martedì 9 febbraio 2021

pc 9 febbraio - INDIA: Narendra Modi, dopo mesi di silenzio, è costretto a parlare in prima persona della protesta dei contadini

Dopo oltre due mesi di “silenzio”, Narendra Modi, il vecchio capo del partito fascista indù BJP, entra in campo direttamente e pesantemente e dice la sua sulla protesta dei contadini.

Il leader dei contadini indiani Rakesh Tikait, con il berretto verde, parla con i media e i suoi sostenitori di fronte a fili spinati e barricate al confine Delhi-Utttar Pradesh, a Nuova Delhi

L’effetto di questa lotta (“che pone delle sfide”, ha detto Modi), che dura da oltre due mesi oramai e che non accenna minimamente a diminuire, anzi, rilancia, e la solidarietà internazionale espressa da personalità conosciute in tutto il mondo come Greta, Rihanna e la nota avvocatessa Meena Harris, nipote di Kamala Harris, vice-presidente degli USA, ha costretto Modi a prendere la parola durante una riunione del Parlamento.

Nell’intervento sulla lotta dei contadini Modi ha sfoggiato la sua “filosofia”, pensando di essere ironico e divertente, con tanto di salti mortali nel linguaggio e nei contenuti, dicendo che il suo Paese non è solo la più grande democrazia del mondo, ma che “L'India è la madre della democrazia”! e che "Gli occhi

del mondo sono puntati sull'India. Ci sono aspettative dall'India e c'è fiducia che l'India contribuirà al miglioramento del nostro pianeta.”

Tornando con i piedi per terra, Modi è stato costretto a dire che il governo è pronto a parlare con i contadini sui loro temi. "Siamo sempre aperti a colloqui con i contadini. L'ho detto in passato e l'ho detto di nuovo. Dobbiamo convincere chi protesta. Qualcuno deve fare questo lavoro. Siamo aperti a colloqui con chi protesta: mandate a casa gli anziani.”

Ha tenuto a rassicurare i contadini che il dialogo può continuare, che il sistema del prezzo minimo (MSP) “c’era, c’è e ci sarà”! ma ha anche detto che non si entra nel nuovo secolo con le vecchie leggi che erano buone quando furono introdotte, adesso non più! E quindi che le nuove leggi ci vogliono e i contadini devono “dare un’occasione” a queste leggi! E ricordiamo pure che in un’altra occasione aveva detto che queste leggi sono uno “spartiacque”!

Poi, ha voluto rassicurare anche la comunità Sikh, cui appartiene la maggioranza dei contadini di due dei principali Stati in lotta: "Questo paese è orgoglioso di ogni Sikh. Che cosa non hanno fatto per questo paese? Qualunque rispetto nei loro confronti, sarà sempre meno. Ho avuto la fortuna di trascorrere anni cruciali della mia vita nel Punjab. Il linguaggio usato da alcuni contro di loro e il tentativo di fuorviarli non gioveranno mai alla nazione.” Insinuando che la protesta viene infiltrata da “professionisti della rivolta”, e cita “avvocati, studenti chiunque”, facendo comunque appello a mettere fine alla protesta.

Al pericolo interno delle infiltrazioni, se ne aggiungerebbe un altro che viene dall’estero, e cioè quella che ha chiamato (Foreign Destructive Ideology- Ideologia Distruttiva Estera), che voleva essere anche un gioco di parole con la sigla in inglese (FDI-Foreign Direct Investment) degli Investimenti Diretti Esteri. Non dimenticando di aggiungere, da buon maggiordomo dell’imperialismo mondiale, che gli investimenti esteri ci vogliono e sono bene accolti!

Ma tutto questo bel discorso ha commosso i contadini in lotta? Per niente! Il leader della Bharatiya Kisan Union (BKU), Tikait, il cui emozionante appello aveva rilanciato la protesta dopo la manifestazione del 26 gennaio a Delhi, ha anche invitato gli abitanti dei villaggi a portare un pugno di terra dai loro terreni agricoli ai siti della protesta e a scrivere sui propri mezzi “rivoluzione dei trattori”. Ha esortato tutti quelli che lottano a mantenere lo slancio, e ha chiesto loro di essere pronti, ad ogni appello, a raggiungere i luoghi della protesta come hanno fatto i giovani, poiché l'agitazione ai punti di confine di Ghazipur, Tikri e Singhu a Delhi potrebbe continuare fino a ottobre.

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