sabato 5 marzo 2016

pc 5 marzo - Contro la sporca guerra imperialista e neocoloniale in Libia di Renzi, pro ENI/NATO/USA, non basta la sfilata..!

Droni, navi e forze speciali: prende forma il contingente italiano per la Libia

Un comando terrestre a livello di Divisione, una componente navale, ricognizioni aeree dei caccia e degli ‘Uav’ senza pilota, una task force di forze speciali, assetti specialistici del Genio e delle Trasmissioni, per un totale di circa 4-5mila militari sotto il coordinamento assicurato dal Coi, Comando Operativo di Vertice Interforze della Difesa. Questa, riferiscono all’Adnkronos fonti qualificate, la fisionomia del contingente italiano che contribuirà alla missione multinazionale (dovrebbero farne parte anche Germania, Gran Bretagna e Francia) contro lo Stato Islamico in Libia.
La componente navale potrà eventualmente attingere dalle unità navali già impegnate in questi mesi

pc 5 marzo - ILVA TARANTO - Padroni-governo-Stato del capitale, nella 'tempesta perfetta' lavorano allo sfascio per lasciare operai senza lavoro e popolazione senza salute. Solo la rivolta operaia e popolare è l'alternativa!

Ilva, pm Milano chiedono fallimento Riva Fire: “Scatola vuota oberata dai debiti”


(da Il Fatto quotidiano)
A spingere la Procura ad agire i circa 429 milioni di patrimonio netto in negativo della holding che deteneva il 90% del gruppo Ilva


Dopo la causa civile per due miliardi agli eredi del patron del gruppo, Emilio Riva, per la famiglia arriva adesso la richiesta di fallimento della Riva Fire, controllante del gruppo, considerata una scatola ormai “vuota” e oberata dai debiti. La richiesta giunge dai pm di Milano Stefano Civardi e Mauro Clerici, titolari dell’inchiesta milanese sulla gestione di Ilva: dell’istanza si discuterà il prossimo 25 marzo, durante l’inchiesta fissata davanti ai giudici della sezione fallimentare del Tribunale.
A spingere la Procura a chiedere l’istanza di fallimento i circa 429 milioni di patrimonio netto in negativo della holding che deteneva il 90% del gruppo Ilva. La differenza tra attivo e passivo è emersa dal bilancio al 31 dicembre 2014: secondo i pm erano le realtà industriali sottostanti ad alimentare la società, tra cui principalmente l’Ilva che tramite un contratto di servizi e assistenza versava circa 40 milioni l’anno alla Riva Fire. Una volta perso l’asset, e dopo la dichiarazione dello stato di insolvenza dell’Ilva a gennaio dello scorso anno, la holding ha perso anche le sue principali fonti di guadagno, tra cui la Fire spa con partecipazione in Alitalia. Infine le attività non legate all’Ilva e cioè il settore tubi lunghi, tra i  ‘business’ della famiglia Riva, che è stato scorporato dalla Riva Fire per essere trasferito in pancia alla Riva Forni Elettrici.

L’istanza di fallimento è stata notificata al liquidatore Andrea Rebolino, commercialista di Genova dove la Finanziaria Industriale Riva Emilio ha trasferito la sua sede.Inoltre le mosse fatte dalla famiglia per non portare i libri in Tribunale non convincono i due magistrati: da parte di Riva Forni Elettrici è stato promesso di rinviare la riscossione dei crediti per 317 milioni e un finanziamento di 93 milioni mentre la lussemburghese Utia ha assicurato di posticipare la richiesta di crediti per 19 milioni.
Per la Procura però si tratta di promesse e non di atti formali.
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Un libro per capire subito e agire dal punto di vista della lotta di classe
in presentazione in diverse città italiane
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pc 5 marzo - Genova. Carcere inferno! Difendere la condizione dei detenuti!

Carcere di Marassi, cronaca di una giornata 

Nelle ultime 24 ore all’interno della casa circondariale di Genova Marassi» è «un vero e proprio bollettino di guerra».
L’interno del carcere di Marassi

- alle 24 un detenuto ha tentato di tagliarsi la gola;
- alle 10 un altro carcerato ha aggredito a schiaffi e pugni un agente della Penitenziaria;
- intorno alle 15 un altro detenuto ancora ha dato fuoco agli arredi della cella e all’arrivo degli agenti ne ha accoltellato uno alla mano sinistra.

pc 5 marzo - Pietà l'e mort! - Novi ligure, sbirri schifosi mobilitati per la caccia ai mendicanti - mentre al consiglio comunale gara a chi è più razzista

Novi, lotta ai mendicanti: 7 denunce

A Novi Ligure i mendicanti “presidiano” gli ingressi dei principali supermercati
Novi Ligure - Giro di vite sull’accattonaggio in città. L’altro ieri, agenti in divisa e in borghese, hanno denunciato alla questura sette persone, sorprese nei parcheggi pubblici cittadini più frequentati a chiedere la questua agli automobilisti. Si tratta di sette extracomunitari, di cui 2 marocchini e 5 provenienti da Paesi dell’Africa centrale, di età tra i 25 e i 50 anni.
«Non è certamente la prima volta che effettuiamo questi servizi – ha spiegato il comandante Armando Caruso – ma adesso stiamo intensificando le operazioni dopo aver constatato che il fenomeno dell’accattonaggio sta crescendo».

Migranti in città dividono il consiglio comunale

NOVI LIGURE - Migranti in città: una “gatta da pelare” per l’amministrazione comunale. Quanto è avvenuto nei giorni scorsi, ovvero la manifestazione dei profughi in via Pietro Isola, è stata motivo di dibattito, lunedì sera, in consiglio comunale. Come si ricorderà gli stranieri hanno chiesto un televisore satellitare e la linea wifi per poter parlare con le proprie famiglie lontane. Sul posto, oltre alle forze dell’ordine, si è recato il vicesindaco Felicia Broda.

Il capogruppo di Forza Italia – Lega Nord Marco Bertoli non è andato per il sottile: "È consuetudine che gli ospiti si invitino, e i novesi queste persone non le hanno invitate. Quanto è accaduto non è colpa del sindaco, certamente, ma alla luce della situazione generale credo che problemi come  Ci sono novesi che hanno grosse difficoltà a mantenersi e a mantenere la propria famiglia. Bisogna insegnare agli ospiti come ci si comporta e quali siano le regole". Sul dover insegnare i doveri si è anche soffermato il consigliere comunale azzurro Costanzo Cuccuru. Bertoli ha ulteriormente rincarato la dose dicendo che "quando c’è questa gente, c’è disagio. Portano problemi in una comunità perché sono difficili da gestire. L’unica soluzione è che non ne vengano altri e che questi, presto, vadano via".
Sulla questione il sindaco ha rimarcato con forza che è la cooperativa che gestisce il Leon d’Oro a doversi fare carico di dare i servizi".
Durante la discussione si è anche parlato del fatto che i migranti siano entrati e si siano fermati alla scuola Martiri della Benedicta mentre c’erano i bimbi in classe. "Alcuni locali vuoti come la segretaria della “Martiri” – spiega Broda – sono sede del Cpa il quale ha previsto un progetto di 5 giorni di studio avvenuto durante le ore di lezione dei piccoli. Ciò non deve più accadere perché, siamo tutti d’accordo, che non ci possa essere promiscuità".

pc 5 marzo - "FUOCOAMMARE" - UTILI CONSIDERAZIONI: L'ESTETICA DEL FILM E LA REALTA'

Fuocoammare: Considerazioni del collettivo Askavusa 
Non abbiamo ancora visto il film, quindi non ci permettiamo di esprimere alcun giudizio. Abbiamo visto, come tutti, il coro mainstream, equamente ripartito tra "orgoglio nazionale" per un premio prestigioso come l'Orso d'oro, ricevuto al Festival di Berlino, e tanta melassa ipocrita sulla sorte dei migranti che invece - una volta partiti da Lampedusa - nessuno più vuole sul Vecchio Continente, né in Italia né altrove.
Ci sembra perciò giusto lasciare la parola a quegli attivisti che a Lampedusa e Linosa fanno da anni quotidianamente i conti con le necessità dell'accoglienza, l'indifferenza del potere, la generosità del popolo dell'isola, la tragedia quotidiana. Il loro giudizio ci sembra l'unico che sia doveroso ascoltare.
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Il film di Rosi ha vinto il Festival di Berlino.
E lo ha fatto meritatamente. Il film di Rosi è infatti inopinatamente un gran bel film. Cinematograficamente parlando è un’opera molto ben costruita. Montaggio e fotografia sono magistralmente gestiti e sanno dare corpo alle poetiche di cui il film è organica e armonica espressione.
Il curriculum del regista e il suo palmares, qualora ce ne fosse stato bisogno, lasciavano del resto ben sperare circa la resa cinematografica della nuova fatica filmica a cui Rosi lavorava ormai dal 2014. E la pellicola che è possibile vedere in questi giorni nelle sale ha confermato le aspettative qualitative e artistiche che era lecito nutrire al riguardo. Appare dunque condivisibile la scelta e la valutazione fatta dai membri della giuria cinematografica di Berlino.
Come realtà da anni impegnata sul territorio di Lampedusa e Linosa, però, vorremmo poter parlare anche di aspetti non esclusivamente artistici ed estetici. O, per meglio dire, vorremmo un attimo riflettere sulla natura della rappresentazione che il film dà dell’isola e delle problematiche ad esse connesse. Vorremmo cioè esprimerci su come determinate scelte espressive, narrative, poetiche, semiologiche, possano, proprio a partire dalla loro

venerdì 4 marzo 2016

pc 4 marzo - Brasile - crisi e dissolvimento del regime Lula-Dilma corrotto e al servizio del veccho stato del capitalismo burocratico e dell'imperialismo - dichiarano i compagni brasiliani

Il fermo di LULA

L'operazione nell'ambito dell'inchiesta
sulla corruzione nella compagnia petrolifera di Stato Petrobras. Emessi 33 ordini di perquisizione e undici mandati di  arresto. L'ex leader del Partito dei lavoratori è indagato per sospetto occultamento di beni e riciclaggio di denaro

Barack Obama aveva definito come il politico migliore al mondo, ci assomiglia molto. .....
Nelle prossime ore l’ex presidente del Brasile dovrà spiegare molte cose agli inquirenti, a cominciare dalla proprietà di un lussuoso appartamento vista mare su tre piani sul litorale paulista e di una villa con piscina. Lula nega che gli immobili siano suoi, chi indaga lo accusa invece di occultamento di patrimonio e, soprattutto, di riciclaggio di denaro. Inoltre i soldi spesi per favorirlo sarebbero stati frutto delle tangenti figlie del Petrolao, lo scandalo Petrobras che vede coinvolte le due maggiori multinazionali verde-oro delle costruzioni, la Odebrecht e la Oas.

L’ex presidente dei poveri è stato convocato assieme alla moglie Marisa ed al figlio Lulinha per ben due volte, lo scorso 17 febbraio e il 3 marzo, ma in entrambi i casi non si è presentato per rispondere all’interrogatorio che, per la prima volta, non lo vedeva più come semplice testimone bensì come indagato. A portare alla perquisizione della casa di Sao Bernardo do Campo, delle aziende dei figli e delle altre proprietà che si sospetta appartengano a Lula è stata la pubblicazione da parte della rivista Istoé degli interrogatori di Delcidio do Amaral, che sino al momento del suo arresto, lo scorso gennaio, era il leader del governo al Senato.
Questo potente senatore del Pt, il Partito dei lavoratori di Lula e dell’attuale presidente Dilma Rousseff, lasciato solo dai suoi e messo alle strette da prove che gli avrebbero fatto rischiare 30 anni di carcere, ha infatti deciso, un paio di settimane fa, di iniziare a collaborare con il giudice Sergio Moro che, dalla primavera 2014, guida la Mani Pulite che sta sconvolgendo il mondo politico ed imprenditoriale brasiliano.
Delcidio do Amaral nel corso dell’interrogatorio ha fatto alcune accuse specifiche. Ha detto ad esempio che il mondo dei bingo illegali avrebbe finanziato la campagna elettorale di Dilma Rousseff del 2010; che Lula ha comperato con 200 milioni di reais (circa 50 milioni di euro) il silenzio di Marcos Valerio, il pubblicitario condannato alla pena massima nello scandalo del Mensalao del 2005 e con cui il Pt comprava i voti in Parlamento; che Bumlai, l’amico del cuore di Lula, l’unico che aveva accesso libero al suo ufficio di presidenza senza neanche essere annunciato, ha finanziato l’Istituto Lula, oggi al centro delle inchieste; 

pc 4 marzo - La guerra sporca in Libia di Renzi, per conto dell'ENI e al servizio degli USA, è già cominciata ed è un 'colpo di Stato' - contrari pure alcuni generali

Libia, Tricarico: “Italia diceva ‘aspettiamo il governo libico’, ora manda incursori”. Camporini: “E in accordo con Tripoli”


Leonardo Tricarico, ex capo di stato maggiore dell'Aeronautica: "Il governo decide di intervenire senza richiesta da parte di un esecutivo di unità nazionale, accordandosi con le tribù e le milizie dell’area di tradizionale interesse energetico italiano, ovvero la Tripolitania in cui si trova il terminal Eni di Mellitah". Così potremmo "schierarci dalla parte del governo islamico di Tripoli, che è avverso a quello di Tobruk sostenuto dai nostri alleati", spiega l’ex capo di stato maggiore della Difesa Vincenzo Camporini

La notizia dell’uccisione dei due ostaggi italiani in Libia arriva dopo la decisione del governo – presa quasi un mese fa – di inviare nei prossimi giorni un contingente di forze speciali nell’ex colonia africana, forze dirette dai servizi segreti con Palazzo Chigi a coordinare le operazioni. Una decisione dettata dalla necessità di non essere messi fuori gioco dall’interventismo interessato dei nostri “alleati” e che, come spiegano i generali Leonardo Tricarico e Vincenzo Camporini a IlFattoQuotidiano.it, contrasta palesemente con la linea fin qui prudentemente tenuta dall’Italia, che

pc 4 marzo - Il governo Renzi è il governo delle banche e ora rapina le case - Questo governo deve essere cacciato con la forza

Decreto mutui: 18 rate, invece di 7, ma poi si perde la casa

Decreto mutui: 18 rate, invece di 7, ma poi si perde la casa
Conferma piena, con una minima attenuazione. Sul “decreto mutui”, finalizzatoa ridurre le sofferenze delle banche, il governo finge la marcia indietro, ma tiene il puto centrale: le banche potranno espropriare gli immobilie dei mutuatari in ritardo con il pagamento delle rate e metterle all'asta senza più dover attendere la decisione di un giudice, ossia dello Stato e della legge. L'unica differenza rilevante consiste nell'aumento del numero di rate che fa scattare l'esproprio: da sette a diciotto.
La valutazione del valore dell'immobile, inoltre, sarà sempre di competenza del perito scelto dalla banca, ma con la possibilità di una “presenza” di un prito nominato dal Tribunale e/o dal mutuatario, per evitare che sia troppo basso. Un prezzo inferiore, infatti facilita la vendita, ma riduce anche

pc 4 marzo - Alla FCA di Melfi e Termoli, al fascismo padronale di Marchionne si aggiunge il fascismo targato CGIL con espulsioni di delegati e operai nella FIOM



....alla riunione della presidenza del Collegio statutario nazionale della Cgil , è stata adottata una delibera che sancisce la incompatibilità tra l’appartenenza alla Cgil e l’aver partecipato nel maggio scorso alla costituzione di un Coordinamento di lavoratrici e lavoratori FCA del Centro Sud.
Il CSN è l’organismo della Cgil a cui è affidato il potere di interpretazione dello Statuto e quello di annullare o correggere decisioni assunte da strutture del sindacato considerate irregolari ai sensi dello Statuto. Stavolta, invece, la decisione del CSN, nei fatti, mette le strutture della Fiom del Molise e della Fiom della Basilicata nella possibilità di espellere una quindicina di iscritte e iscritti, molte/i delle/dei quali rappresentanti aziendali eletti dalle lavoratrici e dai lavoratori FCA.
Questa potenziale decisione di espulsione inoltre potrebbe assere assunta da quelle strutture attraverso una semplice presa d’atto di quanto deliberato dal CSN, dunque privando quelle compagne  e quei compagni di ogni possibilità di difendersi, di esplicitare le proprie ragioni, e di avere i due gradi di giudizio che l’articolo 4 dello Statuto garantisce a tutte e a tutti. In realtà potrebbero trovarsi ad essere sanzionati (peraltro con la sanzione più grave consentita dallo Statuto, cioè con la messa fuori dall’organizzazione) in maniera ancora più sommaria di chi avesse commesso atti gravi e penalmente rilevanti. Perfino chi si trovasse in stato di arresto per un procedimento penale ha diritto, giustamente, ai sensi dello Statuto ad un trattamento più garantista.
Di che cosa sono imputati queste compagne e questi compagni? Non certo di aver partecipato ben 10 mesi fa ad una riunione di un Coordinamento, ma di essersi assunti in qualità di RSA Fiom la responsabilità di non piegarsi di fronte ai ricatti di Marchionne e dei suoi capi e capetti aziendali e di aver continuato ad applicare, al di là delle decisioni del vertice Fiom, la linea di opposizione che tanti entusiasmi aveva suscitato nel 2010-2011....
Il fatto che la Cgil e la Fiom considerino il comportamento di queste compagne e di questi compagni incompatibile con l’appartenenza alla Confederazione la dice lunga sugli orientamenti dell’attuale gruppo dirigente di queste strutture.
FB

Contro le espulsioni, l’autoritarismo. Per le libertà sindacali


Esecutivo nazionale Sindacato altra cosa-Opposizone Cgil.
Il ricorso presentato dalla Fiom della Basilicata e del Molise contro i compagni e le compagne Fiom Fca di diversi stabilimenti ha avuto un esito inaccettabile. Il collegio statutario nazionale della Cgil ha infatti deliberato, a maggioranza, l’incompatibilità tra l’appartenenza al coordinamento intersindacale di lavoratori del gruppo Fca e la Cgil. Ciò consegna alla Fiom la facoltà di espellere senza ulteriore giudizio e senza diritto di difesa i compagni e le compagne Fiom del coordinamento Fca. Le loro colpe? Essere entrati in dissenso con la linea dell’organizzazione ed aver proclamato sciopero su diversi sabati comandati. Ogni iniziativa è stata assunta dai compagni e dalle compagne come singoli/e delegati/e Rsa Fiom ed in rapporto con i lavoratori Fca. Il comitato dei lavoratori Fca appare pertanto solo un pretesto per impedire la discussione interna e soffocare il dissenso. Peraltro all’interno di un’azienda che ha cancellato i diritti sindacali, rotto il contratto nazionale e messo fuori legge la Fiom e tutto il sindacalismo non complice. E’ lo stesso diritto di organizzare e praticare il dissenso dentro la Fiom e la Cgil a venire messo in discussione alla radice. L’espulsione di delegati in prima linea nella battaglia contro il modello Marchionne sarebbe un atto violento di rottura della storia della nostra organizzazione. Una rottura che non può e non deve avvenire. E’ nostra intenzione riprendere la campagna, ad ogni livello, per impedire le espulsioni e l’autoritarismo, per le libertà sindacali, la difesa della Costituzione, il pieno diritto di sciopero.

Camusso e Landini dovrebbero imparare dai delegati, e invece li cacciano

Camusso e Landini dovrebbero imparare dai delegati, e invece li cacciano

  • Cremaschi
Il Sant'Uffizio della Cgil, il Collegio Statutario, ha decretato che buona parte dei delegati FIOM degli stabilimenti Fiat di Termoli e Melfi hanno tenuto comportamenti incompatibili con l'organizzazione. Ora queste lavoratrici e questi lavoratori verrano convocati dalle segreterie della FIOM del Molise e della Basilicata, che in accordo con la segreteria nazionale li hanno denunciati.
Se non faranno abiura e non prometteranno di cambiare comportamento, questi delegati saranno espulsi dall'organizzazione.
Sembra incredibile anche solo a raccontarlo, visto che Camusso e Landini ogni giorno fanno proclami di democrazia. Eppure è proprio così, semplici operai vengono cacciati dal loro sindacato perché fanno il loro dovere di sindacalisti.
La ragione formale del provvedimento è che questi delegati FIOM avrebbero costituito negli stabilimenti Fiat un coordinamento con delegati e militanti dei sindacati di base. Siccome questa è una motivazione ridicola, che mette in discussione i diritti costituzionali delle persone, occorre andare a quella vera, che naturalmente non viene espressa.
Mesi fa, dopo il fallimento dello sciopero del sabato a Pomigliano, sciopero mal preparato e peggio gestito, la FIOM nazionale decise di sospendere tutte le lotte in Fiat. I delegati di Melfi e di Termoli non accettarono questa resa e decisero di continuare a proclamare scioperi e proteste contro i turni, i ritmi, le condizioni di lavoro massacranti. Era una scelta difficile, perché si misurava con la paura dei lavoratori di fronte al regime autoritario e ricattatorio che governa la Fiat di Marchionne. Ed era anche una scelta coraggiosa perché le direzioni aziendali non usano guanti di velluto con chi non si piega o non si vende.
Dopo tanta fatica si cominciavano a vedere i primi risultati. A Termoli c'era stata una protesta improvvisa. che aveva coinvolto tutta la fabbrica. A Melfi la stampa locale registrava la crescente insoddisfazione degli operai per la pesantezza dei carichi e dei turni di lavoro. I gruppi dirigenti della FIOM avrebbero dovuto usare ovunque come esempio l'operato i questi delegati, invece hanno cominciato a contrastarli. E quando hanno visto che non cedevano alle pressioni, li hanno denunciati al Collegio Statutario. Questo organismo era stato concepito come una sorta di Corte Costituzionale della Cgil, che avrebbe dovuto vigilare sulla coerenza dei comportamenti dei gruppi dirigenti rispetto allo statuto. Invece, man mano che degradava la democrazia interna al sindacato, anche questo organismo si è trasformato. Ed è diventato un tribunale dell'inquisizione sui comportamenti dei militanti di base.
La sanzione verso i delegati "incompatibili" è peraltro coerente con l'accordo del 10 gennaio 2014 . Con quel patto la Cgil ha garantito alle controparti la "esigibilità"delle intese. Cioè l'impegno ad imporre obbedienza ai delegati, anche quando si fanno accordi che proprio non piacciono. Ora in Fiat è la stessa Cgil che sanziona chi lotta contro i turni di lavoro massacranti.
Questa decisione spiega, meglio di tante dotte analisi, perché la democrazia e i diritti siano precipitati così in basso e perché sia così difficile la risalita.
Voglio perciò esprimere piena solidarietà alle compagne e. ai compagni colpiti dal vergognoso e vile provvedimento, in particolare a Stefania Fantauzzi, "Mimmo"Destradis Domenico e Antonio Lamorte, della cui amicizia mi onoro.
Per Susanna Camusso e Maurizio Landini questa vicenda segna una macchia che nessun riflettore televisivo potrà coprire.
Per coloro che non si arrendono il rigore ed il coraggio di queste operaie e di questi operai sono un insegnamento prezioso.

pc 4 marzo - A Vicenza donne in lotta contro licenziamenti e discriminazione razzista - massima solidarietà MFPR

"Incazzate nere, schiave mai!"
  • usb
Ipark Vicenza. "Incazzate nere, schiave mai!"

Contro il licenziamento di 32 operatrici della casa di riposo IPAB San Camillo, a cui stanno partecipando centinaia fra lavoratrici e lavoratori, sindacalisti, associazioni antirazziste.
La manifestazione (foto in allegato) è da poco partita da via Formenton, sede della l’IPAB San Camillo, e si sta dirigendo verso il Tribunale di Vicenza dove oggi si tiene il processo per discriminazione razziale e sindacale contro la Ipark, la partecipata dell’IPAB a cui è stato affidato il nuovo appalto per i servizi di assistenza agli anziani e di pulizie presso la casa di riposo, che ha escluso dalla riassunzione tutte le 13 operatrici nere e le attiviste sindacali. 
“Quello che si è verificato alla San Camillo è una selezione scientifica, eseguita in base al colore della pelle”, denuncia dal corteo Aboubakar Soumahoro, dell’Esecutivo Confederale USB.  “Stiamo parlando di lavoratrici che non possono essere messe in discussione per mancanza di esperienza professionale, che nel loro caso va dai 6 ai 10 anni nello stesso ambito”.
“Queste donne, che si sono ribellate alle vessazioni subìte sul posto di lavoro, sono determinate e vogliono andare fino in fondo"

pc 4 marzo - La lurida servetta di Nato-Militari-Renzi, Pinotti, in Israele, per rafforzare il patto con militari e industrie d’armi


  •  
  • Antonio Mazzeo
Pinotti in Israele per rafforzare il patto con militari e industrie d’armi
Come risponde il governo Renzi all’appello di 168 accademici italiani che invitano a boicottare le università israeliane coinvolte nella ricerca e produzione di sistemi di guerra impiegati contro il popolo palestinese? Inviando la ministra della difesa Roberta Pinotti a rendere omaggio alle maggiori autorità israeliane e rafforzare la partnership tra le forze armate e il complesso militare-industriale di Italia e Israele.

Il 29 febbraio scorso Roberta Pinotti è giunta a Tel Aviv per un vertice con il ministro alla guerra israeliano Moshe Ya’alon. “Una maggiore collaborazione fra Italia e Israele rappresenterebbe un fattore di innovazione e tradizione”, ha spiegato la ministra. “Israele è un Paese tradizionalmente vicino all’Italia con il quale esiste da tempo una elevata collaborazione nel campo della Difesa, così come il comune interesse di creare uno spazio di pace e sicurezza durevole in Medio Oriente”. Il

pc 4 marzo - Messico nuovi studenti uccisi mentre la polizia dello Stato narcoterrorista del Messico, asservito all'imperialismo USA, aggredisce un bus di padri e madri dei 43 studenti uccisi e scomparsi a Ayotzinapa

México: otro atroz crimen de estado contra cinco jóvenes universitarios y Policías federales atacan autobús de los padres de los 43 normalistas de Ayotzinapa desaparecidos

Presunta muerte y quema de 5 jóvenes en Veracruz revive la tragedia de Iguala
El demoledor relato de uno de los policías implicados en la desaparición de cinco jóvenes en el estado mexicano de Veracruz, según el cual fueron quemados, triturados y tirados a un río, ahondó la herida abierta por el caso Iguala debido a la similitud entre ambos sucesos.
Los jóvenes "fueron quemados, posteriormente fueron molidos, seguramente en un molino de caña, y fueron tirados a un pequeño río", dijo hoy a Televisa el subsecretario de Derechos Humanos de la Secretaría de Gobernación, Roberto Campa, citando a Rubén Pérez, el octavo policía detenido por este suceso.
A diferencia de los estudiantes de la escuela para maestros de Ayotzinapa, no son 43 ni han llenado

pc 4 marzo - USA antifascisti arrestati mentre contestano il Ku Klux Klan - polizia e stato borghese Usa agiscono gà come se Trump fosse Presidente

USA - Trois antifas poignardés, 7 arrêtés lors d’une manifestation contre le KKK

Une trentaine de personnes ont attaqué des membres du Ku Klux Klan qui tentaient de manifester à Anaheim (Californie). Dés que les fascistes sont sortis de leur voiture, ils ont été attaqués par la foule qui en a piétiné plusieurs. Trois antifas ont été poignardés, dont un avec un drapeau confédéré, celui-ci est dans un état critique. Sept antifascistes ont été arrêtés (ainsi que 6 membres du KKK).
Manif contre le KKK

pc 4 marzo - MFPR - Lo sciopero delle donne per 8 marzo in Italia arriva in Brasile

ITÁLIA: POR UMA GRANDE GREVE DE MULHERES! Dia Internacional da Mulher Proletária, 8 de março - A nova democracia

foto di Jornal A Nova Democracia.POR UMA GRANDE GREVE DE MULHERES!
Por conta da proximidade do Dia Internacional da Mulher Proletária, 8 de março, a importante organização Movimento Feminista Proletário Revolucionário, da Itália, divulgou no fim de fevereiro uma declaração conclamando as trabalhadoras italianas à mobilização para uma nova grande greve das mulheres exploradas e oprimidas pela burguesia local e pelas transnacionais, e contra as políticas antipovo ora levadas a cabo pela administração Matteo Renzi, a exemplo da greve do mesmo tipo que foi realizada em 25 de novembro de 2013 naquele país.
Na declaração, o Movimento Feminista Proletário Revolucionário denuncia as manobras das grandes centrais sindicais pelegas para frear a luta classista mais consequente, convoca para a greve as operárias, camponesas, trabalhadoras de cooperativas, as “ultra-precárias” trabalhadoras de limpeza e as mulheres migrantes, “último elo da cadeia”, fazendo menção especial às mulheres que trabalham nas escolas, que se uniram massivamente à greve de novembro de 2013, e ressaltando ainda:
“Mas são as trabalhadoras das fábricas, do campo, dos lugares de trabalho mais obscuros, as imigrantes escravizadas, que mostram a que nível pode chegar o sistema medieval moderno do capital, que alcança e destrói toda a vida, a 360 graus, e que é capataz do machismo/sexismo organizado, institucionalizado.”
"Em 8 de março começamos a marcha da greve das mulheres. É necessário que essa marcha continue também depois do 8 de março, até que pouco a pouco se torne maior e se espalhe por toda parte, construindo em conjunto, na greve, uma rede das realidades de trabalho das mulheres, das suas lutas, e uma plataforma a partir da base.”

pc 4 marzo - Cinque stelle grillini ultrà razzisti a Valpocera Genova

Valpolcevera, tensione al Consiglio Video sui campi rom, Valcavi (M5S): "Sono bombe"

Valpolcevera, tensione al Consiglio   Video   sui campi rom, Valcavi (M5S): "Sono bombe"

Verso  nuovo regolamento per quello di Bolzaneto, in forse gli spostamenti.

Nel consiglio municipale che la Valpolcevera ha dedicato al futuro delle popolazioni Rom e Sinti nel suo territorio, la calma  è durata appena un'ora: giusto il tempo degli interventi degli assessori Fiorini e Fracassi. E se già la partecipazione del pubblico si era chiusa in cagnara, quando ha preso parola un consigliere del Movimento Cinque Stelle si è sentito parlare di ronde, fucili e pallettoni.
  Per il campo Sinti di via Nostra Signora della Guardia, presente da più di 25 anni, sarà stilato un nuovo regolamento nei prossimi due mesi (il regolamento attuale risale al 1988) ed entro ottobre diventerà definitivo. Appurato che non è ancora chiaro se il campo sarà superato in modo pacifico - come accaduto in via Adamoli a Molassana - o se sarà trasferito, l’obiettivo è agire in via transitoria. «Intanto coinvolgeremo gli abitanti del campo a regole e impegni», spiegano gli assessori. «Il pagamento delle utenze, per esempio, porterà a responsabilizzare i consumi».  Il campo abusivo di via Bruzzo (quello  vicino al Mercato ortofrutticolo di Bolzaneto) sarà invece sgomberato. «I tempi non saranno brevi», precisa però l’assessore Fracassi. «Probabilmente passeremo all’azione tra sei-nove mesi.  Di sicuro vogliamo risolvere la questione entro la fine del mandato».
L'intervento del consigliere Severino Valcavi  del Movimento Cinque stelle è stato pacato nei modi ma incendiario nei contenuti. «. Questi sono “bombe” e ne siamo circondati. Noi li mandiamo in albergo, ma l’unico albergo dove possiamo mandarli sono le galere. Noi la sera andiamo in giro con i bastoni, perché siamo calmi. Ma c’è gente che non è calma e sotto il letto non ha il bastone. La volta che entrano in una casa sbagliata si prendono due fucilate».

pc 4 marzo - Il sindaco razzista “Pericoloso rilasciare la carta d’identità ai profughi” a Palazzolo vercellese - a Taranto la lotta di massa dura e decisa dei migranti autorgazzata con lo slai cobas sc ha imposto a tutti il rilascio

È polemica a Palazzolo vercellese sul rilascio delle carte d’identità ai profughi ospitati nella ex casa di riposo di via Circonvallazione secondo le disposizioni della prefettura. Il sindaco Emiliano Guarnieri è perplesso. La soluzione proposta da via San Cristoforo giunge dopo il sit-in di protesta dei circa venti ospiti (per lo più centrafricani e rifugiati economici, visto che la dozzina di ragazzi siriani ha già raggiunto Germania e Svezia) per ottenere il documento di riconoscimento ed essere liberi di valutare eventuali spostamenti.
«Altri Comuni hanno superato a cuor leggero la questione - spiega Guarnieri -, io invece continuo ad avere dubbi: la carta d’identità dura dieci anni ed è valida in tutti i Paesi europei. Molti di loro però hanno un permesso di soggiorno che nel migliore dei casi scadrà tra qualche mese. Si rischia di creare situazioni controverse: non è il modo di affrontare il problema. Anzi, così lo si aggrava: certe scelte possono diventare un boomerang».
 il sindaco: «Le mie preoccupazioni sono di vario genere - dice Guarnieri -. Anzitutto questa gente potrà circolare per l’Europa e tra pochi mesi lo farà senza permesso di soggiorno: con carta d’identità alla mano, tuttavia, senza un controllo approfondito, risulterebbero in regola. E se qualcuno si metterà a delinquere? Sul documento ci sarà scritto che il Comune ad avergliela rilasciata è il mio». 

pc 4 marzo - TORINO, STUDENTI OCCUPANO UN'AULA DEL CAMPUS EINAUDI PER CONTESTARE ISRAELE


Torino, studenti occupano un'aula del Campus Einaudi per contestare Israele


Nonostante il ritiro dell'autorizzazione da parte dell'Ateneo, si è svolta l'assemblea voluta da Progetto Palestina, Collettivo Universitario  Autonomo e Studenti Indipendenti
Poco prima delle 17 un centinaio di ragazzi ha occupato l'aula D5 del complesso in Lungodora Siena.
L'incontro era stato lanciato dal Progetto Palestina, dal Collettivo Universitario  Autonomo e da Studenti Indipendenti per discutere dell'appello per il boicottaggio dell'Istituto Technion di Haifa con cui Politecnico e Università nei mesi scorsi hanno siglato diversi accordi di collaborazione: in un primo momento l'amministrazione dell'ateneo aveva concesso lo spazio per la conferenza, ma in seguito alle proteste di alcuni docenti per la mancanza di contraddittorio il rettore Gianmaria Ajani aveva fatto marcia indietro. Gli universitari però hanno deciso che l'incontro si sarebbe svolto comunque e questo pomeriggio si sono radunati nell'atrio del campus per occupare poi l'aula.
"Anche senza autorizzazione ci prendiamo lo spazio che pensiamo ci spetti - ha spiegato una delle militanti - Non volevamo una conferenza con contraddittorio, ma un dibattito dove abbiano voce quelle persone che pensano non sia giusto che gli atenei italiani collaborino con un istituto che collabora alla costruzione di tecnologie militari che sono utilizzate per colpire i palestinesi".
All'incontro hanno partecipato anche alcuni professori dell'università, tra cui l'ordinario di antropologia Piero Paolo Viazzo, l'ordinario di psicologia Roberto Beneduce, l'associata d'inglese a scienze politiche Elana Ochse e altri docenti e ricercatori torinesi che hanno firmato l'appello.
Nell'aula anche esponenti della comunità palestinese di Torino, mentre è intervenuto l'attivista israeliano per il boicottaggio dello Stato di Israele Ronnie Barkan. Durante l'incontro è stato proiettato anche un video di studenti palestinesi che chiedono di boicottare il Technion.
La situazione è stata monitorata a distanza dalle forze dell'ordine.

pc 4 marzo - TERZO VALICO - RISCHIO SALUTE

La lettera del comitato No Tav Terzo Valico

Terzo Valico, rischio paralisi vs rischio salute


no tav terzo valico
Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dal Comitato No-Tav Terzo Valico in merito al rischio paralisi dei lavori:
Apprendiamo con preoccupazione da fonti giornalistiche l’ennesima conferma rispetto al fatto che l’unica cosa che conta nella scelta di realizzare il Terzo Valico, sia il raggiungimento degli obiettivi politici ed economici del goveranante di turno.
In perfetta continuità con la Giunta Regionale che lo ha preceduto, e con le Amministrazioni comunali che sostengono l’Opera, il Governatore della Regione Liguria Giovanni Toti ha mostrato nuovamente di volere il Terzo Valico a qualsiasi costo. 
Ha espresso la sua preoccupazione per i contenuti del nuovo Dpr sul trattamento delle rocce da scavo, che porterebbe un sensibile aumento dei costi connessi alla conduzione in discarica delle rocce contenti amianto.
Toti si preoccupa dei tempi e dei costi e si adopera per fare in modo di evitare il “rischio paralisi”.
Sono ben altri i rischi che noi da tempo denunciamo e se vogliamo solo limitarci alla questione “amianto”, che è solo uno degli aspetti problematici del Terzo Valico, i rischi per la salute di lavoratori e cittadini sono seri.
Toti propone di cambiare i limiti previsti dal Dpr, adducendo come motivazione l’aumento dei costi a carico della finanza pubblica che il rispetto del Decreto comporterebbe.
Siamo sconcertati: invece di chiudere i cantieri, unica soluzione sensata, propone di alzare le soglie previste dalla legge, mettendo a repentaglio la salute di tutti.
Si tutela l’Opera e non la popolazione. La popolazione al servizio dei politici e dei loro interessi e non viceversa.
Siamo inoltre ben consci della delicatezza del tema “sicurezza sul lavoro” nelle Grandi Opere.
Purtroppo abbiamo già avuto modo di constatare che il Terzo Valico non è esente da incidenti sul lavoro, anche gravi, e dal mancato rispetto di norme sulla sicurezza.
Attendiamo fiduciosi una reazione dei sindacati degli edili in merito. Non vogliamo credere che anche loro siano caduti nella trappola ideologica di voler tutelare un’opera inutile e dannosa, per la promessa di alcuni posti di lavoro.
La gravità delle dichiarazioni di Toti, il totale disinteresse per le persone, cittadini e lavoratori, il relativismo che ne emerge ci preoccupano molto, siamo risoluti ad andare in Regione, per chiedere agli amministratori di ascoltare le nostre ragioni, perchè siamo sempre piu’ consapevoli che i cantieri debbano essere chiusi.

pc 4 marzo - Giulio Regeni: in un libro la denuncia dell’Egitto come Stato di torturatori contro il popolo. Chiunque faccia "affari" con questo Stato, a cominciare da quello italiano è di fatto complice

Questo è solo uno dei passaggi importanti di questo libro: "L'uso della tortura in Egitto - si legge a pagina 18 - non è una novità (...) La tortura è stata regolarmente utilizzata come metodo di interrogatorio. Spesso lo scopo era ottenere confessioni, prima ancora che informazioni. Le prigioni egiziane erano e sono tutt'oggi piene di detenuti che, sotto l'insostenibile peso della tortura, hanno confessato crimini che probabilmente non hanno mai commesso (...)  


"Regime di torturatori". Ecco il libro-denuncia su cui lavorava Regeni

Il caso. Il testo di Maha Abdelrahman, tutor del ricercatore italiano ucciso al Cairo, contiene un'analisi di quanto accaduto in Egitto dopo la rivolta di piazza Tahir e pesanti accuse al regime: creata una forza di polizia fatta di teppisti, cui viene "appaltato il lavoro sporco"

ROMA - C'è una traccia non manipolabile che documenta più e meglio di qualsiasi testimonianza o ricordo la ricerca cui Giulio Regeni stava lavorando al Cairo. Il suo oggetto, le sue coordinate, la sua cornice scientifica e politica. E dunque le ragioni per cui quella ricerca abbia finito con il risultare intollerabile agli occhi del Regime e abbia finito per costargli la vita. È un saggio in lingua inglese, Egypt's Long Revolution (La lunga rivoluzione dell'Egitto), pubblicato nell'autunno del 2014 dall'editore Taylor and Francis group e firmato da Maha Abdelrahman, la supervisor di Giulio alla Cambridge University. Quel libro era il punto di partenza della ricerca di dottorato di Giulio e, nelle intenzioni, anche il possibile approdo, dal momento che il suo lavoro al Cairo avrebbe potuto contribuire al suo aggiornamento.

A posteriori, Egypt's Long Revolution è una lettura per certi versi raggelante. Perché in quelle pagine,

pc 4 marzo - INDIA: la polizia continua con le esecuzioni sommarie, uccisi 8 maoisti tra cui 5 donne. La denuncia di una organizzazione dei diritti umani

I falsi scontri armati tra maoisti ed esercito o polizia sono un mezzo di assassinio a sangue freddo usato come arma di sterminio di chiunque si ribelli al fascismo indù del governo Modi. Anche le organizzazioni per i diritti umani cominciano a mobilitarsi
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Gli 8 maoisti di Sukma sono stati uccisi in un falso scontro! Dice una organizzazione per i diritti umani - fermare la guerra contro il popolo! Raddoppiare gli sforzi per la settimana internazionale di azione!
Pubblicato da icspwi 2 Mar 2016

8 assassinati
1.3.16 L’Alta Corte di Hyderabad in audizione per ascoltare una petizione sullo scontro a morte per otto maoisti
L'Alta Corte di Hyderabad mercoledì scorso ha chiesto al governo del Telangana di conservare i corpi degli otto maoisti che sono stati uccisi dalla polizia nel distretto di Sukma del Chhattisgarh ieri dato che una organizzazione per i diritti umani ha adito la corte sostenendo che lo scontro era falso. L'avvocato V Raghunath, l'avvocato della commissione per le libertà civili del Telangana, ha menzionato oralmente la questione davanti a una sezione del tribunale guidata dal Giudice D B Bhosale e ha richiesto una ordinanza affinché lo stato faccia un rapporto sul caso. La sezione gli ha chiesto di presentare una petizione appropriata, fissando l’udienza per domani. Ha inoltre chiesto al governo dello stato di preservare i corpi. Otto maoisti, cinque dei quali donne, sono stati uccisi in uno scontro con i “Levrieri”, il gruppo anti-Naxalita della polizia del Telangana, in una foresta nel distretto di Sukma, ieri. La zona è vicino al distretto di Khammam del Telangana.

pc 4 marzo - Virus Zika e imperialismo...

dal giornale A Nova Democracia - Brasile
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Virus Zika: frutto di un sistema semicoloniale e semifeudale
Anno XIV, n ° 165, 2 ° metà del febbraio 2016

Jailson de Souza
La cosiddetta "comunità internazionale" si mostra sempre più sgomenta per l'aumento dei casi di virus Zika (e il suo legame con casi confermati di microcefalia) nel paese in cui è situata la città dei Giochi Olimpici del 2016; e per cambiare, ancora una volta, il trasmettitore di questo virus è il famigerato aedes aegypti, anche trasmettitore del virus della febbre gialla, dengue e febbre chikungunya. Ad aggravare tutto questo caos legato al virus Zika, ci sono ancora grandi indizi di un rapporto tra questo e un'altra malattia (oltre alla microcefalia), che sarebbe la sindrome di Guillain-Barré¹ (che aveva registrato casi nelle regioni più colpite  dal virus Zika in Brasile e molti altri paesi dell'America latina).

Per rendere ancora più "preoccupate" le autorità imperialiste, il virus Zika finora limitato al terzo mondo ha ormai raggiunto il primo mondo, essendone stata registrata l’importazione (senza la presenza della zanzara che lo trasmette) in Francia, Italia, Spagna, Regno Unito, Stati Uniti d'America, ecc., che non è meno preoccupante in quanto vi sono indizi di trasmissione anche di tipo sessuale. Il timore delle classi dominanti imperialiste sta nel ​​legame tra il virus con i casi di microcefalia e tutta una serie di altre malattie che il virus provoca.

Il virus Zika (in particolare) e tutti i virus epidemici (in generale) sono frutto e prodotto del capitalismo burocratico e del dominio semi-feudale e semi-coloniale; è conseguenza indiretta, ma annunciata, del dominio imperialista, esacerbato dall’ostacolo semifeudale che rappresenta il latifondismo nel nostro paese e in tutto il terzo mondo.

giovedì 3 marzo 2016

pc 3 marzo - Turchia assassinate dal fascista Erdogan due giovani donne combattenti - Onore e Gloria alle combattenti del Revolutionary People's Libération Front.


#BizdeSiziSeviyoruz

#AncheNoiViAmiamo!
ÇİĞDEM YAKŞİ e BERNA YILMAZ sarete immortali!
Morte all’imperialismo!

ÇİĞDEM YAKŞİ (20 anni) e BERNA YILMAZ (25 anni), protagoniste del movimento studentesco e militanti del DHKP-C, sono state uccise questa mattina (3 marzo) a Istanbul dalle forze speciali nello stabile dove si erano rifugiate dopo aver attaccato la stazione di polizia del distretto di Bayrampaşa. Il distretto è noto per le carceri di Metris (dove cominciarono le torture sistematiche sui prigionieri politici, dopo il golpe del 1980) e di Bayrampaşa. È  anche il quartiere dove lotta e resiste la Kazova, fabbrica occupata e in autogestione.

pc 3 marzo - Fermare il governo della guerra con tutti i mezzi necessari

L'intervento militare imperialista e neocoloniale in Libia, fatto con un decreto secretato, accentrando tutto in mano a Renzi e ai servizi segreti, con
il parlamento tagliato fuori,


Siamo ai limiti del colpo di Stato 
guerrafondaio - Occorre opporre la massima opposizione e resistenza

pc 3 marzo - A Taranto non solo Ilva, ma anche l'ENI è una fabbrica potenzialmente della morte - Nocivo è il capitale non la fabbrica , ma a Taranto ogni fabbrica mette a rischio la vita degli operai, perchè è assente il sindacato di classe, perchè gli organi di controllo sono ammanigliati con le aziende

Due operai della ditta Seval dell’appalto Eni sono rimasti feriti, uno dei quali in modo grave, in un incidente avvenuto la notte scorsa nella raffineria di Taranto.
Giampiero Gioia, 32 anni, di Brindisi, è ricoverato nella sala rianimazione dell’ospedale 'Santissima Annunziata' per lo schiacciamento della cassa toracica e del fegato, a seguito del colpo al petto da parte di una grossa parte meccanica (la calotta di uno scambiatore) che si è sganciata da una gru durante operazioni di manutenzione nel reparto Soi 1, al momento fermo per lavori. Un altro operaio, un 31enne originario di Siracusa, ha riportato invece ferite leggere ed è stato dimesso. Un collega siciliano di 31 anni è andato in ospedale per farsi curare ferite più lievi, ma poi è stato dimesso. Nel reparto era presente anche un terzo operaio rimasto illeso.
Ancora da chiarire l’esatta dinamica dell’incidente. Sono intervenuti gli agenti della Polizia di Stato e gli ispettori dello Spesal, il Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Asl. In mattinata si è svolta una riunione nella raffineria tra rappresentanti dell’azienda (tra cui il direttore dello stabilimento di Taranto Remo Pasquali), i rappresentanti della sicurezza e i sindacati di categoria. L’azienda ha annunciato una indagine interna.
I funzionari dello Spesal hanno effettuato un sopralluogo nell’area dell’incidente e ascoltato i testimoni. Il macchinario, a quanto si è appreso, è stato posto sotto sequestro per consentire gli ulteriori accertamenti.
La procura di Taranto ha aperto una inchiesta per chiarire la cause dell’incidente.
Le segreterie Fim, Fiom e Uilm di Taranto hanno proclamato uno sciopero di 4 ore per ogni turno di lavoro nella giornata di venerdi per richiamare l’attenzione sul tema della sicurezza in seguito all’incidente. Durante lo sciopero si svolgerà l’assemblea generale di tutti i lavoratori presso la portineria del varco 10.
I sindacati in una nota «esprimono la propria indignazione sul comportamento dell’Eni nei confronti dei lavoratori delle ditte dell’appalto e delle loro aziende di appartenenza» avendo constatato «con grande preoccupazione che la sicurezza - aggiungono - tanto sbandierata dalla committente, durante questa fermata impianti, ha assunto marginale importanza nei fatti, prediligendo ad essa il profitto e gli utili. Le varie attività spesso sono svolte - concludono le organizzazioni sindacali - da aziende che si aggiudicano i lavori con forti ribassi, sacrificando gli aspetti più basilari della sicurezza e della dignità umana».

pc 3 marzo - AGGIORNAMENTO DAL PRESIDIO BLOCCO DEGLI OPERAI LOGISTICA DI BRIGNANO, CON DONNE E BAMBINI

Dopo un lungo fronteggiamento con la polizia in tenuta antisommossa e l'azione di forte pressione contro il blocco da parte di una 50ina di camionisti con i loro camion, che avevano già tentato di sfondare uno dei due blocchi dei cancelli e che proprio a Brignano in passato hanno mostrato di comportasi da mazzieri fascisti (nella precedente lotta attaccarono con bastoni i lavoratori ferendone alcuni), l'azienda ha accettato di fare l'incontro alle 8 di domattina.
Ma gli operai, le donne, i bambini hanno detto che non bastava a lasciare il blocco dei due ingressi; che non si fidavano, perchè questa proposta aziendale poteva fino a domattina rivelarsi un bluff, dopo che l'azienda nella notte poteva far riprendere il carico dei camion, bloccati da questa mattina.
E quindi sono rimasti tutti, preparandosi a stare per tutta la notte fino a domattina: "finchè non c'è l'incontro - hanno detto - non ci muoviamo!".

Notizia, invece, di poco fa: l'azienda ha comunicato che l'incontro ci sarà questa sera alle 21.
MA OCCORRONO REALI RISULTATI!

In questa lunga e difficile lotta, vi è stata oggi la bella presenza delle donne e dei bambini dei lavoratori immigrati.
Come si può vedere anche dalle foto, i bambini e le donne sono stati in prima fila nel difendere i blocchi dalla polizia; dalle prime ore di questa mattina sono ancora lì; con le donne che con determinazione e tranquillo coraggio, si sono organizzate anche per la notte, stendendo tappeti, sistemando tavolini, ecc. 
E contribuendo ad un clima vivace e combattivo, pur in una situazione pesante. 





PS. Invece, i lavoratori in lotta hanno ancora una volta dovuto registrare che i lavoratori iscritti al Si.Cobas sono rimasti a lavorare.

pc 3 marzo - Dedichiamo la giornata internazionale dell'8 marzo alla compagna Shruthi del Partito Comunista maoista dell'India, brutalmente torturata e uccisa dal regime fascista di Modi

In questo 8 marzo, giornata internazionale delle donne, in cui tutte le donne del mondo si sentono unite nella lotta contro il capitalismo, l'imperialismo, gli Stati e i governi che usano contro le donne una doppia e feroce oppressione, contro il patriarcalismo e il moderno medioevo fatto di discriminazioni, negazione dei diritti, stupri e violenze sessuali, repressione verso le donne che si ribellano; ma soprattutto si sentono unite nella battaglia rivoluzionaria per conquistare un mondo in cui le donne siano la metà del cielo e la forza fondamentale per trasformare la terra e il cielo, e trovano in questo, forza dalle donne che stanno combattendo sempre più in prima fila nelle guerre popolari di liberazione, noi vogliamo dedicare questo giorno, per tutte le donne che in tante parti del mondo - dal Kurdistan, alla Turchia, dalla Palestina all'Afghanistan, dal Perù alle Filippine, ecc. - stanno combattendo e vengono uccise perchè molto pericolose per padroni e Stati oppressori, alla compagna  Shruthi Amar del Partito Comunista Maoista dell'India, brutalmente torturata e uccisa dallo Stato indiano, dal governo del fascista Modi, considerato da tutti i paesi occidentali, compreso il nostro e il governo Renzi, la "più grande democrazia del mondo".




Le torture feroci e la morte di questa compagna mostrano in realtà la paura di uno Stato, in cui vengono ogni giorno stuprate e uccise centinaia di donne, bambine, ma in cui è più avanzata e forte la lotta rivoluzionaria delle donne per l'emancipazione e liberazione dalle doppie, triple catene di oppressione.
Per questo la grande lotta delle compagne e donne indiane non è solo una lotta "per sé" ma una lotta complessiva che chiama a fare i conti con il tipo di società che si vuole costruire, che dà coraggio e insegnamenti a tutte le donne che vogliono ribellarsi. 

l'India sta sempre più diventando il simbolo della violenza del sistema imperialista e capitalista e in particolare contro le donne in tutti i suoi aspetti, e oggi con l'avvento del nuovo governo fascista e filo imperialista di Modi, questo processo avanza rapidamente. 
In India alle vecchie tradizioni feudali, al tribalismo familiare, l'integralismo religioso nelle vastissime zone dell'India fuori dalle mega città si uniscono la ferocia di branco, il nuovo bullismo delle grandi città dove l'imperialismo aggiunge alle vecchie le nuove aberrazioni. Ma sempre più gli stupri vengono perpetrati direttamente da parte dello Stato indiano come arma di repressione soprattutto nelle zone rurali dove è in corso la guerra popolare; gli stupri atroci di contadine, delle donne dei villaggi, delle donne dalit, da parte della polizia e delle forze militari e paramilitari, sono una normalità; gli stupri di gruppo si ripetono nella regione in conflitto, come in questi giorni, col tentativo di mettere a tacere le donne che levano la loro voce contro le ingiustizie e gli stupri; stupri che odiosamente accompagnano sempre le torture contro le compagne maoiste arrestate.

Ma in India le violenze, uccisioni delle donne, in questi ultimi periodi hanno fatto in alcuni Stati esplodere grandissime manifestazioni di massa, in cui la partecipazione delle donne, delle giovani, è stata enorme, 
Moltissime donne, compagne hanno trasformato le violenza subite, le condizioni brutali di vita, la repressione dell'esercito di Stato in impetuoso fattore di ribellione, aderendo alla guerra popolare e oggi costituiscono la maggioranza dei combattenti.
Lo Stato teme la numerosa presenza delle donne nella guerra popolare e cerca di contrastarne con ogni mezzo violento l'adesione e partecipazione. 
La natura dell'oppressione di classe e sessuale delle donne è di lunga durata. Ma proprio per questo la guerra popolare di lunga durata attrae e aiuta la partecipazione di molto donne oppresse e questo rende effettivamente la guerra popolare una guerra di massa.

Questo fa di questa guerra di popolo un fenomeno internazionale della lotta di liberazione delle donne. Le donne combattono su due fronti, della lotta di classe e della lotta di genere, ed sono un esempio vivente di come per le donne è necessario portare avanti una rivoluzione nella rivoluzione per affermare il loro cammino e portare una visione generale, per una trasformazione delle condizioni materiali di vita ma anche delle idee. 

ONORE ALLA COMPAGNA SHURUTHI
VIVA LA RIVOLUZIONE NELLA RIVOLUZIONE DELLE DONNE MAOISTE
SCATENIAMO LA RIBELLIONE DELLE DONNE COME FORZA PODEROSA DELLA RIVOLUZIONE

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario