29 NOVEMBRE - SCIOPERO GENERALE
PER LA PALESTINA E IL LIBANO
LA PACE SI FA FERMANDO LA GUERRA
Come realtà palestinesi in Italia lanciamo un appello a tutte le lavoratrici e i lavoratori, a tutti i sindacati: scioperiamo venerdì 29 novembre per fermare il genocidio in Palestina e l’aggressione sionista in Libano. Opponiamoci ai crescenti sforzi bellici dell’Europa e dell’Italia e all’approvazione del DDL 1660, parte integrante di questa tendenza alla guerra e al riarmo.
Lo sciopero del 23 febbraio e la manifestazione nazionale del 24 febbraio 2024 hanno dimostrato la forza e l’importanza della convergenza dei sindacati e dei lavoratori nella lotta contro la guerra. Ripartiamo da quell’esempio e dallo spirito di quelle due giornate per allargare ulteriormente il fronte, in un momento in cui il clima internazionale e nazionale si deteriora ulteriormente.
Come palestinesi abbiamo sempre rimarcato il valore della resistenza del nostro popolo che, oltre a fronteggiare l’entità coloniale israeliana, deve combattere anche l’imperialismo occidentale al completo. Riteniamo perciò fondamentale sostenere la lotta della classe lavoratrice in Italia. Questo è un passaggio obbligato, poiché lo stesso Stato italiano, che supporta materialmente ed economicamente
lo Stato sionista, è il medesimo che opprime i lavoratori. L’Italia tuttora non garantisce un tetto minimo del salario, impedendo a milioni di lavoratrici e lavoratori di vivere dignitosamente.Lo Stato italiano continua ad aggredire diritti fondamentali come la sicurezza dei lavoratori, schiacciandoli sotto la macchina dell’oppressione capitalista; non è un caso che in Italia ci siano oltre tre morti al giorno sul lavoro: queste non sono tragedie, ma omicidi.
Il nemico della classe lavoratrice è un Governo che, con l’appoggio del Parlamento, permette che i lavoratori siano sempre gli ultimi, lo stesso governo che ci opprime come movimenti in lotta, che criminalizza la nostra lotta per la libertà, e che è direttamente complice del nostro oppressore in Palestina e in Libano.
Tenendo ben presenti le affinità tra le due lotte e individuando come nemico comune questo Governo crediamo sia fondamentale creare un fronte unico di opposizione in cui lavoratori e lavoratrici, studenti e studentesse, lottino fianco a fianco verso un obiettivo comune: boicottare la macchina bellica e adoperarsi concretamente per fermare il genocidio che sta avvenendo in Palestina.
Viste le inevitabili conseguenze delle guerre esterne, lo Stato italiano si prepara a fronteggiare la guerra interna: è questa la ratio del DDL 1660, al quale si è data una prima risposta con gli scioperi del 16 e del 18 ottobre. Questo disegno di legge attacca chi lotta contro la guerra e le fabbriche di morte, criminalizzando gli scioperi e i picchetti. Sempre più misure preventive etichettano come “socialmente pericolosi” coloro che si mobilitano contro le grandi opere, la crisi climatica, la devastazione ambientale, come anche per il diritto alla casa e per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro. L’obiettivo è chiaro: soffocare ogni iniziativa che mira ai nodi portanti di questo sistema di sfruttamento.
Lo spropositato apparato repressivo dispiegato il 5 ottobre non solo rivela le vere intenzioni del governo, ma ha reso la piazza di Roma un punto cruciale di opposizione, non solo contro il genocidio in Palestina e il DDL 1660, ma anche contro le misure repressive già esistenti.
Dopo il 5 ottobre, le lotte e le mobilitazioni hanno registrato un aumento significativo: scendere in piazza per onorare la resistenza e disobbedire all’arbitrario divieto imposto dal governo ha creato un momento di unione sentitissimo.
Questo appello intende raccogliere e rilanciare il sentimento e il bisogno con cui siamo scesi in piazza il 5 ottobre.
Uniamo le forze contro la complicità del Governo italiano, della NATO e degli Stati europei e occidentali, che continuano a sostenere il genocidio in corso in Palestina dal 7 ottobre e la colonizzazione che dura da oltre 75 anni. Oggi più che mai, è fondamentale mobilitarci per denunciare questa ingiustizia e chiedere un cambiamento radicale nella politica estera italiana. È inaccettabile che il nostro paese continui a sostenere pratiche di violenza e oppressione nei confronti del popolo palestinese.
Invitiamo lavoratrici e i lavoratori arabi, musulmani e stranieri a non voltare le spalle alla drammatica situazione. È essenziale schierarci al fianco delle nostre sorelle e dei nostri fratelli che soffrono in Palestina e in Libano, dove affrontano violenze sistematiche, arresti arbitrari e privazioni quotidiane dei diritti fondamentali.
Queste ingiustizie non possono passare inosservate, e la nostra voce deve alzarsi forte contro di esse. Dobbiamo unirci a coloro che si stanno sacrificando nella lotta contro il colonialismo e per la libertà e la giustizia. Questa lotta trascende i confini geografici; è una battaglia per la giustizia, la dignità e l'autodeterminazione di ogni individuo. Nessuno meglio di noi può comprendere il peso di questa battaglia, vivendone quotidianamente le conseguenze sulla propria pelle.
La nostra solidarietà non è solo simbolica, ma un atto di resistenza contro le ingiustizie che colpiscono tutti noi. È un richiamo all'azione, un invito a mobilitarsi e a costruire un fronte unito capace di sfidare le oppressioni e reclamare un futuro migliore per tutti. La nostra voce, unita e forte, è cruciale per sostenere chi è in prima linea nella lotta per la giustizia e la libertà.
A partire dal 7 ottobre, i palestinesi e il movimento di resistenza che si estende dal Libano all'Iraq fino allo Yemen ci stanno insegnando una lezione importante: chi è marginalizzato può riscrivere la storia, può alzare la testa e i potenti possono subirne le conseguenze. È una dimostrazione di resilienza e determinazione che deve ispirarci tutti.
Pertanto, facciamo appello a ogni sindacato e a tutti i lavoratori e le lavoratrici sensibili alla giustizia a fermare le attività nelle fabbriche, nei porti, nei magazzini e ovunque sia possibile. Dobbiamo unirci in un’azione collettiva fino a quando non si fermerà il genocidio di un popolo che chiede giustizia e libertà.
29 NOVEMBRE: SCIOPERO GENERALE
30 NOVEMBRE: MANIFESTAZIONE NAZIONALE, ROMA
CONTRO IL SIONISMO
CONTRO IL GOVERNO DELLA GUERRA E DELLO SFRUTTAMENTO
CONTRO IL DDL 1660
BLOCCHIAMO TUTTO
BLOCCHIAMO LA MACCHINA BELLICA
CON LA PALESTINA FINO ALLA VITTORIA!
Giovani Palestinesi d’Italia – GPI
Unione Democratica Arabo Palestinese - UDAP
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