L’attacco degli Usa all’Iran preoccupa seriamente l’economia globale che “già fragile, rischia con aumento di petrolio” scrive il Sole24Ore di oggi che mette in guardia, anche se in modo molto cauto, sui pericoli reali delle iniziative dell’imperialismo Usa.
E questo non solo perché da “Trump ci si può aspettare di
tutto”, ma perché già “Negli ultimi mesi la Banca Mondiale, l'Ocse e il Fondo
monetario internazionale hanno rivisto al ribasso le previsioni di crescita
globale. Un aumento significativo dei prezzi energetici o nuove turbative
commerciali agirebbero come ulteriori freni all'economia.” E, inoltre, “Un
conflitto in espansione aumenta il rischio di un rialzo dei prezzi del petrolio
e di conseguenza dell'inflazione.”
“Conflitto in espansione” lo chiamano gli analisti Bloomberg
Economics: «Vedremo come risponderà Teheran, ma l'attacco (USA, ndr)
probabilmente mette il conflitto su un percorso di escalation».
E anche l’economia degli Usa, oltre a subire dall’agenzia di rating Moody’s il declassamento per la
prima volta in assoluto da AAA ad AA1, arranca intorno all’1%: “Non si può ignorare che la Fed ha rivisto al ribasso la crescita statunitense, dall'1,7% all'1,4%.”“I nodi – economici” continua il quotidiano dei padroni italiani “stanno venendo al pettine, incominciano a vedersi i primi segni. Il conto che il mondo dovrà pagare sarà molto alto.” Anche perché “Un conflitto aperto e prolungato tra Stati Uniti e Iran è una possibilità che non può più essere esclusa.”
In tutto questo, dopo aver elencato le guerre in corso,
comprese quelle in Africa, e l'aumento della spesa militare che nel 2024 nella
sola Israele è cresciuta del 65%, fino a 46,5 miliardi di dollari, come riporta
lo Stockholm International Peace Research Institute (soldi e armi che
provengono essenzialmente dagli USA), il quotidiano di sofferma sui pericoli
imminenti: “Due sono gli elementi che il mondo teme maggiormente. Il primo è la
chiusura dello stretto di Hormuz. Questo collo energetico collega il Golfo
Persico all'Oceano indiano, largo appena 33 km nel punto più stretto. Ogni
giorno vi transitano tra i 17 e i 20 milioni di barili di petrolio, pari al 20,
25% del consumo globale.”
Potrebbe l’Iran bloccarlo? Risposta, sì: “L'Iran dispone di
mine marine, sottomarini, droni navali e una flotta di imbarcazioni veloci,
alcune suicide capaci di saturare le difese con tattiche “a sciame” … Tutti
ricordano l’attacco del 2019. I droni dei ribelli yemeniti Houthi, con supporto
iraniano, colpirono gli impianti sauditi di Abqaiq e Khurais, riducendo la
produzione di 5,7 milioni di barili al giorno, metà del totale saudita … Un
blocco di Hormuz potrebbe spingere il barile fino a 130 dollari, stimano, gli
analisti.”
Senza contare che la Cina è il maggiore acquirente di petrolio
iraniano e subirebbe gravi conseguenze. Così come l’Europa nell’immediato perché
non “si tratta poi solo di petrolio. Il Qatar, che fornisce circa il 20% del
gas liquefatto mondiale esporta esclusivamente via Hormuz. Le conseguenze di un
blocco di Hormuz sono facilmente immaginabili. L'impatto sull'Europa immediato.”
Gli effetti dell’attacco all’Iran, da questo punto di vista
fanno coppia con l’introduzione dei dazi nei confronti dei paesi di tutto il
mondo, significa gettare benzina sul fuoco della crisi economica mondiale, è
come un cane che si morde la coda… Trump, in nome dell’imperialismo americano, attacca
l’Iran come risposta alla crisi e nel frattempo aggrava una situazione che
diventa sempre più senza via d’uscita.
La via d’uscita che gli rimane è la guerra imperialista,
perché l’imperialismo è guerra!
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