La prima risoluzione sull’Ucraina da parte del nuovo parlamento europeo è un’ulteriore spinta verso lo scontro armato con la Russia anticipato da attacchi e incursioni sul territorio russo da parte dell’esercito ucraino, addestrato, armato e finanziato dai pesi imperialisti USA/NATO/UE.
Quello che avviene realmente sul campo e sugli aiuti al fantoccio Zelensky tutto è nascosto alle masse e persino ai parlamenti dei vari Stati dalla propaganda di guerra dei governi. Ma la presenza militare NATO/UE in Ucraina è il classico “segreto di Pulcinella”.
La recente incursione militare nel territorio russo a Kursk per la riconquista del Donbass preparata dalla NATO non fa altro che confermare questa presenza diretta, come ha detto l'ex generale francese Dominique Delavarde: "Penso che gli inglesi siano molto più chiaramente coinvolti in Ucraina, con la presenza di forze speciali che prendono parte ai combattimenti".
Lo stesso Macron si era espresso pubblicamente per l’invio di truppe in Ucraina e per togliere le
restrizioni all’uso di armi, in particolare ai cannoni a lunga gittata, in mano alle truppe ucraine.Ci sono state diverse azioni militari condotte, coordinate o sostenute dal governo Zelensky contro obiettivi in Russia, ma mai con l’impiego di truppe regolari di terra. La prima di queste è stato l’attacco esplosivo sul ponte di Kerch, che collega la penisola di Crimea alla Russia, dell’8 ottobre 2022 e, prima ancora, nel mese di settembre, la Russia aveva colpito e distrutto un carro armato tedesco Leopard con all'interno militari tedeschi.
"Le restrizioni all'uso delle armi date all'Ucraina devono essere revocate", aveva detto l'alto rappresentante Ue Josep Borrell che così ha dato il via libera al primo atto il nuovo Parlamento europeo appena insediato con l’approvazione della risoluzione 2721 «sulla necessità di un sostegno continuo dell'Ue all'Ucraina» che consiste in un aumento di forniture di armi al governo ucraino di Zelensky che le potrà usare senza restrizioni anche in territorio russo e con l'addestramento sul suolo ucraino, con l'invio di istruttori europei.
"Riteniamo che l'Ucraina stia combattendo una legittima guerra difensiva contro un'aggressione illegale", ha dichiarato ai giornalisti Peter Stano, portavoce della Commissione. "E nell'ambito di questo legittimo diritto a difendersi - ha aggiunto - l'Ucraina ha il diritto di colpire il nemico ovunque lo ritenga necessario: sul proprio territorio, ma anche su quello avversario".
Il Parlamento europeo chiede agli Stati membri di «aumentare in modo sostanziale e di accelerare significativamente il sostegno militare e di rilanciare la capacità delle industrie militari», destinando almeno lo 0,25% del loro Pil annuo all’aiuto bellico all’Ucraina.
I ministri hanno dato il via libera ad addestrare altri 15mila soldati ucraini - si è già arrivati a 60mila - e siccome il programma deve essere "accorciato e adattato" alle esigenze del momento, i 27 hanno deciso di aprire a Kiev una "cellula di coordinamento" con le forze armate.
Inoltre il ritmo delle consegne delle munizioni si sta alzando e ora l'Ue è al 65% del suo obiettivo originale (scaduto lo scorso aprile) di fornire all'Ucraina un milione di pezzi.
Non solo. L’UE mantiene ed estende le sanzioni alla Russia con lo sblocco di 1,5 miliardi dai profitti degli asset russi immobilizzati per armare l’Ucraina, con una prima tranche da 1,5 miliardi che sarà ora convogliata attraverso il Fondo europeo per la pace e il Fondo per l’Ucraina per sostenere le capacità militari dell’Ucraina e la ricostruzione del Paese.
“Non c’è simbolo migliore che usare il denaro del Cremlino per rendere l’Ucraina un posto più sicuro”, ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
I 27 Ue hanno stabilito che il 90 per cento delle risorse saranno destinate all’assistenza militare, il restante dieci per la ricostruzione dell’Ucraina.
Ma si sono dati la facoltà di rivedere la ripartizione già a gennaio 2025.
“La prima tranche dei profitti imprevisti fornirà un sostegno concreto sul campo”, ha confermato l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell. In particolare, l’Ue finanzierà “l’acquisto di equipaggiamenti militari prioritari”: difesa aerea e munizioni per l’artiglieria. Ed appalti per spingere lo sviluppo dell’industria ucraina della difesa.
La risoluzione rimarca poi la dimensione degli sforzi economici dell’Unione Europea sin ora diretti a sostenere l’Ucraina, consistenti in «un contributo di circa 108 miliardi di euro per l’assistenza finanziaria, umanitaria, ai rifugiati e militare, di cui circa 39 miliardi di euro di aiuti militari, a cui si aggiungono altri 21 miliardi che dovrebbero essere assegnati fino al 2025; la missione di assistenza militare dell’Ue (Eumam) a sostegno dell'Ucraina ha formato oltre 55 mila membri delle forze armate ucraine in materia di formazione interarma e formazione specializzata».
Un testo approvato con 495 voti a favore, 137 contrari e 47 astenuti, è stato preparato da Popolari, Socialisti, Renew (liberali-macroniani), Verdi e Conservatori (tra le firme anche quella del co-presidente Nicola Procaccini, di FdI).
Un voto di sostegno alla risoluzione è arrivato dal Pd, con l’astensione di Marco Tarquinio e Cecilia Strada.
Carlo Calenda, di Azione: «Siamo l’unico partito favorevole a consentire agli ucraini di colpire obiettivi militari sul suolo russo. La guerra finirà solo quando i russi avranno esaurito la loro capacità offensiva».
Contraria alla risoluzione M5s, votano «no» anche Ilaria Salis e Mimmo Lucano di Sinistra italiana e tre eurodeputati italiani dei Verdi, Cristina Guarda, Leoluca Orlando e Benedetti Scuderi, in dissenso con il proprio gruppo.
Fratelli d’Italia e Forza Italia si sono astenuti e pur con tutto il servilismo possibile messo in campo da questo governo fascio-imperialista ora lo stesso (con buona pace della propaganda mediatica degli abbracci Meloni-Biden, sugli avanzamenti "storici" che Meloni avrebbe fatto per l'Italia imperialista) governo è rimasto fuori dai vertici a comando USA: infatti il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha incontrato i ministri della Difesa di Francia, Germania e Regno Unito per fare il punto sulle armi a Zelensky ma ha tenuto fuori l'Italia del governo Meloni.
A questa risoluzione ha votato contro tutta l’estrema destra, rappresentata dal gruppo orbaniano dei Patrioti per l’Europa (di cui fa parte la Lega e che aveva presentato una contro-risoluzione, bocciata).
Anche se la linea del governo italiano di Meloni non è al momento per l’attacco diretto alla Russia intanto questo governo marcia spedito in direzione dell’incendio bellico mondiale.
Infatti la spesa militare italiana è in aumento, con l’Esercito che riceverà 272 carri armati pesanti Panther per oltre 8 miliardi di euro. Altri 7,4 miliardi saranno destinati ai 24 Eurofighter prodotti da Leonardo.
Il ministro della guerra, rappresentante al governo del sistema militar-industriale, sul libro paga della Leonardo, Crosetto, riguardo la consegna all’Ucraina del sistema di difesa Samp-T attacca le aziende italiane: «Ferie e lentezza, sono indietro».
«Sto litigando con le aziende italiane perché devo consegnare un sistema Samp-T di difesa all’Ucraina e l’azienda italiana che deve sistemarlo ad agosto era chiusa per ferie. Sabato e domenica non lavora, di sera non lavora, le aziende russe cinesi e iraniane lavorano sette giorni alla settimana, 365 giorni l’anno e 24 ore al giorno. Sto esagerando ma noi ci contrapponiamo con questi sistemi. Putin decide e una fabbrica di auto il giorno dopo fa armi. Noi non riusciamo a cambiarne neanche una che fa armi per produrle in modo più veloce».
Da qui, Crosetto torna di un nuovo sul sistema organizzativo del sistema di difesa, italiano ed europeo: «Dobbiamo cambiare, l’Europa deve prenderne atto, i ministri ne hanno preso atto e mi auguro che lo faremo il più veloce possibile perché la cosa che ci manca di più è il tempo».
I contrasti dei paesi imperialisti europei riguardo i loro interessi nazionali nella guerra interimperialista sono prevalenti anche quando parlano di “Europa” che evidentemente non è un tutt’uno quanto invece sono i singoli paesi imperialisti europei che decidono, , a volte anche in contrasto tra di loro, in particolare Francia e Germania che tirano il carro dell'Europa, sull’invio di armi, aggirando parlamenti e leggi, scaricandone i costi sui lavoratori e sulle masse.
Contano i profitti e l’economia di guerra, conta la corsa agli armamenti, conta sempre più la presenza diretta di truppe imperialiste sul campo.
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