lunedì 23 giugno 2025

pc 23 giugno - L'attacco dell'imperialismo USA all'Iran colpisce e aggrava la crisi dell'economia mondiale

L’attacco degli Usa all’Iran preoccupa seriamente l’economia globale che “già fragile, rischia con aumento di petrolio” scrive il Sole24Ore di oggi che mette in guardia, anche se in modo molto cauto, sui pericoli reali delle iniziative dell’imperialismo Usa.

E questo non solo perché da “Trump ci si può aspettare di tutto”, ma perché già “Negli ultimi mesi la Banca Mondiale, l'Ocse e il Fondo monetario internazionale hanno rivisto al ribasso le previsioni di crescita globale. Un aumento significativo dei prezzi energetici o nuove turbative commerciali agirebbero come ulteriori freni all'economia.” E, inoltre, “Un conflitto in espansione aumenta il rischio di un rialzo dei prezzi del petrolio e di conseguenza dell'inflazione.”

“Conflitto in espansione” lo chiamano gli analisti Bloomberg Economics: «Vedremo come risponderà Teheran, ma l'attacco (USA, ndr) probabilmente mette il conflitto su un percorso di escalation».

E anche l’economia degli Usa, oltre a subire dall’agenzia di rating Moody’s il declassamento per la

prima volta in assoluto da AAA ad AA1, arranca intorno all’1%: “Non si può ignorare che la Fed ha rivisto al ribasso la crescita statunitense, dall'1,7% all'1,4%.”

“I nodi – economici” continua il quotidiano dei padroni italiani “stanno venendo al pettine, incominciano a vedersi i primi segni. Il conto che il mondo dovrà pagare sarà molto alto.” Anche perché “Un conflitto aperto e prolungato tra Stati Uniti e Iran è una possibilità che non può più essere esclusa.”

In tutto questo, dopo aver elencato le guerre in corso, comprese quelle in Africa, e l'aumento della spesa militare che nel 2024 nella sola Israele è cresciuta del 65%, fino a 46,5 miliardi di dollari, come riporta lo Stockholm International Peace Research Institute (soldi e armi che provengono essenzialmente dagli USA), il quotidiano di sofferma sui pericoli imminenti: “Due sono gli elementi che il mondo teme maggiormente. Il primo è la chiusura dello stretto di Hormuz. Questo collo energetico collega il Golfo Persico all'Oceano indiano, largo appena 33 km nel punto più stretto. Ogni giorno vi transitano tra i 17 e i 20 milioni di barili di petrolio, pari al 20, 25% del consumo globale.”

Potrebbe l’Iran bloccarlo? Risposta, sì: “L'Iran dispone di mine marine, sottomarini, droni navali e una flotta di imbarcazioni veloci, alcune suicide capaci di saturare le difese con tattiche “a sciame” … Tutti ricordano l’attacco del 2019. I droni dei ribelli yemeniti Houthi, con supporto iraniano, colpirono gli impianti sauditi di Abqaiq e Khurais, riducendo la produzione di 5,7 milioni di barili al giorno, metà del totale saudita … Un blocco di Hormuz potrebbe spingere il barile fino a 130 dollari, stimano, gli analisti.”

Senza contare che la Cina è il maggiore acquirente di petrolio iraniano e subirebbe gravi conseguenze. Così come l’Europa nell’immediato perché non “si tratta poi solo di petrolio. Il Qatar, che fornisce circa il 20% del gas liquefatto mondiale esporta esclusivamente via Hormuz. Le conseguenze di un blocco di Hormuz sono facilmente immaginabili. L'impatto sull'Europa immediato.”

Gli effetti dell’attacco all’Iran, da questo punto di vista fanno coppia con l’introduzione dei dazi nei confronti dei paesi di tutto il mondo, significa gettare benzina sul fuoco della crisi economica mondiale, è come un cane che si morde la coda… Trump, in nome dell’imperialismo americano, attacca l’Iran come risposta alla crisi e nel frattempo aggrava una situazione che diventa sempre più senza via d’uscita.

La via d’uscita che gli rimane è la guerra imperialista, perché l’imperialismo è guerra!

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