martedì 9 gennaio 2024

pc 9 gennaio - Acca Larenzia... Il fascismo è un crimine non un'opinione e questo governo è di stampo moderno fascista

Un contributo
Acca Larenzia, i figlioletti della Meloni

Può sembrare che un po’ abbiano ragione i fascisti di Acca Larenzia: la commemorazione con i saluti romani c’è sempre stata, dal 1979 in poi, perché quindi lo scandalo a questo giro?

Forse, tuttavia, un breve – brevissimo – riassunto di storia recente può darci qualche informazione in più, sul perché.

Storia molto recente: siamo nel gennaio del 2012. Quando, sempre nel giorno dell’anniversario, i neofascisti cambiarono in via Acca Larenzia una serie di cose, a iniziare dalla targa che commemorava le tre vittime.

Quella precedente era stata posta nel 1978 in una cerimonia guidata da Gianfranco Fini, allora

segretario generale del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Msi.

Le tre vittime della strage, in quella prima lapide, erano definite “vittime della violenza politica“. C’era anche un appello: “Per la libertà e per un’Italia migliore“.

Ecco, in quel sabato 7 gennaio 2012 quella lapide venne sostituita da un gruppo di ex missini che contestavano a Fini la sopravvenuta svolta moderata e la condanna del fascismo.

Sulla nuova targa c’era scritto che i tre erano stati uccisi “dall’odio comunista e dai servi dello Stato“. La firma: “I camerati“. I muri attorno alla targa vennero dipinti con murales d’ispirazione tra il romano-imperiale e il fantasy, ma soprattutto con una gigantesca croce celtica.

Chi erano quei giovani ex missini che nel gennaio del 2012 inscenarono un restyling commemorativo così identitario, rivendicativo del fascismo e di fatto polemico verso Fini?

Era il gruppo che solo dieci mesi dopo avrebbe fondato Fratelli d’Italia, inclusa l’attuale premier Giorgia Meloni. Con lei, a deporre la targa firmata “i camerati”, c’erano tra gli altri Federico Mollicone e Fabrizio Ghera, entrambi tra i fondatori di Fratelli d’Italia.

Con loro, quasi tutti i camerati di Colle Oppio, l’ex sede del Msi di Meloni da cui è uscito l’attuale gruppo dirigente del Paese.

In altre parole: quella commemorazione del 2012 – con i suoi saluti romani, la sua nuova targa, la sua grande croce celtica, i suoi richiami imperiali e i suoi “presente!” – è di fatto l’atto fondativo del partito che oggi governa l’Italia. Una fondazione realizzata in contrapposizione al vecchio gruppo dirigente finiano che dal Msi-An era confluito nel Pdl.

Forse per questo ha qualche senso parlarne. E forse per questo Meloni non è esattamente estranea alla sceneggiata dell’altro ieri.

* da Facebook

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