Luigi scrive dal carcere speciale di Alessandria

Luigi ci scrive dal carcere di Alessandria. Pubblichiamo di seguito il testo.
Ciao a tutte e tutti,
vi scrivo dalla casa di reclusione “San Michele” di Alessandria. Sono
stato tradotto dal Pagliarelli in questa struttura la mattina di venerdì
12 aprile. Mi hanno portato qui perché c’è una sezione di alta
sorveglianza specifica (S2) per i detenuti accusati o condannati per
reati eversivi.
È un carcere di piccole dimensioni e anche la sezione ha
un’estensione abbastanza ridotta, un corridoio con una decina di celle
in tutto e qualche saletta per le attività di socialità. Siamo in sette
in tutto, i miei sei compagni di sezione sono tutti bravi ragazzi con
una lunga esperienza detentiva che supera i quarant’anni. Mi hanno accolto anche qui con grande simpatia e amicizia.
Nonostante l’amministrazione carceraria mi abbia applicato
temporaneamente alcune restrizioni aggiuntive a quelle del regime della
sezione (faccio le ore d’aria isolato e in sezione resto chiuso in cella
anche quando gli altri fanno la socialità) mi vengono tutti a trovare e
chiacchieriamo attraverso il cancello del cubicolo. Mi hanno
anche portato libri, riviste,
Ho seguito con apprensione e interesse (per via della mia
deformazione professionale) la terribile strage di operai della centrale
idroelettrica di Suviana e le successive operazioni di messa in
sicurezza e recupero dei dispersi che ha visto i miei compagni di lavoro
impegnati nelle ore successive all’esplosione e che, come sempre, hanno
dimostrato impegno, professionalità e generosità.
Una vicenda eclatante, ma purtroppo non isolata. Sette morti
ammazzati sul posto di lavoro che si aggiungono alla triste e troppo
lunga lista di vittime di una guerra interna ai nostri confini
nazionali, come d’altronde sono anche le vittime della malasanità e
della mancata messa in sicurezza dei territori per esempio.
Parlo di “guerra” non a caso. La guerra combattuta con le armi e con le tecnologie belliche (prodotte anche in Italia) che miete migliaia e migliaia di vittime civili in tutto il modo e la guerra combattuta a suon di tagli e definanziamenti che uccide centinaia di lavoratori e cittadini sul territorio italiano. Da un lato, infatti, il governo italiano, in continuità coi precedenti, investe nell’escalation bellica, finanziando la produzione di armamenti da vendere a paesi aggressori e fatturando sulla morte di interi popoli, dall’altro taglia su welfare, sanità e sicurezza sul lavoro, producendo morti anche all’interno del proprio territorio. D’altronde il benessere, la salute e la sicurezza dei territori e dei lavoratori non generano plusvalore. Una logica, quella degli stati capitalisti, che governa le nostre vite secondo dinamiche aziendali in cui i diritti sociali devono scomparire in quanto costi di bilancio.
Ma torniamo a noi: mi ha fatto tantissimo piacere e mi ha riempito di
orgoglio sentirvi sotto il carcere di Palermo la sera di mercoledì 10
aprile, vedere i fuochi d’artificio e sentire i cori e la musica. Anche i
ragazzi detenuti con me hanno apprezzato ed erano emozionati nel vedere
e sentire questa testimonianza di solidarietà arrivare da fuori, cosi
rumorosa e festosa poi. Grazie!!
Abbiamo apprezzato soprattutto il contributo musicale. Nonostante le
nuove influenze più di tendenza, i grandi classici impegnati ed
intramontabili (come “Dint’a a sta cella”) restano sempre al top delle
classifiche.
Sono certo che anche le mobilitazioni in sostegno alla resistenza del popolo palestinese stanno proseguendo e spero ci sia anche un crescendo di partecipazione. Qui, nonostante il silenzio quasi totale dell’informazione mainstream sull’argomento, qualche notizia sulle mobilitazioni comincia ad arrivare bucando la cortina della censura. Ho visto dai TG e letto dai giornali delle iniziative organizzate in varie università e della puntuale politica del manganello che hanno ricevuto come risposta, oltre alle infamanti accuse di antisemitismo. Ma come sappiamo bene, l’essere descritti dalla controparte come mostri è già un buon segnale del fatto che si stia percorrendo la strada giusta e che il proprio operato cominci ad avere una certa efficacia.
Mando un forte abbraccio a tutte e a tutti, scrivetemi e aggiornatemi.
A presto, luigi

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