L’edizione telematica della Stampa di
giovedì ventuno dicembre riporta, a firma Francesco Bei, una lunga intervista
alla sottosegretaria alla presidenza del Consiglio dei ministri pro tempore, la
ex ministra Maria Elena Boschi; l’oggetto della conversazione, come ormai
avviene da qualche mese a questa parte, sono le presunte pressioni che la stessa
politicante toscana avrebbe fatto in modo che Unicredit acquisisse Banca
Etruria.
Lei respinge le accuse, e chi scrive non ha un
quadro sufficientemente chiaro della vicenda per asserire se la bionda ex
titolare del dicastero della Riforme dica il vero o meno, ma leggendo le
risposte qualche dubbio sovviene; la Boschi dichiara: «Non ho fatto pressioni,
non ci sono stati
favoritismi… rivendico invece il fatto di aver chiesto informazioni. Sarebbe stato assurdo il contrario. Parlare con gli amministratori delegati e ascoltare gli amministratori delegati è una delle attività di chi sta al governo».
favoritismi… rivendico invece il fatto di aver chiesto informazioni. Sarebbe stato assurdo il contrario. Parlare con gli amministratori delegati e ascoltare gli amministratori delegati è una delle attività di chi sta al governo».
Forse la “signorina” non lo sa, ma il sistema
giuridico italiano prevede una fattispecie di reato – normata dal d.lgs. 24
febbraio 1998 n. 58, pubblicato sul supplemento ordinario n.52/L della Gazzetta
Ufficiale della Repubblica n. 71 del 26 marzo 1998 – denominata “abuso di
informazioni privilegite”: «si punisce con la reclusione fino a due anni e con
la multa da venti (Euro 10.329, n.d.r.) a seicento milioni (Euro 309.874,
n.d.r.) chiunque, essendo in possesso di informazioni privilegiate in ragione
della partecipazione al capitale di una società, ovvero dell’esercizio di una
funzione, anche pubblica, di una professione o di un ufficio: a) acquista, vende
o compie altre operazioni, anche per interposta persona, su strumenti finanziari
avvalendosi delle informazione medesime; b) senza giustificato motivo, dà
comunicazioni delle informazioni, ovvero consiglia ad altri, sulla base di esse,
il compimento di taluna delle operazioni indicate nella lettera a)».
Alla luce di questo, forse la cosa più utile che
potrebbe fare la Magistratura sarebbe quella di indagare in questa direzione: se
mai ci fosse stata qualche condotta, da parte della sottosegretaria pro tempore,
difforme dal comportamento corretto, uscirebbe sicuramente allo scoperto, in
caso di puntigliose indagini; questo produrrebbe certamente un abbassamento dei
toni della campagna elettorale, nonché un suo incanalamento verso un dibattito
che concerna cose più importanti per la vita degli italiani, quali il lavoro, la
salute, la casa, i trasporti, e quant’altro.
Bosio (Al), 23 dicembre 2017
Stefano Ghio - Proletari Comunisti
Alessandria/Genova
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