fruttare i
contatti presi, mantenerli, creare ulteriori momenti di discussione,
ragionare insieme su cosa resta della giornata e come si può continuare,
proponendo piccole azioni volte a intercettare il malcontento che una sola
giornata non può spegnere... perché, anche una volta ottenuta l'approvazione
del Jobs Act, i nodi irrisolti dell'economia italiana, e dunque lo scontro
fra le classi e all'interno della stessa borghesia, fra le sue differenti
fazioni, non sono affatto risolti..."
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