giovedì 9 novembre 2023

pc 9 novembre - INTERVISTA ALL'AVV. VINCENZO CATASTIMENI DI PALERMO, legale dei compagni di proletari comunisti processati per la manifestazione del 2017 contro il G7 di Taormina


PC
- Chiediamo a Vincenzo Catastimeni, nostro avvocato, nel processo che si è svolto a Messina e che ha riguardato la manifestazione del 2017, contro il G7, intanto di sapere come si è svolto questo processo, i passaggi più significativi delle udienze, che, da quello che sappiamo, si sono basate essenzialmente sulle testimonianze della Digos. 

AVV - C'è stato un primo processo che era iniziato prima della pandemia e si stava svolgendo davanti a un giudice unico. Fra le eccezioni preliminari che sono state formulate nell'ambito di questo primo procedimento, da parte di una collega che difendeva le posizioni di compagni accusati del reato più grave, quello di aggressione al pubblico ufficiale, vi è stata la contestazione, per cui, in base al capo di imputazione, per la pena che poteva essere erogata, la prima udienza del processo si sarebbe dovuta celebrare davanti al Gup e non direttamente. Quindi, dopo una prima fase si è praticamente dovuto ricominciare da capo, chiaramente con un dispendio di energie, di risorse anche umane ed economiche sprecate. Dopodiché si è tenuta la prima udienza davanti al Gup. Dei 40 imputati solo uno ha chiesto l'applicazione del rito alternativo. Quindi si è aperta l'istruttoria, che, come dicevi tu bene, si è incentrata fondamentalmente sulle dichiarazioni rese dagli agenti della Digos che erano presenti o a conoscenza degli eventi, o utilizzati per il riconoscimento dei soggetti. In occasione della manifestazione erano stati mobilitati agenti della Digos da tutta Italia, erano venuti da Modena, Torino, Milano, Pisa, Reggio Calabria, Palermo, Catania. ecc., e mi preme ribadirlo anche in questo momento, con notevole dispendio di energia umane ed economiche che potevano benissimo essere concentrate su altre situazioni più gravi. 

I poliziotti che erano presenti sul posto fondamentalmente non hanno fatto altro che esporre i fatti dal loro punto di vista. Per i compagni che io assistevo nel corso del processo  i capi di imputazione erano due: aver violato la cosiddetta "zona rossa", e per avere preso parte alla manifestazione con il volto contraffatto. 

Rispetto al primo aspetto della zona rossa, di aver violato i limiti entro cui si doveva avvolgere la

manifestazione, è emerso che i poliziotti presenti sul posto che avevano disposto un cordone. relativamente al limite della cosiddetta "zona rossa", avevano indietreggiato di qualche metro rispetto a questo "confine", in maniera tale - ho eccepito - da indurre i manifestanti a credere che comunque la zona rossa fosse qualche metro più avanti rispetto a quello che veniva contestato. D'altra parte se si pensava di fare una sorta di "cuscinetto" e per questo indietreggiare, ma questo era avvenuto senza comunicarlo né agli organizzatori né ai manifestanti. Nello stesso tempo - ho aggiunto - non vi erano dei segnali che indicassero i confini della zona rossa, affinchè, essendoci manifestanti da tutta Italia e anche da altri paesi, potesse essere chiaro a tutti quale fosse la zona di confine. Questa mia domanda/obiezione è stata ritenuta utile dal Collegio, che ha rivolto poi la stessa domanda agli altri agenti che sono stati sentiti. 

Il secondo capo di imputazione riguardava il riconoscimento dei soggetti interessati. Ma questo praticamente sarebbe avvenuto a "manetta", come si suol dire. Cioè hanno utilizzato - e questo è un aspetto grave emerso proprio all'ultima udienza - le registrazioni, ma non solo le proprie registrazioni, anche le registrazioni video effettuate da testate locali, quindi non appartenenti alle forze dell'ordine. Le immagini che sono state estrapolate da queste registrazioni erano chiaramente tolte dal contesto iniziale; estrapolate dalla Digos presente e inviate nazionalmente alle varie Digos. A seguito della trasmissione di questi video, che erano parecchi, e soprattutto dalla estrapolazione di alcune immagini, è venuto fuori che le varie digos locali non sono state in grado di identificare, di posizionare nello spazio e nel tempo le immagini che venivano mostrate. Dico meglio, se tu mi accusi di aver violato la cosiddetta "zona rossa", come identifichi il soggetto che avrebbe presuntivamente invaso, superato questa linea, collocandolo fisicamente nello spazio e nel tempo? Cpme fai a sire che il superamento sarebbe avvenuto al momento della manifestazione e non in un momento successivo o antecedente? 

Stesso discorso anche per quello che è avvenuto nel merito del riconoscimento dei compagni che erano accusati di aver partecipato alla manifestazione. Devo dire che il Collegio giudicante è sembrato alquanto interessato alle argomentazioni, dal momento che di propria iniziativa ha approfondito questa vicenda. 

Detto questo, cosa ha comportato questa istruttoria, dover sentire agenti che venivano da tutta Italia - con la conseguenza che in alcuni casi non erano presenti all'udienza, in altri casi avevano fornito delle giustificazioni? Ha comportato tutta una serie di rinvii che per i reati che interessavano i nostri compagni ha fatto sì che maturasse la prescrizione. 

Personalmente vorrei precisare che proprio per quanto era emerso in seguito alle domande e alle risposte ottenute dagli agenti interessati, ero abbastanza convinto che si potesse arrivare a una soluzione nel merito e non per la prescrizione, questo avrebbe dato anche un'altra lettura delle risultanze del processo. Mi auguro comunque che quantomeno vengano evidenziate nelle motivazioni della sentenza le ambiguità, le incertezze, il modo di indagine quasi da regime fascista, che è stato portato avanti per l'identificazione dei vari compagni che hanno partecipato alla manifestazione. 

Quindi è stato un processo che alla fine è risultato una sorta di circo, fatto più che altro per dare probabilmente un forte segnale all'opinione pubblica. Per questo mi aspettavo, ed è sempre auspicabile una soluzione nel merito, e a mio parere c'erano tutti i presupposti affinché ciò avvenisse. Hanno fatto, si può dire, un'operazione di semplificazione. Mentre, ripeto, sarebbe stato importante, e spero che dalla motivazione emerga, far venir fuori che c'era stata nello svolgimento delle indagini e nell'instaurazione di questo processo una superficialità, una approssimazione, un uso di metodi anche fascisti, della serie: se io decido che devo farti un processo, ti faccio un processo. 

Questo aspetto è emerso in maniera forse più forte, se mi può essere consentito, in merito alla posizione degli imputati che avevano accuse più gravi, di avere fatto resistenza con violenza e aver aggredito pubblici ufficiali. Qui l'assoluzione non è arrivata per prescrizione, è arrivata per il 530, secondo comma, ossia perché non vi era la piena prova. Non perché i fatti non fossero stati ricostruiti, ma perché non era possibile imputare il fatto specifico ai reali autori. Non sono state individuate alcune persone, andando apertamente contro quelli che sono i dettami del nostro ordinamento. Appunto, chi ha commesso? 

Questo un pò sintesi lo svolgimento di un processo durato praticamente quasi quattro anni. Con costi, mi piace sottolinearlo, per la pubblica amministrazione che potevano essere utilizzati magari per provare un pò a migliorare le situazioni del nostro paese.

PC - Si è voluto con questo processo soprattutto dare un segnale. Nello stesso tempo questa sentenza anche per noi è un segnale rispetto ad un andamento che è simile anche in altri processi.

AVV - Pone effettivamente, soprattutto per la "resistenza al pubblico ufficiale", un buon caposaldo. Perché non ci nascondiamo dietro un dito. Le manifestazioni giustamente andranno avanti per le loro giuste motivazioni, ma il tipo di approccio repressivo che questo sistema avrà sarà sempre lo stesso. E questa sentenza, se ben motivata, prova a porre un freno all'utilizzo improprio dei vari reati elaborati dal nostro ordinamento.

PC - Per ribadire quest'aspetto. Noi ci siamo trovati in altri processi, sia a Taranto sia in altre realtà, in cui noi o compagni vicino a noi erano coinvolti, in cui la "prova" era: sì quel compagno, quella compagna è nostra "vecchia conoscenza"...  Ok, ma l'hai identificato? Hai chiesto le generalità? No, ma si conoscono e quindi sono stati loro...

Quindi, in questo senso, anche questo processo è importante perché da un ulteriore segnale per smontare questo tipo di testimonianze che si basano sul nulla, cioè su atteggiamenti pregiudiziali, per cui per forza sei tu quello che ha violato la zona rossa o si è travisato o ha fatto resistenza, ecc. Sei tu, non perché lo posso dimostrare nei tempi e nei luoghi o con l'identificazione, ma perché tu sei conosciuto o tu stavi all'inizio del corteo ecc. 

Quando usciranno le motivazioni, le faremo conoscere e soprattutto le utilizzeremo a fronte di una scontata repressione che ci dobbiamo aspettare, con aumento di denunce, aumento di processi per le inevitabili e giuste manifestazioni che continueranno e che noi speriamo saranno sempre di più.

AVV - Prendo spunto dalle tue osservazioni per fare alcune considerazioni diciamo extragiudiche. Tu hai appena evidenziato che c'è una facilità nell'identificazione, che parte dalla conoscenza: questo soggetto è noto a questa questura, alla Digos, è noto agli agenti operanti per aver partecipato già ad altre manifestazioni. Si è parlato in altri contesti di dossieraggio - certo non voglio arrivare al fatto che ci sia un dossier per ognuno di noi, o comunque una schedatura, ma, purtroppo, volente o nolente, parliamo di un codice penale che è figlio dell'era fascista - non ce lo scordiamo - e risente tantissimo dell'opera di repressione avvenuta negli anni 60, negli anni 70. Questo chiaramente permette alla longa manu dell'autorità giudiziaria, alla polizia, alle forze dell'ordine in generale di poter, quando lo ritengono opportuno, cioè nella maggior parte dei casi, utilizzare la schedatura precedentemente fatta per attribuire delle colpe, comunque, per tirare in ballo persone che sono costrette a difendersi. 

Questo, secondo me, è uno degli aspetti più importanti che è emerso. Essere prevenuti nei confronti di alcuni soggetti per poi tirarli in ballo perché erano in quel posto. Però se li abbiamo identificati, dove, come e quando non è dato sapere, perché, comunque, sono già schedati. Quindi tiriamoli in ballo, mettiamoli nel mazzo. Senza guardare a quello che è il dato concreto. 

Il contenuto delle norme, giuste o sbagliate che siano, dicono che io non posso attribuire una responsabilità penale, se non la dimostro pienamente. E per dimostrarla pienamente devo fare delle attività, delle indagine. In questo caso non sono state fatte. 

Che questa sentenza può essere importante. Non credo che il giudice sia stato superficiale, magari può aver dato lo spunto per dare anche un segnale, per provare a porre un freno a quelli che sono i processi farsa, per non dire inutili. 

PC - Tornando al discorso "zona rossa". Il G7 si era tenuto a Taormina e tutta Taormina era diventata "zona rossa". Quindi la manifestazione era stata autorizzata a Giardini Naxos. Ma poi anche gran parte di questo paese è stato considerato "zona rossa". Tra l'altro, a parte la manifestazione, c'è da dire che anche nel giorno precedente, quando noi e tanti altri sono arrivati, molti, compreso noi, sono stati fermati, sono stati identificati come se già fossero in una "zona rossa"; ai Giardini Naxos c'era stata una campagna anche terroristica verso i negozianti, per cui era difficile trovare qualche esercizio di bar o di alimentari aperto, perché a tutti gli altri era stato quasi imposto o con le buone o con il terrorismo di chiudere. 

La questione delle zone rosse sta diventando la normalità. Per esempio anche a Taranto, notificando alla Digos delle iniziative dei presidi, ora soprattutto sulla Palestina, contro la guerra, il più delle volte ci vengono contestati i luoghi che noi indichiamo e con la motivazione che lì ora non si può più manifestare. Di fatto, senza dirlo ufficialmente, pubblicamente, stanno creando tante zone rosse. Anche in momenti in cui non c'è neanche una motivazione concreta: vengono Ministri, vengono autorità, ecc. - che pur sarebbe illegittimo. La risposta che la Digos da al divieto di alcuni luoghi è: "perché lei non sa che questa è una fase diversa?...". Allora ditelo apertamente che siamo in un periodo di governo fascista - noi lo diciamo, però lo dovreste dire anche voi - e per questo ci sono di fatto ora tante zone rosse, altrimenti non lo potreste fare, non potreste impedirci. Però questo discorso delle zone rosse, ufficiali o di fatto, si estende e quindi potrebbe portare anche qui a nuove denunce.

AVV - A proposito sempre della manifestazione contro il G7, ti racconto la mia esperienza diretta, perché ero presente anch'io sia nella mia funzione di legale, sia anche perché ritenevo giusto e opportuno partecipare in quel caso alla manifestazione. Che ci potesse essere un atteggiamento repressivo era immaginabile, è questo l'andazzo, e noi reagiamo di conseguenza, però che tu vai anche a provocare determinati comportamenti... Ho assistito io personalmente, proprio al termine della manifestazione, mentre la gente defluiva tranquillamente, pacificamente, bevendo, mangiando, commentando un pò quello che era successo nella giornata, camionette di carabinieri sfrecciavano a tutta velocità in mezzo ai manifestanti, e in alcuni casi facendo anche qualche deviazione, quasi a puntare verso i manifestanti. 

C'è stata all'arrivo a Giardini Naxos una identificazione a tappeto, i pullman venivano fermati lungo l'autostrada, le persone fatte scendere, fotografate, pretesa carta d'identità, neanche stessimo andando a fare chissà che cosa. Tutti identificati, e perquisizioni. Questo probabilmente è basato sulla norma che consente di verificare e accedere all'interno di autobus senza alcun mandato e quindi controllare zainetti e quant'altro. Però quella norma è prevista in caso di ipotesi di spaccio di sostanze stupefacenti o di detenzione legittima o porto di armi. Quindi vi è stato un uso arbitrario e illegittimo di strumenti normativi che bene farebbero i magistrati a evidenziare la facilità con cui vengono usati oltre i limiti, senza motivo. 

Quanto al discorso della campagna "terrorista", è vero. C'erano alcuni esercizi commerciali che erano blindati, con legna alle finestre a protezione dei vetri o quant'altro. Ma è giusto anche sottolineare che c'erano anche tanti esercizi che non sono caduti in questa trappola e anzi hanno manifestato la loro solidarietà alla manifestazione, anche rendendosi disponibile alla vendita di alcuni prodotti di prima necessità, come l'acqua. Non c'è stato, per quello che ho visto, nessun episodio di violenza. Ero non dico in testa al corteo, ma abbastanza vicino e non è stato lanciato alcunché, se non qualche oggetto trovato così per strada, ma assolutamente nessun oggetto particolarmente pericoloso, come invece scrissero vari servizi giornalistici; a lato del corteo c'era la spiaggia e non si capisce dove sarebbero stati reperiti questi oggetti. 

Tornando alla "zona rossa", sì, hai perfettamente ragione. E' una cosa che si nota anche in altri contesti, non solo nell'ambito delle manifestazioni di piazza. Un utilizzo estensivo delle varie norme, leggi speciali. Se mi se mi è consentito, oggi parliamo di moderno fascismo, in che senso? Oggi buona parte delle persone, per mancata formazione o per per facilità, per "poltroneria", passatemi questo termine, non si ferma ad analizzare quello che ci sta accadendo attorno oggi sembra che tutto vada bene, che ci sia ancora un contesto di Stato democratico. Succede anche per  Israele, per cui non ci sarebbe un genocidio in corso. 

C'è un'applicazione estensiva di strumenti che erano nati in un contesto fascista o in un contesto di contestazioni anni '70, come il riconoscimento a distanza, come il creare terrorismo, come la facilità di reprimere persone che non sono coinvolte. C'è un terrorismo mediatico, del tipo: guarda che se tu vieni a manifestare, siccome già sei noto a questo organo di autorità giudiziaria io ti identifico; è una sorta di deterrente che è illegittimo, ovviamente, ma che le forze dell'ordine ormai pongono in atto, con l'avallo purtroppo di alcuni pubblici ministeri che dovrebbero guardare attentamente alle modalità di esecuzione di quello che avviene sul campo, cosa che di fatto non avviene. 

PC - Immaginiamoci che cosa vorranno far succedere, sia in termini di tantissime zone rosse, sia in termini di repressione, controlli preventivi, l'anno prossimo in cui faranno il G7 in Puglia... 

Effettivamente c'è stata una solidarietà a Giardini Naxos anche da parte della popolazione che o dai balconi oppure scendendo per strada manifestava appoggio alla manifestazione.

AVV - Secondo me è in corso una sorta di sperimentazione che è partita già dalle curve degli stadi in occasione delle partite di calcio; una sperimentazione che si sta cominciando ad applicare anche a quelle che sono le manifestazioni per cui la Costituzione prevede il diritto di manifestare. Oggi questo diritto non è stato tolto, però mettono in atto meccanismi per limitarlo, per comprimere il tuo diritto di manifestare. E' in atto una sorta di sperimentazione, soprattutto da parte degli agenti di polizia, al fine di verificare fino a che limite possono spingersi per reprimere, evitando poi sentenze come questa che di fatto sconfessano il loro operato. 

Una volta lette le motivazioni della sentenza, è il caso di fare un altro incontro come questo, al fine di commentare e valutare quello che è emerso da questo processo, in particolare per quanto riguarda le zone rosse, per cui sarebbe il caso di mettere dei freni, che impediscono il tuo diritto di manifestare, perché se io voglio far sentire la mia voce, non la posso far sentire a chilometri di distanza, per cui il soggetto bersaglio della contestazione non avrà mai modo di sentire. 

PC - Ringraziamo tanto l'avvocato Vincenzo Catastimeni e quindi appena esce la motivazione, ci risentiamo di nuovo.

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