giovedì 14 novembre 2024

pc 14 novembre - L'attacco di Musk ai giudici italiani dimostra fin da subito che la vittoria di Trump ci mette davanti ad una nuova situazione

 da ORE12/Controinformazione rossoperaia del 13/11

Elon Musk ha detto che i giudici italiani, in particolare quelli di Roma, devono essere mandati via. A questo ha poi ha aggiunto anche un attacco alle organizzazioni che fanno i salvataggi dei migranti in mare, in particolare verso la Sea Watch che ha chiamato “organizzazione criminale”. 

Questa potrebbe sembrare una uscita da parte di un fascista da bar ma purtroppo, in realtà, non è così. Quest'uscita di Musk è in sintonia con quanto sta accadendo in questi giorni: Musk è stato presente alla telefonata che Trump ha fatto a Zelensky, Musk è in procinto di essere nominato nello staff di Tramp e dovrebbe avere addirittura un nuovo dipartimento costruito ex novo, un “dipartimento per l’efficienza governativa” “per un approccio più snello e digitale nella gestione pubblica” e quindi un'amministrazione da portare avanti con metodi più sbrigativi.

Musk non è solo un ultra miliardario ma, come abbiamo visto anche col peso enorme che ha avuto nelle elezioni di Trump, è quello che dovrà portare avanti la politica della nuova amministrazione e quindi in questo senso non può essere sottovalutato.

Questa uscita di Elon Musk ha trovato una reazione di pieno accordo da parte di Salvini che ha detto che Musk ha ragione, in sintonia, tra l'altro, con tutta l'azione di attacco verso i giudici che la Meloni sta portando avanti, un attacco viscerale, umorale, per i suoi piani di mandare i migranti nei centri-galera dell'Albania e quindi risolvere in questa maniera il blocco dell'ingresso dei migranti in Italia.

Quindi non dobbiamo sottovalutare il ruolo nella nuova amministrazione di Trump di Elon Musk che sarà ufficializzata il 20 gennaio.

A proposito di tempi rapidi, di accelerazione, Trump e il suo braccio Elon Musk stanno portando avanti azioni, interventi, come se già fosse stata nominata ufficialmente la nuova Presidenza Trump, e questo è già una dimostrazione di rottura delle regole, per cui, anche se istituzionalmente ancora nessuno li ha investiti di ruolo, di ufficialità, eppure si muovono come se già lo fossero.

Quindi anche questo dimostra come la corsa che noi chiamiamo verso un “regime nazi-imperialista”, un regime sia all'interno sia sul piano internazionale della nuova amministrazione, sta andando rapidamente avanti e, come dicono anche altri attenti in questi giorni a quanto sta accadendo in America, dimostra in maniera anche fisica, come lo Stato è al servizio degli interessi del Capitale.

Per noi che siamo marxisti leninisti non è affatto una novità. Lo Stato borghese è sempre al servizio del Capitale, ma è come se la vittoria di Trump, la nuova amministrazione che si prospetta lo dimostra proprio fisicamente, cioè che il lo Stato è rappresentato da chi è capitalista, da chi è ultra miliardario, e quindi che si pone sempre più al servizio degli interessi del Capitale.

Nello stesso tempo, l'accelerazione dell'efficienza nella gestione del governo già si è vista nella campagna elettorale in cui c'è stato un peso enorme, in particolare della propaganda, dell'uso dei mezzi di comunicazione per portare avanti una campagna perché poi ci fosse la vittoria di Trump.

Questo settore delle comunicazioni con il ruolo di Elon Musk avrà un peso enorme nel consolidamento del regime, non tanto a livello economico, quanto a livello di influenza ideologica a livello di massa. Anche la questione dell’intelligenza artificiale nelle mani di un'amministrazione come quella di Trump - ma poi non solo in America, ma anche in altri paesi - potrà essere una sorta di “bomba atomica” nelle mani dell'imperialismo che andrà ancora più avanti di quanto lo sia adesso.

Quindi, questa uscita di Musk, non deve far sottovalutare la vittoria di Trump.

Anche nel campo dei movimenti, dei rivoluzionari, è come se ci fosse una sorta di sottovalutazione della vittoria di Trump, perchè dicono che in fondo non è cambiato granché dalla Presidenza Biden.

È sbagliata questa posizione e non cogliere il fatto che le elezioni di Trump portano a delle conseguenze sul fronte soprattutto politico ideologico, quindi limitarsi a dire, per esempio, come anche sostengono altre posizioni, cioè che in fondo quello che ha detto Trump durante la campagna elettorale di “fare grande l'America” non riuscirà a portarla avanti. 

A parte che è tutto da vedere, ma è una debole denuncia di quello che l'amministrazione di Trump porterà avanti, che è un aperto regime nazi-imperialista, di moderno nazismo.

Un'ultima cosa riguarda la risposta dei magistrati dell'Associazione Nazionale Magistrati a questa uscita di Musk Il Presidente della ANM, rivolgendosi al governo, ha detto che Musk “si è preso gioco della sovranità dello Stato”, per cui “ci vorrebbe l'intervento del governo, di questo governo che dice di avere a cuore la difesa dei confini”. 

La sovranità dello Stato è un cavallo di battaglia del governo Meloni, dei suoi ministri, ma vale nei confronti in particolare dei migranti, per bloccarne l'arrivo e avere un ruolo all'interno degli altri paesi europei, mentre non vale questa "sovranità" quando deve essere serva degli Stati Uniti e quindi in questo caso la sovranità può bellamente essere messa da parte e si possa accettare che un personaggio che ancora non ha neanche un ruolo istituzionale possa interferire sulle questioni di un altro paese.

Per concludere, è chiaro che questo vuol dire avere una effettiva comprensione di quello che significherà sempre più la Presidenza Trump e quindi serve per adeguare la risposta dei rivoluzionari, dei comunisti, dei proletari avanzati a questa nuova situazione.

pc 14 novembre - Dichiarazione unitaria per la liberazione del compagno Georges Ibrahim Abdallah

Soccorso Rosso Proletario - sottoscrive e sostiene questa dichiarazione e in vita alla massima circolazione nelle prossime manifestazioni

Déclaration unitaire devant la prison de Lannemezan
(26 octobre 2024)

Camarades et ami.e.s,
Nous voici donc rassemblés pour la 15e fois, mais plus nombreux que jamais, devant cette prison de Lannemezan, pour clamer dans l’unité notre solidarité active avec un authentique résistant, devenu l’exemple même de l’engagement de toute une vie de militant communiste au service de l’émancipation humaine, un symbole du combat inachevé pour en finir avec l’exploitation capitaliste, l’oppression nationale, le colonialisme sioniste et l’impérialisme mortifère, notre camarade Georges Ibrahim

mercoledì 13 novembre 2024

pc 13 novembre - Sul caccia di sesta generazione Gcap - capofila Leonardo - massima convergenza in parlamento tra partiti di maggioranza e PD

Il NO alla guerra non può passare in Parlamento


info - Via libera definitivo, da parte dell’Aula della Camera, con 215 sì e 43 no, al disegno di legge di ratifica ed esecuzione della Convenzione sull'istituzione dell'organizzazione governativa internazionale Gcap (Global combat air programme), il trattato trilaterale tra le nazioni partner (Italia, Regno Unito e Giappone) firmato a Tokyo il 14 dicembre 2023. 

Tra le opposizioni hanno votato Sì Pd, Az e Iv, mentre i gruppi M5S e Avs si sono espressi contro.

Il programma Gcap vede come capofila Leonardo per l’Italia, Bae Systems per il Regno Unito e Mitsubishi Heavy Industries per il Giappone che costituiranno una joint venture paritetica e che firmeranno successivamente i contratti di fornitura con l’agenzia Gcap. 

Oltre a Leonardo, le principali aziende italiane che saranno coinvolte nel programma sono Mbda Italia, Elettronica e Avio Aero: le industrie nazionali, secondo quanto indicato qualche giorno fa dal ceo di Leonardo Roberto Cingolani nel corso dell’incontro con gli analisti finanziari, si occuperanno dell’integrazione del sistema di volo, dell’integrazione dei sistemi d’arma e dell’integrazione dell’addestramento.

pc 13 novembre - Mattarella festeggia il 75° anniversario della NATO… parla di pace e prepara la guerra

 

Mentre era in ancora impegnato nel suo viaggio in Cina, in occasione del 75esimo anniversario del Consiglio d’Europa e della Nato, il capo dello Stato Sergio Mattarella ha trovato il tempo di esprimere il proprio pensiero sull’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, inviando “un messaggio alla Camera in una conferenza dedicata all’evento.” Come riporta un trafiletto del Sole 24 Ore di ieri, Mattarella dice che: «Sono pilastri della sicurezza democratica e la Repubblica è orgogliosa di farne parte sin dalla loro fondazione».

Ma non basta: “Il capo dello Stato riconosce che «l’Alleanza Atlantica ha contribuito, in modo determinante, alla stabilità internazionale e al più lungo periodo di pace vissuto dall’Europa e l’attuale fase di instabilità conferma la validità di quelle scelte. L’inaccettabile aggressione della Russia e il conflitto in Medio Oriente ne sono ragioni evidenti».

Più di una volta Mattarella ha dimostrato che quando parla di pace in Europa “dimentica” tante guerre

pc 13 novembre - GAZA: Erano seduti al bar per la partita: tutti morti. L'orrore quotidiano per mano del nazisionismo israeliano sostenuto da tutti i paesi imperialisti

Oltre 1 anno di bombardamenti che hanno quasi distrutto la striscia di Gaza. L'orrore quotidiano vissuto dalla popolazione difficile da raccontare anche da chi ci "vive".
Un anno di bombardamenti con le armi fornite dall'imperialismo americano innanzi tutto, ma con il sostegno attivo di tutti i paesi imperialisti, dalla Francia alla Germania... al governo moderno fascista e complice dell'Italia...
Verso la manifestazione del 30 novembre per esprimere in piazza la massima solidarietà alla resistenza palestinese!


Avreste mai immaginato di poter essere uccisi mentre guardavate una partita al bar? È quello che è successo lunedì sera a 400 metri dalla mia tenda ad Al-Mawasi, Khan Younis. Mentre ero seduta con le mie sorelle a guardare un film nella nostra tenda, inseguendo momenti piacevoli, abbiamo sentito un missile che scendeva e abbiamo aspettato insieme l’esplosione. Conosciamo ogni suono che proviene dal cielo; possiamo distinguere il suono di un missile di un F-16, di un F-35, di un drone, di un proiettile d’artiglieria e di un carro armato.

Abbiamo aspettato l’esplosione, è stata così vicina. Pochi minuti dopo, abbiamo sentito delle persone che urlavano: “Un’area di sosta è stata bombardata mentre dei giovani stavano guardando una partita;

pc 13 novembre - La vittoria di Trump e la marcia verso un regime - note di orientamento e dibattito

Le questioni che le elezioni di Trump mettono in evidenza sono due.

Dal punto di vista della classe dominante è il passaggio di una frazione molto ampia di essa dall’attuale stablishment rappresentato da Biden a Trump. Chiaramente è evidenziato dal ruolo di Musk che diventa nei fatti una sopra di super consigliere, super guida del governo Trump; sono ampie fette del capitale finanziario, del capitale industriale che sono passare con Trump, hanno sostenuto e finanziato la sua campagna elettorale e hanno spostato gli equilibri di fondo di queste elezioni.

La corda ad inseguirli dell’attuale amministrazione ha avuto l’effetto di essere perdente sul piano tattico e ha contribuito a logorare la presidenza Biden nei confronti del voto “popolare”.

Il secondo elemento, nel quadro che dobbiamo sempre tenere conto, negli Usa alle elezioni presidenziali non partecipano e neanche in questa occasione lo hanno fatto, oltre il 35& degli aventi diritto che unito al voto del candidato perdente rendono comunque e sempre il presidente eletto una minoranza della popolazione.

Va tenuto conto che negli Usa esiste poi un’altra minoranza che vive nel paese ma non ha diritto di voto.

Quindi, al di là di tutti gli strombazzamenti, l’America non è una “grande democrazia” e il sistema elettorale americano è fatto per eleggere un candidato dei ricchi, che ha nei ricchi la sua base principale.

Giustamente il Sole 24 Ore in un articolo equipara la vittoria di Biden a quella di Modi, anch’essa propagandata e sostenuta come la “più grande democrazia nel mondo”. Le similitudini tra Trump e Modi non si fermano poi qui. Il regime di Modi è un regime fascista Indù che ha un suo nocciolo duro ideologico nel partito e nel blocco guidato da questa visione; è legato alla storia antica di questo paese, adeguata alle forme moderne del dominio politico.

Trump in questa occasione ha costruito un suo partito, il MAGA, che da uno slogan si è trasformato in un programma, in un movimento, in una forza materiale. Mentre il campo del Partito Democratico non aveva nessuna di queste caratteristiche, anzi era un blocco in sostanziale disfacimento; un disfacimento non solo elettorale ma in una certa misura strategico.

Per cui queste elezioni americane non sono la vittoria di un candidato ma l’inizio della costituzione di un regime.

Questo è il primo punto che non è compreso in realtà da nessuno degli analisti. Nella stampa, quella apertamente della borghesia, il Sole 24 Ore, quella della sinistra democratico-progressista, il Manifesto, si trovano attraverso i loro articoli la maggior parte di elementi giusto, sia nel campo dell’analisi che della denuncia, a cui potremmo attingere ampiamente. Ma ad entrambi sfugge l’essenziale, che non si tratta di un “programma elettorale” che ha vinto con tutte le sue contraddizioni di ogni programma elettorale, ma l’inizio di un regime; in cui la volontà di edificare un regime fascista-nazista, moderno adeguato alla storia concreta degli Usa e del mondo sono la forma concreta della dittatura del capitale nella principale potenza imperialista.

Ragionare se all’America e alla sua classe dominante conviene un simile regime, ragionare se esso è possibile secondo la compatibilità che la crisi economica mondiale e le contraddizioni inter imperialiste, ragionare in termini che comunque nulla è cambiato, affermando che si è passati ad un altro presidente nel quadro della naturale alternanza storica che caratterizza l’America, è una visione superficiale non in grado di usare né l’analisi marxista né tantomeno essere da barometro e indicazione della fase che si apre negli Usa e - per il ruolo degli Usa nel mondo - che influenzerà gli eventi sia sul piano immediato, ma ancor più sul piano futuro.

Secondo elemento. L’elezione di Trump dovrebbe servire, ma non servirà, a togliere ogni fondatezza alla visione dei proletari e delle masse di una corrispondenza meccanica tra condizioni di vita, loro interessi immediati e, in una certa misura, loro lotte e il voto.

Tutti sono in grado di dire che il programma di Trump non corrisponde pressochè a nessun interesse economico degli operai, dei proletari, delle masse popolari e in parte del cosiddetto ceto medio, mezze classi, in realtà settori della piccola borghesia e parzialmente dei settori più deboli perfino della media borghesia.

Si possono riempire pagine nel dire: ma come è possibile che il super ricco candidato alle elezioni e il super candidato dei ricchi sia stato votato da settori di operai, oltre i cosiddetti “operai bianchi”, vale a dire la grande aristocrazia operaia che esiste eccome nel paese imperialista più grande e più ricco nel mondo -per non dire quello che è avvenuto tra gli afro americani, latino americani, delle comunità asiatiche dove Trump ha guadagnato voti mentre la Harris li ha persi.

Questa domanda è retorica e non fa i conti con la storia che è quella dell’ascesa del fascismo, del nazismo e di tutte le forme di dittatura aperta del capitale e/o della classe dominante dei paesi imperialisti, capitalisti, nei paesi a capitalismo burocratico, ecc.

E’ possibile perché la politica non segue docilmente l’economia e meno che mai nella dinamica sociale vi è una corrispondenza meccanica tra condizioni materiali e ideologia, cultura, politica.

E’ possibile perché esiste una differenza tra interessi economici e coscienza di classe; tra lotta economica e lotta politica, che si riflette anche nelle forme deformate delle elezioni -che comunque sono sempre, come dice Marx, la scelta tra quali dei candidati risponde di più agli interessi generali della classe dominante, della borghesia, dei padroni, per cui sempre sostanzialmente il popolo è chiamato a votare e a muoversi all’interno di questa “scelta”.

Vediamo ad esempio l’articolo sul Manifesto fatto da Bruno Cartosio, osservatore, analista della realtà americana da sempre e che segue con attenzione alla classe operaia, ai lavoratori, il quale si chiede innanzitutto come è possibile che proprio quando recentemente i lavoratori, una parte dei sindacati, in particolare nel 2022 ma con prosecuzione parziale anche nei due anni che sono seguiti, hanno dato vita a scioperi eccezionali per durata, popolarità e perfino conquiste, poi però Trump ha vintoo anche con il voto di una parte dei lavoratori.

Primo i lavoratori sindacalizzati in America sono una minoranza; secondo, una crescita della sindacalizzazione è avvenuta principalmente nei settori in lotta, ma l’universo della classe dei lavoratori è molto più ampio; e chiaramente ampie parti di questi lavoratori non sono inseribili nel clichè di “operai bianchi”. Questo per fare tara di quello che può essere affermato. Ma la sostanza è sempre quella: la lotta sindacale, anche quella combattiva e classista, non si traduce spontaneamente in coscienza politica sia nelle forme strategiche necessarie alla lotta per la rivoluzione proletaria, sia nelle forme parziali e in parte deformate della lotta politica elettorale. Anzi, la lotta economica anche combattiva contiene sempre un elemento di interesse parziale che viene posto al di sopra di tutto, che oltre che essere tradunionista e riformista, contiene anche un elemento di disinteresse generale verso le questioni generali che è facilmente indirizzabile in direzione della ideologia politica della classe dominante e, ancor più in fase di crisi, non certo solo economica, verso la demagogia reazionaria.

Quindi, da un lato occorre togliere l’illusione sulla cosiddetta “fragilità” del programma di Trump e della sua difficoltà di realizzarlo. La marcia di Trump, ripetiamo, è verso un regime e la lotta contro esso deve essere adeguata a lottare contro un regime.

E’ chiaro che tutte le misure di Trump creeranno un’opposizione, ed è chiaro che Trump ha intenzione di agire contro tutte queste opposizioni in maniera preventiva e mettendo mano alla violenza di Stato e alla violenza globale di sistema contro di esse, usando ampiamente la nuova base di massa e la nuova “organizzazione” che si è andata compattando e strutturando durante la campagna elettorale sulla base però di una forza di consenso già acquisita nella precedente campagna elettorale persa, quella sì per pochi voti: oltre 70 milioni di persone avevano votato per Trump anche nelle elezioni perse nel 2020 - teniamo conto che a dirla tutta, non è che sia aumentato il cosiddetto “voto popolare” a Trump; anzi secondo le cifre sarebbe anch’esso diminuito, ma chiaramente il voto alla Harris ha visto una vera e propria debacle.

Sulle implicazioni internazionali della vittoria di Trump. L’imperialismo americano è un imperialismo in declino. Esiste un assetto multipolare articolato che ha cambiato la situazione mondiale: l’indebolimento strategico della Russia; l’ascesa della Cina come potenza imperialista, la continuità del divario tra la forza economica dei paesi imperialisti europei e nel continente asiatico del Giappone e potenza militare; i cambiamenti nei paesi oppressi dall’imperialismo con la crescita di alcuni di essi come predominantemente capitalisti; l’emergere di potenze in nuce come l’India, di potenze regionali in ogni area del mondo; la questione dei Brics, e così via.

Sono tutti un quadro di un assetto multipolare. Ma multipolare non significa che vi siano già ora le condizioni che riducano il ruolo predominante degli Usa. Questo multilatelarismo in progress incide nella tendenza alla guerra imperialista mondiale e il suo cammino tortuoso di essa.

Su questo, la scelta di una frazione determinante di una classe dominante USA di puntare sulla presidenza Trump nel quadro degli interessi generali dell’imperialismo Usa è obiettivamente innanzitutto originata dai mancati risultati della presidenza Biden e dal voler giocare una carta che possa, nel caos della crisi e tendenza alla guerra, a difendere meglio gli interessi immediati e futuri dell’imperialismo USA

Tutte le strutture mondiali che contengono le contraddizioni mondiali dell’imperialismo sono in crisi, e quindi, ogni imperialismo pensa innanzitutto a fare in proprio, a difendersi e espandersiin proprio. E l’imperialismo americano prima di tutti, e la presidenza americana più di tutti.

Ma “fare l’America più grande” significa inevitabilmente fare gli altri paesi “più piccoli”; e quindi acuire le contraddizioni dell’imperialismo, e spingere tutti gli imperialismi a fare lo stesso. C’è comunque tra di essi, a geometria variabile, una continua collusione e contesa; collusione anche tra Usa e Russia, collusione tra Russia e Cina; collusione tra gli Usa e l’Europa, ma come aspetto obiettivamente secondario e mentre l’aspetto principale che è contesa, Tutti sono dentro la “tempesta perfetta” che origina e richiede una nuova ripartizione del mondo frutto di una nuova guerra imperialista.

L’isolazionismo americano di cui è espressione – secondo gli analisti – la presidenza Trump, da un lato è un tentativo dirispondere alle esigenze strategiche dell’imperialismo americano, dall’altro è espressione del primato attuale negli USA della politica interna sulla politica estera. Questa continuerà suo malgrado in combinazione con alcune rotture/cambiamenti che acuiranno tutte le contraddizioni. In Ucraina un accordo con la Russia per la spartizione dell’Ucraina e la nuova neutralizzazione di essa, per quanto possano trovare accordi Trump e Putin, non cambia la situazione sugli interessi dell’imperialismo Usa, sugli interessi delle potenze imperialiste europee e sugli effetti sulla situazione generale in Ucraina e in tutti i paesi contigui; un accordo con la Russia sarebbe in chiave comunque anti europea e anti Cina e quindi acuirebbe le contraddizioni, non sarebbe un fattore di pace ma un fattore di guerra.

In Medio Oriente lasciare che Israele continui il suo lavoro, vuol dire estensione della guerra, acutizzazione della contraddizione Israele e tutto il mondo Arabo, con effetti devastanti nell’area sia dal punto di vista delle classi dirigenti sia, come ci auguriamo noi, dal punto di vista delle masse.

pc 13 novembre - Bologna, Vasco Rossi, fascisti di governo, antifascismo e nuova Resistenza

da ORE12/Controinformazione rossoperaia del 12/11

Vasco Rossi è di un paese in provincia di Modena, non lontano da Bologna. Il più seguito dei rocker italiani, in occasione dell'anniversario della morte del padre, ha raccontato la sua vita.

Il padre di Vasco Rossi, detto “Carlino”, è morto a vent'anni. Era uno delle migliaia di soldati italiani che nel ‘43 rifiutarono di passare dall'altra parte per combattere per le truppe nazifasciste. Vasco Rossi lo ha già raccontato in lungo post, diversi anni fa, chi era suo padre. Durante la guerra, dopo l'8 settembre, era stato preso prigioniero dai tedeschi e deportato in Germania, in un campo di lavori forzati, uno di quei 600.000 soldati italiani che non hanno accettato di combattere per i tedeschi contro i loro fratelli per conto dell'ultima forma del fascismo in Italia, prima di essere spazzato via dalla Resistenza, che è stata la Repubblica Sociale di Salò.

Vasco Rossi è tornato a parlare di suo padre il 31 di ottobre con queste parole: “il 31 ottobre del 1979 te ne sei andato piegato della fatica. Ricordo ancora il tuo mezzo sorriso, caro papà, dolce e gentile. L'altra metà te l'avevano portato via i due anni di lager nazisti, a Dortmund, che avevi dovuto scontare per non esserti voluto piegare alla barbarie del nazifascista. Poi - aggiunge con un grido forte e chiaro - non ci crederai, ma sono tornati, lupi travestiti da agnelli, bulli arroganti e facce ghignanti, con i loro deliri, i loro dileggi, la loro propaganda, la stessa ignoranza”

Lo ha detto a Bologna il 31 di ottobre, in un grido forte e chiaro, in un messaggio che la stampa ha

martedì 12 novembre 2024

pc 12 novembre - Onore a Saibaba - discorso del Comitato di sostegno alla guerra popolare in India 12ottobre/12novembre

Il Comitato internazionale a sostegno della guerra popolare in India - sezione italiana esprime il suo saluto rivoluzionario, democratico, antimperialista e comunista al professor Saibaba.

Afferma innanzitutto che il professor Saibaba è stato assassinato. La sua morte non è dovuta, se non tecnicamente, all'evoluzione della malattia e alle sue ultime vicende che hanno poi causato la sua morte. La sua morte è dovuta alla sua carcerazione, persecuzione in tutte le forme che il regime fascista indù ha fatto nei suoi confronti. Il regime di Modi e il suo governo hanno fatto di tutto per mettere a tacere la sua voce e il suo impegno.

Il suo impegno svolto nelle università e tra le masse popolari ha raccolto l'adesione, la mobilitazione non solo del mondo intellettuale, democratico in India, ma di ampie fette delle masse popolari.

Il professor Saibaba per questo è diventato un simbolo della grande battaglia che in India si è combattuta e si combatte contro il regime fascista hindutva, contro la repressione, la persecuzione, i massacri che questo regime, per conto e come parte dell'imperialismo, sviluppa contro il suo popolo. Da un lato, quindi, Saibaba è stato vittima di una guerra, dall'altro è stato parte della guerra che le masse popolari in tutte le forme hanno fatto e continuano a fare contro il regime e l’imperialismo. L'India, che gli imperialisti amano chiamare “la più grande democrazia del mondo”, è in realtà una gigantesca prigione dei popoli. L'imperialismo USA e altri paesi imperialisti la considerano una riserva di materie prime, manodopera, terre a basso costo e un grande mercato internazionale delle multinazionali.

L'India è il paese di grandi oppressioni e sfruttamento a livelli incalcolabili. Il 77% della popolazione

pc 12 novembre - Valencia - grande manifestazione di massa e scontri con la polizia - immagini dirette - "Mazon dimission/Mazon asesino!"

Abbiamo trattato dell'alluvione di Valencia su questo blog e a ORE 12 Controinformazione rossoperaia

pc 6 novembre - Strage e disastri ambientali a Valencia: intervento di un compagno che conosce e che ha seguito la situazione in Spagna di questi giorni

pc 12 novembre - PROVE DI ALLEANZA TRA CONFINDUSTRIA BG-BS, BAGNATE DAL SANGUE DELLE MORTI OPERAIE

 

«Persone, Innovazione, Connessioni. Il Dna della Piattaforma manifatturiera d’Europa»: è questo il titolo dellAssemblea generale di Confindustria Bergamo e Confindustria Brescia, organizzata al Logistic Park dell’aeroporto di Orio al Serio.

Una rassegna che ha raccolto le spinte degli ultimi anni per una sinergia tra due province confinanti e con tanti punti in comune, industriali, economici, sociali, culturali, geografici ed ha visto interventi significativi esaltare il 2023 d’oro della capitale della cultura giocata sull’asse Bergamo-Brescia diventate capitali a pari merito degli introiti legati al turismo ‘culturale’ in virtù di un primato ottenuto con decisione politica quale ‘indennizzo’ post covid.

Interventi di prospettiva che si scontrano con gli interessi specifici e concorrenziali delle varie imprese in campo. Forte il richiamo ad una alleanza tra i due aeroporti provinciali, (come la prima di una lunga serie dicono) con Orio decollato da tempo con oltre 17.000000 di passeggeri, mentre da Brescia parlano

pc 12 novembre - Verso il regime Trump negli Usa - 1

Nomina per nomina, la squadra di Trump sarà una rappresaglia

Potere assoluto Giustizia tra Ken Paxton che vieta l’aborto in Texas e Mike Davis, pronto a «sbattere in galera» la procuratrice che accusa il tycoon

Luca Celada - manifesto

LOS ANGELES

Una cosa è assai probabile per il governo Trump Bis, la parola d’ordine sarà «retribution», una rappresaglia maturata nei quattro anni di “esilio” che non si limiterà a perseguire gli avversari della odiata «sinistra radicale», ma potrà allargarsi a quelli che nel suo stesso partito non lo hanno sostenuto abbastanza, a partire dal tentativo di rimanere al potere quattro anni fa.
Fra le nomine di maggiore portata vi sarà la selezione dell’attorney general. Il ministro è costituzionalmente garante indipendente di giustizia, ma di fatto anche il dicastero che proietta il potere giudiziario del presidente. Lo sarà certo assai di più nella concezione assolutista di Trump che nel primo mandato ruppe con i pur reazionari ministri Jeff Sessions e Willam Barr, quando non vollero sottostare alle richieste più smaccatamente anticostituzionali di usare l’apparato dello stato contro avversai politici.

IN LINEA PER SUCCEDERGLI vi sono dunque nomi che abbinano lealtà assoluta al presidente e

pc 12 novembre - Il presidente Mattarella in Cina per confermare gli accordi commerciali e salvaguardare i profitti dei padroni

 

Prima la Meloni e adesso Mattarella, tutti e due con la scorta di padroni come il presidente di Stellantis Elkann, economisti ecc. ecc. vanno in Cina: è una lunga carovana che ripercorre la via di Marco Polo per fare accordi commerciali con l’obiettivo principale di salvaguardare i profitti dei padroni.

Mattarella, che si è portato la figlia, ci starà 5 giorni, ed è insieme al ministro degli Esteri Tajani (e c’è pure Casini!) per una visita istituzionale e sta incontrando con i maggiori esponenti del governo cinese, innanzi tutto con il presidente Xi Jinping.

L’obiettivo, insieme a tutta una serie di dichiarazioni sui temi più disparati, è stato dichiarato

pc 12 novembre - Caivano: la finanziaria taglia 30 milioni su 40… resta solo la propaganda del governo


“Tagli che stridono non solo con gli annunci fatti ai tempi del decreto Caivano”, secondo un articolo pubblicato dalla Repubblica del 10 novembre, “ma anche con le cronache di questi giorni”.

Nella perpetua propaganda del governo “Era il provvedimento simbolo del governo Meloni per aiutare i giovani che crescono nei quartieri difficili e a rischio criminalità, ma è stato smontato dallo stesso governo nella manovra economica.”

Smontato perché “Nel decreto Caivano erano stati inseriti 40 milioni di euro per la lotta alla dispersione scolastica, a testimoniare l’attenzione dell’esecutivo a difesa di bambini e ragazzi prede della violenza di strada. E invece, proprio nelle stesse ore nelle quali si registra l’ennesimo omicidio a Napoli, si scopre che nella legge di bilancio quel fondo ‘è stato ridotto a poco più di 10 milioni’”.

Come si ricorderà, il governo moderno fascista Meloni, come gli sciacalli, approfittò della violenza

lunedì 11 novembre 2024

pc 11 novembre - Con la resistenza palestinese e contro la repressione delle lotte, per la libertà di Anan - Da Soccorso rosso proletario


Report dal presidio di ieri al carcere di Terni 
per la liberazione di Anan Yaeesh

Circa 100 - 150 persone ieri pomeriggio hanno partecipato al presidio organizzato davanti al carcere di Terni per chiedere l'immediata liberazione di Anan Yaeesh. Attivisti e attiviste provenienti da varie realtà dell'Umbria, del Lazio e dell’Abruzzo, oltre a rappresentanti  della comunità palestinese del centro Italia e dell'UDAP, hanno ribadito il sostegno alla resistenza palestinese e chiesto l'immediata liberazione di Anan, sequestrato dalle autorità italiane su richiesta dello Stato genocidiario di Israele senza aver commesso alcun reato.

Tra i numerosi interventi che si sono succeduti al microfono, diversi hanno denunciato il Ddl 1660, che alla condizione grave nelle carceri unisce la repressione di ogni forma di protesta, anche pacifica, dei detenuti e dei solidali. Una legge liberticida, da stato di polizia, per reprimere ogni forma di dissenso, sia dentro che fuori le carceri, e che a maggior ragione deve vederci uniti e unite nella lotta. Si è ribadita quindi la necessità della solidarietà di classe, la solidarietà con tutti i prigionieri politici e il fronte unito fra le lotte, di fronte alla guerra, interna ed esterna, a cui paesi imperialisti come il nostro, con il governo fascista Meloni, ci stanno portando.

La risposta dei detenuti si è fatta sentire subito e forte. Dopo aver lanciato loro stessi slogan in solidarietà alla Palestina "Palestina libera, Palestina vincerà, Palestina araba", hanno cominciato a denunciare quanto succede lì dentro, le violenze e gli abusi, chiedendo se tra noi ci fosse un garante, e guardandosi bene dal gridare quando si interrompevano i nostri interventi al microfono per non essere individuati dalle guardie. "Neanche possiamo parlare" hanno aggiunto.

Diversi manifestanti sono stati identificati sia prima che dopo il presidio, che si è concluso rilanciando la manifestazione nazionale unitaria per la Palestina il 30 novembre.

Segue rassegna stampa:

https://www.umbria24.it/attualita/presidio-al-carcere-di-terni-il-grido-dei-manifestanti-liberate-anan-yaeesh/

https://www.umbriaon.it/terni-in-150-al-presidio-fuori-dal-carcere-per-chiedere-liberate-anan-yaeesh/

https://www.radiogalileo.it/cronaca/2024/11/11/195813-presidio-per-la-liberazione-di-anan-yaeesh-davanti-al-carcere-di-terni

https://www.instagram.com/reel/DCMw7o8CtYl/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA==

https://tv6onair.com/tv6onair-presidio-al-gattabuia-a-fine-di-terni-il-dei-manifestanti-liberate-anan-yaeesh/

https://www.ternitoday.it/attualita/terni-presidio-anan-yaeesh-carcere-2024.html

pc 11 novembre - Gli abusi degli israeliani sui bambini palestinesi: imprigionati, torturati e violentati

Un rapporto raccapricciante di “Save the Children”.

 250 bambini palestinesi ancora incarcerati. I racconti dei sopravvissuti sono atroci.

di Umberto De Giovannangeli da l’Unità

Storie di brutale “normalità”. Immortalata in un video. Il video mostra Wadi Maswadeh nei pressi del checkpoint Abed, vicino alla Tomba dei Patriarchi a Hebron. Il bambino, 5 anni, è terrorizzato e in lacrime mentre viene caricato su una jeep da 7 soldati dello Stato ebraico.

Il bambino è stato fermato per oltre un’ora, condotto a casa e trattenuto per un’altra mezz’ora insieme al padre, bendato e ammanettato dai soldati davanti al figlio. Padre e figlio sono stati poi consegnati alla polizia palestinese, che li ha interrogati e rilasciati. Il video è stato rilanciato da B’Tselem, l’organizzazione indipendente israeliana che monitora i diritti umani nei Territori palestinesi occupati.  L’episodio è del 2013, ma è tornato virale perché mostra una realtà che segna anche il presente. A darne conto è un recente report di Save the Children. “Le condizioni dei bambini palestinesi detenuti dai militari israeliani stanno peggiorando. Hanno raccontato al nostro staff di essere costretti ad affrontare fame e abusi, inclusa la violenza sessuale, e di dover sopportare

pc 11 novembre - I padroni con il governo Meloni si sentono forti: nessun aumento salariale nel contratto dei metalmeccanici - alcune prime considerazioni

Ma questo nella situazione può ritorcersi contro a padroni e governo, perché la realtà impone alla classe operaia il contrario ossia di mettere al centro la lotta per il salario come abbiamo sempre sostenuto:

La lotta per il salario è sempre più necessaria, essa può essere la scintilla che può incendiare le fabbriche e produrre un salto nella lotta degli operai, il settore centrale e determinante dell'insieme dei lavoratori.

Gli operai, opponendosi con la lotta per aumenti salariali corrispondenti alla maggiore intensità del lavoro, alla sproporzione tra entità del salario e aumento del costo della vita, non fanno niente altro che opporsi - come scriveva Marx - "alla svalutazione del loro lavoro e alla degenerazione della loro razza".

https://proletaricomunisti.blogspot.com/2022/06/pc-12-giugno-perche-e-necessaria-e.html?m=1

Anche questa questione è parte del vento che sta tornando a fischiare alle fabbriche, dopo 4 mesi di

pc 11 novembre - giovani Palestinesi/udap - Sì allo sciopero generale del 29 nov. e manifestazione nazionale del 30 novembre

29 NOVEMBRE - SCIOPERO GENERALE

PER LA PALESTINA E IL LIBANO

LA PACE SI FA FERMANDO LA GUERRA

Come realtà palestinesi in Italia lanciamo un appello a tutte le lavoratrici e i lavoratori, a tutti i sindacati: scioperiamo venerdì 29 novembre per fermare il genocidio in Palestina e l’aggressione sionista in Libano. Opponiamoci ai crescenti sforzi bellici dell’Europa e dell’Italia e all’approvazione del DDL 1660, parte integrante di questa tendenza alla guerra e al riarmo.

Lo sciopero del 23 febbraio e la manifestazione nazionale del 24 febbraio 2024 hanno dimostrato la forza e l’importanza della convergenza dei sindacati e dei lavoratori nella lotta contro la guerra. Ripartiamo da quell’esempio e dallo spirito di quelle due giornate per allargare ulteriormente il fronte, in un momento in cui il clima internazionale e nazionale si deteriora ulteriormente.

Come palestinesi abbiamo sempre rimarcato il valore della resistenza del nostro popolo che, oltre a fronteggiare l’entità coloniale israeliana, deve combattere anche l’imperialismo occidentale al completo. Riteniamo perciò fondamentale sostenere la lotta della classe lavoratrice in Italia. Questo è un passaggio obbligato, poiché lo stesso Stato italiano, che supporta materialmente ed economicamente

pc 11 novembre - PRODUZIONE INDUSTRIALE IN FORTE CALO e Pil quasi inesistente, ma la Meloni continua a raccontare balle

 

Per la Meloni “va tutto bene” sempre, ma la verità è che racconta balle, come abbiamo più volte detto, e la cosa viene confermata ad ogni uscita di dati, come quelli sulla produzione industriale in Italia pubblicati dall’Istat e quelli sul Pil, il prodotto interno lordo.

Il quotidiano Domani del 9 novembre ha pubblicato un articolo con le frasi della Meloni: «Gli indicatori macroeconomici ci restituiscono la fotografia di un’Italia solida, in grado di affrontare le difficoltà meglio di altre nazioni europee, un’Italia che è tornata a correre».

E questo la Meloni lo ha detto “un paio di giorni fa, quando tra una telefonata a Donald Trump, un’altra a Elon Musk e il vertice europeo di Budapest, ha trovato il tempo di salutare gli imprenditori di Brescia e Bergamo riuniti in assemblea”, ma che questa fosse una balla lo hanno capito proprio i padroni che ascoltavano: “Il messaggio della premier forse è stato accolto con qualche perplessità da una platea informata quanto basta per capire che la realtà non coincide con il racconto di Meloni.”

I dati che smentiscono ancora una volta la raccontaballe sono di una istituzione dello stesso Stato, l’Istat: “A settembre, rileva l’istituto di statistica, la produzione industriale è diminuita dello 0,4 per cento rispetto ad agosto e il terzo trimestre dell’anno ha fatto segnare un calo dello 0,6 per cento in confronto ai tre mesi precedenti. Se poi si allarga lo sguardo, il quadro è ancora più sconfortante, visto che da gennaio e settembre la manifattura ha rallentato il passo del 3,4 per cento e la frenata è pari al 4 per cento se si considera il periodo da settembre 2023 a settembre 2024. Piove sul bagnato, perché, come segnala l’Istat, il dato della produzione industriale è negativo da 20 mesi.”

Negativo da 20 mesi, quasi quanto il governo Meloni.

Su questo risultato – continua il quotidiano – “pesa la grave crisi di Stellantis, che ha mandato in negativo del 15,4 per cento nell’arco di un anno l’indice della fabbricazione di mezzi di trasporto. Va male anche il tessile abbigliamento, in contrazione del 10,7 per cento, così come la metallurgia, meno 5,7 per cento. Il quadro complessivo è quello di un’industria che fatica molto, soprattutto nella produzione di beni di consumo, che ha rallentato del 2,5 per cento nel mese di settembre e anche le costruzioni, reduci da una fase di forte espansione, in agosto (ultimo dato disponibile) hanno invertito la marcia, con un calo dell’1,8 per cento rispetto ad agosto”.

Soprattutto la produzione di beni di consumo è calata, cioè le masse popolari comprano meno, perché hanno meno da spendere, mentre, come si vede anche nella tabella, i prezzi sono aumentati, e questo è un altro dato che conferma l’aumento della povertà nel nostro Paese.

Ma anche la “fiducia delle imprese” è ai minimi da aprile del 2021. “In questi ultimi mesi – scrive ancora il giornalista del Domani - è venuto a mancare anche il traino delle esportazioni, diminuite nei primi otto mesi dell’anno dello 0,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023. Il calo è stato ancora più marcato, scrive l’Istat, per quanto riguarda le vendite di prodotti italiani nella Ue, che fanno segnare meno 2,6 per cento tra gennaio e agosto. Un dato che riflette soprattutto la crisi della Germania” alla quale la produzione italiana è strettamente legata.

E per finire, si fa per dire, arriva la batosta sul presunto aumento del prodotto interno lordo. Qui è la stessa Bankitalia ad essere “ancora più pessimista e vede un aumento del Pil non superiore allo 0,6 per cento” mentre il braccio destro della Meloni, il leghista Giorgetti, “scommette” che alla fine dell’anno questo benedetto Pil tornerà “in espansione, dopo la crescita zero dei tre mesi estivi … Una scommessa ad alto rischio – conclude il quotidiano - quella del ministro, ma le ragioni della propaganda a volte sono più forti anche della statistica”. Appunto.

pc 11 novembre - Amsterdam - Il rovesciamento della realtà: i carnefici diventano "vittime" - Un contributo

Ora usano la legittima protesta anti fasci israeliani a pretesto per vietare le manifestazioni pro Palestina e arrestare decine e decine di manifestanti solidali

Da Pungolo rosso 

Sdegno, sgomento, intollerabile, barbarie, momento oscuro, orrore, abisso, terribile anti-semitismo, pogrom, “caccia agli ebrei in quanto tali”, anticipo di un nuovo Olocausto, nuova “notte dei cristalli” [il vero pogrom in cui, nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1938, squadracce del partito di Hitler, SS, SA, membri della Gestapo e semplici “brave persone” assassinarono in Germania un numero imprecisato di ebrei, forse tra i 1.000 e i 2.000]: ad ascoltare la raffica di dichiarazioni con cui i governanti di “tutto il mondo”, cioè (per essere un po’ più precisi) di Israele, Stati Uniti ed Unione europea, hanno commentato i fatti di mercoledì notte ad Amsterdam, in cui sono stati lievemente feriti 5 hooligan israeliani, la prima parola che ci è venuta in mente, a noi che siamo antifascisti e antinazisti veri da quando eravamo ragazzini, è: vergogna! A maggior ragione perché ad inorridirsi dell’accaduto è quella marmaglia di assassini – con Netanyahu alla loro testa – che sta portando avanti da un anno un efferato genocidio di palestinesi a Gaza e un massacro senza limiti di palestinesi e libanesi in Cisgiordania e in Libano.

Il rovesciamento dei fatti realmente accaduti – a pieno genocidio sionista-occidentale in corso – è di una illimitata impudenza. La tipica, cinica impudenza dell’hasbara che si basa sulla strumentale definizione di “antisemitismo” confezionata dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA) con lo scopo di colpire ogni forma di critica allo stato colonialista, suprematista, razzista di Israele, camuffato come espressione della “autodeterminazione degli ebrei”.

Perché di rovesciamento dei fatti realmente accaduti si tratta – un rovesciamento che smentisce perfino i rapporti della polizia di Amsterdam e quanto scritto da alcuni giornali olandesi, che hanno documentato assalti degli hooligans del Maccabi a taxi guidati da arabi (attaccati con piedi di porco, uno è stato interamente distrutto) e ad alcuni palazzi o negozi che esponevano bandiere palestinesi; hooligans che sono stati lasciati scorazzare per le strade della città cantando a squarciagola innocenti slogan di lode del genocidio, come: “Fuck Palestine”, “Morte agli arabi”, “Non ci sono scuole a Gaza perché non ci sono più bambini”, e simili. Il capo della polizia di Amsterdam ha parlato anche, a France24news, di “una bandiera palestinese bruciata”. Insomma si è trattato di un episodio di ciò che l’articolo di “Middle East Eye” (che pubblichiamo in traduzione) chiama l’esportazione della cultura del genocidio. A questa provocatoria esibizione della lode del genocidio si erano giustamente preparati a rispondere gruppi di manifestanti pro-Palestina: da qui gli scontri. D’altronde perfino all’ultra-sionista Repubblica risulta che i Maccabi Fanatics sono soliti fare, per sport si capisce, “attacchi agli arabi” da degni seguaci, quali si rivendicano di essere, di Ben Gvir – e detto questo, abbiamo detto tutto.

Ma forse no, perché in questo avvenimento c’è anche qualcosa d’altro. Due giornali olandesi, De Telegraaf e il giornale sportivo Voetbalzone, accennano infatti alla presenza, tra i tifosi del Maccabi, di agenti del Mossad che avrebbero dovuto avere il compito di “proteggere” gli hooligans. Proteggerli, o organizzarli e aizzarli con lo scopo di suscitare una reazione da spacciare poi al “mondo intero” come prova di un “dilagante anti-semitismo”? Fatto sta che è stato proprio il boia Netanyahu ad ufficializzare l’ordine dato “al capo del Mossad e ad altri ufficiali” di “preparare piani d’azione, sistemi di allerta e la nostra organizzazione” in vista di altri “eventi sportivi internazionali che coinvolgono atleti israeliani”. Occhio, quindi, a questi eventi, a cominciare dalla partita di calcio del prossimo 14 novembre a Parigi tra Francia e Israele. Se ne occuperà il Mossad… chiaro?

Per quanto ci riguarda, ci limitiamo a ripetere che i massimi attizzatori di “odio verso gli ebrei”, nella misura in cui questo fenomeno realmente esiste, sono i sionisti, e i loro sostenitori euro-statunitensi. Tra i quali si segnalano uno stuolo di ammiratori aperti o coperti del fascismo e del nazismo. Ad affermare questa verità, peraltro elementare, ci sono anche numerosi ebrei anti-sionisti.

pc 11 novembre - Torino poliziotti truffatori - alla polizia di stato non si fanno mancare niente

 

Torino, sette poliziotti indagati per peculato e truffa allo Stato: usano i mezzi di servizio per fare gli imbianchini e i decoratori

I poliziotti non sono stati sospesi dal servizio, ma gli è stata ritirata l’arma in via cautelare

Per integrare lo stipendio si sarebbero inventati un secondo lavoro come imbianchini, decoratori e artigiani. Nulla di male, verrebbe da dire. Ma i protagonisti di questa storia sono sette poliziotti del reparto mobile di Torino che, secondo l’ipotesi di accusa, eseguivano gli interventi edili durante l’orario di servizio e usavano i furgoni in dotazione al reparto. È questo il canovaccio di un’inchiesta della Procura di Torino, che ieri mattina ha notificato agli agenti un decreto di perquisizione e un avviso di garanzia: le accuse contestate sono associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa ai danni dello Stato, invasione di terreni e inquinamento per smaltimento di rifiuti.

L’indagine - coordinata dal procuratore aggiunto Enrica Gabetta e dal sostituto Giovanni Caspani - metterebbe in luce come gli agenti, almeno dalla metà del 2022 ad oggi, abbiano approfittato dei furgoni del reparto mobile e dei momenti in cui non erano impegnati in servizi di ordine pubblico per portare avanti una sorta di impresa edile fai da te. Nessun atto formale certificherebbe l’esistenza di una società, ma più semplicemente un accordo tra gli indagati per spartirsi il lavoro. 

Le perquisizioni hanno portato, oltre al sequestro di cellulari e device, all’acquisizione dei registri in cui vengono annotati i turni di presenza in caserma, così da incrociare i dati con i tabulati telefonici degli indagati. Alcuni riscontri sarebbero già emersi la scorsa estate: agli atti ci sono immagini che mostrano gli agenti mentre scaricano macerie e laterizi dai furgoni in dotazione al reparto. I poliziotti non sono stati sospesi dal servizio, ma in via cautelare sono state ritirate le loro armi.

pc 11 novembre - Milano: È nato il Settore Occupato di Città Studi “SOCS 26” - infosolidale

Il Settore Occupato Città Studi prende vita!
Uno stabile abbandonato ad una laconica ristrutturazione da più di 10 anni, per la maggior parte chiuso e inutilizzato. Da quando siamo arrivate per la prima volta in questo Campus come matricole, ci siamo sempre domandate, presto o tardi, a cosa sarebbe mai servito.

Ora abbiamo deciso di dare una risposta.
Questa mattina è stato liberato uno degli spazi che più ha rappresentato l’egemonia dei processi burocratici ed economici rispetto alle necessità di spazi di chi vive l’ateneo.
L’abbandono dello stabile di Celoria 20 è uno dei tanti frutti di incomprensioni e inceppi nel progetto di trasferimento a MIND: l’università spende per far rinnovare edifici didattici, salvo poi lasciarli chiusi in attesa di capire chi ne sarà il proprietario.

Vogliamo invertire questa tendenza, liberando spazi e rendendoli fruibili all’intera comunità studentesca ed accademica.
Per plasmare l’università in senso più libero e critico, è imprescindibile cominciare a viverla alla stessa

domenica 10 novembre 2024

pc 10 novembre - Bene il presidio al carcere di Taranto! - Contro il carcere tortura, le condizioni dei detenuti, contro il Ddl 1660

Compagne e compagni di diverse realtà, di Taranto e provincia, hanno manifestato davanti al cercare di Taranto, con interventi combattivi, canzoni, slogan. Un carcere noto alle cronache per il suo sovraffolamento, per le condizioni in cui i detenuti sono costretti a stare in celle sporche, infestate da insetti, noto per i detenuti suicidati/assassinati per mancanza di assistenza, ma anche per i casi di corruzione, tangenti che hanno portato al processo della precedente direttrice del carcere.

Abbiamo manifestato contro il Ddl sicurezza 1660, che alla condizione grave nelle carceri unisce la repressione, anche fino a 20 anni, di ogni forma di protesta, anche pacifica, di chi sta incarcerato e verso i solidali, più carcere per donne incinta e madri con bambini fino ai 6 anni; ma chiaramente è stato denunciato negli interventi tutto il resto di questo Ddl, questo Stato di polizia e il governo Meloni fascista, che risponde alle lotte dei giovani, dei movimenti pro Palestina, a chi si batte per l'ambiente, alle giuste e necessarie lotte dei lavoratori, solo e soltanto con più repressione.

Ma è stato denunciato anche il memefreghismo dell'amministrazione comunale di Taranto, con sindaco e assessori che pensano solo ai "cambi di casacca" e occupazioni di poltrone e nulla fanno per la condizione dei detenuti, come per il lavoro, il reddito ai disoccupati, alle donne, ai settori poveri di questa città.

 

Nonostante la solita presenza esagerata di carabinieri e polizia, ad un certo punto un folto gruppo, soprattutto di compagne, attraversando i campi, è andato vicino alle mura del carcere dove le persone all'interno potevano sentirci e vederci meglio. Slogan forti, sventolio di bandiere, gridati alcuni nomi di

pc 10 novembre - BOLOGNA: MIGLIAIA DI ANTIFASCISTI/E IN PIAZZA CONTRO CASA POUND, LA RETE DEI PATRIOTI e la polizia che li difende

Il sindaco di Bologna: «Il governo ci ha mandato 300 camicie nere. Piantedosi spieghi perché»

«Io mi chiedo come sia possibile ancora una volta che Bologna non venga rispettata: domani ci sarà la presidente Meloni in città, ci hanno mandato 300 camicie nere, noi invece vorremmo ancora a chiedere i fondi per l'alluvione. I principali ministri del governo e la presidente del consiglio sono venuti in tre giorni, e esattamente in mezzo arrivano i Patrioti CasaPound".

Indegna canea reazionaria della Meloni e Piantedosi

Migliaia di antifasciste e antifascisti sono scesi nelle strade di Bologna nel pomeriggio di sabato 9 novembre 2024 per contrastare la “calata” nazionale dei fascisti di Casa Pound e della Rete dei Patrioti nel capoluogo emiliano per manifestare – scrivono i fascisti – “contro degrado e criminalità”.

“Dove saremo noi, non saranno loro”, avevano promesso compagne e compagni, annunciando di voler impedire ai fascisti di attraversare il centro città e denunciando il fatto che la Questura li avesse

pc 10 novembre - Abbandonati nel deserto dalla polizia tunisina, l’appello: “I bambini hanno fame, vi prego aiutateci”

Tutto questo e ben interno agli accordi Italia-Tunisia e Governi UE/Tunisia 

Abbandonati nel deserto dalla polizia tunisina, l’appello: “I bambini hanno fame, vi prego aiutateci”
“Qui fa freddo e i bambini hanno fame, abbiamo bisogno di aiuto, vi prego salvateci”: su Fanpage.it parla una delle 18 persone, tra cui donne e neonati, intercettate dalla guardia costiera tunisina mentre provavano a raggiungere Lampedusa. Da sei giorni abbandonati nel deserto senza acqua né cibo.
A cura di Lidia Ginestra Giuffrida

Un puntino rosso su una distesa di sabbia è l’unica traccia di loro: 18 persone abbandonate nel deserto dalla polizia tunisina. Sei uomini, otto donne, di cui tre incinte, diversi bambini e due neonati di quattro e due mesi.

“Siamo senz'acqua e senza cibo, abbiamo donne e bambini qui”, urlano al telefono due di loro, durante un difficile collegamento con Fanpage.it. Vengono tutti dalla Sierra Leone e una settimana fa avevano provato a fuggire dalla Tunisia per raggiungere le coste italiane. Lampedusa non è mai stata raggiunta perché la guardia costiera tunisina, finanziata e addestrata dall’Italia, li ha bloccati, catturati, picchiati e riportati indietro a Sfax per poi abbandonarli nel deserto.

pc 10 novembre - Valencia grande manifestazione di massa e scontri con la polizia - prima info seguiranno informazioni dirette

La rabbia in piazza a Valencia, in decine di migliaia chiedono le dimissioni del governatore Mazón

La rabbia in piazza a Valencia, in decine di migliaia chiedono le dimissioni del governatore Mazón

Alla manifestazione, convocata da associazioni civiche e sindacali per denunciare l’inazione del governo locale di fronte all’alluvione che ha ucciso almeno 223 persone, hanno partecipato 130mila persone. Tensioni con la polizia davanti al municipio

Abbiamo trattato dell'alluvione di Valencia su questo blog e a ORE 12 controinformazione rossoperaia

 pc 6 novembre - Strage e disastri ambientali a Valencia: intervento di un compagno che conosce e che ha seguito la situazione in Spagna di questi giorni

https://proletaricomunisti.blogspot.com/2024/11/pc-6-novembre-strage-e-disastri.html

pc 10 novembre - Stupro di branco a Palermo/condanne ridotte... Alla violenza contro le donne sotto ogni aspetto dobbiamo rispondere con la lotta rivoluzionaria

Tutti gli stupratori del branco che violentarono in modo bestiale una ragazza, Asia, a Palermo nella notte tra il 6 e il 7 luglio 2023, sono stati condannati in primo grado.

Il 7 luglio scorso Asia fu vittima di un odioso e atroce stupro di branco, abusata in modo bestiale da 7 ragazzi che hanno anche filmato le violenze. “Eravamo 100 cani sopra una gatta”, scrissero nei messaggi i 7 porci stupratori bastardi che l'hanno violentata dopo averla fatta ubriacare filmando lo stupro, mentre lei gridava per il dolore e diceva basta. I porci bastardi continuavano deridendola e l'hanno poi abbandonata sola per strada. La giovane ragazza, verso cui si sollevò immediatamente una forte solidarietà a Palermo che si è estesa in tutto il paese, ebbe la forza di denunciare i porci bastardi che furono arrestati.
Asia poi con altrettanto grande coraggio ha continuato a denunciare sui social la violenza subita anche per aiutare e sostenere altre giovani, donne “ a cui succedono violenze, come è