Per la Meloni “va tutto bene” sempre,
ma la verità è che racconta balle, come abbiamo più volte detto, e la cosa
viene confermata ad ogni uscita di dati, come quelli sulla produzione
industriale in Italia pubblicati dall’Istat e quelli sul Pil, il prodotto
interno lordo.
Il quotidiano Domani del 9
novembre ha pubblicato un articolo con le frasi della Meloni: «Gli indicatori
macroeconomici ci restituiscono la fotografia di un’Italia solida, in
grado di affrontare le difficoltà meglio di altre nazioni europee, un’Italia
che è tornata a correre».
E questo la Meloni lo ha detto “un
paio di giorni fa, quando tra una telefonata a Donald Trump, un’altra a Elon
Musk e il vertice europeo di Budapest, ha trovato il tempo di salutare gli
imprenditori di Brescia e Bergamo riuniti in assemblea”, ma che questa
fosse una balla lo hanno capito proprio i padroni che ascoltavano: “Il
messaggio della premier forse è stato accolto con qualche perplessità da una
platea informata quanto basta per capire che la realtà non coincide con il
racconto di Meloni.”
I dati che smentiscono ancora una
volta la raccontaballe sono di una istituzione dello stesso Stato, l’Istat: “A
settembre, rileva l’istituto di statistica, la produzione industriale è
diminuita dello 0,4 per cento rispetto ad agosto e il terzo trimestre dell’anno
ha fatto segnare un calo dello 0,6 per cento in confronto ai tre mesi
precedenti. Se poi si allarga lo sguardo, il quadro è ancora più sconfortante,
visto che da gennaio e settembre la manifattura ha rallentato il passo del 3,4
per cento e la frenata è pari al 4 per cento se si considera il periodo da
settembre 2023 a settembre 2024. Piove sul bagnato, perché, come segnala
l’Istat, il dato della produzione industriale è negativo da 20 mesi.”
Negativo da 20 mesi, quasi quanto
il governo Meloni.
Su questo risultato – continua il
quotidiano – “pesa la grave crisi di Stellantis, che ha mandato in
negativo del 15,4 per cento nell’arco di un anno l’indice della fabbricazione
di mezzi di trasporto. Va male anche il tessile abbigliamento, in
contrazione del 10,7 per cento, così come la metallurgia, meno 5,7 per
cento. Il quadro complessivo è quello di un’industria che fatica molto,
soprattutto nella produzione di beni di consumo, che ha rallentato del 2,5 per
cento nel mese di settembre e anche le costruzioni, reduci da una fase di forte
espansione, in agosto (ultimo dato disponibile) hanno invertito la marcia, con
un calo dell’1,8 per cento rispetto ad agosto”.
Soprattutto la produzione di beni
di consumo è calata, cioè le masse popolari comprano meno, perché hanno meno da
spendere, mentre, come si vede anche nella tabella, i prezzi sono aumentati, e questo è un altro dato che conferma l’aumento della povertà nel
nostro Paese.
Ma anche la “fiducia delle
imprese” è ai minimi da aprile del 2021. “In questi ultimi mesi – scrive ancora
il giornalista del Domani - è venuto a mancare anche il traino delle
esportazioni, diminuite nei primi otto mesi dell’anno dello 0,6 per cento
rispetto allo stesso periodo del 2023. Il calo è stato ancora più marcato,
scrive l’Istat, per quanto riguarda le vendite di prodotti italiani nella Ue,
che fanno segnare meno 2,6 per cento tra gennaio e agosto. Un dato che riflette
soprattutto la crisi della Germania” alla quale la produzione italiana è
strettamente legata.
E per finire, si fa per dire,
arriva la batosta sul presunto aumento del prodotto interno lordo. Qui è la
stessa Bankitalia ad essere “ancora più pessimista e vede un aumento del Pil
non superiore allo 0,6 per cento” mentre il braccio destro della Meloni, il
leghista Giorgetti, “scommette” che alla fine dell’anno questo benedetto Pil
tornerà “in espansione, dopo la crescita zero dei tre mesi estivi … Una
scommessa ad alto rischio – conclude il quotidiano - quella del ministro, ma
le ragioni della propaganda a volte sono più forti anche della statistica”.
Appunto.
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