La polemica di questi giorni sui salari bassi e fermi da
trent’anni per gli operai e le operaie, le lavoratrici e i lavoratori e nella
sostanza di quasi tutto il mondo del lavoro salariato, e su chi sono i ricchi di
questo Paese ottiene una ulteriore risposta, che dovrebbe essere definitiva, da
un articolo del Sole24Ore di oggi.
Il titolo è chiaro! “Dividendi record: nel 2025 saliranno
sopra la barriera dei 2mila miliardi” a livello globale!!! E infatti l’articolo
comincia con una bella soddisfazione: “E’ stata davvero un’estate da ricordare
quella dei dividendi”. Si tratta di 518,7 miliardi solo nel terzo trimestre.
I “dividendi” sono di fatto i profitti che vengono distribuiti a chi è in possesso di azioni. E proprio le banche, che incassano miliardi, fanno la parte del leone in questa “spartizione” incassando quasi la metà
dell’incremento globale avvenuto nel terzo trimestre, il doppio (11%) di tutti gli altri settori (5,5%).Ai lamenti dei padroni delle banche e delle assicurazioni
per il “contributo” che dovrebbero versare (e poi riprendersi) per dare una
mano al governo per il varo della legge finanziaria (che ruba ai poveri per
dare ai ricchi) di quest’anno, fa da contraltare l’enfasi del rapporto della
Capital Group sui dividendi: “Siamo a quatto anni di massimi trimestrali … I
progressi sono stati diffusi, visto che l’88% delle 1.600 società prese in considerazione
(le più grandi al mondo, che rappresentano circa l’85% delle capitalizzazione
di mercato globale) ha migliorato o
mantenuto costante rispetto all’anno precedente l’ammontare di denaro
versato ai soci”.
Se “… gli incrementi sono stati diffusi in particolare negli Stati Uniti…. le sorprese positive sono arrivate da Taiwan, Hong Kong e dall’Europa continentale. Quest’ultima vede una crescita a doppia cifra … per l’Italia Eni e Enel che insieme hanno distribuito agli azionisti…” oltre 4 miliardi di dollari. Mentre le banche Intesa Sanpaolo e Unicredit oltre 10 miliardi!!! E perfino la Stellantis che si dice in crisi ha distribuito nel primo trimestre miliardi!
Dall’altro lato della barricata abbiamo i salari, argomento che
vede una discussione quotidiana, almeno sui giornali e nelle trasmissioni
televisive. Da questo punto di vista la novità è data dalla sentenza della
Corte di giustizia dell’Unione europea che conferma la direttiva sul salario
minimo, ma non entra nel merito di
quanto deve essere questo minimo, e “annulla due disposizioni” scrive la Repubblica:
“L’elenco dei criteri obbligatori che gli Stati con salario minimo legale avrebbero
dovuto considerare per fissarlo e aggiornalo: costo della vita, livelli salariali
e loro distribuzione, tasso di crescita dei salari, produttività di lungo periodo.
E la regola che impediva la riduzione del minimo in presenta deflazione e di meccanismi
automatici di indicizzazione” perché sarebbero “ingerenze indirette” nel
livello delle retribuzioni, competenza che i Trattati riservano agli Stati
membri”.
Questa sentenza lascia invariata la questione del salario minimo
per quanto riguarda l’Italia, dando ancora una volta una mano al governo
moderno fascista della Meloni, perché per la sua introduzione sarebbe decisiva
la percentuale di lavoratori coperti dalla contrattazione collettiva che in
Italia sarebbe oltre il 90%, “ed è questo l’argomento con cui il governo Meloni
ha finora rifiutato l’idea di un salario
minimo legale…”. E questa è una delle altre balle della Meloni, perché è
proprio la “contrattazione nazionale” “concertata” in tutti questi anni da
governi e sindacati confederali che non ha garantito affatto i salari! Ed è
proprio per questo che a fronte dei profitti sempre più miliardari che arricchiscono
la borghesia, la lotta per aumenti salariali, oltre che per l’introduzione di un
salario minimo, devono essere all’ordine del giorno della classe operaia!
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