domenica 12 ottobre 2025

pc 12 ottobre - Torniamo alle riflessioni, valutazioni della grande manifestazione del 4 ottobre - 1 - Da operai di proletari comunisti

1) La cosa che mi ha colpito della manifestazione di Roma è il fatto che questo vento non si può fermare, questo movimento ancora non è concluso, ma è in pieno svolgimento. E’ un movimento di lotta reale, e la lotta di classe è fatta di tanti elementi: dalla commozione delle masse, dalla determinazione di fare ognuno qualcosa in più, dalla coscienza di avere ragione.

L’elemento della flottilla ha permesso di far muovere nella mobilitazione parti del popolo che ancora non era sceso in piazza. Questa situazione deve essere alimentata, nel senso che vanno portate fino in fondo quelle che sono le motivazioni, l'abbiamo fatto anche a Roma. Noi giustamente inseriamo la battaglia palestinese nel contesto internazionale della guerra imperialista per evidenziare come questa lotta del popolo palestinese ha anche la funzione di dare una prospettiva più generale a tutti i popoli. E in questo stiamo portando quella che è la parola d'ordine strategica della guerra di popolo.

Dobbiamo continuare a stare dentro questo movimento con le parole d'ordine giuste e portarle nelle varie situazioni in cui operiamo. Dobbiamo da un lato capire, senza esaltarci, dall’altro rafforzarci, perché noi siamo parte di questo mare delle masse. Chiaramente dobbiamo lavorare per far emergere fino in fondo anche le contraddizioni, contrastando determinate posizioni sia opportuniste che estremiste.

Sulla questione degli operai di fabbriche sulla Palestina, è chiaro che si è aperta anche qui una strada. La Cgil e la Fiom, essendo costretti a portare questa mobilitazione tra i lavoratori, hanno contribuito ad aprire una dinamica di uno scontro tra le varie posizioni dei lavoratori. Ci sono dei lavoratori che hanno colto la questione ma hanno necessità di capire meglio.

Qui la parte del governo in fabbrica l’ha fatta la Cisl di Fumarola che ha fatto dichiarazioni del tipo: fare uno sciopero, e quindi chiedere sacrifici ai lavoratori e alle imprese, lo abbiamo considerato sbagliato perché i lavoratori, le imprese con la guerra in Medio Oriente non c'entrano assolutamente nulla...

Da parte nostra dobbiamo ancora di più portare tra i lavoratori una discussione effettiva, contrastando apertamente posizioni come queste della Cisl, per chiamarli  allo sciopero. Per il momento c'è stata una prima fase in cui sicuramente settori minoritari di lavoratori di fabbrica che hanno scioperato hanno aperto una dinamica, una situazione diversa, ma occorre lavorare molto di più.

2) Alcuni lavoratori che erano sempre stati chiamati ad esprimere la loro vicinanza, solidarietà e oggi di fronte alla grande manifestazione del 4 ottobre e a quelle dei giorni precedenti riconoscono che la solidarietà alla Palestina torna a noi e ci dà gli strumenti, forza ed energia, è il nostro movimento. Con lo sciopero si è aperto il confronto con gli operai rispetto a cosa c'entra la Palestina con la fabbrica. Questi operai e operaie dicono lo sciopero è giusto perché finalmente lottiamo per una causa. E questo

concetto di lottare per una causa era già palpabile dentro le grandi manifestazioni, dai giovani che spontaneamente hanno riversato senza freni tutto quanto sentivano di contro, tutta l'avversità che avevano verso Meloni e questo governo nero e marcio, ora anche tra i lavoratori avanza la consapevolezza che è giusto lottare per una causa, in questo caso la Palestina.

E la facilità con cui esplodevano gli slogan e le contestazioni al governo danno un segno di prospettiva a queste manifestazioni. E’ come se fosse saltato un tappo, è come se la Palestina ha permesso di far uscire chiaro quello che altri gruppi e altri settori di movimento non avevano né possibilità né volontà di porlo; perché sappiamo bene considerazioni del tipo: i governi sono tutti uguali, e il moderno fascismo viene letto al limite come “autoritarismo”.

Il lavoro che abbiamo davanti naturalmente è altrettanto importante e largo, ci sono le tendenze opportuniste di chi tende a fare un cortocircuito di questo movimento, di chi non ha né la lucidità né tantomeno la correttezza di riconoscere che la proclamazione di uno sciopero è stato un “contenitore”, e non è corretto fare un cortocircuito, cercando di accreditandosi tutti coloro che hanno scioperato.

Dall'altro esistono gli studenti, la maggiorparte non inquadrati con queste organizzazioni, molto caricati da queste esperienze, per certi aspetti nuove; sono giovani ma si muovono con l'idea di come non disperdere questo movimento, come raccoglierlo e come portarlo avanti.

E poi ci sono i due anni dal 7 ottobre fino ad oggi che hanno oggettivamente costituito una base, che chiaramente è esplosa anche grazie anche all'impatto che ha avuto un'azione concreta come la flottilla,

Ci dobbiamo continuare a lavorare dentro questo quadro. Abbiamo visto giovani che si fronteggiavano con la polizia ma con una carica di umanità, esprimendo tutta la voglia di fare qualcosa; giovani che non si tiravano indietro, che senza freni si mettono a rischio con la voglia di fare qualcosa per Gaza senza limiti.

Penso che il 4 ottobre non abbia chiuso niente, chiunque pensi di ricondurre o di incanalare questo movimento, le forze e le energie si sbaglia.

Nelle fabbriche lo sciopero della Fiom del 19 ottobre ha dato una prima scossa, la condivisione dello sciopero del 3 ottobre ha allargato la penetrazione dei contenuti, ma il lavoro verso le fabbriche, le grandi fabbriche, verso la classe operaia è ancora ai primi passi e quindi resta una priorità per noi.

i 10.000 metalmeccanici a Bologna che hanno bloccato la tangenziale, hanno anche indicato la strada da fare verso i divieti, e molte di queste manifestazioni non avevano alcun tipo di autorizzazione ma si sono presi la libertà di manifestare in ogni luogo, stazioni, strade o autostrade che fossero.

Noi siamo stati nella maniera corretta in questo movimento, abbiamo vissuto bene questi ultimi 15 giorni; da qui riprendiamo senza aspettare altro tempo.

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