lunedì 17 marzo 2025

pc 17 marzo - Il processo Ilva "Ambiente svenduto" è un processo al sistema capitalista - Ricomincia il 21 marzo a Potenza

 Intervento dell'avvocata Antonietta Ricci di parti civili slai cobas sc


Il processo dell'Ilva non è un processo di dati. E’ un processo al sistema, al modo di produzione capitalista.

Il libro "Un lungo processo raccontato attraverso 7 anni di udienze" che ha messo insieme i passaggi principali delle udienze del processo “Ambiente svenduto” di 1° grado è un lavoro preziosissimo. Nessuno potrà mai andarsi a leggere 3800 pagine delle motivazioni della sentenza di 1° grado per avere un quadro complessivo della situazione. È veramente complicato.

Per cui, questo libro, mettendo in evidenza dichiarazioni, testimonianze che illuminano su tutta la questione, come si svolgeva veramente il lavoro in Ilva di Taranto, è molto utile. Perché, se è vero che la sentenza di primo grado è stata totalmente annullata, quei fatti, quelle testimonianze, quello che è stato detto nel processo di primo grado non può essere annullato, rimane. E come era portata avanti la produzione, ciò che subivano i lavoratori è un dato di fatto che rimarrà per sempre.

Per esempio è stato molto interessante riportare nel libro la requisitoria di uno dei PM che dice a un certo punto: come è possibile che tutto ciò avvenisse senza che nessuno sapesse e senza che nessuno prendesse provvedimenti? E il pubblico ministero riporta per esempio le testimonianze dei cittadini dei

Tamburi che dicono che si trovavano le polveri nei cassetti di casa, che quando mettevano i panni a stendere li trovavano macchiati; oppure la testimonianza dei pediatri che nelle orecchie dei bambini trovavano nel loro naso, nelle orecchie le polveri di minerali che si disperdevano nell'aria. Oppure quando si alzavano quei fumi che erano pieni di diossina - tant'è vero che è stato accertato che l'Ilva emette più diossina di quanta ce n'è in tutta la Regione Puglia.

Dall'altro lato invece leggiamo, dalle “arringhe” dei loro avvocati al processo, come si difendevano i Riva dicendo: ma le diossine così stanno nell'aria…, come se la diossina arriva dall'America…

Quindi riportare quelle testimonianze è veramente molto interessante, in alcuni aspetti anche agghiacciante.

I lavoratori nelle loro testimonianze al processo di 1° grado descrivono come si doveva lavorare, con un rischio di vita elevato. Quando ai loro capi dicevano: guarda, se noi dobbiamo intervenire su questi nastri trasportatori dobbiamo fermare la produzione per poter garantire una riparazione efficiente. Quando c'è un certo livello di vento automaticamente l’anemometro delle gru si blocca, mentre gli operai lavoravano con l'anemometro staccato, perché, al capo interessava solo caricare la la nave nel tempo più breve, altro non interessa, quindi metteva a rischio la vita degli operai, fino alla morte, come è successo con Zaccaria. La produzione doveva proseguire comunque, il lavoro doveva essere finito. Noi non possiamo bloccare il nastro per fare una riparazione, e se rischiamo la vita degli operai non ci importa, ecc.

Ecco, queste sono testimonianze agghiaccianti che ricostruiscono il modo di produzione capitalista.

Marx lo aveva già analizzato quando aveva previsto che, appunto, il capitalista deve perseguire il profitto, sino al punto di far ricadere i danni della perseguimento del profitto feroce sui propri dipendenti e su un'intera popolazione, cioè anche su chi non fa parte del suo ciclo produttivo.

Il processo di primo grado è stato un maxi processo, sullo stampo dei maxi processi della mafia. Un processo di un sistema in cui tutti sono colpevoli. C'era una rete di connivenza ampia con il padrone.

Quando Riva ha comprato l'Ilva, la situazione era già disastrosa, non è che possiamo dire che era fiorente, ma lui si era impegnato a portare lo stabilimento a condizioni di produzione “pulita”, ma quegli accordi non sono stati per niente rispettati, tant'è vero che lo stesso PM Buccoliero definisce l'Ilva uno “stabilimento di Carta”, nel senso che erano solo impegni scritti sulla carta, ma di fatto Riva non ne ha portato a termine uno. Perché diceva: non mi interessa, io devo devo portare avanti la produzione, un morto in meno in più...

Questo sistema criminale era talmente incardinato che, per esempio, anche se un caposquadra rilevava un problema, quel suo comportamento veniva sottolineato come negativo e quindi tu sei un nemico del padrone. Quando c'erano qualche capo, tecnico che si opponeva perché aveva visto ciò che accadeva e si permetteva dire qualcosa, veniva immediatamente punito con demasionamento con la dequalificazione, oppure andava a finire nella palazzina Laf.

Questa è la fotografia della sentenza di primo grado.

Un'altra testimonianza importante che viene riportata nel libro è quella che riguarda un altro infortunio grande per un carrello che cade addosso ad un lavoratore e ciò che gli altri operai che lavoravano con lui dicono; è veramente straziante leggere. Nelle loro testimonianze gli operai dicono: quel lavoro che stava facendo lui di solito noi lo facevamo in due, ma c'è stato un accordo sindacale interno che ha stabilito che quel lavoro poteva essere fatto da un solo lavoratore, ma lui da solo non ce la poteva fare, tanto è vero che è morto. Quindi anche i sindacati sono complici.

Non interessava proprio niente al padrone tutto ciò che succedeva, cioè le morti, il rischio di vita, per questo sono stati condannati. Ecco perché parliamo di capitalismo feroce e criminale. Credo che la storia di Taranto, del processo di primo grado, sia esemplare al massimo dei processi di questo tipo.

Il capitale per massimizzare i profitti non ha voluto tutelare niente, non solo i propri dipendenti, ma ha lasciato morire un'intera popolazione, un'intera comunità. Ha messo a rischio anche il futuro, perché i danni di ciò che è stato fatto si riverseranno sulle generazioni future. Per questo è una storia unica, esemplare.

Il fatto che tutto il processo di 1° grado durato sette anni sia stato annullato è un grave danno perché quelle condanne non si tradurranno in pene. Si rifà il processo a Potenza e quindi non sappiamo che tipo di condanne ci saranno, le prescrizioni che interverranno.

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