EDITORIALE
L'attacco terroristico e da omicidio di massa realizzato dallo
Stato sionista d'Israele in Libano continua a provocare morti, feriti, a
migliaia. È un nuovo livello della guerra che è stato inserito in questa
guerra che già vede un genocidio in atto nei confronti del popolo palestinese
con oltre 40.000 morti e centinaia di migliaia di feriti, oltre a un milione di
sfollati, con la distruzione di ospedali, case, scuole e di ogni genere di
attività civile.
Raramente la storia ha assistito a un crimine di queste dimensioni,
a una guerra contro il popolo palestinese ma che è una guerra contro tutti i
popoli del mondo fatta dagli Stati del terrore, che lo possono fare perché godono di un'immunità assoluta da parte degli organismi
internazionali (che mai come in questa occasione dimostrano la loro inutilità
pratica). Nel sistema imperialista tutti gli organi statali e giurisdizionali rispondono
agli interessi generali dell'imperialismo, dei padroni del mondo, dei loro
governi e dei loro Stati, e ad essi sono subordinati.
Da sempre abbiamo denunciato come lo Stato sionista d'Israele sia un pericolo non solo per il popolo palestinese ma per l'intera umanità. Il carattere sionista, razzista, integralista, dello Stato d'Israele,
impedisce qualsiasi soluzione della questione palestinese e diventa un alimento generale per un nuovo olocausto all'interno di una nuova guerra imperialista mondiale.Non ci sono parole per descrivere quello che avviene. Lo
Stato sionista di Israele in nessuna maniera poteva fare un'operazione di
questo genere senza il silenzio complice dell'imperialismo, innanzitutto
americano, ma non solo. Tutti gli imperialismi, i loro apparati segreti, i loro
apparati di difesa sono in qualche maniera coinvolti in questa rete mondiale
del terrore.
Il cyberterrorismo. Su questo abbiamo
sentito gli strilli che la stampa mondiale, gli Stati, hanno fatto contro i
cosiddetti hacker ogni volta che hanno utilizzato strumenti “non ufficiali” per
inserirsi negli apparati statali, nella difesa, per azioni di tipo dimostrativo.
Abbiamo sentito gli strilli che sono stati fatti con le cosiddette lettere-bomba
mirate a nemici del popolo che gruppi anarchici hanno utilizzato in certe
occasioni come forma di attacco e di difesa a fronte alle campagne - queste sì
terroristiche - che li hanno riguardati in ogni parte del mondo.
Ebbene, cosa dire allora di uno Stato che lo utilizza
all'ennesima potenza e con una tecnologia di ultima generazione per perpetuare
questo terrore verso i popoli, i popoli che si ribellano, verso i cittadini
comuni, per riempire le strade di morti, di feriti, per seminare paura e
terrore.
Un crimine di questa natura non ha precedenti non solo nella
storia delle guerre ma nella storia dei crimini contro l'umanità. Conferma
quello che i palestinesi sostengono - e noi con loro – che c'è incompatibilità tra la pace nei Territori, tra l'autodeterminazione dei popoli, tra il rispetto dei
diritti civili e umani in quell'area, e la presenza dello Stato sionista
d'Israele.
Il governo Netanyahu e i nazisti coscienti che fanno parte
di questo governo sono gli esecutori materiali di un disegno storico che
così viene inteso dallo Stato di Israele sin dalla sua nascita. Per questa
ragione la distruzione giuridica, politica e militare dello Stato d'Israele è
una sorta di precondizione per ristabilire condizioni di pace, di diritti
sociali e civili in quell'area. Ogni riconoscimento dello Stato di Israele,
ogni sostegno ad esso, è un crimine contro l'umanità e una complicità con esso alimenta la guerra senza limiti che produce, oltre che un nuovo olocausto,
l'incendio dell'intera area mediorientale contro le masse arabe e fa del
focolaio in atto in quell'area, il secondo focolaio, insieme alla guerra
dell'Ucraina, di una guerra totale, di una guerra globale, di una guerra interimperialista
mondiale che da quei territori raggiunge tutto il mondo, raggiungerà le case,
raggiungerà le vite in ogni angolo del mondo.
Su questo i popoli, anche nel nostro paese, i proletari e le masse popolari, assistono impotenti e molto spesso sono anche coinvolti nella propaganda di guerra, nella propaganda sionista, perché è inutile dire che le forze guerrafondaie e l'industria bellica, lo Stato di Israele, i sionisti controllano parti consistenti dell'economia, non solo bellica, anche in paesi come il nostro e quindi influiscono in maniera sostanziale nell'andamento dell'informazione e nell'utilizzo delle televisioni per sostenere le ragioni della guerra e le ragioni del genocidio in Palestina e in tutta l'area.
Anche se questi territori possono essere lontani - ma non
tanto - dal nostro paese, il nostro paese è pienamente coinvolto in una guerra
senza limiti che è in corso, una guerra esterna, interimperialista, con al
centro le mire guerrafondaie dell'imperialismo USA, dei governi imperialisti europei,
in primis oggi la Germania, dei governi, degli Stati ad esso legati. E poi ci sono innanzitutto gli eserciti che sono diretti dai governi ma sono anch'essi un
potere autonomo che risponde al di là degli stessi paesi alle grandi alleanze
militari e ai loro vertici. Buona parte dei piani guerrafondai sono coperti dai
segreti che neanche il Parlamento riesce a scalfire e quindi noi siamo nello
stesso tempo vittime di un sistema fuori controllo, anche se al servizio degli
interessi dell'imperialismo.
In tutto questo il nostro paese è ben dentro.
Non lo sappiamo ma alcuni giornali
hanno potuto dirlo che l'incontro del capo del governo inglese con
la Meloni non ha avuto come argomento solo la politica infame contro i migranti
che i due governi vogliono perseguire insieme, in cui effettivamente il modello
Meloni sta diventando un punto di riferimento per l'intera Europa e perfino per
la nuova governance dell'Europa della von der Leyen, ma, in realtà, i veri
colloqui hanno riguardato la partecipazione diretta dell'Italia alla guerra in
atto in Ucraina e l'utilizzo di armi nuove di attacco che richiedono la
presenza dell'Italia sul piano tecnologico. Non ci dilunghiamo sui particolari
tecnici ma la Leonardo e gli strumenti di guerra da essa approntati sono parte
dell’utilizzo effettivo delle armi d'attacco sul territorio russo che nella
giornata di avantieri hanno cominciato a fare la loro tremenda apparizione.
Quindi l'Italia è coinvolta nella guerra in Ucraina in
maniera sempre più attiva. Così come dà una grande copertura, nel quadro
dell'alleanza principale con l'imperialismo americano, allo Stato sionista
d'Israele e al suo genocidio.
Nel nostro paese c'è tanto da fare, c'è da sviluppare una
vera opposizione alla guerra e una vera opposizione per fermare il genocidio in
Palestina, per riconoscere lo Stato palestinese. C'è una guerra da fare
rispetto al tipo di alleanza militare in cui l'Italia è inserita, la NATO,
l'imperialismo USA. C'è una guerra da fare nei confronti dell'industria bellica
divenuta il cuore del sistema economico del nostro paese e quindi di
conseguenza l'elemento di impulso a un'economia di guerra che attraversa tutti
i comparti industriali. Naturalmente le gigantesche spese militari, i
giganteschi sforzi fatti per il riarmo su larga scala sono soldi che non vengono considerati come l'elemento centrale dei
bilanci e dei piani di spesa dei governi e degli Stati imperialisti. E’ evidente
che questi fondi prosciugano una parte rilevante del bilancio statale che in
via progressiva viene sottratto alle spese sociali, alla sanità, alla scuola,
al lavoro, ai piani di sviluppo. E’ la legge del profitto nei paesi
capitalisti, di cui l'imperialismo costituisce la fase suprema, cioè la sua
estrema tappa nel cammino di asservimento degli interessi dei lavoratori e dell’intera
umanità alle leggi del Capitale.
Tutto questo domanda un livello di lotta e di opposizione sociale
e politica da cui nel nostro paese siamo davvero lontani. Certo, i sondaggi
dicono, in maniera spesso schiacciante, che “gli italiani” - una categoria che
andrebbe chiarita in che cosa consiste - sono contro la guerra, crediamo che se si
facesse un sondaggio reale, effettivo e non pilotato, su ciò che avviene in
Palestina, il popolo italiano, le sue masse più sfruttate non potrebbero che
dimostrare l'appoggio a ogni parola d'ordine che va in direzione del cessate il
fuoco, per fermare il genocidio, per una soluzione
politico-istituzionale, diplomatica che permetta al popolo palestinese di
sopravvivere, di difendere il proprio diritto all'autodeterminazione nazionale
e di poter contribuire a un cambiamento radicale in quell'area come anello del
cambiamento mondiale.
Ma tutto questo oggi ha a che fare con un governo che è
decisamente dall'altra parte.
Quando noi diciamo che alle giuste manifestazioni contro
tutti gli aspetti della politica del governo occorre porre al centro la
battaglia per la caduta di questo governo, non lo facciamo per ragioni cosiddette politiche,
perché siamo di opposizione, anzi la parola opposizione andrebbe usata in una
certa maniera perché non può esserci nessuna comunanza con la cosiddetta
opposizione parlamentare, rappresentata dai partiti di opposizione presenti nel
Parlamento. Sono evidenti le enormi responsabilità che questi partiti hanno
avuto nel preparare il terreno a questo governo e ai suoi programmi, primo fra
tutti l'appoggio al governo Draghi che cerca di accreditarsi come grande
regista e programmatore dentro la fase politico-istituzionale che attraversa
l'Europa e il mondo.
Draghi ha preparato la strada alla Meloni, ma la Meloni ci
ha aggiunto il carico di un governo che si rifà al fascismo, al fascismo della
guerra, al fascismo degli imperi, al fascismo della dittatura, al fascismo dei
crimini, al fascismo delle leggi razziali e delle guerre etniche. Questo è il
vero programma che sottintende ogni scelta che questo governo fa, è la vera
prospettiva su cui lavora. Per questo il governo non fa passi indietro sulla base delle
proteste e della mera opposizione parlamentare. Occorre che l'opposizione cambi
strada e si riorganizzi in un fronte che
metta al centro la caduta di questo governo e che comprenda che senza utilizzare
le forme adatte all'esistenza di un governo moderno fascista, di stampo
autoritario, dittatoriale, da Stato di polizia, è evidente che non si può
vincere né si può fermare la marcia reazionaria e guerrafondaia di questo
governo.
Le masse popolari, i proletari, sono molto al di sotto della
comprensione di questo, nonostante la gran massa di mezzi di comunicazione e la
grande rete dei social, non avanza la
chiarezza ma la confusione. E su questo esiste un grande lavoro da fare in
combinazione con una opposizione visibile all’attività di questo governo, ai
piani di guerra di questo governo su tutti i terreni.
E' questo il lavoro che anche questo strumento piccolo, ORE12/Controinformazione rossoperaia, fa
cioè denunciare, far conoscere, elevare la coscienza, dare un'altra versione
dei fatti che riempiono giornali e le televisioni e soprattutto contribuire a
costruire gli strumenti che ci servono.
Innanzitutto il Partito.
La borghesia agisce con un partito unico, il cui centro è attualmente è il
partito moderno fascista di Fratelli d'Italia e il suo governo, ma tutti i partiti
di governo e di opposizione si riconoscono nelle ragioni di fondo del sistema
capitalista nel nostro paese, dei padroni di questo paese. I loro legami con la
Confindustria, con il piano Draghi lo dimostra, la loro attività di governo
precedente al governo Meloni lo dimostra. Quindi tutti questi partiti sono
parte non dell'opposizione ma parte della gestione di questo sistema che
attualmente vede nel governo Meloni chi ne tira le fila e chi rappresenta il
comitato di affari di questo sistema.
E’ evidente quindi che i proletari sono senza partito.
Storicamente hanno avuto il Partito comunista e quando questo Partito
comunista è stato realmente anticapitalista, sostenitore di una società di
liberi e uguali, di una vera società socialista, le masse hanno lottato, si
sono unite e hanno elevato la loro coscienza non solo politica, ma anche umana
e civile, all'insegna della solidarietà, dell'uguaglianza. La fine del Partito
comunista domanda la ricostruzione di un Partito comunista dei lavoratori,
delle masse popolari, di un Partito comunista che veda nelle sue fila i figli
migliori, coloro che lottano, che si ribellano, uniti intorno a un programma
che abbia come obiettivo oggi di fermare la guerra, il fascismo, lo
sfruttamento, l'immiserimento delle masse, il razzismo, la devastazione
territoriale e ambientale, con la prospettiva di un altro governo. Dobbiamo
costruire le condizioni per un altro governo,
un governo anticapitalista, cioè che
stia dalla parte dei lavoratori e non dei capitalisti. Antifascista che sia dalla parte della democrazia, del potere alle
masse popolari e non del potere delle oligarchie finanziarie e politiche, dei
ceti politici corrotti che tutti quanti vediamo all'opera. Antimperialista, cioè che metta fine all'imperialismo del nostro
paese, attraverso rivendicazioni immediate di uscire dalla guerra, di mettere
fine alle spese militari, del riconoscimento dello Stato di Palestina e, in
prospettiva, di un governo che metta fine a ogni politica di guerra.
D'altra parte era questa anche l'ispirazione - sia pure molto velata - del cosiddetto
articolo 11 della Costituzione nata dalla Resistenza.
Un fronte unito.
Quando diciamo fronte unito non pensiamo a un fronte unito delle forze di
estrema sinistra, anche se questo sarebbe già un primo passo, ma alle forze che
rappresentino realmente interessi reali dei proletari e delle masse popolari e
che raccolgono tutti gli elementi democratici presenti nelle altre classi
sociali e perfino all'interno delle istituzioni. Un fronte unito che abbia l’obiettivo
immediato della caduta di questo governo e la prospettiva di un altro governo dentro
un percorso di trasformazione sociale rivoluzionaria di questo paese.
A fronte delle guerre, del dominio degli apparati militari,
del dominio degli Stati di polizia - pensiamo alle leggi di sicurezza in
approvazione, liberticide, fasciste, dittatoriali, degne dei peggiori periodi
del fascismo del nostro paese e dei peggiori regimi nel mondo - è evidente che
le masse non possono affidarsi alle regole che ci sono in questo paese, che
vengono stravolte da questi governi, alle regole della lotta democratica, della
lotta di massa, ma hanno bisogno di costruire una forza in grado di fare guerra
alla guerra, in grado di rovesciare con la logica di una Nuova Resistenza la marcia reazionaria e fascista di questo
governo.
Questi tre strumenti sono indispensabili oggi per
ricostruire le condizioni per un vero movimento di opposizione proletaria di
massa. Ed è questo il lavoro che tocca innanzitutto ai comunisti e a tutti i
proletari d'avanguardia, a coloro che non hanno venduto il cervello all'ammasso
in tutti i campi, questo è il primo compito che dobbiamo realizzare.
Diamo il massimo appoggio alle manifestazioni, alle proteste che si stanno sviluppando su tutti i terreni, soprattutto su terreni mediatici e con assemblee, non ancora espressione di un movimento reale che possa incidere nei confronti dei decreti liberticidi sulla sicurezza.
Diamo il massimo appoggio a
tutte le manifestazioni per la Palestina che continuano ad esserci nel nostro
paese, in particolare a Roma, a Milano.
Per le manifestazioni contro la guerra salutiamo la
manifestazione di Firenze che è contro la guerra in generale e solidale col
popolo palestinese ma che ha un obiettivo diretto: impedire l'installazione a
Firenze di un comando NATO, di un comando di guerra in questo paese che stravolge
completamente la natura di questa città, storicamente non solo una città d'arte
ma una città della pace, della democrazia.
Diamo il massimo appoggio alla manifestazione in preparazione in Puglia per il 28 settembre all'inaugurazione della Fiera del Levante in cui ci sarà la Meloni, ma non solo, con tutto quell'insieme del ceto politico come Emiliano che ha contribuito all'ascesa della marcia reazionaria e che non ostacolano certo l'intenzione della Meloni e del suo governo di fare della Puglia una sorta di terra privilegiata, una sorta di resort di lusso che abbiamo visto all'opera col G7, con l'estate della Meloni. Contro tutto questo ci sarà una protesta e una manifestazione. Anche lì a Bari cercano di vietarla o di ostacolarla, di renderla inoffensiva.
Così come si prepara la battaglia
per la realizzazione della grande manifestazione per la Palestina prevista per
il 5 Ottobre a Roma.
Come osano questi voler impedire una manifestazione perché
vicina al 7 ottobre, considerata da questo Stato, da questo sistema, come
un'azione terroristica, loro che oggi sono dalla parte del terrore dispiegato,
legittimato come mai nella storia è accaduto, rappresentato dall'azione dello
Stato di Israele in corso nel Libano?
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