mercoledì 8 novembre 2023

pc 8 novembre - Verso il 25 novembre - Non c'è femminismo senza antifascismo - Intervento del Mfpr all'Assemblea Donne/Lavoratrici del 12 ottobre

Dal blog femminismorivoluzionario

ll 25 novembre dell'anno scorso nella manifestazione di Roma noi portammo, con striscioni, cartelli con i nostri slogan, interventi, una forte denuncia del governo Meloni, della Meloni fascista. Lo facemmo esplicitamente solo noi e poche altre, anche scontrandoci e resistendo alla polizia che voleva strapparci lo striscione che diceva "Meloni fascista noi donne ti farem la guerra". Passato un anno possiamo dire che noi avevamo ragione. E lo possiamo dire con forza, di fronte agli attacchi contro le donne portati avanti in questo anno da questo governo, dai neri personaggi fascisti che lo compongono, perchè la Meloni è fascista, Salvini, Lollobrigida, Roccella , ecc. ecc. incarnano e praticano una ideologia moderno fascista.

L'anno scorso, a fronte di articoli stampa che riportavano le "grida" di ministri, politici di destra contro di noi, dipingendoci quasi come "terroriste" perchè semplicemente avevamo scritto e detto la verità: che la Meloni è fascista, alcune rappresentanti di Non una di meno, avevano preso anche sui giornali la distanza da quello che noi dicevamo. Ora, se fossero sincere si dovrebbero ricredere perché tutto quest'anno ogni passaggio, e ne verranno tanti ancora, ha dimostrato la necessità che noi donne dobbiamo essere in prima fila nella guerra al governo Meloni.

A Parigi a fine settembre scorso, nella piazza della Bastiglia in una delle manifestazioni dei 'sans papiers', degli immigrati, c'era un cartello portato da una ragazza, questo cartello diceva: "pas de feminisme sans antifascisme", "non c'è femminismo senza antifascismo". Questo è quanto di più vero oggi, da noi in Italia. In Francia Macron non si dice, non vuole dirsi fascista, in Italia invece abbiamo il capo del governo, la Meloni, alcuni ministri che sono "ufficialmente" fascisti, tutto il loro curriculum, la loro storia e il loro presente lo dimostrano.

Non c'è femminismo senza antifascismo, perché il fascismo è considerare le donne solo se fanno

tanti figli per i padroni (i padroni dell'Associazione nazionale di piccola e media industria si sono riuniti e hanno detto esplicitamente anche loro che qui il nostro problema è la denatalità. Che le donne fanno pochissimi figli e invece noi abbiamo bisogno di braccia. Insomma, devono fare più braccia nuove per noi padroni); così come, in una situazione come questa di guerra, di estensione della guerra contro i popoli - oggi il genocidio in Palestina fatto da Israele e appoggiato, foraggiato dall'imperialismo americano e dal nostro imperialismo - in tante parti del mondo, è chiaro che servono "carni fresche da macellare", da buttare nella guerra. Fascismo è il disprezzo che viene portato avanti da questo governo verso le donne povere - sicuramente il 'reddito di cittadinanza' anche Draghi l'avrebbe molto ridimensionato o tolto, ma quello che accompagna la sua cancellazione da parte di questo governo è il disprezzo, cioè i poveri non ci dovrebbero proprio essere. Le donne disoccupate, che da tanto a Napoli lottano, sono da "cancellare", non fanno registro. Fascismo è far morire in mare i migranti, donne, bambini e arrivare, mai prima d'ora, a pretendere da loro 5.000 € altrimenti vengono rinchiusi nei lager dei Cpr, anche le donne incinta. Fascismo è violenza, femminicidi, stupri, sono gli uomini che odiano le donne. Fascismo è dire, come dicono ministri di questo governo o La Russa seconda carica dello Stato, che le donne se la sono cercata - mentre i loro figli viziati fino all'osso sono innocenti, eccetera. Fascismo è l'attacco ai gay, alle lesbiche, a cui vogliono togliere, anche i figli (le donne devono fare figli, le coppie normali devono fare tanti figli, mentre se coppie gay/lesbiche vogliono figli non possono averne). Eccetera, eccetera.

Ne vedremo di tutti i colori. Sulla campagna contro la denatalità, andrà a finire che tu non potrai avere lavoro se non hai almeno tre o minimo due figli, e si incentiveranno i padroni a prendere quelle donne, mentre tu che non li hai te ne puoi andare... Questo vedremo.

Allora su questo, noi avevamo ragione. Eravamo un piccolo gruppo, come forse lo saremo anche il 25 novembre di quest'anno, però noi dicevamo la parola giusta.

Parlano di patriarcato - anche l'appello di Nudm per questo 25 novembre è centrato su questa denuncia. È chiaro che questo sistema utilizza il vecchio come il nuovo attacco ideologico, pratico, però che significa oggi parlare di patriarcato e non di fascismo? Del fatto che oggi è il moderno Medioevo e non il vecchio Medioevo che viene portato avanti? E chi ha parlato per prime di moderno Medioevo se non noi? Ora qualcun’altra ne parla. Ma quanto tempo c'è voluto per capirlo. 

Non c'è femminismo senza antifascismo. E questo lo diciamo in particolare proprio alle operaie, alle lavoratrici, che resistono e lottano, perché loro sono più avanzate, alle compagne che lottano su tutti i fronti.

Oggi occorre ancora di più costruire l’organizzazione delle donne. Questa organizzazione deve essere proletaria, perché non può non essere di classe, di una classe, la nostra classe. La Meloni dice “io sono donna”, ma chi se ne frega che sei donna, anzi ci offende che tu usi dire “donna” come una patacca. Ma noi ci riferiamo alle donne più oppresse, più sfruttate che si fanno il mazzo ogni giorno, alle ragazze ribelli.

Questa organizzazione proletaria non può non essere rivoluzionaria, perché non c'è niente da aggiustare in questa società borghese. Il fascismo è la punta di iceberg del sistema di sfruttamento dei padroni, di discriminazione, di violenza sessuale, di femminicidi. E questo sistema non si può cambiare, si deve rovesciare! Come lo rovesciamo? Solo con le manifestazioni? Le grandi manifestazioni ci vogliono, però, per piacere, ogni tanto, soprattutto in questa fase, dobbiamo anche essere "pericolose".

Nell’Assemblea nazionale di Nudm di Firenze del 7/8 ottobre qualcuna ha detto: non facciamo il solito percorso, andiamo anche dove decidono della nostra vita; e quindi i ministeri... Siamo d'accordo. Se lo dobbiamo fare, facciamolo, non ci invischiamo in permessi e contro-permessi, che se li chiediamo ce li negano. Andiamo, saremo in poche, saremo di più, non fa niente, però è importante segnare una strada.

Il movimento femminista proletario rivoluzionario - che non è una sigla ma una concezione, una prassi - si deve fare dovunque, anche quando si è da soli. All'Aquila abbiamo dimostrato che anche da sole si può costruire, si possono fare iniziative, a volte anche solo con un cartello, uno striscione. Non dobbiamo consumare le nostre giornate ad andare in assemblee inconcludenti. Dobbiamo costruire la nostra autonomia, la nostra organizzazione e dobbiamo dire le parole giuste, la lotta giusta da fare.

E oggi la lotta giusta, è contro il governo Meloni, è la lotta antifascista, anti sessista, anti razzista con le immigrate, internazionalista con le donne della Palestina che hanno visto da 75 anni tanti dei loro figli uccisi, e ora che finalmente è stato fatto un duro attacco ad Israele non li dovremmo appoggiare? Le donne palestinesi hanno mille ragioni in più per combattere lo stato genocida di Israele.

Le assemblee le facciamo per incontrarci, per trovare insieme le parole giuste, per fare le lotte che diventino pericolose. Qualcuna ci dice: ah, ma volete fare come negli anni 70? Ebbene sì! Perché negli anni 70, quando c'era l'attacco al diritto all'aborto, si riempivano le piazze, però c'erano anche le incursioni negli studi dei medici, obiettori di coscienza negli ospedali e "cucchiai d'oro" nei loro studi privati.

Anche le forme di lotta oggi devono e possono cambiare perché non c'è più un minimo di democrazia.

Aumentano gli uomini che odiano le donne, i quartieri degradati, gli stupri... Ma questi quartieri, i branchi sono "figli vostri" di questo Stato, di questi governi, di questo sistema marcio e morente. Siete voi che li alimentate, sono le parole dei La Russa, Lollobrigida, fino allo squallido ex partner della Meloni che li alimentano, le legittimano. La Meloni è andata a Caivano e invece di affrontare i grossi problemi del quartiere, dei giovani, delle donne, ha solo mandato più polizia che non fa un "baffo" alla grande criminalità.

Se governo, Stato alzano il tiro, e allora lo dobbiamo alzare anche noi.

Il 25 novembre andiamo alla manifestazione nazionale di Roma. Diremo che si è dimostrato vero quello che avevamo detto già l'anno scorso e che occorre cambiare rotta e forme di lotta. Si può fare se ci si organizza come femminismo proletario rivoluzionario.

Il 25 novembre al di là di quante riusciremo ad essere, perché spesso proprio le lavoratrici hanno più difficoltà, anche economiche, in particolare venire dal sud è un grosso problema, il messaggio è che bisogna cambiare rotta. Chi non vuole continuare sempre alla stessa maniera stia con noi, uniamoci. Il 25 novembre perché non sia un rito occorre cambiare.

In questo le proletarie hanno una marcia in più, devono avere una marcia in più perché in un certo senso rappresentano tutte le oppressioni, non una oppressione ma l'oppressione totale.
Però le proletarie devono guardare oltre, oltre la propria lotta sindacale, devono guardare oltre la loro casa, la loro famiglia, il loro cane.... Capire che ogni problema, anche apparentemente personale, è un problema sociale, e non ci sono vere soluzioni individuali ma solo sociali.
Insieme siamo una forza. E la felicità, in una situazione così brutta, è quando riusciamo a fare questa lotta, quando ci uniamo alle altre.

Quindi facciamo di tutto per esserci il 25 novembre a Roma. Costruiamo in ogni posto, anche lì dove siamo sole il movimento femminista proletario rivoluzionario. Riprendiamo la pratica delle "assemblee delle operaie" l'abbiamo fatto un anno fa alla Beretta, un'assemblea delle operaie, ma che era rivolta a tutte, a livello nazionale.
A volte ci sfiduciamo, ma quel granello che noi mettiamo con le nostre parole giuste, con la lotta, quello incide.

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