“G8, Costituzione violata”: risarcimento record concesso a manifestante tedesca
Il giudice civile ha riconosciuto alla donna, allora 22enne, danni morali e fisici per 175 mila euro. La conseguenza dell'esperienza traumatica vissuta da testimone nella scuola ed alla casermaL'Italia che il 4 dicembre voterà per modificare la Costituzione non ha ancora una legge per punire la tortura. Ciò nonostante, lo Stato italiano pagherà 175 mila euro di risarcimento ad una giovane donna tedesca che nel G8 del 2001 attraversò i gironi dell'infamia in divisa: le botte e le false accuse alla Diaz, le botte e le umiliazioni nella prigione di Bolzaneto.
La giudice del tribunale civile di Genova Paola Luisa Bozzo Costa ha riconosciuto che Tanja W. all'epoca appena 22enne, subì "condotte di vera e propria tortura" nonché la "lesione di diritti della
persona a protezione costituzionale che non sono oggetto di tutela della norma penale sanzionatrice in questione".
In altre parole, nel 2001 a Genova, a Tanja e ad altre decine di manifestanti non solo non furono garantiti quei diritti fondamentali previsti dalla nostra Costituzione, ma vennero umiliati e torturati, e né allora, come nei 15 anni che seguirono, l'Italia e i suoi politici hanno voluto produrre una legge che sanzioni finalmente gli aguzzini. Di quelli in azione a Genova è emersa, scrive la giudice "la volontà di cagionare dolore nell'abusare delle rispettive posizioni di potere e autorità".
La sentenza che accoglie le tesi dei legali di Tanja, gli avvocati Carlo Malossi di Bologna e Antonluca Crovetto di Genova, è fino ad oggi quella che riconosce il risarcimento più alto. Va detto che, nonostante i tre lustri trascorsi, le cause civili concluse sono appena una dozzina. Colpa da un lato dei processi penali che si sono chiusi dopo oltre un decennio, ma anche di un'organizzazione giudiziaria che invece di riunire le cause fotocopia le ha sparpagliate tra diverse sezioni.
Importante la sentenza di Tanja anche perché la manifestante tedesca – oggi operatrice sociale a Berlino - pur avendo vissuto entrambe le esperienze della Diaz e di Bolzaneto, non aveva riportato conseguenze fisiche pesanti come altre vittime di quell'orgia di violenza.
Ma la privazione dei diritti, le lesioni comunque patite, le umiliazioni che dovette sopportare, le "gravi violenze alle quali ha assistito", le hanno provocato un disturbo da stress post traumatico che si manifesta in paura "alla comparsa di una persona in divisa e di disagio quando qualcuno le si avvicina troppo".
Si legge nella sentenza: "Nessun illecito è più mortificante e penoso di quello che si sostanzia nella diretta aggressione contro l'incolumità personale... Il danno da lesione del diritto costituzionalmente garantito va riconosciuto in misura pari al danno biologico permanente, con un aumento della misura economica... del danno morale soggettivo... e delle sofferenze psicologiche". Il Tribunale spiega che il valore generalmente riconosciuto per questo tipo di risarcimento può oscillare tra "96 e 144 euro al giorno". Ma scrive la giudice in questo caso "tale importo merita di essere portato a 300 euro al giorno, il triplo del valore mediano... per le lesioni conseguite...la brutalità... l'irrazionalità delle aggressioni...".
La giudice le ha riconosciuto: 40 mila euro per i reati (le violenze ma anche la calunnia, ovvero le false denunce di appartenere ad un gruppo sovversivo violento); 80 mila euro per i due giorni da incubo trascorsi a Bolzaneto; e infine 55mila 418 euro per il danno subito comprendente anche quello morale e l'invalidità permanente per danno biologico fissata al 12%, percentuale elevata vista l'assenza di lezioni fisiche gravi. La rivalutazione monetaria a partire dal 2001 fa alzare la cifra complessiva a circa 190mila euro dai quali vanno sottratti i 15 mila della provvisionale in sede penale. La sentenza rappresenta un altro assist per la Cedu, la Corte europea dei diritti dell'uomo che, dopo aver condannato l'Italia per l'assenza del reato di tortura per la macelleria messicana della Diaz, si appresta a farlo nuovamente per il lager di Bolzaneto.
G8, in balìa degli agenti alla Diaz e a Bolzaneto «vide troppa violenza»: risarcimento record
Genova - Il rumore delle manganellate sui corpi, le urla di chi veniva massacrato, la vista del sangue «dappertutto». E più avanti le torture, subite e viste, nella caserma in cui fu trasferita insieme ad altri. Tutto questo ha prodotto uno «scardinamento della tenuta psicologica». E oltre quindici anni dal G8 di Genova 2001, una manifestante tedesca ottiene poco meno di 200 mila euro per i soprusi che le furono inferti, ma soprattutto che osservò; prima alla scuola Diaz, il luogo in cui decine di noglobal erano stati sorpresi nel sonno a pestati senza motivo, e poi nella caserma di Bolzaneto dove li avevano seviziati e umiliati e torturati.Il pronunciamento del giudice genovese Paola Bozzo Costa riguarda la tedesca Tanja W. (assistita dai legali Antonluca Crovetto e Carlo Malossi) e rappresenta il più alto risarcimento finora stabilito in sede civile per le violenze commesse dagli agenti.
«Il collegio dei periti - precisa il magistrato - ha potuto accertare che Tanja ha riportato postumi permanenti. E che gli stessi sono derivati non tanto dalle percosse di cui la parte ha riferito nel dibattimento del processo Diaz, quanto soprattutto dalle gravi violenze alle quali ha direttamente assistito, rimanendo sconvolta». I riflessi sono stati disarmanti: «I periti hanno riscontrato “fenomeni di reattività a stimoli che ricordano il trauma”, quando si trova a contatto con persone in divisa e quando qualcuno “le si avvicina troppo”... Gli stessi consulenti hanno accertato che è affetta dal Dps (disturbo post-traumatico da stress) insorto a causa della sequela di fatti violenti» iniziati alla Diaz e proseguiti a Bolzaneto.
Fu una violenza studiata e sistemica, se ancora ci fosse bisogno di chiarirlo, sebbene certe cose siano viste da alcuni con maggiore chiarezza quando ormai rappresentano un motivo di studio più storico che giudiziario: «Non si può parlare d’i iniziative criminose dei singoli agenti, realizzate a esclusivo fine egoistico e per un tornaconto personale, perché è evidente dalle deposizioni dei funzionari che si versava in una situazione di deriva violenta, e non giustificata da un’azione di polizia».
La descrizione non si discosta da quello che i processi hanno già ampiamente dimostrato, insieme a dettagliate ricostruzioni giornalistiche, a libri e al film “Diaz” del regista Daniele Vicari. «Le condotte incriminate hanno generato atti di perquisizione e di arresto illeciti, con violazione di diritti della persona a protezione costituzionale quali il domicilio, la libertà, l’onore, l’immagine e la reputazione».
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