lunedì 13 maggio 2024

pc 13 maggio - 'ACCAMPADA ANCHE A BERGAMO, CONTRO GLI ACCORDI CHE MILITARIZZANO LE UNIVERSITA', CON LA LOTTA DI LIBERAZIONE DELLA PALESTINA

Alcune voci dall'accampada universitaria a Bergamo

13 maggio, con UNIBG FOR PALESTINE, nel cortile centrale della sede di S.Agostino, il primo spazio liberato dell’università. 'Non ci fermeremo finché le rivendicazioni non verranno ascoltate, continueremo a lottare con gli studenti di tutto il mondo per la palestina libera dal fiume al mare'.

Ormai l’oppressione coloniale ha passato il limite. Anche agli occhi del mondo il Sionismo e Israele si sono mostrati definitivamente e inconfutabilmente per quello che sono: un’ideologia dello sterminio totale e il suo necessario prodotto, con cui non ci può essere conciliazione o pace.
Per anni il colonialismo israeliano ha cercato di tenere bassa l'attenzione sulla Palestina per poter continuare indisturbato la propria opera di pulizia etnica. Ma il popolo palestinese ha rialazato la testa, e da tutto il mondo abbiamo risposto, scendiamo regolarmente nelle piazze per questo.
Nelle ultime settimane i politici e i media occidentali hanno provato a dividerci, a distinguere tra resistenza buona e cattiva, ma il nostro popolo si tiene stretto e unito sotto la propria bandiera, quella della lotta di liberazione con ogni mezzo necessario.
Nemmeno la popolazione di Gaza, brutalmente massacrata dalla rappresaglia israeliana, smette di inneggiare alla resistenza, nemmeno sotto le bombe, nemmeno davanti alle famiglie dilaniate e alle case distrutte. Perché la popolazione di Gaza, anche a costo della vita pur così disumanamente schiacciata, vuole la libertà: vuole vivere e non sopravvivere.
Vogliamo riunirci per fermare il massacro, per chiedere un “cessate il fuoco” facendo pressione ai nostri politici, ma sappiamo benissimo che il massacro non si fermerà finché in Palestina esisterà uno Stato coloniale animato da un’ideologia razzista, armato dal secondo esercito più grande al mondo e che gode della totale e incondizionata impunità davanti a ogni legge internazionale e a ogni principio morale. Vogliamo spezzare l’assedio a Gaza, vogliamo che passino il confine gli aiuti umanitari necessari per la sopravvivenza, chiediamo questo ma non solo, sappiamo che l’unico modo per ottenere ciò è e sarà sempre la totale liberazione della Palestina, dal fiume al mare, e per questo dobbiamo supportare incondizionatamente la lotta di liberazione palestinese.

 

Quello che sta avvenendo al sistema educativo di Gaza è un vero e proprio scolasticidio. Nel corso di questi mesi sono stati uccisi più di 100 accademici 4500 studenti 250 insegnanti e più di 300 scuole sono state danneggiate o distrutte, tutte le università della striscia di Gaza sono state rase al suolo. Ad oggi Israele ha ucciso più di 35000 persone e continua a mietere vittime. L’invasione di terra di Rafah è solo l’ultimo step del genocidio che va avanti da più di 75 anni e noi non possiamo che opporci con tutte le nostre forze a questo progetto. Come comunità studentesca di Bergamo abbiamo raccolto l’appello di Bir Zeit in Palestina facendo nostro l’esempio delle compagne degli Stati Uniti e di tutto il mondo. Da mesi anche a Bergamo ci stiamo mobilitando per denunciare la complicità della nostra università con il sistema coloniale israeliano e le sue pratiche fasciste, ma come risposta abbiamo ottenuto solamente un muro di indifferenza e ipocrisia. La nostra volontà è chiara: fuori Israele dall’università di Bergamo, nessuna complicità con il sionismo, intifada studentesca. 

Il movimento studentesco in lotta sta mettendo sotto stress questo sistema mostrandone tutti i punti deboli e preludendo una mobilitazione di massa contro i governi portatori di valori corrotti e di politiche doppiogiochiste nei confronti della situazione in Palestina, oltre che complici, se non vero motore propulsore del progetto coloniale sionista in terra araba palestinese. Nonostante la repressione delle proteste nelle università americane, gli universitari continuano la loro lotta più determinati che mai e noi lotteremo con loro e con la resistenza palestinese. Dopo l’ingresso dell’esercito israeliano a Rafah non possiamo fare altro che mobilitarci con tutte le nostre forze e scendere in piazza per fermare concretamente il massacro.

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