Fermare la guerra ai poveri: un'altra idea di sicurezza.
Di questi messaggi
Roma non sente il bisogno e andrebbero evitati assolutamente. Mostrare i
muscoli è ciò che meno serve in questo momento, eppure è da tempo che
procura, prefettura e questura non fanno altro. Sgomberi, sfratti,
misure cautelari, divieti e restringimento costante degli spazi di
democrazia, sono il leit motiv prevalente, mentre le soluzioni urgenti
utili ad affrontare un’emergenza abitativa dilagante, con numeri
denunciati costantemente dai media e da organismi istituzionali quali il
Cnel o l’Istat, faticano a dispiegarsi.
La
fondazione De Benedetti, che non può certo essere tacciata di
allarmismo o di estremismo, denuncia con dati incredibili l’incremento
costante dei senza fissa dimora in conseguenza della crisi. Tra questi
troviamo soprattutto donne separate con figli e migranti, quasi l’89% si
trova in questa condizione dopo aver perso un lavoro.
Boeri
dalle pagine de La Repubblica spiega come decine di migliaia di giovani
siano letteralmente esclusi dal mercato dell’affitto e del mutuo
.
Infine i dati del ministero dell’Interno sugli sfratti ci dicono che il
Lazio ha registrato 10.658 richieste di accesso ed esecuzione forzosa
per il 2013, a fronte di un riscontro nazionale pari a 129.577
interventi da eseguire con la forza pubblica, il 90% dei quali per
morosità incolpevole.
È
evidente che questa materia, sulla quale si è interrogata anche
l’Esposizione sul real estate che si è svolta a Milano e su cui ragiona
la Biennale di Venezia, non può essere affrontata come calamità naturale
o tensione sociale da controllare e reprimere con misure di ordine
pubblico. Il confronto aperto convocato per il 2 luglio presso la Sala
del Carroccio in Campidoglio dai movimenti per il diritto all’abitare
intende mettere in evidenza i meccanismi negativi introdotti dal
cosiddetto decreto Lupi e la criminalizzazione delle lotte per il
diritto alla casa che in questa città hanno una storia importante e
decisiva rispetto alle scelte amministrative da quasi quarant’anni.
Siamo
ad un punto di svolta. Zingaretti, Marino e i presidenti di municipio
hanno una funzione dirimente sia nel sostenere le ragioni della delibera
regionale sull’emergenza abitativa, sia nel contrastare l’applicazione
dell’articolo 5 del cosiddetto piano casa del governo Renzi. Da qui sarà
fondamentale far ripartire politiche abitative pubbliche basate sulla
rigenerazione urbana e sullo stop al consumo di suolo e alla dismissione
generalizzata del patrimonio pubblico.
Le
pratiche di riappropriazione e i censimenti dal basso dei movimenti
hanno tracciato una strada che non può essere cancellata dai manganelli e
dagli sgomberi e le parole del prefetto devono essere oggetto sia del
confronto del 2 luglio che dell’incontro del 3 luglio presso la Regione.
Conoscere esattamente cosa si diranno domani Pecoraro e Marino è una
richiesta che arriva dalla città. La necessità di un blocco
generalizzato degli sfratti e degli sgomberi non può risolversi soltanto
in un “confronto” tra la questura e chi occupa.
Movimenti per il diritto all'abitare
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