sabato 17 agosto 2024

In ricordo di Emilio Quadrelli - Dal suo intervento alla presentazione del suo libro "Lenin il pensiero strategico", organizzata anni fa dal circolo di proletari comunisti a Palermo

Ieri alle 10 a Genova presso il tempio laico del cimitero monumentale vi è stato il ricordo di Emilio Quadrelli, storico e teorico militante, già militante comunista rivoluzionario, scomparso la mattina di tre giorni fa. Centinaia di presenti, soprattutto di Genova, decine gli interventi  improvvisati di chi conosceva Emilio da lungo tempo, e di chi invece ha imparato ad apprezzare il suo fondamentale lavoro soltanto recentemente (dal compagno Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova presente al funerale).

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Per continuare anche noi a ricordarlo attraverso il suo lavoro militante, riportiamo di seguito un articolo scritto alla presentazione del suo libro “Lenin, il pensiero strategico, il partito, il combattimento, la rivoluzione” organizzata anni fa a Palermo da proletari comunisti e dall'allora Viklab occupato,  con la presenza e l'intervento dello stesso compagno Quadrelli.
 
DALL'ARTICOLO
"Il libro che raccoglie una serie di scritti di Lenin è diviso in tre parti precedute da una introduzione generale e da una specifica introduzione per ognuna delle parti. Il libro offre una miriade di spunti per importanti riflessioni per l’analisi e la lotta da condurre...

La presentazione dell’iniziativa è stata fatta da un compagno del Laboratorio e da una compagna del circolo proletari comunisti che si è soffermata sull’aspetto importante riportato dall’introduzione del libro che è il nesso pratica-teoria-pratica e sulla necessità posta dagli scritti delle risposte organizzative, prendendo ad esempio la rivolta della gioventù di Londra, e l’importanza della teoria in tutto questo.

Il compagno Quadrelli è intervenuto riprendendo l’introduzione generale del libro... soffermandosi su quella che lui chiama la controrivoluzione aperta che dura da 20 anni, e dicendo che questa, che si può considerare una sconfitta per i comunisti è madre di esperienza... perché comunque la storia non è finita come inutilmente provano a dire i borghesi con i loro intellettuali (Fukuyama su tutti) o che si inventano categorie stile “impero” come fa Negri. Allargando la visuale alla prospettiva internazionale - ha detto Quadrelli - che la "storia non è finita" si vede anche da come le masse, in questo contesto generale, rispondono con la lotta; per esempio il 15 ottobre in Italia o la rivolta di Londra, ma anche le rivolte nei paesi arabi che però mostrano il pericolo della mancata “organizzazione” che lascia spazio, per esempio ai Fratelli musulmani.
L' “abbandono” da parte di organizzazioni di massa come sindacati e partiti “storici” affetti, non solo loro, da “eurocentrismo” lascia “che le masse si arrangino”. E ci troviamo davanti ad un ciclo di disordini e repressione infiniti. Le Organizzazioni di massa come quella sindacale vengono messe in discussione...

In altro punto dell’introduzione, Quadrelli parla della dimensione internazionale della politica, e in riferimento all’analisi leninista della Russia di allora come “anello debole” della catena imperialista (e qui si evidenzia come Lenin proceda costantemente per salti/rotture), si chiede se oggi può essere considerata la Grecia l’anello debole. Lo scopriremo analizzando strada facendo, dice, il fatto è che c’è una via internazionale da ricostruire.
Per tornare all’oggi, Quadrelli dice che in Italia è necessaria una analisi della composizione di classe, interrogarsi sulla forza lavoro (nel suo aspetto anche di esclusione sociale), e sulla fine della centralità operaia. In questo senso la cosa principale rimane la rappresentanza che è da organizzare nuovamente e, infatti, Londra, il 15 ottobre a Roma, le banlieues… rappresentano qualcosa da analizzare di nuovo, così come serve una analisi sugli immigrati che storicamente manca. Ma nel nostro paese è necessaria una analisi per quanto riguarda gli italiani: com’è che di fronte a tutto questo e comunque alle ribellioni generali, non si trova la soluzione? E qui la necessità di una nuova analisi generale...
E poi ci sono quelli che si soffermano sull’"estetica della politica", che sono "innamorati del fuoco", ma questa non è la risposta, dice Quadrelli.

Gli interventi del circolo di proletari comunisti si concentrano sull’importanza dell’aspetto internazionale (le contraddizioni inter-imperialistiche sono importanti da capire per combattere l’imperialismo in generale e quello di casa nostra, esempio la differenza tra la Libia e l’Irak, c’è stata convergenza/divergenza tra i vari paesi imperialisti); sempre su questo aspetto l’analisi della composizione di classe internazionale diventa di importanza strategica. Su questo si è fatto un parallelismo tra la rivoluzione in Russia, dove l’accento viene messo sugli operai, ma alleati ai contadini poveri e medi, la Cina dove Mao Tse tung in presenza di una classe operaia quasi inesistente rispetto alla Russia ha puntato sul partito comunista della classe operaia vincendo, e l'oggi in cui, contro le stupidaggini del capitalismo cognitivo e lavoro cognitivo, la classe operaia è in ascesa quantitativa in Cina, India e Brasile e resta sempre cuore del sistema anche nelle cittadelle imperialiste.
Altro aspetto riportato nel libro è quello della concettualizzazione del nemico, in questo senso risalta la necessità di combattere il riformismo - e il 15 ottobre per esempio ha prodotto una polarizzazione, mostrando in quel caso il “partito della conciliazione” che deve essere considerato nemico.

Il secondo intervento del Circolo valorizza il lavoro fatto per la realizzazione del libro dicendo che è certamente il risultato di uno sforzo che fa parte di una battaglia e si inserisce nel contesto della “ripresa” di Marx e di Mao... “riprese” che la borghesia ripropone periodicamente soprattutto nei momenti di crisi (Marx)...
L’intervento si è concentrato in particolare su tre punti:
ripresa del concetto di “eurocentrismo” per dire che non si tratta tanto di una questione soggettiva, ma di una posizione di classe da analizzare in senso materialistico perché la sua fondatezza è l’imperialismo, che “costringe” a pensare in un certo modo, e per sfuggire a questa “costrizione” non basta il semplice riconoscimento di una situazione internazionale, compreso la novità della globalizzazione, ma è necessario uno sforzo di internazionalismo concreto; un internazionalismo che va inserito nel contesto vivo e attuale della lotta in corso, e qui si deve fare riferimento alle esperienze sul piano internazionale delle guerre popolari in India, Perù, Nepal, Filippine... 
Poi si è soffermato sul grande valore della sconfitta: Lenin ha fatto dell’analisi delle varie sconfitte del movimento un punto di partenza per nuovi sviluppi e salti di qualità nell’azione e in questo senso possiamo dire che i rivoluzionari “vivono di sconfitte” e si preparano per cogliere il momento per l’offensiva finale; necessità di partire, come dice Lenin, da ciò che c’è sul terreno qui ed ora, le masse popolari che sono presenti e attive, senza la necessità di inventarsi nuovi “soggetti rivoluzionari” - da qui la critica al "capitalismo cognitivo", nel senso che non abbiamo bisogno di inventarci nuove categorie (rispetto al soggetto rivoluzionario), anche i padroni, specialmente in periodo di crisi, parlano più chiaramente e apertamente di capitalismo e profitti, di attacco agli operai fin nei secondi della loro vita, chiamando le cose con il loro nome; e alla loro organizzazione bisogna contrapporre l’organizzazione capace di strappare il potere politico alla borghesia; a questo serve la costruzione del partito in un paese imperialista, cosa difficile ma necessaria.
E qui torna Lenin e il leninismo: ma chi continua ad usare questi termini oggi? I marxisti sono quasi sempre passati dall'altra parte della barricata; i Marxisti Leninisti sono perlomeno “imbalsamati”;
I Marxisti Leninisti Maoisti, quelli che si definiscono tali in generale, sono gli unici che fanno vivere il nome di Lenin applicando quei principi e insegnamenti che vengono riportati nel libro di Quadrelli.
Infine il compagno ha ripreso alcuni riferimenti di Quadrelli all’ “estetica della politica” e ai “fuochi”, dicendo che anche l’“estetica” è utile e i “fuochi” servono e soprattutto nei paesi imperialisti dove il peso del riformismo è schiacciante e c’è una “pace sociale” imposta... 

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