"Possiamo valutare riduzione del cosiddetto premio di risultato, che attiene alla contrattazione di secondo livello. Ma non sarà una firma 'in bianco': chiederemo precise garanzie all'azienda, a partire dallo stralcio degli esuberi e del rischio di cassa integrazione a zero ore per tre anni, oltre al mantenimento della produzione in Italia, punto su cui, peraltro, l'azienda ha già dato garanzi", spiega Angelo Paternò, Fiom – Cgil.
La rinuncia al premio di risultato in busta paga potrebbe incidere per circa 80 euro mensili, ma di fronte al rischio di perdere il lavoro è un sacrificio che i sindacati si sentono di poter chiedere ai lavoratori. "Subito dopo Pasqua ci sarà un incontro con l'azienda ed incontreremo anche i lavoratori per spiegare a che punto siamo. La trattativa sul premio di risultato andrà avanti solo se avremo il mandato dei lavoratori. Pensiamo su questo punto di proporre un referendum".
Il “sacrificio” sarà solo di un anno, "comunque dietro precise garanzie da parte dell'azienda", ribadisce Paternò.
I tempi sono sempre più stretti. A fine aprile scadrà infatti il contratto di solidarietà al reparto rame (mentre per il comparto ottone è già terminato a gennaio e i lavoratori stanno compensando i vuoti di lavoro con ferie e permessi arretrati). I sindacati hanno proposto più volte all'azienda il rinnovo dei contratti di solidarietà, ma Kme ha risposto con l'avvio della procedura di mobilità.
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