domenica 30 luglio 2023

pc 30 luglio - Torino - Gli antiabortisti di Fdi portano in ospedale la stanza per fermare le donne - info

Al Sant’ Anna di Torino la Convenzione tra Città della Salute a Torino e il Movimento per la vita. Pd, Radicali e Cinque Stelle contro l’assessore regionale Marrone.
Nasce all'Ospedale Sant'Anna di Torino una sorta di stanza d’ascolto per le donne che vogliono abortire. La convenzione è stata firmata dalla Città della Salute e dalla Federazione Movimento per la vita. A volerla è stato l’assessore alle Politiche sociali della Regione Maurizio Marrone. “La finalità è fornire supporto alle gestanti che ne abbiano necessità, nell'ambito di un più generale percorso di sostegno durante e dopo la gravidanza alle donne", spiega l’esponente di Fratelli d’Italia. Immediate le reazioni contro quello che sembra un ennesimo tentativo di colpevolizzare le donne che scelgono di abortire.

"Come nella miglior tradizione della destra golpista i blitz si fanno d’estate, durante le ferie, e l’assessore Marrone non fa eccezione- commenta a caldo Silvio Viale, capogruppo dei Radicali in Sala Rossa e medico del Sant’Anna – Non ne sapevo nulla, nessuno mi ha informato e nessuno ha chiesto un mio parere. Di certo non ci sarà nessuna stanza del Movimento per la Vita lungo il percorso delle donne che decidono di abortire per qualunque ragione prima e dopo i 90 giorni. Le prenotazioni si continueranno a dare di persona al Day Hospital senza che gli attivisti antiabortisti possano molestare le donne. Siamo abituati ad avere presidi antiabortisti davanti all’ospedale e non hanno mai creato disagio a nessuno. Le donne passano oltre senza badare. Leggero la convenzione. Se la Direzione Generale vuole dare una sede al Movimento per la Vita questa deve essere il più lontano possibile dai reparti. Se una donna vuole un consulto da loro, potrà continuare a farlo, come accade adesso rivolgendosi direttamente alle loro sedi, ma non accetteremo interferenze e molestie”.

Nadia Conticelli, presidente Pd Piemonte e capogruppo in Sala Rossa non ci sta: "La stanza dell’ascolto promossa dall’assessore regionale Marrone è l’ennesima umiliazione nei confronti delle donne e della loro libertà di scelta e di autodeterminazione. Non si tratta di uno sportello di accoglienza, che altrimenti sarebbe gestito dall’ospedale o dall’Asl, ma di un affidamento diretto al Movimento per la Vita, dunque una forma di violenza psicologica istituzionalizzata. I luoghi per l’accoglienza delle donne, la tutela della loro salute riproduttiva, della genitorialità consapevole, ci sono già nel Servizio sanitario nazionale: sono i Consultori, ad accesso libero e diretto. L’assessore Regionale ha il dovere di garantire i necessari finanziamenti, invece di umiliare il servizio pubblico per valorizzare associazioni ideologiche per finalità elettorali. Se all’Ospedale Sant’Anna viene effettuato il 50% delle interruzioni volontarie di gravidanza piemontesi è perché non viene assicurata una percentuale idonea di medici non obiettori nelle altre strutture. Di questo la giunta Cirio dovrebbe preoccuparsi, di garantire il servizio pubblico previsto dalla legge, di difendere i diritti delle cittadine piemontesi, la loro salute e la libertà nelle scelte di vita”.

Contrari anche i Cinque stelle.: “Marrone non provi a far passare le sue marchette alle associazioni antiabortiste come sostegno alle donne. I suoi progetti oscurantisti non hanno nulla a che vedere col sostegno economico alle famiglie, a maggior ragione se i suoi finti segnali di attenzione arrivano a pochi giorni dalla cancellazione del reddito di cittadinanza. In tutto ciò Cirio tace, imbarazzato. E non è la prima volta. Cosa ne pensa dello sport preferito della sua Giunta? Quello di minare costantemente la 194 e l’autodeterminazione delle donne? – scrive Sarah Disabato, Capogruppo regionale M5S Piemonte – Intanto dalla Regione in questi anni non ci sono state iniziative apprezzabili per aumentare gli asili nido, di contrasto alla povertà o anche solo per sostenere le famiglie nell'ottica di conciliare al meglio casa e lavoro”.

Scendono in campo anche le donne di ‘Se non ora quando’ Torino. “Non serve una stanza di ascolto. Le donne che decidono di abortire sono consapevoli della loro vita e delle loro scelte- dice la presidente, Laura Onofri – Quello che serve ad una donna per portare avanti una gravidanza è un lavoro sicuro e ben retribuito, una casa, dei servizi di welfare che funzionino, sempre che i motivi per cui ricorre all’aborto siano di natura economica e sociale. Quello che invece le donne non vogliono è la stigmatizzazione si fa verso coloro che decidono di abortire, instillando sensi di colpa e di vergogna. Portare i feti i di plastica o quelli veri in formalina, recitare rosari davanti alle cliniche, affiggere cartelloni contro la legge 194, è questo quello che fanno gli antiabortisti”.

“Grave provocazione contro l'autodeterminazione delle donne- interviene Jacopo Rosatelli, assessore alle Politiche sociali del Comune di Torino – In un periodo di crisi della sanità pubblica, la principale Azienda sanitaria ospedaliera della nostra città si mette al servizio di una battaglia ideologica di sapore oscurantista, facendosi strumento dell'estrema destra politica e della sua legge "vita nascente". Sono solo le avvisaglie di quello che potrebbe accadere se Marrone diventerà assessore alla sanità della Regione. Come Città ci riserviamo ogni azione per contrastare usi impropri del nostro sistema sanitario pubblico, avendo come faro la dignità delle donne e lo scrupoloso rispetto della loro libertà”.

Per Anna Poggio, segreteria Cgil Piemonte ed Elena Ferro, segreteria Cgil Torino, “nella retorica del calo demografico e quindi dell’esigenza di far nascere più bambini, in un Paese dove le donne tutti i giorni vengono uccise per mano di un compagno o marito quando manifestano la propria libertà, riteniamo la decisione di una struttura che è sempre stata all’avanguardia, dal punto di vista sanitario, sbagliata, ideologica e contro il diritto. Le donne non hanno bisogno di ‘tutori’, ma semmai di ‘tutele’ dei propri diritti e delle proprie libertà, compresa quella di decidere se proseguire o meno la gravidanza. Lavorare sulla prevenzione, compresa la distribuzione degli anticoncezionali gratuiti, dovrebbe essere una delle azioni da mettere in campo, oltre ad una corretta educazione sessuale nelle scuole che insegni il rispetto per le donne e ciò che esprimono.” Per queste ragioni Cgil Piemonte e Cgil Torino chiedono la revoca immediata della convenzione.L'Ospedale Sant'Anna è il presidio sanitario primo in Italia per numero di parti con 6.590 nuovi nati nel 2022 e l'ospedale piemontese in cui si effettua il maggior numero di interruzioni di gravidanza, con circa 2.500 casi nel 2021 (il 90% delle ivg effettuate a Torino e circa il 50% di quelle a livello regionale).

Il vicepresidente della Commissione Sanità, Domenico Rossi:: “Vanno chiariti gli aspetti amministrativi della vicenda. Da consigliere regionale presenterò un accesso agli atti per capire sulla base di quali presupposti formali l’assessore abbia annunciato un servizio simile” aggiunge Rossi, per concludere “chissà che cosa ne pensano Cirio e Icardi, ma credo che anche questa volta faranno finta di niente per non turbare gli equilibri di maggioranza”.

L’assessore regionale Marrone va però avanti per la sua strada: "Ogni volta che una donna abortisce perché si è sentita abbandonata di fronte alla sfida della maternità siamo di fronte a una drammatica sconfitta delle istituzioni. Per questa ragione aprire nel principale ospedale ostetrico ginecologico del Piemonte uno spazio dove donne e coppie in difficoltà possano trovare aiuto nei progetti a sostegno della vita nascente è una conquista sociale per tutta la comunità".

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