martedì 31 maggio 2022

pc 31 maggio - I nodi posti dalla lotta della Gkn e il ruolo degli operai nella battaglia sindacale e politica

Dall'articolo del giornale di maggio di proletari comunisti

"...la lotta, l’esperienza della Gkn, noi pensiamo che tocchi dei nodi attuali e futuri della battaglia della classe operaia e dia a tutte le altre fabbriche delle lezioni importanti.

Noi apprezziamo la posizione e la concezione di questi operai di porre con chiarezza le questioni anche complesse e difficili. Proprio per questo anche noi vogliamo cominciare ad affrontare alcuni di questi nodi su cui occorre distinguere il giusto dalla confusione o dallo sbagliato. 

Il fatto che questa manifestazione fosse stata costruita direttamente dagli operai è il fattore di qualità/distinzione della stessa. Mantenere questo carattere proletario era ed è quindi l’aspetto che va fatto crescere, in una situazione non facile, ma che garantisce che le parole e il fare mantengano il “bandolo di classe”.

Per questo bisogna perseguire il necessario non il possibile. In una grande manifestazione come quella del 26 era importante che soprattutto la voce degli operai in lotta si sentisse per mantenere e far andare avanti la direzione di classe proletaria della mobilitazione. Ma questo problema è emerso anche in alcuni giri dell’importante ed esemplare tour fatto dal Collettivo Gkn nei mesi precedenti la manifestazione. In alcune città, soprattutto al sud, ci si è riferiti per organizzare assemblee alle realtà possibili, più facilmente disponibili, centri sociali, movimenti, mentre il necessario era, anche in situazioni non facili, andare alle fabbriche più significative anche lì dove il

grosso dei settori dei lavoratori in lotta e in crisi sta coi sindacati confederali. Per esempio, nella loro venuta a Taranto, come non andare alla più grande fabbrica siderurgica del nostro paese e d’Europa, con più di 13 mila operai, piena di contraddizioni ma anche di potenzialità? E accettare invece il “possibile” sulla piazza, in cui operai in lotta contro le delocalizzazioni e licenziamenti si trovano sullo stesso piano di piccolo borghesi liberi e pensanti che parlano di chiusure delle fabbriche, di altro “modello di sviluppo alternativo” fermo restando il sistema capitalista?  

Perchè il problema è prima di tutto la costruzione dell’unità delle realtà operaie in sofferenza o in lotta, a partire dalle ragioni e bisogni della condizione operaia. Perchè senza unità, costruzione della forza centrale dello scontro di classe con padroni, governo, Stato del capitale, non c’è effettiva prospettiva. Questa è stata all’inizio del tour la ragione della mobilitazione degli operai della Gkn, unire le altre realtà di lavoratori in lotta, altre vertenze, in un percorso “fatto di intuizione, fatto di guardarsi da lontano senza conoscersi”. 


Il rapporto Gkn e movimenti, che è poi il rapporto generale operai e realtà della piccola borghesia radicale in lotta è certo complesso. Si può dire che in Italia è nella grande stagione degli anni 68/69 che si è risolto bene e costituisce anche oggi un riferimento essenziale.

Su questo sarebbe sbagliato non vedere l’influenza positiva che la lotta degli operai della Gkn, il loro rapporto con il movimento studentesco, Friday For Future, ha avuto per trasformare parte di questo movimento nel riconoscere il ruolo degli operai, nella comprensione del rapporto, non di contrapposizione, tra lotta su ambiente e lotta per il lavoro (sintetizzato dall’assumere la parola d’ordine: “riduzione dell’orario di lavoro”), nel fatto che nella manifestazione i pezzi degli studenti e di FFF lanciavano parole d’ordini più radicali contro Stato, governo. 

Gli operai più coscienti per avere questi “alleati” devono appoggiare le lotte di questi movimenti, e appoggio non significa limitarsi a fare dichiarazioni di solidarietà, ma sostenere attivamente le loro lotte, iniziative - e in questo gli operai del Collettivo Gkn sono un esempio. Gli operai in quanto classe non devono perseguire obiettivi ristretti, ma guardare al movimento generale; devono occuparsi di tutto - devono “dirigere tutto”, come diceva uno slogan maoista degli anni 69/70. Anche la grande solidarietà costruita dal Collettivo Gkn intorno alla loro lotta, dimostra che la classe operaia può e deve essere avanguardia di tutto il popolo, assumendo, attraverso la lotta politica, le istanze di studenti, come dei settori ambientalisti radicali,  

Ma per farlo deve costruire la propria forza e la propria autonomia, non abbandonare le proprie radici.

E tutti dobbiamo comprendere che su questo siamo ancora all’inizio. E costruire l’unità con i movimenti di lotta prima di dare basi più solide all’unità degli operai, è molto fragile. Si rischia un’unità interclassista che inevitabilmente scade nel riformismo.

Lenin scriveva: “gli operai costituiscono un’unica classe, diversa da tutte le altre classi della società… la classe operaia ha propri interessi specifici, opposti agli interessi di tutte le altre classi…”; questo vuol dire che gli operai devono mantenere la propria autonomia pratica, politica, teorica, ideologica, altrimenti andranno alla coda dei movimenti che comunque sono espressione di altre classi, in generale della piccola borghesia; questo vuol dire anche che gli operai appoggiano i movimenti ma indicano il fine ultimo necessario dell’opposizione al sistema dei padroni, la rivoluzione proletaria per una nuova società in cui il potere sia nelle mani della classe operaia e delle masse popolari. Questo vuol dire che gli operai dicano chiaramente ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che arretra e ciò che avanza e fa avanzare tutti.

Gli operai Gkn nel loro comunicato di preparazione dell’assemblea nazionale del 15 maggio scrivono: “è chiara la possibilità che un momento assembleare nazionale, lontano dai territori, venga pervaso e appesantito da interventi di rappresentanza, dal rischio di meccanismi di intergruppo e autoreferenzialità...”. 

Ma questo significa scegliere di fare intervenire gli operai, gli immigrati, le situazioni proletarie di lotta e ridurre il peso di gruppi che usano l’”Insorgiamo” per affermare il riformismo, l’elettoralismo, inquinando la via della lotta e dell’autonomia proletaria.


Sulla costruzione della solidarietà intorno alla lotta degli operai - su cui la Gkn è bravissima - bisogna tener presente quanto diceva Lenin: “Se i liberali (e i liquidatori) dicono agli operai: voi siete forti quando la «società» simpatizza con voi, il marxista parla diversamente agli operai: la «società» simpatizza con voi quando siete forti…”. Tutti gli operai devono comprendere quanto è importante per avere il sostegno alla loro battaglia che facciano loro il primo e importante passo con la lotta, gli scioperi; ma deve far riflettere gli stessi operai della Gkn che questa “simpatia” è frutto della forza della loro lotta, del suo permanere, non dell’appoggio acritico a qualsiasi movimento degli altri settori sociali.


Altra questione. Nella lunga e articolata lotta gli operai della Gkn pongono non solo la rivendicazione del lavoro contro le delocalizzazioni, ecc., ma la questione di un governo, di un potere differente, delle fabbriche in mano agli operai. Porre da parte degli operai il problema del governo oggi è importante per contrastare la “delega” ai governi della borghesia esistenti. Nessun governo in questo sistema capitalista può essere amico o aiutare gli operai. Questo è importante che gli operai lo comprendano bene perchè molte illusioni oggi persistono tra gli operai, le operaie anche nelle lotte più importanti. Essi si rivolgono al governo perchè risolva situazioni di licenziamenti, di chiusura di fabbriche, ma il governo è proprio quello che ha aiutato e permette ai padroni tutto ciò. Quindi è necessario che gli operai nella loro lotta si pongano il problema del governo, ma non per elemosinare che sia al loro fianco nello scontro con i padroni, ma per influenzarlo/imporre/strappare con la loro lotta, unità e forza più grande, azioni a loro difesa. Ma soprattutto per porre il problema del potere politico nelle loro mani che necessita dell’unione della classe operaia e delle masse popolari più elevata, del terreno della lotta politica rivoluzionaria. E qui, il Collettivo operai della Gkn deve essere chiaro. Salvetti nell’assemblea a Taranto disse: “Sarebbe necessario non uno sciopero, non un presidio, non un corteo, ma un’insurrezione di fatto, un ribaltamento completo del paese, dei rapporti di forza, dell’ideologia dominante”. Quindi per “Insorgiamo” si intende questo? Perchè in altri momenti si parla solo di “cambiamento”, di “elementi programmatici”, di “piattaforma della nuova classe dirigente”. Il governo nelle mani dei lavoratori è chiaramente altro, ha a che fare con la strada della rivoluzione proletaria, la strada che la nostra storia ha mostrato. Una strada che necessita dell’organizzazione politica, del Partito della classe operaia. 

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