

Dobbiamo utilizzare questo centenario per una riflessione e attraversamento storico, politico e ideologico del movimento comunista nel nostro paese che serva a rafforzare le basi ideologiche, teoriche, programmatiche, politiche e organizzative e di radicamento nell'avanguardia operaia e proletaria, e che renda merito a chi ci ha preceduto in questa gigantesca epopea della costruzione del partito della rivoluzione, il partito per il comunismo.
Il Partito Comunista è costituito dal nucleo di compagni più avanzati, temprati nella lotta di classe, ferrati in ideologia, politica e programma, capaci di condurre, nel fuoco della lotta di classe e in stretto legame con le masse, l’impresa storica della rivoluzione proletaria nel nostro paese.
Non è tempo di “Viva” né di trionfalismo, questi cent'anni, sotto certi aspetti, fanno tristezza perché pensiamo obiettivamente che il movimento comunista in Italia e il proletariato italiano meritino molto di più. Noi siamo più propensi a considerare che coloro che hanno lavorato per la ricostruzione del Partito vadano considerati pionieri di tentativi fondamentalmente falliti. Siamo obiettivamente di fronte a una situazione meglio descritta da Marx a fronte dei fallimenti delle rivoluzioni; Marx diceva che non è la rivoluzione che è fallita ma i tentativi, i progetti incarnati che hanno cercato di di realizzarla, che erano figli di illusioni e progetti che alla fin fine non appartenevano alla classe operaia, al proletariato.
Bisogna oggi liberarsi di queste fantasie per poter realmente far avanzare il processo di costruzione del Partito Comunista in un paese imperialista come il nostro, in stretto legame con quando avviene nel
mondo, dove tanti altri compagni - in alcuni paesi con risultati decisamente migliori - lavorano per costruire il Partito, sviluppare la rivoluzione e ricostruire una Internazionale Comunista all'altezza dei tempi.Gramsci nel dicembre del ‘27 dichiarò “mi sono convinto che anche quando tutto pare perduto bisogna mettersi tranquillamente all'opera, ricominciando dall'inizio “. Ecco, noi ci sentiamo vicini a questa situazione descritta da Gramsci nel considerare il lavoro che occorre fare oggi nel nostro paese.
I proletari comunisti impegnati nella costruzione del Partito comunista marxista-leninista-maoista nascono come piccolo gruppo. Questa fase è in generale oggettiva, per svilupparsi in organizzazione pre partitica in marcia per costruire il partito della rivoluzione.
Noi partiamo dalla parola d’ordine “Nessuna vittoria, nessuna conquista è possibile senza un nuovo partito comunista”. Noi pensiamo che sia una necessità oggettiva e che i compagni, i proletari interessati alla costruzione del partito devono prestare la massima attenzione a considerare questa necessità oggettiva del proletariato, che si basa su dati di fatto.
Storicamente nessuna vittoria, nessuna conquista in questo paese è stata ottenuta senza un partito comunista. Di solito ci si limita a dire “senza la lotta”. È evidente che la lotta è il centro dell'azione dei comunisti ma non è la “lotta in sé” che produce conquiste e risultati. E’ la lotta guidata dai comunisti che ha portato alle vittoria il proletariato. L'esistenza e l’azione del Partito Comunista non è una cosa in più, è la sostanza della possibilità stessa che le lotte degli operai, dei proletari possano ottenere vittorie, conquiste, e le hanno ottenute.
Su scala mondiale hanno ottenuto tre grandi vittorie, qualunque sia stata la durata di esse: la vittoria della Comune di Parigi, la vittoria della grande Rivoluzione d'Ottobre, la vittoria della rivoluzione cinese fino alla sua tappa finale della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria. Queste vittorie sono state ottenute grazie alla guida di un partito comunista.
Tutta la storia del nostro paese è fatta di questa verità oggettiva. “Quando c'erano i comunisti”, per usare una frase stupidamente utilizzata in forma ironica dalla stampa borghese, effettivamente le condizioni della classe operaia, delle masse popolari erano migliori; effettivamente le lotte avevano degli obiettivi più corrispondenti ai loro bisogni e interessi, effettivamente ci sono state conquiste sociali, politiche, ci sono state vittorie straordinarie, com'è la Resistenza antifascista che ha spazzato via fascisti e nazisti. Effettivamente i proletari e la classe operaia hanno avuto una dignità, una forma organizzata per costruire la propria forza collettiva contro i padroni, i governi, il sistema capitalista, imperialista. Effettivamente hanno costruito momenti di straordinaria solidarietà e unità, una crescita della loro coscienza, non solo politica ma anche civile e umana, e ogni volta che questa lotta ha superato i livelli di resistenza, di ordinario conflitto di classe, le vittorie sono state anche clamorose e le generazioni dei comunisti si sono dati in qualche maniera il cambio. Pensiamo al grande avvicendamento rappresentato dal biennio rosso del 68/69 e dall’autunno caldo.
Nessuno che abbia un minimo di onestà intellettuale, nonostante tutta la confusione mentale e la demagogia da cui può essere influenzato, può negare questo dato di fatto. Ogni vittoria e conquista del proletariato, anche nel nostro paese, piccola o grande che fosse, è stata ottenuta grazie alla guida del Partito comunista.
Certo, non bisogna enfatizzare troppo la linea e la strategia che hanno guidato in certe fasi questo partito, ma ciononostante l'esistenza stessa del Partito comunista è stata in grado di dare ai proletari un'arma in più, il valore aggiunto che ha permesso alla loro lotta di ottenere conquiste. Si può dire che il declino storico delle conquiste, delle vittorie possibili del proletariato coincidono con il declino storico, fino alla sparizione, all'autoliquidazione del Partito comunista ad opera del revisionismo. Anche a metà degli anni settanta, con la sparizione delPci e il mancato esito della battaglia per un nuovo partito comunista è cominciato quel lungo inverno in cui non si sono più avute vittorie, ne conquiste ma semplicemente sconfitte, perdita dei diritti acquisiti, da quelli elementari sui posti di lavoro e sul territorio, a quelli più generali.
Dal punto di vista del partito comunista i proletari non si sono mai trovati in condizioni peggiori di quelle che viviamo oggi. Pensate alla situazione tuttora in sviluppo di crisi economica alimentata e gonfiata dalla pandemia, in cui nel nostro paese abbiamo visto trasformare la pandemia in strage.
Noi pensiamo che se in questo paese ci fosse stato un partito comunistaf orte, radicato tra le masse, e capace di guidarne la lotta, non avrebbe evitato la pandemia, ma avrebbe permesso ai proletari e alle masse popolari di fronteggiarla molto meglio di quanto fanno gli attuali governi che hanno scaricato la pandemia sulle masse popolari così come su di esse scaricano la crisi.
L'organizzazione politica e sociale dei comunisti, la loro rete e presenza nei luoghi di produzione e sul territorio sarebbero state il primo baluardo di lotta alla pandemia e alle politiche dei Governi. Quindi, se oggi proletari e masse popolari appaiono quasi impotenti, affidati alle energie generose di pochi compagni, di poche realtà di lotta, è evidente che questo dipende dall'assenza di un partito comunista forte, di strutture organizzate delle masse, rappresentative di esse e fuori dalla conciliazione con gli interessi dei padroni e dei governi della borghesia.
Se non diamo energia e forza, se non troviamo il bandolo della matassa per costruire un Partito comunista mlm, non ne usciremo. È scontato che le condizioni di vita e di lavoro peggioreranno, che sarà pagato un prezzo ancora più alto alla pandemia e alla crisi e domani a un nuovo devastante conflitto mondiale; dato che questo sistema marcia anche verso una nuova guerra mondiale, attraversatao com’è dalle contraddizioni tra le grandi potenze imperialiste in crisi che esigono una nuova ripartizione a loro favorevole e che possono portare a una guerra mondiale devastante. Una guerra nell’epoca dell'imperialismo attuale - come già vediamo là dove questa guerra è già in corso - che a pagarla sono e saranno soprattutto i proletari e i popoli dei paesi oppressi dall'imperialismo.
Quindi, bisogna riaffermare ciò che dice Gramsci: mi sono convinto che anche quando tutto pare perduto bisogna mettersi tranquillamente all'opera ricominciando dall'inizio; che i compagni si rendano conto che questo è il problema che abbiamo. Gli altri problemi sono importanti ma, se non risolviamo questo, le energie che sprechiamo lodevolmente nella trattazione, nell'affrontare gli altri problemi sono destinate ad essere energie perdute, insufficienti a raggiungere sia risultati immediati che risultati strategici.
Un'altra questione va detta, e su questo va tenuto conto l’insegnamento di Lenin. I comunisti non sono uomini per tutte le stagioni, nè ripresentarsi ogni volta come se fossero gli innocentini della situazione, i salvatori della Patria, dei nuovi Guru, le grandi guide, che purtroppo allignano nella parte meno matura del movimento comunista; quelli che trasformano l'azione dei comunisti nell’auto considerazione di sé come ombelico del mondo, scadendo nella caricatura della guida dei comunisti.
Il problema è analizzare la storia del nostro partito, il nostro partito storico, vale a dire la storia del Partito comunista in maniera onesta, seria, disinteressata, senza timore di guardare agli errori e ai limiti del movimento comunista, su cui si è innetata l’affermazione del revisionismo che non si è riusciti a sconfiggere e a riprendere, almeno finora, il cammino.
Dice Lenin che senza analizzare gli errori del nostro movimento noi non siamo seri. Lenin ha più volte ribadito che le sconfitte educano più delle vittorie a costruire nuovi avanzamenti. Mao diceva: fallire, riprendere, fallire ancora, riprendere ancora il cammino è l'unica via che porta alla vittoria.
Siamo chiamati a processi critici/autocritici, di analisi dei fatti per vedere là dove sbagliamo e correggere i nostri errori. Siamo chiamati a misurarci con quella che è stata la storia concreta del movimento comunista attraverso le pagine rosse ma anche nere.
Dedichiamo una parte rilevante delle nostre energie per esaminare in maggior dettaglio questo bilancio storico per costruire le basi per un nuovo avanzamento, comunque siano le difficili condizioni oggettive e soggettive odierne. La base principale è costruire il nucleo dirigente del partito come nucleo d'acciaio. Una forza coesa, compatta ideologicamente, politicamente temprata, unita sul programma, sul metodo, sullo stile di lavoro, sulla concezione del mondo e sul modo con cui si rapporta alla dinamica effettiva della lotta di classe dei proletari e delle masse e della lotta di classe che attraversa, anche al di fuori del conflitto tra proletari e governi e padroni, l'insieme delle classi sociali, nel loro rapporto con lo Stato in un sistema capitalista imperialista come il nostro, sempre dentro la dimensione mondiale.
Noi vogliamo costruire un partito adatto a questo scopo. La grandezza di un partito rivoluzionario è data dalla chiarezza con cui viene costruito, per tappe, ed è in grado di trovare nella verifica dei fatti le ragioni del suo avanzamento.
Bisogna lavorare per la formazione dei quadri, per la conquista delle avanguardie operaie e proletarie. Lavorare perché i giovani che scendono in campo - una parte di essi si definisce comunista, un'altra parte combatte nelle strade ogni volta che ne ha l’occasione - possa contare su un “bagno di sangue” ideologico, politico e pratico. Un Partito dotato di una forza materiale che sia in grado di rovesciare gli attuali rapporti di forza e guidare il movimento reale del proletariato in una prospettiva che guarda all’assalto al cielo, l’assalto per rovesciare il potere politico statale della classe dominante, impossessarsene per costruire uno stato di dittatura del proletariato, in cui il proletariato comandi per davvero - questo significa dittatura del proletariato. Questo significa dittatura del proletariato. Il proletariato ha bisogno di essere strutturato e organizzato, di avere i suoi organismi di potere, di esercitare questo suo potere in forme inflessibili e intransigenti contro il nemico di classe e rispondere alle esigenze delle masse e dell'intera umanità che nel proletariato trova la sua classe di riferimento per liberarsi dalle catene dello sfruttamento e dell'orrore del sistema capitalista imperialista.
Stiamo costruendo un nucleo d'avanguardia in grado di far avanzare la costruzione dell partito. Questo nucleo d'avanguardia deve fare leva sulle proprie forze e deve attingere a tutte le energie che ci sono nella realtà delle lotte operaie e popolari. Dobbiamo essere coerenti nella teoria e nella pratica, trasformare noi stessi al servizio della rivoluzione.
Riprendere il filo rosso della storia del movimento comunista non significa che oggi noi reinterpretiamo questa storia. Questo sarebbe il massimo della stupidità, a cui, a dir la verità, sono inclini intellettuali puiccolo borghesi. Il movimento comunista durante la sua lotta ha corretto se stesso, ha fatto via via un bilancio del suo cammino. Noi non dobbiamo rifare questo cammino, nè pensare di “giudicarlo”. Sarebbe una forma di solipsismo ideologico e politico che non può appartenere a dei comunisti forgiati dalla scienza rivoluzionaria di Marx, Engels, Lenin e Mao. Dobbiamo appropriarci delle sue lezioni. Non ripartiamo da zero ma da oggi, ereditando il patrimonio storico e il bilancio storico che il movimento comunista ha già fatto lungo la sua strada.
I borghesi fanno il bilancio del comunismo dalla loro parte, descrivendolo come una catena di errori ed orrori. La borghesia ha bisogno di farlo per cercare di esorcizzare il pericolo costante che la classe operaia, le masse proletarie ritrovino e riprendano le armi, primo fra tutte Il Partito Comunista, la critica che poi armi le mani, le braccia della classe e delle masse. Marx ci ha insegnato che di questo sistema, di questi governi, di questi padroni non potremo liberarci senza una rivoluzione proletaria armata, senza una rivoluzione violenta. La violenza rivoluzionaria è la levatrice della storia e, nelle mani del proletariato, è arma fondamentale della rivoluzione socialista.
Entrando più nel merito del processo storico, di ricostruzione storica, guardiamo alle tappe di questo cammino.
Il PCd’I è stato fondato nel 1921 e certamente ciò non è scaturito dal nulla. È’ avvenuto nel quadro di una guerra imperialista mondiale che aveva trovato nella Russia l’anello debole e la sua trasformazione in guerra rivoluzionaria, che portò i bolscevichi, il partito di Lenin, al potere in Russia. “Fare come in Russia” fu un'indicazione fondamental; la lotta in ciascun paese è parte di una lotta mondiale, la vittoria in un paese è la vittoria di tutto il proletariato mondiale. Chi vince indica la strada a chi ancora non è stato in grado di farla.
In questo senso la rivoluzione bolscevica è pietra miliare della applicazione del marxismo alla realtà storica dell'imperialismo, dentro un paese che ha reso evidente la marcia che il proletariato doveva intraprendere per trasformare i principi elaborati da Marx ed Engels in realtà concreta, in rivoluzione vera, proletaria e socialista, in marcia verso il comunismo.
Ma non è stato decisivo per il nostro paese soltanto “l'elemento esterno”, la rivoluzione bolscevica, ma anche ciò che era avvenuto al suo intern: un Biennio rosso in cui gli operai, contadini, le masse popolari, dalle fabbriche di Torino al Sud, avevano messo a ferro e fuoco il paese, avevano mostrato quanto grande potesse essere la forza del proletariato e come ci fossero le condizioni per rovesciare coloro che li avevano trascinati in guerra e ne erano i beneficiari. Il biennio rosso nel nostro paese aveva mostrato agli occhi di tutti che la forma organizzata dei proletari dell'epoca, il Partito socialista, non era adeguato a trasformare l'ondata rivoluzionaria nella conquista del potere politico, nel rovesciamento effettivo del potere della classe dominante.
C’era stata la verifica nel nostro paese che non era possibile trasformare le grandi lotte delle masse in lotta rivoluzionaria con l'obiettivo della vittoria. Su questa base il messaggio della rivoluzione d'ottobre si sposò con le realtà del movimento comunista, prima ancora all’interno del Partito socialista, nelle sue due principali correnti incarnate dalla linea di Bordiga e da quella de l’Ordine Nuovo di Gramsci, che nel loro percorso pervengono alla necessità di dotare il proletariato di un Partito che ne raccogliesse effettivamente le avanguardie, delimitandole dalle influenze della borghesia e delle classi intermedie, e trovasse il modo per dare al proletariato un Partito in grado di risolvere i problemi non risolti dal Biennio rosso.
Senza la dinamica tra la Rivoluzione d'Ottobre e il Biennio Rosso non ci sarebbero state quelle che si chiamano le condizioni oggettive per la costruzione del partito nel nostro paese.
Il terzo elemento fondamentale fu l’esistenza della Terza Internazionale. L'internazionalismo non è un di più per i comunisti ma viva nella costruzione di una organizzazione Internazionale di essi. L'Internazionale comunista fu elemento costitutivo del Partito comunista in Italia. È’ sulla base dei 21 punti indicati per l'ammissione alla Terza Internazionale che si consuma la scissione dal Partito socialista e la fondazione del Partito comunista.
Dentro quel Partito comunista si sviluppa una lotta fra due linee, due concezioni e due prassi: una rappresentata dal primo fondatore del Partito Comunista, Bordiga, l’altra da Gramsci, applicatore magistrale nel nostro paese delle idee del leninismo, delle lezioni che venivano dalla Rivoluzione d’Ottobre, assunte non come dogma o modellistica astratta ma come strumento per applicare alla realtà del nostro paese la via della rivoluzione bolscevica tracciata da Lenin.
Tutto questo trova nelle Tesi di Lione uno straordinario documento, che è la pietra miliare effettiva della fondazione del Partito comunista che esalta il ruolo storico del suo capo, la più grande figura del comunismo italiano rappresentata da Gramsci, la cui opera complessiva ha avuto un impatto generale nel movimento comunista internazionale ed è ancora oggi un punto di riferimento di pensiero, di azione e di riflessione per l'insieme del movimento comunista internazionale. Le tesi di Lione forgiate da Gramsci sono l'atto di nascita effettivo del Partito, in quanto programma, strategia e tattica per la rivoluzione nel nostro paese. Evidentemente non sono state sufficienti ,soprattutto nella forgia di un’organizzazione clandestina in grado di resistere al l’ondata del fascismo che avanzava. Su questo l'azione di Gramsci tracciata dalle Tesi di Lione arriva in ritardo, a causa della gestione edirezione di Bordiga.
Bordiga e la sua direzione sono statik l’elemento debole che ha impedito ai comunisti di fronteggiare adeguatamente il fascismo al momento topico in cui esso marciava verso la sua ascesa, di dotare il Partito degli strumenti necessari di analisi, programma e prassi, e linea d'azione.
Gli anni del fascismo e della lotta del Partito comunista contro di esso, come partito della Terza Internazionale, guidata fondamentalmente da Stalin; sono stati anni che hanno dimostrato ancora una volta l'intreccio tra l’azione dei comunisti italiani e il legame con la Terza Internazionale come fattori fondamentali che hanno permesso al Partito di resistere agendo nella clandestinità, di reincarnarsi continuamente, sia pure con un grande numero di perdite di vite e di carcerazioni, nel lungo buio del ventennio fascista, senza perdere né suoi legami con le avanguardie operaie e con la lotta di classe nel nostro paese, sviluppando anche gli elementi di analisi e di programma, con gli aggiustamenti tattici e strategici che il dominio del fascismo imponeva.
Questo si sposa con il lavoro straordinario dei Quaderni dal carcere che Gramsci, in condizioni assolutamente inedite per un dirigente comunista svolse. Un lavoro senza precedenti nell’intera storia del movimento comunista. Un'elaborazione raffinata, attenta alle dinamiche effettive che produssero il fenomeno del fascismo, la sua natura sociale, politica e culturale, come espressione dell'ideologia e cultura della classe dominante, le le armi necessarie a combatterlo.
L'elaborazione di Gramsci nei Quaderni dal carcere è fonte continua di ispirazione, ma non si tratta di un pensiero compiuto, perché la condizione del carcere, l'impossibilità di concretizzarsi in forma organizzata nella direzione della lotta di classe nel nostro paese impedisce di considerarlo un pensiero compiuto. La ripresa del pensiero di Gramsci è però indispensabile per i comunisti italianida applicare creativamente alla realtà del nostro paese.
La capacità di resistere negli anni del fascismo è una delle condizioni materiali fondamentali che ha permesso ciononostante a questo Partito, in particolare a partire dagli scioperi del ‘43 e dalla nascita dei gruppi partigiani, di essere la guida programmatica e pratica della Resistenza. La Resistenza e la sua vittoria non possono essere separate dalla linea del movimento comunista internazionale tracciata dal VII congresso della Terza Internazionale. La linea del VII Congresso forgiata dalle lezioni del marxismo-leninismo è fattore di vittoria, nonostante il gruppo dirigente guidato da Togliatti mostrerà ben presto, dopo la Resistenza, la sua natura revisionista.
Ciò non toglie che la grande Resistenza antifascista debba essere considerata embrione, primo esempio più avanzato di una guerra di popolo in un paese imperialista. Una fusione tra guerra di classe, guerra civile, guerra patriottica - nella fase particolare dell'occupazione nazista. La Resistenza è la seconda pietra miliare che il Partito comunista fondato a Livorno ci ha lasciato come eredità e lezione imperitura.
Nel contesto della situazione determinatasi dopo la Seconda Guerra Mondiale, la morte di Stalin e il cambio di natura dell’Unione Sovietica, causato non certo da Stalin ma che ha utilizzato gli errori commessi nel periodo in cui Stalin era alla guida della Russia socialista, il revisionismo con il ventesimo congresso prende il potere attraverso un colpo di Stato. La nuova borghesia in Russia si trova così a guida del movimento comunista internazionale, dell’affermarsi nelle sue file del revisionismo, cioè del riformismo, la via parlamentare, con l'abbandono della via rivoluzionaria. Contro questo si afferma il ruolo dl Partito comunista cinese guidato da Mao Tsetung,
In Italia nel dopoguerra la linea opportunista di destra della democrazia progressiva porta alla sconfitta dei proletari. Il disarmo dei partigiani, i limiti della Costituzione, il governo di coalizione incubano l'affermazione del revisionismo e il cambio di natura del PCI, anche questo nel contesto internazionale.
Il ruolo dei comunisti a quel punto è di essere una frazione interna al PCI che critica la direzione revisionista, ruolo interpretato dalla sinistra comunista rappresentata da Pietro Secchia. Ma le forme con cui questa battaglia viene condotta nel Partito non è l’aperta la lotta tra le due linee,lcome ci insegna Mao Tsetung. Questo mpedirà alla sinistra interna di rappresentare una vera alternativa al dilagare del revisionismo e al cambio di natura del Partito.
A livello internazionale, la lotta contro il revisionismo al potere in Russia è rappresentata dalla battaglia intrapresa dal Partito Comunista Cinese guidato da Mao Tsetung e in una prima fase dal Partito del Lavoro di Albania guidato da Enver Hoxha. Ma ormai il PCI non è più il partito della classe operaia, della continuazione della Resistenza, della lotta per il socialismo. È’ d’allora che si pone il problema della ricostruzione del Partito Comunista in Italia. Questa fase ha il suo salto di qualità, sempre nel contesto internazionale, con la polemica del Partito Comunista Cinese centrata su due principali opuscoli “Sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi”, e culminerà nel ‘66 nella fondazione del PCdI m-l.
Il vento del rosso della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria e il movimento rivoluzionario che scuote anche dall'interno i paesi imperialisti, con lo straordinario nuovo biennio rosso in Italia del 68-69 che continua nei primi anni 70, affermano senza ombra di dubbio che il PCI non è più la destra del movimento operaio ma è parte integrante del sistema borghese sul piano politico e statale.
Il Partito comunista che bisogna ricostruire non può essere una riedizione ortodossa e conservatrice dei principi che avevano ispirato la fondazione e l'azione del PCd’I, ma un Partito comunista di tipo nuovo, fondato sugli sviluppi del pensiero teorico, politico rappresentato dal marxismo-leninismo maoismo.
Le forze comuniste che dal ‘68 in poi si battono per ricostruire il Partito non riescono nello scopo. Questo periodo, che ormai dura da 50 anni, ha dimostrato che questo compito non è stato ancora assolto, etocca a noi oggi fare un bilancio di questa ultima sconfitta. Però il biennio rosso in Italia e gli anni ‘70 hanno dimostrato che il nuovo Partito comunista era necessario e possibile - diverse energie si sono mosse in questa direzione senza però riuscire a concludere questo lavoro.
A 100 anni dalla fondazione del PCdI i comunisti hanno il problema di riprendere a 360° questa opera ancora incompiuta, costruendo e sviluppando un autentico Partito comunista marxista-leninista-maoista.
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