Lo avevamo già detto nell'analisi del "vertice Nato di Varsavia"...
"Renzi ha riflesso in maniera quasi fisica l'attuale peso
dell'Italia nella Nato: pulci sulle spalle dell'elefante, personaggi
che si agitano per darsi aria di contare, quando non hanno altra
prospettiva che allinearsi e servire gli interessi generali
dell'imperialismo e in primis degli Usa, e fare la loro parte di
socio minore nella UE.
Ma la situazione mondiale e nelle aree di interesse Nato
portano anche le comparse o i comprimari a dover giocare un ruolo
importante che gli è dato non certo dalle loro capacità o peso
specifico ma quanto dal posto oggettivo che occupano nella contesa
mondiale e la postazione negli scenari più caldi del mondo.
Quindi pulci ma in qualche misura indispensabili, servi
sì ma necessari al buon andamento e all'efficienza della 'casa
comune'.
L'imperialismo italiano, attraverso Renzi e i suoi
Ministri, ha preso decisioni assai vincolanti per il nostro paese e
in una certa misura strategiche e che ipotecano il presente e il
futuro sul piano militare e strategico del nostro paese.
L'Italia contribuisce con 150 soldati alla truppa di
assalto a rotazione disposta dalla Nato in Polonia, Lituania,
Lettonia ed Estonia; fa parte del cosiddetto
“quint”, insieme ad
Usa, Germania, Francia e Gran Bretagna, allargato al presidente filo
nazista ucraino, nella fase di pressione sulla Russia per quanto
riguarda l'Ucraina – su questo, a dir la verità, Renzi e l'Italia
e soprattutto i padroni italiani non sono così contenti, il “No
business as usual” con Mosca di Obama costa parecchio in termini di
affari, come scrive Dinucci: “l'affossamento del gasdotto South
stream Russia-Italia e le sanzioni contro la Russia hanno già fatto
perdere all'Italia miliardi di euro”.
L'Italia partecipa attivamente alla cosiddetta “lotta
al terrorismo” all'Isis con aerei e truppe in Iraq e Siria, e alla
nuova missione navale nel Mediterraneo “Sea Guardian”, a sua
volta legata all'operazione “Sophia” della UE per l'immigrazione
e lotta al terrorismo. Il nostro paese poi addirittura assume il
ruolo di 'paese guida' (?) con mille uomini tra Herat e Kabul,
insieme a Germania e Turchia, nel prolungamento della missione in
Afghanistan.
Circa la nuova missione nel mare libico l'Italia è però
davvero importante, anzi decisiva per la missione stessa. I droni a
cui si affida la Nato “Global Hawks” (Falchi globali), fabbricati
dalla Northrop Grumman, sono schierati nella Base di Sigonella in
Sicilia e prenderanno il volo nel '17” - una missione, già
descritta in un precedente articolo, che l'Italia domanda da sempre e
che ora, per così dire, prende il volo.
Il Ministero della Difesa, con la servetta dei militari
e dell'industria bellica, Pinotti, insiste per armare i droni
militari e che le armi siano prodotte dall'Italia. Ma l'Italia su
questo può solo acquistare e installare la stessa tecnologia Usa.
Per quanto riguarda l'Afghanistan sono i militari
italiani che sono contenti. Camporini ex capo di Stato Maggiore è
contento: “l'Italia ha visto confermato un ruolo di leadership che
ha saputo costruire con il suo lavoro sul campo, sia in termini
militari che di assistenza”.
Tutte queste leadership di cartone e di stellette
che l'Italia acquisisce servono a giustificare una nuova spettacolare
crescita della spesa militare, perchè al Vertice Nato Obama è stato
chiaro: i piani e le decisioni li prendiamo noi ma gli uomini e i
soldi li mettete voi, perchè noi abbiamo già dato.
Scrive ancora Dinucci su il manifesto: “Dalle cifre
ufficiali pubblicate dalla Nato durante il summit risulta che la
spesa militare dell'Italia nel 2015 è stata 17 miliardi e 642
milioni di euro e che quella del 2016 è stimata in 19 miliardi 980
milioni di euro, ossia aumentata di 2,3 miliardi. Tenendo conto delle
spese militari extra bagget della Difesa (missioni internazionali,
navi da guerra, e altro), la spesa in realtà è molto più alta.
Stando alla sola cifra della Nato, l'Italia nel 2016 spende in media
per il militare circa 55 milioni di euro al giorno”.
Il Vertice Nato non ha aggiunto altro e ha confermato la
missione già in corso in Iraq alla diga di Mosul che in realtà
viene fatta passare per azione di vigilanza/protezione dell'opera,
quando è una vera e propria operazione di supporto sul terreno ai
massicci bombardamenti degli Usa e della sua coalizione. Ma l'Italia
su questo fa anche di più. Come dichiara la stessa Pinotti, dal
giugno 2015 sono 3mila i poliziotti irakeni addestrati da circa 90
carabinieri che, evidentemente, verranno utilizzati nell'operazione
militare di recupero del controllo delle zone dell'Isis
La legge quadro sulle missioni di pace è passata in
parlamento con un solo No (di cui non conosciamo il nome), 284 sono
stati i Sì: maggioranza, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Alfano,
ecc., 94 gli astenuti: 5 stelle, Sinistra italiana e Lega. In essa vi
è il Sì alle missioni, il Sì ai soldi da spendere per le missioni
e il Sì al meccanismo automatico delle loro autorizzazioni.
A questo si aggiunge un altro dato gravissimo che è
l'uso del Codice penale militare nelle missioni stesse che dà via
libera alle atrocità belliche da parte dei nostri soldati, con
sostanziale impunità.
Vi è stata anche una norma “marò” per chiarire che
se qualche soldato uccide “pescatori” e va per sua sfortuna in
stato di prigionia o disperso, gli continuano a spettare le
indennità, le provvidenza che aveva mentre era operativo.
E sempre l'Italia è la gigantesca piattaforma militare
per l'azione globale della Nato-Usa, e questo carattere le decisioni
del Vertice Nato lo rafforza. Non è un caso che il capo di Stato
Maggiore del joint force command dislocato a Napoli è un italiano.
Ed è da questo comando che è pianificato il supporto Nato a paesi,
che poi vale a dire a Governi, come quelli dell'Egitto, della Tunisia
e della Giordania..."
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