venerdì 20 settembre 2024

pc 20 settembre - Il terrorismo dello Stato sionista e dell'imperialismo è una minaccia per i popoli. Solidarietà alla Palestina/guerra alla guerra interimperialista!

EDITORIALE

L'attacco terroristico e da omicidio di massa realizzato dallo Stato sionista d'Israele in Libano continua a provocare morti, feriti, a migliaia. È un nuovo livello della guerra che è stato inserito in questa guerra che già vede un genocidio in atto nei confronti del popolo palestinese con oltre 40.000 morti e centinaia di migliaia di feriti, oltre a un milione di sfollati, con la distruzione di ospedali, case, scuole e di ogni genere di attività civile.

Raramente la storia ha assistito a un crimine di queste dimensioni, a una guerra contro il popolo palestinese ma che è una guerra contro tutti i popoli del mondo fatta dagli Stati del terrore, che lo possono fare perché godono di un'immunità assoluta da parte degli organismi internazionali (che mai come in questa occasione dimostrano la loro inutilità pratica). Nel sistema imperialista tutti gli organi statali e giurisdizionali rispondono agli interessi generali dell'imperialismo, dei padroni del mondo, dei loro governi e dei loro Stati, e ad essi sono subordinati.

Da sempre abbiamo denunciato come lo Stato sionista d'Israele sia un pericolo non solo per il popolo palestinese ma per l'intera umanità. Il carattere sionista, razzista, integralista, dello Stato d'Israele,

impedisce qualsiasi soluzione della questione palestinese e diventa un alimento generale per un nuovo olocausto all'interno di una nuova guerra imperialista mondiale.

Non ci sono parole per descrivere quello che avviene. Lo Stato sionista di Israele in nessuna maniera poteva fare un'operazione di questo genere senza il silenzio complice dell'imperialismo, innanzitutto americano, ma non solo. Tutti gli imperialismi, i loro apparati segreti, i loro apparati di difesa sono in qualche maniera coinvolti in questa rete mondiale del terrore.

Il cyberterrorismo. Su questo abbiamo sentito gli strilli che la stampa mondiale, gli Stati, hanno fatto contro i cosiddetti hacker ogni volta che hanno utilizzato strumenti “non ufficiali” per inserirsi negli apparati statali, nella difesa, per azioni di tipo dimostrativo. Abbiamo sentito gli strilli che sono stati fatti con le cosiddette lettere-bomba mirate a nemici del popolo che gruppi anarchici hanno utilizzato in certe occasioni come forma di attacco e di difesa a fronte alle campagne - queste sì terroristiche - che li hanno riguardati in ogni parte del mondo.

Ebbene, cosa dire allora di uno Stato che lo utilizza all'ennesima potenza e con una tecnologia di ultima generazione per perpetuare questo terrore verso i popoli, i popoli che si ribellano, verso i cittadini comuni, per riempire le strade di morti, di feriti, per seminare paura e terrore.

Un crimine di questa natura non ha precedenti non solo nella storia delle guerre ma nella storia dei crimini contro l'umanità. Conferma quello che i palestinesi sostengono - e noi con loro – che c'è incompatibilità tra la pace nei Territori, tra l'autodeterminazione dei popoli, tra il rispetto dei diritti civili e umani in quell'area, e la presenza dello Stato sionista d'Israele.

Il governo Netanyahu e i nazisti coscienti che fanno parte di questo governo sono gli esecutori materiali di un disegno storico che così viene inteso dallo Stato di Israele sin dalla sua nascita. Per questa ragione la distruzione giuridica, politica e militare dello Stato d'Israele è una sorta di precondizione per ristabilire condizioni di pace, di diritti sociali e civili in quell'area. Ogni riconoscimento dello Stato di Israele, ogni sostegno ad esso, è un crimine contro l'umanità e una complicità con esso alimenta la guerra senza limiti che produce, oltre che un nuovo olocausto, l'incendio dell'intera area mediorientale contro le masse arabe e fa del focolaio in atto in quell'area, il secondo focolaio, insieme alla guerra dell'Ucraina, di una guerra totale, di una guerra globale, di una guerra interimperialista mondiale che da quei territori raggiunge tutto il mondo, raggiungerà le case, raggiungerà le vite in ogni angolo del mondo.

Su questo i popoli, anche nel nostro paese, i proletari e le masse popolari, assistono impotenti e molto spesso sono anche coinvolti nella propaganda di guerra, nella propaganda sionista, perché è inutile dire che le forze guerrafondaie e l'industria bellica, lo Stato di Israele, i sionisti controllano parti consistenti dell'economia, non solo bellica, anche in paesi come il nostro e quindi influiscono in maniera sostanziale nell'andamento dell'informazione e nell'utilizzo delle televisioni per sostenere le ragioni della guerra e le ragioni del genocidio in Palestina e in tutta l'area.

Anche se questi territori possono essere lontani - ma non tanto - dal nostro paese, il nostro paese è pienamente coinvolto in una guerra senza limiti che è in corso, una guerra esterna, interimperialista, con al centro le mire guerrafondaie dell'imperialismo USA, dei governi imperialisti europei, in primis oggi la Germania, dei governi, degli Stati ad esso legati. E poi ci sono innanzitutto gli eserciti che sono diretti dai governi ma sono anch'essi un potere autonomo che risponde al di là degli stessi paesi alle grandi alleanze militari e ai loro vertici. Buona parte dei piani guerrafondai sono coperti dai segreti che neanche il Parlamento riesce a scalfire e quindi noi siamo nello stesso tempo vittime di un sistema fuori controllo, anche se al servizio degli interessi dell'imperialismo.

In tutto questo il nostro paese è ben dentro. 

Non lo sappiamo ma alcuni giornali hanno potuto dirlo che l'incontro del capo del governo inglese con la Meloni non ha avuto come argomento solo la politica infame contro i migranti che i due governi vogliono perseguire insieme, in cui effettivamente il modello Meloni sta diventando un punto di riferimento per l'intera Europa e perfino per la nuova governance dell'Europa della von der Leyen, ma, in realtà, i veri colloqui hanno riguardato la partecipazione diretta dell'Italia alla guerra in atto in Ucraina e l'utilizzo di armi nuove di attacco che richiedono la presenza dell'Italia sul piano tecnologico. Non ci dilunghiamo sui particolari tecnici ma la Leonardo e gli strumenti di guerra da essa approntati sono parte dell’utilizzo effettivo delle armi d'attacco sul territorio russo che nella giornata di avantieri hanno cominciato a fare la loro tremenda apparizione.

Quindi l'Italia è coinvolta nella guerra in Ucraina in maniera sempre più attiva. Così come dà una grande copertura, nel quadro dell'alleanza principale con l'imperialismo americano, allo Stato sionista d'Israele e al suo genocidio.

Nel nostro paese c'è tanto da fare, c'è da sviluppare una vera opposizione alla guerra e una vera opposizione per fermare il genocidio in Palestina, per riconoscere lo Stato palestinese. C'è una guerra da fare rispetto al tipo di alleanza militare in cui l'Italia è inserita, la NATO, l'imperialismo USA. C'è una guerra da fare nei confronti dell'industria bellica divenuta il cuore del sistema economico del nostro paese e quindi di conseguenza l'elemento di impulso a un'economia di guerra che attraversa tutti i comparti industriali. Naturalmente le gigantesche spese militari, i giganteschi sforzi fatti per il riarmo su larga scala sono soldi che non vengono considerati come l'elemento centrale dei bilanci e dei piani di spesa dei governi e degli Stati imperialisti. E’ evidente che questi fondi prosciugano una parte rilevante del bilancio statale che in via progressiva viene sottratto alle spese sociali, alla sanità, alla scuola, al lavoro, ai piani di sviluppo. E’ la legge del profitto nei paesi capitalisti, di cui l'imperialismo costituisce la fase suprema, cioè la sua estrema tappa nel cammino di asservimento degli interessi dei lavoratori e dell’intera umanità alle leggi del Capitale.

Tutto questo domanda un livello di lotta e di opposizione sociale e politica da cui nel nostro paese siamo davvero lontani. Certo, i sondaggi dicono, in maniera spesso schiacciante, che “gli italiani” - una categoria che andrebbe chiarita in che cosa consiste - sono contro la guerra, crediamo che se si facesse un sondaggio reale, effettivo e non pilotato, su ciò che avviene in Palestina, il popolo italiano, le sue masse più sfruttate non potrebbero che dimostrare l'appoggio a ogni parola d'ordine che va in direzione del cessate il fuoco, per fermare il genocidio, per una soluzione politico-istituzionale, diplomatica che permetta al popolo palestinese di sopravvivere, di difendere il proprio diritto all'autodeterminazione nazionale e di poter contribuire a un cambiamento radicale in quell'area come anello del cambiamento mondiale.

Ma tutto questo oggi ha a che fare con un governo che è decisamente dall'altra parte.

Quando noi diciamo che alle giuste manifestazioni contro tutti gli aspetti della politica del governo occorre porre al centro la battaglia per la caduta di questo governo, non lo facciamo per ragioni cosiddette politiche, perché siamo di opposizione, anzi la parola opposizione andrebbe usata in una certa maniera perché non può esserci nessuna comunanza con la cosiddetta opposizione parlamentare, rappresentata dai partiti di opposizione presenti nel Parlamento. Sono evidenti le enormi responsabilità che questi partiti hanno avuto nel preparare il terreno a questo governo e ai suoi programmi, primo fra tutti l'appoggio al governo Draghi che cerca di accreditarsi come grande regista e programmatore dentro la fase politico-istituzionale che attraversa l'Europa e il mondo.

Draghi ha preparato la strada alla Meloni, ma la Meloni ci ha aggiunto il carico di un governo che si rifà al fascismo, al fascismo della guerra, al fascismo degli imperi, al fascismo della dittatura, al fascismo dei crimini, al fascismo delle leggi razziali e delle guerre etniche. Questo è il vero programma che sottintende ogni scelta che questo governo fa, è la vera prospettiva su cui lavora. Per questo il governo non fa passi indietro sulla base delle proteste e della mera opposizione parlamentare. Occorre che l'opposizione cambi strada e si riorganizzi in un fronte che metta al centro la caduta di questo governo e che comprenda che senza utilizzare le forme adatte all'esistenza di un governo moderno fascista, di stampo autoritario, dittatoriale, da Stato di polizia, è evidente che non si può vincere né si può fermare la marcia reazionaria e guerrafondaia di questo governo.

Le masse popolari, i proletari, sono molto al di sotto della comprensione di questo, nonostante la gran massa di mezzi di comunicazione e la grande rete dei social, non avanza la chiarezza ma la confusione. E su questo esiste un grande lavoro da fare in combinazione con una opposizione visibile all’attività di questo governo, ai piani di guerra di questo governo su tutti i terreni.

E' questo il lavoro che anche questo strumento piccolo, ORE12/Controinformazione rossoperaia, fa cioè denunciare, far conoscere, elevare la coscienza, dare un'altra versione dei fatti che riempiono giornali e le televisioni e soprattutto contribuire a costruire gli strumenti che ci servono.

Innanzitutto il Partito. La borghesia agisce con un partito unico, il cui centro è attualmente è il partito moderno fascista di Fratelli d'Italia e il suo governo, ma tutti i partiti di governo e di opposizione si riconoscono nelle ragioni di fondo del sistema capitalista nel nostro paese, dei padroni di questo paese. I loro legami con la Confindustria, con il piano Draghi lo dimostra, la loro attività di governo precedente al governo Meloni lo dimostra. Quindi tutti questi partiti sono parte non dell'opposizione ma parte della gestione di questo sistema che attualmente vede nel governo Meloni chi ne tira le fila e chi rappresenta il comitato di affari di questo sistema.

E’ evidente quindi che i proletari sono senza partito. Storicamente hanno avuto il Partito comunista e quando questo Partito comunista è stato realmente anticapitalista, sostenitore di una società di liberi e uguali, di una vera società socialista, le masse hanno lottato, si sono unite e hanno elevato la loro coscienza non solo politica, ma anche umana e civile, all'insegna della solidarietà, dell'uguaglianza. La fine del Partito comunista domanda la ricostruzione di un Partito comunista dei lavoratori, delle masse popolari, di un Partito comunista che veda nelle sue fila i figli migliori, coloro che lottano, che si ribellano, uniti intorno a un programma che abbia come obiettivo oggi di fermare la guerra, il fascismo, lo sfruttamento, l'immiserimento delle masse, il razzismo, la devastazione territoriale e ambientale, con la prospettiva di un altro governo. Dobbiamo costruire le condizioni per un altro governo, un governo anticapitalista, cioè che stia dalla parte dei lavoratori e non dei capitalisti. Antifascista che sia dalla parte della democrazia, del potere alle masse popolari e non del potere delle oligarchie finanziarie e politiche, dei ceti politici corrotti che tutti quanti vediamo all'opera. Antimperialista, cioè che metta fine all'imperialismo del nostro paese, attraverso rivendicazioni immediate di uscire dalla guerra, di mettere fine alle spese militari, del riconoscimento dello Stato di Palestina e, in prospettiva, di un governo che metta fine a ogni politica di guerra.

D'altra parte era questa anche l'ispirazione - sia pure molto velata - del cosiddetto articolo 11 della Costituzione nata dalla Resistenza.

Un fronte unito. Quando diciamo fronte unito non pensiamo a un fronte unito delle forze di estrema sinistra, anche se questo sarebbe già un primo passo, ma alle forze che rappresentino realmente interessi reali dei proletari e delle masse popolari e che raccolgono tutti gli elementi democratici presenti nelle altre classi sociali e perfino all'interno delle istituzioni. Un fronte unito che abbia l’obiettivo immediato della caduta di questo governo e la prospettiva di un altro governo dentro un percorso di trasformazione sociale rivoluzionaria di questo paese.

A fronte delle guerre, del dominio degli apparati militari, del dominio degli Stati di polizia - pensiamo alle leggi di sicurezza in approvazione, liberticide, fasciste, dittatoriali, degne dei peggiori periodi del fascismo del nostro paese e dei peggiori regimi nel mondo - è evidente che le masse non possono affidarsi alle regole che ci sono in questo paese, che vengono stravolte da questi governi, alle regole della lotta democratica, della lotta di massa, ma hanno bisogno di costruire una forza in grado di fare guerra alla guerra, in grado di rovesciare con la logica di una Nuova Resistenza la marcia reazionaria e fascista di questo governo.

Questi tre strumenti sono indispensabili oggi per ricostruire le condizioni per un vero movimento di opposizione proletaria di massa. Ed è questo il lavoro che tocca innanzitutto ai comunisti e a tutti i proletari d'avanguardia, a coloro che non hanno venduto il cervello all'ammasso in tutti i campi, questo è il primo compito che dobbiamo realizzare.

Diamo il massimo appoggio alle manifestazioni, alle proteste che si stanno sviluppando su tutti i terreni, soprattutto su terreni mediatici e con assemblee, non ancora espressione di un movimento reale che possa incidere nei confronti dei decreti liberticidi sulla sicurezza

Diamo il massimo appoggio a tutte le manifestazioni per la Palestina che continuano ad esserci nel nostro paese, in particolare a Roma, a Milano.

Per le manifestazioni contro la guerra salutiamo la manifestazione di Firenze che è contro la guerra in generale e solidale col popolo palestinese ma che ha un obiettivo diretto: impedire l'installazione a Firenze di un comando NATO, di un comando di guerra in questo paese che stravolge completamente la natura di questa città, storicamente non solo una città d'arte ma una città della pace, della democrazia.

Diamo il massimo appoggio alla manifestazione in preparazione in Puglia per il 28 settembre all'inaugurazione della Fiera del Levante in cui ci sarà la Meloni, ma non solo, con tutto quell'insieme del ceto politico come Emiliano che ha contribuito all'ascesa della marcia reazionaria e che non ostacolano certo l'intenzione della Meloni e del suo governo di fare della Puglia una sorta di terra privilegiata, una sorta di resort di lusso che abbiamo visto all'opera col G7, con l'estate della Meloni. Contro tutto questo ci sarà una protesta e una manifestazione. Anche lì a Bari cercano di vietarla o di ostacolarla, di renderla inoffensiva. 

Così come si prepara la battaglia per la realizzazione della grande manifestazione per la Palestina prevista per il 5 Ottobre a Roma.

Come osano questi voler impedire una manifestazione perché vicina al 7 ottobre, considerata da questo Stato, da questo sistema, come un'azione terroristica, loro che oggi sono dalla parte del terrore dispiegato, legittimato come mai nella storia è accaduto, rappresentato dall'azione dello Stato di Israele in corso nel Libano?

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