In Tunisia, dopo il fermo di avvocati e attivisti anti-Saied, nel mirino gli operatori delle Ong. “Ridotta al minimo la protezione dei profughi”. Amnesty: l’Ue riveda gli accordi.
di Francesca Ghirardelli da Avvenire
“La situazione qui sta precipitando” mette subito in chiaro, all’inizio della conversazione, una fonte ben informata che a Tunisi opera all’interno del sistema di protezione e assistenza di migranti e richiedenti asilo. Chiede di rimanere anonima, perché il contesto si fa rischioso e perché non sono tempi, questi, di disapprovare apertamente chi governa il Paese. Il riferimento non è solo agli arresti di avvocati e attivisti critici nei confronti delle politiche del presidente Kais Saied, né all’intensificazione di sgomberi e deportazioni di massa di cittadini stranieri sub-sahariani irregolari, operazioni che proseguono dall’estate 2023, pur a intensità variabile.
Ora, dalla seconda settimana di maggio, sono gli stessi operatori delle organizzazioni che si occupano di fornire servizi di base a migranti e richiedenti asilo a venire presi di mira. Il 7 maggio le forze di sicurezza hanno arrestato il presidente e il vice del Consiglio tunisino per i rifugiati (Ctr), partner locale chiave per l’agenzia Onu Unhcr/Acnur, di cui il Consiglio realizza quasi tutte le attività di assistenza e di screening iniziale delle domande d’asilo. L’accusa è di “costituire un’associazione per delinquere con lo scopo di favorire l’ingresso di persone in Tunisia” illegalmente. L’8 maggio è toccato al direttore
e alla ex direttrice di Terre d’Asile, un’altra delle poche Ong operative per la tutela di migranti e rifugiati nel Paese.“Con questi arresti l’assistenza e la protezione di migranti, richiedenti asilo e persino di persone già titolari dello status di rifugiato sono ridotte al minimo, severamente compromesse” prosegue la fonte. “A funzionare sono solo i programmi di rimpatrio dell’Oim. Tutte le grandi Ong che implementavano progetti di sostegno sono state fermate, così le persone si ritrovano senza aiuti di base. Sospesi i servizi di tutela dell’infanzia e delle donne vittime di violenza, tutto è paralizzato, perché nemmeno a livello di ministeri nessuno si espone più, né prende decisioni”.
Unica Ong per ora risparmiata è Médecins du Monde, che offre servizi sanitari anche ai cittadini locali. “Centinaia di persone che avevano un alloggio sicuro in affitto sono state sfrattate. Ora si arrestano anche i tunisini che davano in locazione appartamenti a richiedenti asilo” aggiunge la fonte. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr) ha chiesto il rilascio delle persone detenute arbitrariamente, mentre Human Rights Watch, con la direttrice regionale Lama Fakih, ha commentato: “La repressione del lavoro legato all’immigrazione, insieme al crescente arresto di critici del governo, invia un messaggio agghiacciante: chiunque non si attiene alla linea potrebbe finire nel mirino delle autorità”.
E Amnesty International, intervenuta parlando di “giro di vite repressivo senza precedenti contro migranti, rifugiati e difensori dei diritti umani che lavorano per proteggerli” ha fatto notare come questo sia avvenuto solo pochi giorni “dopo un incontro di coordinamento ad alto livello con il ministero degli Interni italiano sulla gestione della migrazione” (il confronto del 2 maggio a Roma tra ministri di Algeria, Italia, Libia e appunto Tunisia.
Appena prima, il 17 aprile, si era tenuto un bilaterale tra il ministro Matteo Piantedosi e l’omologo tunisino). “L’Unione europea dovrebbe rivedere urgentemente i suoi accordi di cooperazione con la Tunisia per garantire di non essere complice delle violazioni dei diritti umani contro migranti e rifugiati” ha affermato Heba Morayef, direttrice regionale di Amnesty International. Il riferimento è al memorandum d’intesa del luglio 2023, che l’Ue (con il governo italiano tra i promotori) ha firmato con il Paese e che prevede una serie di finanziamenti tra cui 105 milioni per frenare la migrazione irregolare. Il flusso dalla Tunisia è indubbiamente calato rispetto allo scorso anno, ma la diminuzione è andata di pari passo con sempre più frequenti segnalazioni di abusi e casi di deportazione di massa di migranti e richiedenti asilo verso i confini desertici di Libia e Algeria. Secondo i dati diffusi a maggio dal governo tunisino, le persone intercettate e fermate oltre le frontiere marittime mentre migravano verso lo spazio europeo erano state circa 79.600 nel 2023, nei primi mesi di quest’anno hanno superato i 28.100. “Gli attuali ridotti arrivi in Italia non devono confondere” conclude la fonte da Tunisi. “Il numero di chi cerca di partire è sempre alto, ma le autorità tunisine stanno bloccando moltissime persone. E di conseguenza le deportazioni di massa continuano”.
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