Quanto avvenuto in varie piazze in occasione del 25 aprile, tra cui a Milano ma anche a Bergamo, con l’utilizzo della polizia a difesa delle istituzioni complici del genocidio del popolo palestinese da parte dello stato sionista di tipo nazista d’Israele, non fa che confermare la natura fascista e guerrafondaia del governo Meloni.
Alla giusta mobilitazione lanciata dalle associazioni dei palestinesi per mettere al centro la resistenza di ieri e di oggi, il governo ha schierato la polizia a difesa degli interessi dei padroni e imperialisti contro proletari e popoli che lottano per un mondo senza sfruttamento e guerra.
Questo non ha impedito la contestazione collettiva di una parte consistente della piazza che ha fatto sentire la voce della Resistenza Palestinese per tutta la durata dei discorsi ufficiali nonostante le transenne a difesa del palco volessero tenerla fuori, così come non hanno impedito la spontanea protesta di un gruppo di ragazzi arabi verso la brigata ebraica.
Ma per lo stato borghese non è pericoloso chi arma la mano genocida di Israele o ammazza ogni giorno in fabbrica gli operai, ma chi lotta ogni giorno contro questo sistema capitalista-imperialista.
E’ in questo contesto che si inseriscono le denunce e gli odiosi provvedimenti amministrativi come il
foglio di via per colpire in maniera mirata militanti, attivisti, compagni che sono in prima fila nelle mobilitazioni e nell’organizzazione delle lotte, attaccando la libertà personali per impedire e limitare l’attività politica.Come successo ad un compagno di proletari comunisti di Bergamo e dello Slai Cobas per il sindacato di classe a cui è stato comunicato l'avviso di avvio del procedimento amministrativo di un "foglio di via obbligatorio con divieto di ritorno nel comune di Milano” e il “divieto di accesso ai locali pubblici ex art.13 bis D.L.14/2017”, modifica inserita dal governo Meloni nel decreto Minniti decoro urbano con il quale sono stati estesi i casi in cui è possibile, per il Questore, emettere un provvedimento di divieto di accesso a pubblici esercizi o locali di pubblica intrattenimento.
Ma sappiamo che la repressione è uno strumento dei padroni e governi per criminalizzare le proteste sociali, sindacali e politiche e in particolare quelle in solidarietà con la Palestina sviluppate in questi mesi, con al centro le manifestazioni studentesche che in questi giorni si estendono nella intifada delle università.
Per questo è necessario lottare contro la repressione come parte della lotta più generale e in questo senso tutti siamo chiamati a denunciare e rispondere ad ogni attacco con la solidarietà di classe, con lo spirito che “Se toccano uno toccano tutti “.
Perché la repressione non spegne, ma alimenta la ribellione.
Slai Cobas per il sindacato di classe
proletari comunisti
prolcombg@gmail.com
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