venerdì 3 giugno 2022

pc 2 giugno - Niente da festeggiare per i lavoratori nella Repubblica borghese fondata sullo sfruttamento per il profitto dei padroni

Nei primi quattro mesi del 2022 ci sono stati 261 morti sul lavoro, questa guerra quotidiana è lo specchio di questa società capitalistica dove sangue e sudore dei lavoratori sono la ricchezza per un pugno di padroni, e dove c’è bisogno di una rivoluzione sociale e politica che metta al centro la vita operaia e non il profitto. 

Invece le istituzioni con le aziende sono impegnate sempre più nelle scuole a accettare questo sistema del capitale ai giovani studenti futuri lavoratori, che l'unica soluzione sia quella di "promuovere una cultura della sicurezza per porre  attenzione ai rischi e ai pericoli che ci sono". Intervenire partendo dalla scuola, abituare le persone fin da ragazzi a considerare bene le conseguenze che alcune azioni possono avere" - ha evidenziato Giovanni Cucchi, presidente dell'Anmil di Coccaglio, all’istituto comprensorio agli studenti nel concorso PRIMI IN SICUREZZA” sul tema “DOPO LA PANDEMIA, RIPARTIRE MA….IN SICUREZZA.


Ma nel contesto dell’organizzazione del lavoro data che è quella del capitale, dove tempi e ritmi, le condizioni dei macchinari, delle gru, etc., come effettivamente si svolgono le mansioni, non possono essere scelti dall’operaio bensì imposti dalla produzione, dalla concorrenza, con allungamento della settimana lavorativa e festività lavorate legate alle urgenze delle commesse, oppure con spostamenti da un reparto all’altro perché in quel momento “mancano” le commesse, con la flessibilità nelle mansioni durante il turno, la sicurezza non è all'OdG. 

In più per un giovane precario significa correre e dire sempre di sì sperando nel contratto indeterminato, ma questa accettazione delle condizioni di lavoro “normali” non scompare automaticamente con l’assunzione, ed inizia nelle scuole con la propaganda di questa logica aziendale. 

Tutto questo in un contesto dove invece dell’effettiva prevenzione e riduzione dei pericoli alla fonte si è passati allo scaricamento del rischio sicurezza sull’operaio che deve farsi carico di stare attento ai rischi che ci sono. Ad esempio nelle grandi aziende i controlli e le regolazioni sulle gru e la manutenzione venivano gestiti dagli stessi operai specializzati sui vari turni, ora oltre ad aver appaltato a ditte esterne,

sono gli stessi operai addetti alla conduzione degli impianti che devono controllare e fare una checklist da manutentori.., e le stesse aziende ammettono che la situazione è problematica rispetto al mantenimento della loro efficienza nel tempo... 

Ma la situazione reale nei posti di lavoro non può trovare risposte  nelle dichiarazioni delle Istituzioni e tanto meno nel "monitoraggio" dei sindacati confederali, che fanno sempre passare le esigenze delle imprese e del capitale

“In Italia si continua a morire e si continua a essere feriti sul lavoro: oltre 6/700mila incidenti all’anno che corrispondono mediamente a uno ogni minuto", ha detto Bruno Giordano, direttore capo dell’Ispettorato nazionale del lavoro. Bisogna fare innanzitutto formazione e sensibilizzazione delle imprese – ha aggiunto il magistrato – in particolare delle piccole e medie imprese, perché è in questi luoghi che si verificano la maggior parte degli infortuni”.

Oggi l’Anmil ha pubblicato i dati dei primi mesi di quest’anno: un incremento del 48% degli infortuni rispetto all’anno scorso. 261 i morti dal primo gennaio al 30 aprile. L’associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro ha pubblicato il report in occasione del 2 giugno: domani festa della Repubblica. “fondata sul lavoro”, sottolinea l’associazione.

Morti sul lavoro, più decessi e infortuni rispetto al pre-pandemia. Il rapporto: “Il Covid ha distolto l’attenzione. I controlli? Scarsi e inefficaci

Nel mondo, ogni giorno, 6300 persone muoiono a causa di incidenti sul lavoro. Un morto ogni quindici secondi. Sono i numeri di questo “crimine in tempo di pace” come viene definito nel rapporto “Insicuri da morire” presentato alla Camera del Lavoro di Milano e curato dall’associazione Società Informazione. Una “guerra” che coinvolge anche l’Italia dove nel 2021 sono morte 1221 persone, il 12% in più rispetto alla situazione pre pandemia. La regione più colpita è stata la Lombardia con il 24% delle vittime sul totale italiano. Qui nei primi due mesi del 2022, secondo i dati raccolti dalla Cgil di Milano, si è registrato un aumento del 40% degli infortuni rispetto ai livelli del 2020.

“La pandemia non ha mitigato il problema, ma ci ha soltanto distratto da punto di vista numerico” spiega il segretario generale della Camera del Lavoro di Milano, Massimo Bonini, precisando che la maggior parte degli incidenti avviene nelle aziende dove non sono presenti rappresentanti sindacali e nella catena degli appalti e dei subappalti. Ma i dati raccolti raccontano soltanto di una parte del problema. “C’è una grande massa di infortuni che non viene denunciata – conclude Bonini – e questo va collegato alle condizioni precarie del lavoro e all’alto tasso di lavoro grigio e nero che c’è anche a Milano”.

E poi c’è il problema dei controlli. L’aumento del numero degli ispettori sul lavoro previsto dal decreto fiscale è ritenuto “insufficiente” dal direttore di Società e Informazione Sergio Segio che ricorda un dato: “Nella provincia di Bergamo ci sono 80mila aziende e soltanto 22 ispettori del lavoro. Questo significa che ogni ispettore dovrebbe vigilare su circa 4mila imprese. I controlli sono dunque insufficienti per non dire assenti”. E quando si verificano il tasso di irregolarità è molto alto. “Nel 2021 il 90% delle imprese controllate presentava delle irregolarità, una percentuale in aumento rispetto al 2020”. Ma c’è un altro dato che caratterizza l’Italia. “A differenza del passato a morire non sono soltanto i lavoratori ma anche gli studenti. Giovani come Lorenzo Parrelli, 18 anni, e Giuseppe Lenoci, 16 anni, rimasti uccisi a gennaio e febbraio. “Erano studenti costretti a lavorare gratuitamente da una norma, la legge 107 del 2015, che lo ha reso possibile e che ha imposto l’alternanza scuola-lavoro” si legge nel rapporto che sarà presentato giovedì sera alle 20.15 alla Camera del Lavoro di Milano insieme all’attrice della Casa de Papel Itziar Ituno e al commissario europeo per l’occupazione Nicholas Schmit. “Con lui ci siamo confrontati in questi mesi – spiega Pier Antonio Panzeri, presidente di Fight Impunity – all’Europa chiediamo che i fondi per il post pandemia siano destinati anche alla prevenzione degli infortuni del lavoro”.

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