E’ con grande
soddisfazione che il capo della Fincantieri, Folgiero, mostra i conti del
colosso internazionale della cantieristica navale, partendo dai ricavi in
aumento del 20% a 6,72 miliardi e profitti per 461 milioni (+40%) come
riportano alcuni quotidiani, tra cui il Sole 24 Ore.
I nuovi ordini valgono 16 miliardi, “in crescita del 88% e superiori al valore record registrato in tutto il 2024.” Il lavoro ancora da fare sale a circa 41 miliardi (+32% rispetto al dato di fine 2024), mentre il carico di lavoro complessivo è pari a 61,1 miliardi, circa 7,5 volte i ricavi del 2024. Sono state consegnate 19 navi costruite in 9 stabilimenti e 100 le navi in portafoglio con consegne previste fino al 2036.
In tutto questo ciò che risalta è la produzione di navi da guerra che i giornali chiamano navi per la difesa: 8 le navi consegnate nei primi nove mesi dell’anno (+39%, mentre erano 6 nello stesso periodo 2024). E aumenta anche la produzione per la guerra sottomarina: “Il business delle attività subacquee, infine, ha realizzato ricavi per 386 milioni (+84,8%) con una marginalità [profitti] a doppia cifra (17,3%).”
La Fincantieri si sta specializzando infatti in questo settore che serve a “difendere” i cavi per le telecomunicazioni, gasdotti, oleodotti sotto il mare. E infatti ha effettuato il “lancio dei primi droni
autonomi subacquei per la protezione delle infrastrutture critiche subacquee e dei porti” ma non solo, anche “i droni militari unmanned di superficie per il pattugliamento delle coste”. E non tralascia nemmeno l’intelligenza artificiale con “Fincantieri Ingenium dedicata alla creazione di una piattaforma di dati ed applicazioni per l’introduzione dell’intelligenza artificiale nella conduzione delle navi e nel mondo dei porti”.Fincantieri continua a partecipare a gare in tutto il mondo
e a breve aspetta i risultati per la fornitura dei sottomarini alla Marina
militare della Polonia.
Nell’attesa del piano industriale 2026-2030 Folgiero
continua a “perseguire una crescita robusta su ricavi, margini e portafoglio
ordini” soprattutto posizionando l’azienda “nel ciclo industriale positivo che
caratterizza il futuro settore” e cioè appunto quello militare; poi c’è “la
creazione di valore condiviso e sostenibile per tutti gli stakeholder sociali e
finanziari” e cioè di profitti.
Come si vede la Fincantieri è pienamente dentro l’economia
di guerra e garantisce enormi profitti a chi ha in mano le azioni, soprattutto
lo stato italiano che ne detiene il 71%; profitti che nascono dallo
sfruttamento di migliaia di operai metalmeccanici – diretti e precari - da
Monfalcone a Palermo, la cui vita lavorativa è fatta di appalti e subappalti,
lavori pesantissimi e i cui salari sono fermi da trent’anni… mentre si aspetta
ancora il rinnovo del contratto.

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