da ORE12/Controinformazione rossoperaia del 11.10.25
Operai, lavoratori, proletari, masse popolari,
giovani, donne, forze e organizzazioni solidali con la resistenza palestinese,
ci sono innanzitutto due modi per valutare l'accordo
in corso in Palestina: il punto di vista della resistenza palestinese e il punto
di vista dell'imperialismo, del regime sionista di Netanyahu, dei paesi
imperialisti e dei suoi governi e Stati che sostengono lo
stato sionista, come delle borghesie arabe che si pongono a metà apparentemente tra gli
interessi del popolo palestinese e delle masse arabe e gli interessi
dell'imperialismo e del sionismo.
Noi stiamo con la Palestina, stiamo col popolo palestinese, stiamo con la resistenza palestinese che ne esprime gli interessi politici, sociali e di prospettiva verso l'unica soluzione a cui il popolo palestinese aspira e che aspiriamo tutti noi solidali nel mondo e che è nell'interesse dei proletari e dei popoli nel mondo: la Palestina dal fiume al mare. E oggi l'interesse tattico necessario è fermare il genocidio, il massacro, l'occupazione, la distruzione dello stato palestinese e del suo popolo.
Gli accordi sono dentro questa prospettiva, per questo è giusto e necessario innanzitutto che le
manifestazioni di massa devono continuare a sostegno della Palestina, contro i piani presenti e futuri dell'imperialismo e dello stato sionista, all'insegna dell'internazionalismo proletario e della liberazione della Palestina, all'interno della battaglia generale nel mondo, della liberazione dei proletari e popoli dall'imperialismo e da tutti i suoi governi e Stati.Hamas dice che l'obiettivo per cui sottoscrive
questo accordo, innanzitutto nella prima parte, è “porre fine alla guerra di sterminio contro il nostro popolo e il
ritiro dell'occupazione israeliana dalla striscia di Gaza”. Quindi è la
fine della guerra di genocidio, il ritiro dell'occupazione, l'ingresso
degli aiuti, lo scambio dei prigionieri, vale a dire il ritorno a casa di
centinaia e centinaia di prigionieri nelle carceri dello Stato sionista, protagonisti
della resistenza del popolo palestinese, appartenenti alle diverse
organizzazioni che costituiscono la resistenza e il ritorno a casa degli
arrestati delle ultime fasi dell'occupazione da parte dello Stato sionista di
Israele, che vuole la Resistenza.
A questo va aggiunto quello che dicono le
altre forze della resistenza.
Il Fronte Popolare per la liberazione della
Palestina afferma che “il raggiungimento
dell'accordo e avviarne la prima fase è un risultato significativo e un primo
passo di un lungo cammino verso le sofferenze del nostro popolo. È tempo che il
genocidio finisca. Esso è il frutto della
leggendaria fermezza dimostrata da Gaza e dal nostro popolo, degli enormi
sacrifici dei martiri, dei feriti e dei prigionieri, della tenacia e della
coraggiosa resistenza che ha affrontato l'aggressione fino a questo momento”. In questo senso - aggiunge il Fronte popolare per la liberazione
della Palestina - l'accordo attuale ha superato i no e gli obiettivi sionisti ed
è l'unica opzione praticabile nelle circostanze attuali.
Nello stesso tempo sia Hamas che il Fronte Popolare
insistono su due punti che riguardano i passaggi successivi di questo accordo.
L'amministrazione di Gaza deve essere
puramente palestinese. Il Fronte ribadisce che “il mondo oggi è al nostro fianco, sostiene il nostro diritto alla
libertà e all'autodeterminazione, il movimento globale deve continuare a
perseguire la lotta contro l'occupazione e i suoi leader anche dopo il raggiungimento
dell'accordo di cessate il fuoco affinché la Palestina possa rimanere viva
nella coscienza mondiale fino alla fine dell'occupazione”.
La Jihad islamica palestinese accoglie con favore l'accordo e
sottolinea che “ciò che è stato raggiunto non è stato un favore da parte di
nessuno ma piuttosto il frutto della fermezza del popolo e dei sacrifici dei
combattenti della Resistenza. Pur non negando gli sforzi arabi e internazionali
– sottolinea - gli enormi sacrifici compiuti dal nostro popolo e il coraggio dei
suoi combattenti che hanno affrontato le forze nemiche con rara audacia. Senza
questo la Resistenza non sarebbe stata in grado di imporre le sue condizioni al
tavolo dei negoziati”.
La Jihad islamica afferma con forza che “è il sangue dei martiri ciò che ha reso
possibile questo risultato”.
I comitati di Resistenza in Palestina sottolineano
che “è il frutto e il risultato della
leggendaria fermezza di Gaza e del suo popolo resistente” e che “la posizione attuale della Resistenza è la
risposta unitaria delle varie componenti della Resistenza, nonché il loro
rifiuto di sottomettersi all'equazione genocidio o resa. Questo ha permesso
alla Resistenza di arrivare a questo accordo”.
Anche qui si dice “Rendiamo omaggio ai martiri del nostro eroico popolo, compresi i
civili disarmati, i leader e combattenti di Gaza, in Cisgiordania e in tutte le
arene del confronto e sostegno, in Yemen, Libano, Iraq e Iran”.
Stare dalla parte della Resistenza significa
far conoscere, propagandare, spiegare ai proletari e alle masse popolari le
posizioni della Resistenza perché è un punto di dirimente della questione della
valutazione dell'accordo. Se va bene alla Resistenza del popolo palestinese, va
bene al popolo palestinese nelle sue forme attuali con cui sta combattendo ed è
organizzato.
E ciò che va bene alla Resistenza non va bene
all'imperialismo, al sionismo e a tutti i loro complici.
Sostegno alla Resistenza alle sue posizioni è il
primo compito che abbiamo tutti come movimento di solidarietà, indipendentemente
dai settori che sono scesi in campo, dagli studenti, ai proletari, ai
lavoratori che sono scesi in sciopero, alle tante persone che hanno
partecipato alle manifestazioni di ogni genere e tipo, in particolare nel ciclo
più importante di questa ultima lunga mobilitazione, quello che va sostanzialmente dal
22 settembre al 4 ottobre e che è continuato nei giorni successivi con le
iniziative d'avanguardia importanti a sostegno del 7 ottobre e le altre
manifestazioni che si sono svolte l'8 ottobre e quelle che tutt'ora si stanno
svolgendo anche in questi giorni e in queste ore.
Chiaramente legata a questo punto sta la denunci delle posizioni dell'imperialismo, dello Stato sionista, dei governi e stati
imperialisti e di tutta la loro stampa, del nostro governo, cioè di coloro che
si vogliono intestare l'accordo.
Chi si vuole intestare l'accordo sono coloro
che hanno fatto il genocidio, i massacri, che hanno perseguitato per due anni
il popolo palestinese e la sua Resistenza, provocando l'immane caterva di morti,
67.000 accertati, 100.000 dispersi, con tutto il popolo colpito in ogni angolo
di Gaza e sottoposto alle vessazioni e aggressioni permanenti in Cisgiordania,
mentre facevano la loro parte i bombardamenti di stampo nazista che hanno
distrutto case e strutture in tutta la Striscia di Gaza.
L'imperialismo, con questo accordo, continua a
voler perseguire i suoi obiettivi, l'accordo è parte della sua guerra e quindi
non è - e ne può essere - un accordo di pace. Senza giustizia nessuna pace! E ora come ora non c'è giustizia per il popolo palestinese, non c'è lo Stato di
Palestina, non c'è la liberazione di tutti i Territori occupati dallo Stato
sionista. Non è ancora segnato il futuro prossimo e il
futuro più lontano del popolo palestinese, perché questa è solo la prima fase
dell'accordo ed è evidente che, sia il Presidente Trump che tutti i
governi che sono saliti sul suo carro, sia lo Stato sionista, presuppongono di ottenere con l'accordo i risultati non ancora conseguiti con la guerra,
vale a dire la cancellazione della prospettiva dello Stato di Palestina. E questo è reso evidente dalla questione Cisgiordania che anche in queste ore è
sottoposta all'aggressione, protetta dall'esercito israeliano, da parte dei
coloni fascio-nazisti che vogliono impedire anche materialmente che esista uno
Stato di Palestina.
Quindi per questo il popolo palestinese e la
sua resistenza sanno bene che la lotta continua nelle forme che il popolo e la
resistenza decideranno. La lotta di liberazione continua, la resistenza non si
può fermare, perché solo la Palestina dal fiume al mare è liberazione della
Palestina che rispecchia gli interessi del popolo palestinese ma anche dei
proletari e dei popoli del mondo e perfino delle istituzioni internazionali che
hanno permesso lo scempio della fondazione dello Stato di Israele, del suo
espandersi, delle sue occupazioni e delle sue violazioni sistematiche del
diritto internazionale, delle risoluzioni dell'ONU che hanno comportato
naturalmente l'inevitabile violazione dei diritti umani e dei diritti dei
popoli.
Questo è già scritto nella storia di questi anni e questa storia non può essere riscritta, Netanyahu è un criminale oggetto di un mandato di arresto per i crimini del suo governo e di conseguenza delle sue gerarchie militari, delle sue forze armate. Sono crimini contro l'umanità, il nuovo genocidio dopo quello, in circostanze naturalmente del tutto diverse, dell'Olocausto che ha subito il popolo ebraico ad opera del nazismo.
L’altro fondamentale punto è stare ai fatti, e
nello “stare ai fatti”. E' estremamente importante non smettere di denunciare, non
accettare questa narrazione della pace che avanza, della fine della guerra, che
i giornali dei governi imperialisti, i suoi Stati, i suoi partiti, i suoi
parlamenti, vogliono narrarci, pretendendo di essere loro gli artefici della
gioia del popolo palestinese per il cessate del fuoco e della
speranza che c'è dietro il flusso dei palestinesi che comincia a tornare
verso le proprie case. Un popolo che ha bisogno di aiuti umanitari immediati
perché la fame, le malattie, la distruzione di ogni forma di aiuto umanitario,
di ospedali e così via ha realmente, oltre che costituire la dimostrazione
evidente del genocidio, messo il popolo palestinese in condizioni
disperate. Ma “disperate” non vuol dire che il popolo le abbia affrontate con
disperazione ma con dignità e forza, con resistenza, resistenza di ogni genere
e tipo.
Il tributo di donne e bambini – i bambini! “assassini
assassini, giù le mani dai bambini” è il grido più profondo che è venuto dal
popolo palestinese ed è venuto in tutte le manifestazioni compreso Roma quando
i palestinesi, le loro donne, i loro giovani, i loro attivisti hanno potuto
parlare in queste manifestazioni.
Questi crimini sono incancellabili e tutti,
non solo il popolo palestinese ma tutti nel mondo abbiamo il dovere e il
diritto di perseguirli con la lotta perché si realizzi
l'obiettivo non solo del popolo palestinese ma di tutti i popoli.
Mai più! Questa è una strada sicuramente
lunga da perseguire.
L'altro punto che oggi dobbiamo con forza
affermare sono le ragioni per cui il movimento di lotta è sceso in piazza da
tanto, con il suo culmine nella grandiosa manifestazione di Roma nel
nostro paese, e in tutti i paesi del mondo.
Le nostre manifestazioni devono continuare, il movimento non si può fermare perché il popolo palestinese ne ha ancora
bisogno, ne ha ancora bisogno la sua resistenza; perché questo movimento
globale, come dice il Fronte Popolare per la liberazione, ha contribuito a
questo risultato, è stato l'ancoraggio internazionale della lotta di
liberazione del popolo palestinese e della sua resistenza. Di quest'ancoraggio
c'è bisogno ora più che mai, perché lasciarsi convincere dalla narrazione
dell'imperialismo e del sionismo sarebbe una tragedia per il popolo palestinese,
perché l'imperialismo e il sionismo vogliono approfittare di qualsiasi pretesto
e dell'indebolimento del movimento di solidarietà e denuncia che è in corso nel
mondo per poter riprendere la strada che è dentro la loro natura, i suoi
programmi, che sono programmi che vanno al di là della congiuntura, che guardano a una
ricostruzione capitalistica, anzi imperialistica e neocoloniale della Palestina. Il futuro sono affari per i capitalisti e gli speculatori di ogni tipo, dagli
imperialisti americani a tutti coloro che sono con loro e, innanzitutto, dal
capitalismo israeliano che esiste eccome e dal capitalismo dei paesi arabi
vicini.
In questo senso è necessario con forza
continuare perché nello stesso tempo in questa mobilitazione è stato messo in
chiaro che lo stato imperialista
italiano, i suoi governi, le sue forze armate e in particolare l'ultimo
governo, il governo fascio-imperialista della Meloni legato culo e camicia a
Trump e al sionismo, si è rifiutato perfino del fatto simbolico del
riconoscimento dello Stato di Palestina e nello stesso tempo ha fatto di tutto
per impedire che il movimento di solidarietà si sviluppasse, che arrivassero realmente gli aiuti alla popolazione di Gaza - e la persecuzione,
l'insulto verso la Flottilla, la complicità del governo Meloni con le autorità
israeliane nella persecuzione della Flottilla ne è stato un esempio evidente.
Quindi dobbiamo continuare a lottare sempre di
più contro questo governo, i governi e gli Stati dei paesi imperialisti perché
vengano rotte le relazioni economiche, militari, diplomatiche, culturali e di ogni genere con lo Stato sionista d'Israele.
Invece questo governo, con la scusa dell'accordo, vuole mettere a disposizione forze militari in questa sedicente “forza di intermediazione” che vuole sostituire le forze dello Stato sionista d'Israele nella persecuzione della resistenza palestinese e del popolo palestinese, per imporre ai palestinesi un governo funzionale agli interessi dello Stato d'Israele, dell'imperialismo americano e degli interessi economici - i disgustosi interessi economici - di coloro che vogliono trasformare la Palestina in un “grande affare” ai danni del popolo.
Per concludere quindi dobbiamo continuare la
mobilitazione nel nostro paese, dobbiamo smascherare l'immonda campagna del
governo e delle sue televisioni, dei suoi giornali che si dichiarano dalle parte
della pace quando sono solo e restano parte della guerra, complici del
genocidio, e non possono realizzare gli obiettivi del popolo palestinese sia
nell'immediato che nel futuro.
Giustamente il governo attacca frontalmente
nel nostro paese chi a tutti i livelli, compreso l'esposto di giuristi e
avvocati per la Palestina, lo considera complice e ne chiede un giudizio
similare.
Su questo diciamo una cosa che è poco conosciuta: questa richiesta è presente già nei mesi successivi al 7 ottobre e all'avvio del piano genocida nella dichiarazione del Partito Comunista dell'India (maoista), che in tempi non sospetti, nello schierarsi con la Palestina in tutte le forme necessarie, compresa l'iniziativa militare rappresentata dalla guerra di popolo contro il regime di Modi, grande alleato di Netanyahu e di Trump in Palestina, nel Medio Oriente, dice che bisognava stare dalla parte di Hamas e della resistenza, combattere ogni forma di identificazione tra resistenza e terrorismo e bisognava colpire e denunciare a livello mondiale, alla stessa Corte penale internazionale, non solo il regime di Netanyahu ma tutti i governi imperialisti che l'hanno sostenuto, compresa l'Italia.
E oggi chi denuncia il ruolo dell'Italia va sostenuto perché deve andare a fondo anche questo procedimento della corte di giustizia internazionale.
Dobbiamo in questi giorni, nella ripresa delle manifestazioni, riportare nelle piazze e in tutti i luoghi dello scontro e del conflitto la necessità di lottare contro il nostro governo fascio-imperialista, che è anche il governo della guerra, dell'attacco alle condizioni di vita e di lavoro dei proletari e delle masse popolari del nostro paese.


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