Il tribunale israeliano di Ramla ha emesso una sentenza che ha disposto la custodia cautelare di otto attiviste-i internazionali, che si trovavano a bordo della nave “Madleen” della Gaza Freedom Flotilla. Per loro al momento un mese di detenzione e il divieto di mettere piede in Palestina per i prossimi 100 anni!
Nonostante le argomentazioni legali presentate da Adalah, associazione legale locale, la corte ha respinto tutti i ricorsi e ha stabilito che il blocco navale su Gaza è “legittimo” ai sensi della giurisdizione israeliana e che gli attivisti hanno agito in violazione di tale legge. Da capire ora cosa accadrà. Due le strade: espellere comunque gli 8 internazionalisti o attendere l’udienza di revisione della detenzione, fissata per l’8 luglio. Intanto Thiago Avila, attivista brasiliano, è in sciopero della fame e dell’acqua dopo aver subito percosse e privato dell’accesso a un legale per oltre 24 ore. In sciopero della fame anche l’europarlamentare di La France Insoumise – The Left, Rima Hassan. Entrambi sono stati messi in isolamento totale, per 7 giorni. La loro colpa? Avere scritto “Free Palestine” sul muro della cella.
Rima Hassan, europarlamentare prigioniera di Israele
L’europarlamentare francese Rima Hassan – da La France Insoumise – è riuscita a far sapere di essere rinchiusa in una cella di isolamento di un carcere israeliano dopo essere stata fatta prigioniera nell’assalto dell’Idf alla barca Madleen, della Freedom Flotilla, che portava aiuti umanitari a Gaza. Da ribadire che il vascello è stato assaltato in acque internazionali, il che qualifica – secondo le leggi internazionali – l’attacco israeliano come un atto di pirateria, Non è inutile ricordare che un europarlamentare dovrebbe essere protetto e difeso, oltre che dal suo paese di appartenenza, anche dall’istituzione per cui è stato eletto. Ma non è così. La posizione infame del
governo francese – a tutti gli effetti complice di Netanyahu – è ben riassunta dall’articolo pubblicato da Blast-info, testata che ha anche un proprio giornalista prigioniero di Israele. Quella del cosiddetto “parlamento europeo” è invece il silenzio assoluto. Sia della presidente Metsola, che della presidente dell’Unione Europea – Ursula von der Leyen – sia della cosiddetta “alta rappresentante per la politica estera UE”, Kaja Kallas. Due degne eredi del nazismo e dei suoi collaboratori dell’est. Von der Leyen, nata Albrecht, è infatti discendente diretta di importanti esponenti del regime nazista. Mentre Kallas lamenta spesso la sorte del “povero nonno”, collaborazionista estone poi mandato in Siberia.Va de sé che affidare la “difesa della democrazia” a certi personaggi è una presa per I fondelli, neanche tanto sofisticata. Gente così esiste per cancellare I diritti più elementari, non certo per difenderli.
La vicenda di Rima Hassan – e degli altri componenti dell’equipaggio della Madleen, dimostra di fatto, che i parlamentari che non condividono la linea genocidiaria di Israele e dei suoi complici europei non vengono riconosciuti come tali.
E’ una prova provata che la qualifica di “democrazie” per i regimi politici occidentali è un’appropriazione indebita. Non esiste più alcuna regola riconosciuta, nessun diritto. Nemmeno per i parlamentari. C’è solo la guerra, le sue menzogne, le sue leggi eterne.
***** Questo l’articolo di Blast-info, testata per cui lavora Yanis Mhamdi, giornalista francese attualmente prigioniero degli israeliani. Da sottolineare il comportamento infame e complice del governo di Parigi. Dopo oltre 60 ore di detenzione, secondo le nostre informazioni, gli otto membri dell’equipaggio della Madleen dovrebbero essere espulsi da Israele entro 24-48 ore. Per ricordare: martedì 10 giugno, tutti sono comparsi davanti a un giudice, accompagnati dai loro difensori. Questa decisione metterebbe fine a una detenzione arbitraria e illegale, accompagnata, sempre secondo le nostre fonti, da maltrattamenti e pressioni. Innanzitutto, la Madleen è stata intercettata in acque internazionali, uno spazio su cui Israele non ha alcuna autorità. Un punto centrale nella difesa degli avvocati, ma comunque ignorato dalla giurisdizione israeliana chiamata a decidere: “Non discuteremo di questo”, avrebbe dichiarato il giudice. Durante l’attracco della barca, Yanis Mhamdi, chiaramente identificato come giornalista, è stato puntato con un’arma da guerra dai soldati israeliani. Una pratica di intimidazione violenta e indegna. Secondo la testimonianza di Baptiste André, medico francese presente sulla barca ma espulso da Israele dopo aver firmato un documento coercitivo e menzognero (vedi qui), i servizi dell’immigrazione, secondo informazioni incrociate, avrebbero privato del sonno l’equipaggio della Madleen, diffondendo musica ad alto volume accompagnata da balli. L’accesso ai servizi igienici era molto difficile e, contrariamente alle affermazioni delle autorità israeliane, anche quello all’acqua e al cibo. Secondo la testimonianza di Omar Faiad, il secondo giornalista a bordo ed espulso con lo stesso procedimento, le autorità israeliane avrebbero minacciato fisicamente l’eurodeputata Rima Hassan per costringerla a firmare il primo documento di espulsione: “Ti schiaccerò la testa contro il muro se non firmi“. Nonostante le dichiarazioni del ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot e i comunicati del suo ministero, i servizi consolari sono entrati in contatto con un familiare del nostro giornalista Yanis Mhamdi solo mercoledì 11 giugno al mattino. Durante questa chiamata, le autorità francesi hanno fornito poche informazioni e sono state incapaci di rispondere alle domande della famiglia, in particolare sulla natura delle pressioni subite dal giornalista di Blast o sul fatto che sia stato preso di mira dall’esercito israeliano. “Non sappiamo di cosa state parlando“, hanno risposto. Infine, esprimiamo il nostro sgomento di fronte alla posizione del governo, espressa da François Bayrou mercoledì 11 giugno davanti all’Assemblea nazionale. Mentre il mondo intero assiste all’imminente scomparsa del popolo di Gaza sotto le bombe e alla carestia deliberatamente organizzata, il primo ministro ha ritenuto opportuno evocare il “pogrom del 7 ottobre“, che per lui spiegherebbe una situazione di genocidio apparentemente inevitabile, assolvendo così Israele dalle sue terribili responsabilità. François Bayrou ha poi scelto di deridere gli umanitari della flottiglia, presentati come “otto attivisti“, dimenticando di menzionare che il nostro giornalista Yanis Mhamdi è trattenuto da Israele nonostante il suo status e in piena illegalità. L’uomo ha poi denunciato un’iniziativa di “strumentalizzazione” attivista “a cui non dovremmo prestarci“, sottomettendosi così alla retorica israeliana e all’estrema destra messianica, a discapito dei propri cittadini. Una vergogna.
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