lunedì 17 marzo 2025

pc 17 marzo - Torino /Askatasuna - senza commento

Gasparri, Zangrillo e Rosso davanti al centro sociale Askatasuna di Torino con un cartello: «Lo Stato sta arrivando». Contestati dagli attivisti

Gasparri accompagnato dal ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo e dal senatore Roberto Rosso ( FI) si è presentato al centro sociale con un cartello azzurro: «Lo Stato sta arrivando»

«Se ci fosse un campionato dei cattivi, quelli di Askatasuna lo guiderebbero abbondantemente, magari loro saranno contenti per queste parole, ma per l’Italia non è un primato e questa città non lo merita». Così il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, al termine di un incontro con il questore Paolo Sirna e i sindacati di polizia. Durante la riunione, che si è svolta questa mattina in questura, sono stati affrontati molti temi, dal pagamento degli straordinari alle carenze degli organici, ma l’argomento centrale sembra essere stato il centro sociale di corso Regina Margherita 47

Qui Gasparri, accompagnato dal ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo e dal

senatore Roberto Rosso ( FI) si è presentato con un cartello azzurro: «Lo Stato sta arrivando». Gli attivisti e qualche residente di Vanchiglia, chiamati a raccolta da un tam tam di telefonate e messaggi hanno risposto con cori e insulti, ma, guardati a vista da agenti della Digos e dai carabinieri, non hanno tentato di avvicinarsi e non ci sono stati scontri. «Senza Askatasuna sarebbe un mondo migliore – ha aggiunto Gasparri -. Loro urlano, ma hanno aggredito centinaia di poliziotti e carabinieri». E infine la stoccata al primo cittadino Stefano Lo Russo: «Caro sindaco il loro posto non è all’interno di un bene pubblico occupato, ma in un’aula di Tribunale in attesa della sentenza del processo. Come meritano. Seguiamo sempre con preoccupazione quello che accade a Torino e facciamo una riflessione: dal 2011 in avanti i feriti delle forze dell’ordine sono stati centinaia e centinaia causati da No Tav e altri», spiega Gasparri. «Credo che lo Stato debba solidarietà e attenzione alle forze di polizia, e anche sugli organici di Torino, visto che è una prima linea dell’ordine pubblico e della sicurezza, chiederò ulteriore attenzione».

Gasparri ha poi evidenziato i problemi di ordine pubblico a Torino: «Abbiamo ascoltato il questore e i sindacati di polizia. Io sono tradizionalmente vicino alle forze dell'ordine, in Senato stiamo discutendo dei problemi di sicurezza e Torino è una città che soffre molto sotto questo profilo. È una delle città più travagliate, per via della Tav e della presenza di anarchici e antagonisti. Noi ci auguriamo di portare entro il mese di marzo in aula il disegno di legge sulla Sicurezza e seguiamo sempre con preoccupazione quello che accade a Torino. Facciamo una riflessione: dal 2011 in avanti i feriti delle forze dell’ordine sono stati centinaia causati da No Tav e altri. Penso che lo Stato - ha detto ancora Gasparri - debba attenzione alle problematiche delle forze di polizia, e anche sugli organici di Torino, visto che è una prima linea dell’ordine pubblico e della sicurezza, chiederò ulteriore attenzione. Il percorso di legalizzazione di Askatasuna? Mi meraviglia il fatto che anche l'attuale sindaco, che ho incontrato di recente all’assemblea Anci a Torino e che mi sembrato persona di buonsenso, se ne rallegri. Ho visto i consiglieri comunali passeggiare sulle foto dei politici. Se questo è un percorso di redenzione allora vuol dire che adesso li aspetteremo a messa la domenica. Per carità meglio degli scontri, ma non mi sembra ci sia nulla di cui compiacersi».

Sulla protesta antagonista e sui problemi di sicurezza è intervenuto anche il senatore Rosso: «Torino da questo punto di vista è la città più difficile d’Italia e lo dico da torinese. Sappiamo come in alcune zone delle città ormai addirittura scendono in strada i gruppi criminali per impedire gli arresti. Questo non deve avvenire, lo hanno ribadito anche i sindacati di polizia e noi lotteremo per aumentare gli organici delle forze dell'ordine e gli strumenti per combattere la criminalità, rimane il fatto che il messaggio che viene dato anche ai giovani in questa città è un messaggio negativo. Puoi fare tutto quello che vuoi, tanto poi non solo non sei punito ma vieni aiutato».

Il ministro Paolo Zangrillo, senatore e segretario piemontese di Forza Italia ha detto: «Lo Stato sta arrivando: perché i torinesi, gli italiani, chiedono che lo Stato sappia garantire sicurezza, convivenza pacifica e libertà di esprimere le proprie idee. Ed è per questo che abbiamo deciso di manifestare il nostro pensiero davanti all’immobile illegalmente occupato e covo torinese di Askatasuna». «Ribadiamo - ha detto ancora il ministro - che il centro sociale Askatasuna va sgomberato e restituito alla città. Lo Stato oggi è arrivato, con una pacifica dimostrazione, esprimendo con semplici cartelli la ferma volontà di Forza Italia di agire davvero, affinché vangano garantiti libertà e sicurezza».

Askatasuna: «Sopravvivremo al processo». Folla all'assemblea in cortile. Lunedì 31 marzo l'udienza

In centinaia all'incontro pubblico: «C’è un ricambio generazionale tra i compagni e le compagne». Qualcuno nel quartiere il centro sociale «presidio importante». Il Siap: «Avanti con lo sgombero. Basta coperture politiche»

«La nostra storia non finirà con un processo in tribunale o con le vicende di questo stabile. C’è un ricambio generazionale tra i compagni e le compagne e questa è la cosa più importante». È Gianluca, attivista di Askatasuna, a ribadire un concetto molto sentito tra gli attivisti dello storico centro sociale torinese. E lo fa in occasione di un’assemblea pubblica partecipatissima, ospitata nel cortile interno dello stabile di corso Regina Margherita 47. «Si è detto molto senza mai ascoltare la nostra voce, adesso è giunto il momento di prendere la parola», aveva spiegato in apertura Martina, altra attivista di «Aska».

Una voce che ha rotto il silenzio davanti a una platea di ascoltatori che ha sfidato anche la pioggia caduta su Torino. In tanti sono accorsi per ascoltare le testimonianze degli attivisti del centro sociale e delle realtà vicine ad Askatasuna. Accalcati sotto gazebo e ombrelloni per ripararsi dal diluvio torinese, anche molti residenti nel quartiere, pensionati in primis. «Andrò controcorrente, ma questo centro sociale è un presidio importante — racconta Anna, 67 anni, residente in via Buniva —. Askatasuna aveva restituito vita a un edificio che altrimenti sarebbe abbandonato oppure un rifugio per disperati e tossicodipendenti, come accade in altre aree della città».

I 26 attivisti imputati

Nel cortile di corso Regina Margherita si parla soprattutto del processo «Sovrano» che vede imputati 26 attivisti del centro sociale. In prima fila c’è Claudio Novaro, uno degli avvocati. «Credo che faccia acqua da tutte le parti, ma faccio l’avvocato e per il momento mi limito a sperare che anche i giudici siano della mia stessa opinione», racconta. Al suo fianco c’è Livio Pepino, giurista, coordinatore del movimento antifascista torinese e soprattutto uno dei garanti per la trasformazione di Askatasuna in bene comune. Ma dei discorsi con il Comune, almeno per qualche settimana, si preferisce non parlare: le attenzioni sono tutte rivolte all’udienza di lunedì 31 marzo, quando è attesa la sentenza del tribunale.

Intanto il messaggio veicolato durante l’assemblea pubblica, tra attacchi a questura e Procura, è molto chiaro: «Askatasuna sopravvivrà al processo e a quello che succederà a questo stabile». Una speranza riposta nei tanti, tantissimi giovani attivisti presenti nel giardino di corso Regina 47, dove la socialità continua ad andare avanti. Gli spazi interni dell’edificio restano sulla carta inaccessibili, intanto nel cortile si continua a socializzare come nulla fosse, grazie a un bar che vende birre e hamburger.

Pietro Di Lorenzo, segretario del sindacato di polizia, continua a ribadire la richiesta di sgombero: «È chiaro anche dalle ultime dichiarazioni che il processo di legalizzazione esiste solo sulla carta. Askatasuna resta una realtà antagonista e persevera negli stessi comportamenti perché gode di un’ampia copertura da parte di una parte politica»

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