mercoledì 20 novembre 2024

pc 20 novembre - Manifestazione a Roma - siamo per un'unica manifestazione nazionale - Non condividiamo questo appello

Abbiamo appoggiato sin dall'inizio l'appello per il 29-30 di UDAP/GPI per la loro partecipazione allo sciopero generale del 29 e di appello alla manifestazione del 30  -  Abbiamo appoggiato la lettera di Udap/GPI per una manifestazione unitaria pur schierandoci comunque in caso di divisione per la partecipazione alla manifestazione indetta da Udap/Gpi perchè in continuità con il 5 ottobre

L'appello di Rete Libere/i di lottare contro il DDL 1660 – GPI – UDAP (che riportiamo di seguito) invece cambia le cose. 

Lo sciopero generale è patrimonio dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali che lo indicono ed evidente che la solidarietà alla Palestina, la lotta al decreto sicurezza, la lotta contro la guerra ne devono far parte - ma chiaramente si tratta di uno sciopero generale con tutte le rivendicazioni generali dei lavoratori in questa fase contro tutti gli attacchi di padroni e governo ai lavoratori e alle masse popolari. 

Cambiare le carte in tavola su questo, trasformarlo in uno sciopero della rete non corrisponde nè agli interessi dei lavoratori e delle masse popolari, nè all'estensione della solidarietà alla Palestina e alla lotta contro i decreti e del governo, ma diventa una operazione gruppettara travestita di stampo volgarmente egemonista.

Per cui sul 29 resta importante la massima partecipazione allo sciopero generale e alle manifestazioni possibili che vi potranno essere nelle varie città;
circa la manifestazione del 30 occorre continuare a far di tutto per una unica manifestazione nazionale
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(L'Appello): 29 – 30 novembre: due grandi giornate di lotta contro guerre e

genocidio, DDL-1660, governo Meloni

Un'ondata reazionaria e razzista sta attraversando tutto l'occidente. L'elezione di Trump alla Casa Bianca rafforza i venti di guerra, in particolare in Medio Oriente, con il sostegno totale al genocidio dei

palestinesi a Gaza e all’illimitato espansionismo dello stato sionista.

L’Unione europea di von der Leyen non è da meno, scatenata nella corsa agli armamenti e la decisione di prolungare lo scontro armato con la Russia a tempo indeterminato.

A fare le spese di questo “nuovo corso” degli imperialismi occidentali, in evidente perdita di egemonia, continueranno ad essere – oggi come ieri – il proletariato e le masse oppresse di tutto il mondo: con il sangue delle migliaia di vittime delle loro bombe o, in occidente, con uno sfruttamento intensificato, l’impoverimento e la repressione imposti dall'economia di guerra.

Il governo Meloni è, sotto ogni aspetto, l’espressione in Italia di questa tendenza generale: con la sua politica economica tutta a favore dei padroni grandi e piccoli; con il suo piano di deportazione degli immigrati; con il suo tentativo di instaurare uno stato di polizia attraverso un DDL Sicurezza che criminalizza ogni forma di lotta e di dissenso sociale, ecologico, sindacale e politico. È quella che noi chiamiamo la guerra interna, l’altra faccia della guerra esterna, contro chiunque non abbassa la testa davanti ai loro piani di miseria, sfruttamento e morte.

Questo brutale attacco sta cominciando a ricevere la risposta di lotta che merita.

In questi mesi le piazze di tutto il mondo si sono riempite di milioni lavoratori/lavoratrici, studenti/esse e attivisti/e in risposta all'infame carneficina condotta dal sionismo nella striscia di Gaza, alla complicità dell'intero occidente con il regime coloniale e suprematista di Israele guidato da Netanyahu e a sostegno dell'eroica resistenza del popolo palestinese.

In Italia, grazie soprattutto alle realtà della sinistra palestinese e agli/alle internazionalisti/e, questa mobilitazione si è allargata alla denuncia generale della guerra e dell'economia di guerra. Si è scaldata incontrandosi con le lotte dei lavoratori, in primis quelli della logistica, contro i salari da fame e le politiche di supersfruttamento portate avanti dai padroni e dal governo. Ne sono prova: gli scioperi e le manifestazioni di novembre 2023 e di inizio 2024, con il grande corteo di Milano del 24 febbraio; le tante iniziative contro i traffici di armi e la Leonardo; il blocco dei porti di Genova e Salerno; le proteste nelle università contro gli accordi tra Italia e Israele; infine, la due giorni di scioperi e cortei del 18-19 ottobre e lo sciopero degli studenti del 15 novembre.

Il prossimo 29 novembre gran parte del sindacalismo di base ha indetto una nuova giornata di sciopero generale nazionale, che coinciderà con uno sciopero indetto da CGIL e UIL contro le misure economiche del governo. Il fatto che due delle tre principali organizzazioni sindacali chiamino alla mobilitazione, dopo essere state per più di un anno a guardare, è la riprova che le condizioni di vita della massa dei lavoratori sono sempre più insostenibili – anche per il ruolo nefasto svolto in questi anni dalle burocrazie confederali.

Per questo pensiamo che lo sciopero del 29 e il corteo del 30 novembre a Roma, lanciato dalle realtà palestinesi a sostegno della resistenza, contro la guerra e contro il DDL Sicurezza, siano due momenti inscindibili di un'unica lotta. Solo rafforzando l'opposizione di classe al governo sarà possibile potenziare la mobilitazione a sostegno delle masse oppresse palestinesi; solo assumendo la lotta alla guerra, all'economia di guerra, al colonialismo e alla pulizia etnica in corso in Palestina, sarà possibile andare alla radice delle cause dei salari da fame, dei morti sul lavoro, dei rinnovi contrattuali-bidone, delle leggi liberticide e repressive contro chi lotta.

Come Rete Libere/i di Lottare, GPI e UDAP, facciamo appello a tutte le forze che in questi mesi sono state in piazza, mosse da una genuina avversione ai piani di barbarie del capitalismo, perché queste due giornate vedano il rilancio di una mobilitazione unitaria e realmente di massa contro il governo della guerra e del DDL-1660, per porre fine al genocidio in Palestina e mettere in discussione dalle fondamenta questo sistema che si nutre della distruzione, dello sfruttamento e dell'oppressione dell'uomo sull'uomo.

Lavoriamo affinché lo sciopero del 29 novembre abbia la massima forza, estensione ed efficacia.

Sabato 30 novembre tutte/i a Roma, parco Schuster, ore 14, per fermare le guerre imperialiste, il genocidio, il DDL-1660, contro il governo Meloni, per l'unificazione delle resistenze di classe e anticoloniali nel mondo.

Rete Libere/i di lottare contro il DDL 1660 – GPI – UDAP

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