Ancora una volta le popolazioni e il territorio romagnolo di Ravenna, Faenza, Forlì, Cesena, Rimini, sono stati colpiti dall’alluvione. La terza volta in un anno. L’evento si è abbattuto anche nelle Marche. L’allerta meteo in regione sta continuando e le ordinanze dei sindaci hanno disposto la chiusura di scuole, di centri di aggregazione, di tratti di strade.
Nuovamente abbiamo
avuto piogge abbondanti, esondazione di fiumi, che si sono abbattuti più o meno
sugli stessi territori portando morte (17 sono stati i morti a maggio
scorso), generando disastri ambientali, case sott’acqua e devastate, persone
sfollate e disperse. Da maggio scorso ogni volta che cadevano piogge saliva la
tensione e le preoccupazioni per la sicurezza. Siamo arrivati ad oggi che le
popolazioni sono già stanche, popolazioni prese in giro dalle amministrazioni
locali che non hanno messo in sicurezza il territorio nonostante il disastro di
18 mesi fa, presi in giro da un governo che ha usato queste popolazioni e il
loro territorio come una ignobile passerella per promettere risarcimenti a chi
ha subito dei danni che o non sono stati dati o erano una vera elemosina, una elemosina tra l’altro
sottratta ai fondi per il lavoro, non dimentichiamolo!
Mentre le popolazioni sono ancora alle prese con aziende agricole, fabbriche e case allagate e per alcuni si tratta di
case distrutte, con il fango da spalare, lo Stato, il governo e le amministrazioni locali si sottraggono alle proprie responsabilità riguardo la messa in sicurezza del territorio e delle popolazioni.Il governo ora scarica la responsabilità sulle amministrazioni locali. Il ministro della Protezione Civile Musumeci ha detto che “in questo decennio l'Emilia-Romagna ha avuto assegnati dai governi di Roma 594 milioni di euro”.
Ma come
spiegano l’assenza del Commissario, il generale Figliuolo, nominato dallo stesso
governo per la gestione dell’alluvione di un anno fa? Come ha gestito i fondi
del governo? Perché non era anche lui in conferenza stampa e a rispondere alle
domande? La presidente della Regione ha
replicato che quei soldi sono stati spesi per ripristinare le infrastrutture
esistenti: argini, canali, strade, ecc. Ma per reggere eventi di questa portata
occorrono interventi strutturali.
Ora dicono questo, ma all’indomani dell’alluvione andavano tutti d’accordo, con Mattarella che benediceva questa unità fatta di strette di mani e promesse, mentre nessun uomo dell’esercito, della protezione civile, si erano visti negli aiuti mentre dicevano ai volontari delle Brigate solidali di starsene a casa con la scusa che intralciavano i lavori!
E oggi come allora si sono attivati i ragazzi delle Brigate di solidarietà in aiuto alla popolazione per sostituire quello che avrebbe dovuto fare lo Stato, il governo, la Regione, le amministrazioni locali. Un aiuto concreto, una solidarietà che sono i primi interventi necessari per le popolazioni ma – e questo lo abbiamo detto in molte occasioni dall’anno scorso in particolare - se questa solidarietà attiva non si trasforma in comitati popolari assieme alle popolazioni colpite la loro azione non può mettere in campo invece quello che è necessario: una ribellione contro lo Stato e i governi che sono i principali responsabili della mancata messa in sicurezza dei territori, un contropotere reale dal basso con i comitati popolari che prendano effettivamente nelle proprie mani la sicurezza dei propri territori.
Certo,
quello che è sotto agli occhi di tutti è la crisi climatica ed è sicuramente
vero ma com’è vero allo stesso tempo che è generata dall’uso dei territori ai
fini di profitto, dalla produzione capitalista, dal consumo del suolo che vuol
dire cementificazione, impermeabilizzazione, e dalla mancanza di sicurezza nei
territori perché, se il profitto è al centro di tutto, non c’è spazio per la
vita e per i bisogni delle masse. Se gli argini dei fiumi non reggono il
problema è la manutenzione che non è un fenomeno naturale ma dipende dal lavoro
dell’uomo, dalle scelte politiche che si fanno.
L’Emilia-Romagna
è la terza regione più cementificata d’Italia, col suo 9% circa di suolo
impermeabilizzato – contro il 7,1% nazionale, percentuale già altissima – ed è
la terza per incremento del consumo di suolo nel 2021: oltre 658 ettari in più
ricoperti, equivalenti al 10,4% del consumo di suolo nazionale di quell’anno.
E come
risponde comunque il governo alla voce dei giovani e di tutte le realtà che
lottano contro tutto questo? Con anni di carcere, come ha previsto con il ddl
1660!
Cosa
dobbiamo ancora subire per comprendere, guardando obiettivamente la realtà, che
questo sistema non è in grado di garantire la sicurezza e la salute delle
popolazioni?
Se ci misuriamo nuovamente con il fango, sono Stato, governi centrali e locali, il vero fango da
spazzare via con la ribellione, con l’autorganizzazione popolare dal basso!
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