Cinquecento manifestanti di estrema destra da una parte, centinaia di manifestanti antifascisti dall’altra, tredici arresti, sei persone ferite negli scontri con la polizia e tra gli attivisti delle due diverse fazioni.
Basta terrorismo interno“, è lo slogan utilizzato dai gruppi di estrema destra che hanno convocato la manifestazione, non autorizzata. La frase non è riferita ai sempre più numerosi casi di mass shooting, una forma di terrorismo domestico che ha visto spesso protagonisti suprematisti bianchi e che, dall’inizio dell’anno, ha causato già 246 morti. Ma è riferita ai gruppi antifascisti che, secondo i militanti di destra, dovrebbero essere riconosciuti come terroristi domestici.Una richiesta che era già stata avanzata dal senatore texano Ted Cruz: l’ex candidato alle primarie del Partito Repubblicano, sconfitto da Donald Trump, a luglio ha infatti introdotto una risoluzione perché i membri del gruppo “Antifa” – che, si legge nel testo della risoluzione, “rappresentano l’opposizione agli ideali democratici di assembramento pacifico e del diritto di parola per tutti” e che sono “un’organizzazione terroristica composta da radicali odiosi e intolleranti che perseguono il loro programma estremo attraverso la violenza aggressiva” – vengano riconosciuti come terroristi.
La manifestazione, che ha riunito manifestanti di estrema destra provenienti da tutti gli Stati Uniti, è stata organizzata dai leader del gruppo Proud Boys, definita “organizzazione che incita all’odio” dall’ente di monitoraggio degli estremismi Southern Poverty Law Center. E ha visto i sostenitori di Trump sfilare con gruppi più radicali, tra cui Three Percenters, un gruppo di milizia “patriota” e la Guardia americana. Dall’altra, gruppi della sinistra radicale che avevano indetto una contromanifestazione: tra loro Rose City Antifa, che ha scritto online che i gruppi “far-right” intendono “portare la loro violenze a sfondo politico nelle nostre strade” e che bisogna “difendere Portland dai loro attacchi.